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Autore: Nymeria90    15/06/2013    1 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Omega, 2185
 
Archangel inghiottì la pastiglia di stimolante e guardò mestamente il contenitore vuoto: erano due giorni che quelle pastiglie lo tenevano in piedi, a sparare, senza dormire né mangiare, ora che erano finite le cose si sarebbero messe male davvero.
Non gli importava di morire, non dopo quello che aveva visto, quello che aveva perso, ma non poteva sopportare l’idea di morire senza aver prima ucciso quel bastardo di Tarak. E poi c’era Sidonis … il Turian prese accuratamente la mira e fece saltare la testa ad un incursore degli Eclipse.
Doveva rimanere concentrato, vigile. Non poteva lasciarsi distrarre dal pensiero di Tarak e Sidonis, e da quello che avevano fatto alla squadra, ai suoi uomini …
Giurò a se stesso che sarebbe sopravvissuto: i suoi uomini meritavano vendetta, giustizia.
Aggiustò il visore e concentrò l’attenzione sull’avamposto nemico, i mercenari erano in agitazione: stavano tramando qualcosa.
Immaginò che finalmente si fossero decisi a tentare il tutto per tutto, avrebbero attaccato insieme, contando sul numero e la forza bruta.
Un piano che aveva buone probabilità di riuscire; se fosse stato in condizioni ottimali forse avrebbe retto il colpo … quel pensiero lo riportò su un pianeta lontano, quando portava un nome diverso e combatteva una battaglia più grande di lui, ricordò le parole di un eccentrico capitano Salarin: “Quest’oggi noi reggeremo il colpo.”
Scacciò quei ricordi che minacciavano d’inabissarlo definitivamente. Appartenevano ad un’altra vita e avevano il sapore di altre morti, di altre sconfitte.
Guardò attraverso il mirino, alla ricerca di un bersaglio e fu allora che capì di essere spacciato: stava cominciando ad avere le allucinazioni. Per un istante nell’inquadratura del mirino era comparso il volto di un uomo morto.
Scosse violentemente il capo e chiuse gli occhi, contò fino a tre, poi si rimise in posizione, il bulbo oculare incollato al mirino.
Individuò il bagliore di un biotico, mirò in quella direzione imprecando a denti stretti (i biotici erano i nemici che temeva di più: troppo imprevedibili, troppo instabili), portò il dito sul grilletto dì addio alla tua testa, bastardo … Il biotico voltò il capo e fissò dritto nel mirino: il proiettile lo mancò di due spanne buone.
Archangel si riparò dietro il parapetto, le mani che tremavano in maniera incontrollata com’è possibile? Lui è morto, è MORTO!
E allora chi diavolo era il biotico sul ponte che avanzava allo scoperto, quasi sfidandolo?
Il pavimento tremò sotto di lui, passi pesanti raggiunsero la porta sigillata: i mercenari erano entrati, volevano sfondare la porta.
Ma che importanza aveva? Lui … lui non ci capiva più niente …
Udì il rumore degli spari, i mercenari fuori dalla porta urlarono.
- Sta con Archangel!- tentò di urlare qualcuno, prima che le sue parole si perdessero in un gorgoglio incomprensibile.
Spiriti … che sia davvero lui?
Si sentì attraversare da una scarica di energia che parve quasi riportarlo in vita, si rimise in posizione e cominciò ad abbattere i mercenari rimasti sul ponte … alle sue spalle le porte si aprirono.
Come ha fatto a sbloccarle così in fretta?
- Archangel?-
Quella voce … la sua voce!
- Andiamo …- sibilò a denti stretti, rivolto al mercenario nascosto dietro una cassa, sul ponte. Che cosa stava aspettando per farsi ammazzare? Tanto non aveva scampo …
Infine l’uomo sporse leggermente la testa, nessun altro cecchino sarebbe mai riuscito a colpirlo, ma nessun altro cecchino era Archangel.
Quando la testa dell’uomo non fu più che un ricordo, Archangel si concesse il lusso di abbassare il fucile e girarsi verso i nuovi venuti.
Registrò rapidamente la presenza di un Salarian e di una femmina umana, ma tutta la sua attenzione si fissò sull’uomo al centro, un soldato dell’Alleanza, un N7 a capo scoperto: era lui dannazione!
La sua voce, il suo volto … non sembrava invecchiato di un giorno anche se le cicatrici rossastre che gli deturpavano il viso erano impressionanti e gli occhi … gli occhi erano davvero diversi.
Garrus Vakarian si sedette sul bordo del tavolo, appoggiò il fucile su una spalla e si tolse il casco – Shepard.- gli sembrava di non parlare da mille anni – Credevo fossi morto.-
Il sorriso che comparve sul volto dell’uomo fugò ogni suo dubbio: le cicatrici rimpicciolirono, il baluginio rosso degli occhi scomparve e si ritrovò di fronte il suo vecchio comandante, l’eroe della Cittadella.
- Garrus!- esclamò spalancando le braccia – Cosa diavolo ci fai qui?-
Le mandibole del Turian ebbero un fremito – Per lo più cerco di non farmi ammazzare.-
Una miriade di domande si affollarono nella sua mente, mentre osservava il suo vecchio comandante muoversi per la stanza come se niente fosse.
Si comportava come se fosse tutto normale, come se gli ultimi due anni non fossero mai trascorsi, come se la sua morte non fosse mai avvenuta …
Le preoccupazioni di Shepard sembravano tutte legate al qui ed ora e, a pensarci bene, forse aveva ragione.
Lasciò da parte tutti gli interrogativi, accettando con sollievo l’aiuto del suo vecchio comandante e dei suoi due compagni, un Salarian iperattivo e una biotica dall’aria altezzosa. Dovevano pensare a salvarsi la pelle, dopo ci sarebbe stato tempo per parlare …
Eliminarono gli Eclipse e il Branco Sanguinario come se fosse stata la cosa più semplice del mondo, ma le cose si complicarono quando i Sole Blu decisero di scendere in campo.
Tarak era un bastardo tenace.
Garrus non vide il razzo, proprio non lo vide. La detonazione lo fece saltare in aria, disgregò i suoi scudi e si aprì un varco nella corazza, senza sapere come né perché si ritrovò a boccheggiare sul pavimento, semisvenuto, con un solo pensiero in testa: chi li vendicherà, adesso?
Cercò di parlare, di dire a Shepard di lasciarlo perdere, di pensare solo a Tarak, ma il solo suono che emise fu un gorgoglio indistinto che minacciò di soffocarlo … si rifiutava di morire, non prima di aver vendicato i suoi uomini, non prima di aver trovato le risposte che cercava.
Shepard si chinò su di lui, visibilmente agitato, gli occhi di nuovo rossi, le cicatrici talmente marcate da renderlo irriconoscibile. Sentì il medi-gel entrare in circolo, dando sollievo al suo corpo martoriato, ma sapeva bene che non sarebbe bastato.
Prima di perdere conoscenza fissò il suo vecchio amico e non riuscì a impedirsi di rimproverarlo: dove sei stato, comandante? Avevo bisogno di te, Shepard e tu non c’eri. Non c’eri.

Normandy SR2, 2185
 
Avrebbe dovuto immaginarlo che il vigilante suicida di Omega era Garrus. Chi altri se non quel pazzo Turian avrebbe potuto fare incazzare le tre maggiori bande mercenarie della galassia?
Avrebbe dovuto prendere provvedimenti, essere più cauto, elaborare un piano migliore … ma era stato troppo lento, troppo imprudente e alla fine Garrus ci aveva quasi rimesso la pelle.
Shepard si appoggiò all’entrata dell’infermeria, chiedendosi se era il caso di entrare o meno. Mordin e la dottoressa Chakwas erano chiusi lì dentro da ore ormai, lasciandolo senza notizie. Non sapeva nemmeno se per Garrus ci fosse una qualche speranza.
Non sono ritornato in vita per vederlo morire tra le mie braccia.
Cerberus era stato in grado di resuscitare un morto! Possibile che ci volesse così tanto per curare un Turian colpito da un razzo?
- Comandante Shepard, consiglio di riposare.- IDA interruppe i suoi pensieri.
Sembrava sinceramente preoccupata, ma era un’IA e le IA non provano sentimenti, li simulano soltanto.
- Sto bene.- replicò, gelido.
- I tuoi parametri vitali dicono il contrario.-
I miei parametri vitali … non riuscì a trattenere una smorfia sarcastica … come se ci fosse ancora qualcosa di vivo in me.
Ignorò l’IA e rimase a fissare la porta finché, finalmente, la dottoressa Chakwas non uscì.
Sembrava sfinita ma tranquilla, vedendolo si bloccò sulla porta e lo fissò con un misto di stupore e orrore. In effetti non doveva avere un bell’aspetto: non si era tolto la corazza, che grondava ancora del sangue di Garrus e dei mercenari che aveva ammazzato e, dal modo in cui sentiva il viso tirare, immaginò che le cicatrici fossero particolarmente evidenti, rosse e pulsanti, come sempre accadeva quando si trovava sotto pressione. Era come se il suo corpo si plasmasse attorno al suo stato d’animo.
- Se la caverà.- annunciò la Chakwas anticipando la sua domanda.
Senza più la tensione a sostenerlo Shepard si sentì improvvisamente schiacciato dal peso di quella giornata infernale, barcollò leggermente e si appoggiò alla parete per non crollare miseramente a terra.
Se la caverà ripeté nella sua testa, come un mantra.
- Sono preoccupata per te, comandante.- l’espressione della donna confermava le sue parole.
- Sto bene.- replicò come aveva fatto con IDA, ma più gentilmente.
- Forse il tuo corpo può sopportare tutto questo, ma non sono sicura che possa farlo anche la tua mente.- la Chakwas sospirò – Mangia qualcosa e vai a letto, comandante. Garrus starà bene.-
Suo malgrado Shepard annuì, barcollò fino alla mensa e chiese a Rupert di portargli qualcosa di commestibile nella cabina, prese una birra ed entrò nell’ascensore, mentre la testa cominciava a pulsargli dolorosamente.
In quei giorni non si era risparmiato e il soggiorno su Omega era stato particolarmente faticoso, scoprire che Archangel era Garrus era stato un duro colpo, rischiare di perderlo lo aveva praticamente annientato.
Miranda e Jacob erano dei validi compagni, Mordin e Zaeed erano estremamente capaci, ma ancora non riusciva a fidarsi di loro: due agenti di Cerberus, uno scienziato pazzo dal passato discutibile e un mercenario leale solo ai soldi. Aveva bisogno di Garrus. Un bisogno morboso, vitale, voleva qualcuno di cui fidarsi ciecamente, qualcuno che gli avrebbe coperto le spalle sempre, incondizionatamente, qualcuno con cui condividere la responsabilità di una missione tanto importante.
Le porte dell’ascensore si aprirono e Shepard entrò nella sua cabina, gettando un’occhiata distratta all’acquario vuoto e al modellino della Normandy appeso nella bacheca, si tolse l’armatura con una smorfia di dolore. Con stupore notò che era stato colpito al braccio. Nulla di grave, una ferita di striscio, ne aveva collezionate parecchie nel corso degli anni, ma rimase per alcuni istanti a fissare il sangue denso, rosso, che usciva da quel graffio sull’avambraccio.
Sangue … ho ancora sangue …
C’era ancora qualcosa di umano in lui, dopotutto …
Si spogliò ed entrò nella doccia, assaporando la sensazione dell’acqua calda sulla pelle, che mondava il suo corpo dal sudiciume di cui era stato impregnato fino a quel momento.
Gli sarebbe piaciuto poter lavare allo stesso modo la sua anima.
Sospirò appoggiandosi alla parete, anche se lavorava per Cerberus, si disse, stava facendo qualcosa di buono, stava salvando vite umane e ora che Garrus era di nuovo al suo fianco, forse le cose sarebbero andate meglio, forse, finalmente, sarebbe riuscito a riposare …
Ricordò lo sguardo che Garrus gli aveva rivolto prima di sprofondare nell’incoscienza: dolore, rabbia … rimprovero.
Shepard chiuse l’acqua di scatto, trovandosi improvvisamente a tremare: sei davvero sicuro che lui voglia ancora combattere per te, Shepard?
Tali non l’aveva fatto.

  
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