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Autore: lilyhachi    15/06/2013    7 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Stay with me and let's go breathe
 
“Sapevo che ti avrei trovato qui”.
“Vostra altezza, quale onore”.
Charming lo osservava dalla testa ai piedi, mentre il capitano era appoggiato sul molo, non molto lontano dalla Jolly Roger. Erano tornati nel loro regno e tutti erano ansiosi di festeggiare il ritorno della loro amata principessa perduta. Tornare era stato facile e veloce, a differenza del viaggio di andata. Probabilmente perchè tutto si era risolto, ma nella testa di Hook c'era ancora un vortice confuso di emozioni e di domande, soprattutto. Dopo il loro arrivo, si era dovuto separare da Emma per qualche ora, visto che doveva tornare a palazzo, ma lei sembrava intenta a rivederlo, ed era abbastanza certo che suo padre fosse lì proprio per dirgli qualcosa a riguardo.
“Togliti quel sorriso idiota dalla faccia”, esclamò il re, infastidito.
Hook cercò di tornare serio, per quanto possibile.
“Cosa posso fare per voi?”, chiese, poggiando la mano sul bordo della cintura.
Charming tirò un lungo sospiro prima di parlare, come per farsi forza.
“Stasera a palazzo ci sarà una festa per il ritorno di Emma”, disse fissando il capitano con uno sguardo che lasciava poco spazio alla gentilezza. “E credo che tu debba venire”.
“Io? Mi prendete in giro?”, domandò Hook, con un suo tipico sorriso sarcastico.
“Cosa c'è di strano?”, chiese il re, sforzandosi di capire la sua reazione.
“Sono un pirata. Dove volete che mi presenti con questo?”, sbottò, alzando l'uncino a mezz'aria.
“Poco importa, visto che hai salvato tutti noi”, ribatté Charming, convinto.
“Adesso non esageriamo”, esclamò il capitano, scrollando le spalle.
Il re sbuffò, spazientito, chiedendosi per quale motivo quello stupido pirata fosse così ostinato e orgoglioso. Si trattava di sua figlia. Se davvero teneva a lei perchè si faceva tanti problemi? Onestamente, per lui era stato uno sforzo andare ad informarlo della festa, data la poca simpatia nei suoi confronti, ma Snow lo aveva fatto ragionare, facendo appello al fatto che per Emma era certamente importante che lui ci fosse.
“Emma ne sarebbe felice, lo sai”, aggiunse lui a bruciapelo, provocando una reazione del capitano, che alzò lo sguardo, cambiando la sua espressione. Aveva toccato il tasto giusto.
“Non lo so”, rispose, abbassando di nuovo lo sguardo. “Vedrò cosa posso fare”.
“Ovviamente, l'invito è esteso anche al resto della ciurma”, aggiunse il re, per poi voltarsi e riprendere la strada del palazzo, visto che Hook non aveva più aperto bocca.
“Ragazzi, una festa!”, esclamò Jim, esultando. “Ci andremo, vero?”.
“Voi andate pure, se ci tenete”, rispose il capitano. “Io resto qui”.
Non diede nemmeno il tempo a Jim di ribattere, che salì sulla nave come una furia, seguito da William, che probabilmente voleva cercare di parlargli. William era uno dei suoi marinai più fedeli, sempre silenzioso ma schietto, e la sua era una delle poche opinioni a cui cercava di dare retta.
“Credi che stia facendo uno sbaglio?”, chiese tutto d'un fiato.
“Se devo essere sincero...no”, rispose l'uomo con tono sommesso. “Lei è una principessa, capitano. Per quanto possa provare molta simpatia per Emma, credo che i fatti siano questi”.
Le sue parole erano vere ma facevano male, così male che Hook dovette sforzarsi per accettarle.
Lei era una principessa, e sarebbe dovuta stare con un principe.
Lui, invece, era soltanto il peggior pirata della sua specie, e non era certamente adatto alla vita di corte o peggio a fare il principe.
William aveva dannatamente ragione, ma lui cosa voleva fare?
 
Prima di dedicarsi a tutto ciò che avesse a che fare con il suo ritorno, Emma voleva prima chiarire alcune questioni, in particolare quella riguardante ciò che era successo al castello, quindi il modo in cui aveva spinto via Regina, rendendola incapace di strapparle il cuore.
Senza opporre troppe resistenze, i suoi genitori l'accompagnarono nella cella di Tremotino, consapevoli del fatto che quell'uomo fosse l'unico in grado di darle qualche spiegazione sensata.
“Tremotino!”, esclamò Charming, con in mano la spada, giusto per sicurezza.
L'uomo non si fece attendere molto, mostrando il suo viso contorto in una smorfia divertita, da dietro le sbarre. Emma non lo aveva mai visto e per quanto avesse sentito orride voci sul suo conto, non poteva fare a meno di osservarlo, affascinata da quella figura alquanto singolare.
“Emma...”, sussurrò lui con voce roca. “Una piacevole sorpresa”.
La ragazza si voltò verso i genitori, stranita dal fatto che quell'uomo conoscesse la sua identità ma, pensandoci meglio, lei era la figlia dei due sovrani...come non conoscerla?
Snow rivolse uno sguardo di incoraggiamento ad Emma, sapendo fin troppo bene cosa la ragazza avesse intenzione di chiedere.
Emma si fece coraggio e senza troppe cerimonie, si avvicinò alle sbarre, provocando uno sguardo di preoccupazione sul volto di suo padre, che venne però tranquillizzato dalla moglie.
“So tutto, non c'è bisogno di informarmi”, esclamò lui prima che la ragazza potesse proferire anche solo una parola. “Vi ricordo che vedo il futuro, come i vostri genitori sapranno”.
“Voi sapevate che tutto ciò sarebbe successo”, esclamò lei, sconcertata. “Non avete fatto niente per fermarlo, perchè?”.
“Perchè avrei tutto impedire tutto ciò se non potevo trarne benefici?”, domandò sarcastico. “Vi starete certamente chiedendo come avete fatto ogni cosa”.
“Quando Regina ha provato a strapparmi il cuore”, cominciò Emma titubante. “Non ci è riuscita, perchè spinta via da qualcosa dentro di me, da...”.
L'uomo si fece più vicino, posizionando il viso esattamente fra le sbarre.
“Dalla magia”, sussurrò a denti stretti e con gli occhi spalancati.
Snow e Charming si scambiarono uno sguardo sorpreso.
“Tutto ciò è dovuto solo a cosa siete...il frutto del vero amore”, esclamò con ovvietà, un'ovvietà che fece venire ad Emma una gran voglia di tirargli un pugno, ma era troppo impegnata a riflettere sulle sue parole. Quell'uomo le aveva appena detto che c'era della magia in lei. Magia?
Emma stentava a crederci, eppure ciò spiegava il motivo per cui Regina non era riuscita nel suo intento. Era davvero così speciale?
 
Emma si guardò allo specchio un'ultima volta e, a differenza dell'ultima sera in cui aveva indossato un abito, quella volta il risultato le piaceva e soprattutto la rispecchiava. Indossava un vestito rigorosamente bianco ma quella volta era stata lei a sceglierlo e non sua madre. Era meno pomposo e molto più semplice, ma ugualmente bellissimo.
Era lungo, ovviamente, e setoso ma la cosa che Emma adorava maggiormente era l'assenza di spalline. 
Inoltre, aveva indossato scarpe basse che non le provocavano il minimo dolore e ed erano perfettamente nascoste dal vestito, il cui orlo toccava terra.
I capelli, molto meno lunghi di prima, le scendevano morbidi lungo il collo, e Christine aveva provveduto a decorarli con qualche fiore in tinta con il vestito.
“Sei un vero incanto”, disse Snow, guardandola con orgoglio.
“Non lo dici solo per farmi contenta?”, chiese Emma, voltandosi verso di lei.
“Assolutamente no!”, rispose lei decisa, dandole un bacio sulla fronte. “Sei pronta?”.
“Ad affrontare un'altra marmaglia?”, chiese lei in tono scherzoso. “Dopo aver affrontato uno spettro, i soldati di Regina e Regina in persona, penso di poter affrontare qualunque cosa”.
“Ovvio”, ribattè Snow. “Sei mia figlia!”.
Emma le rivolse un sorriso felice e luminoso.
Le cose stavano tornando al loro posto ma in una maniera che ad Emma non dispiaceva affatto.
La cosa che più la rendeva felice era il fatto che sua madre avesse capito quanto lei non volesse sposarsi, e infatti, aveva annullato le proposte di matrimonio, ricevendo tuttavia qualche insulto e sperando che in giornata non arrivasse alcuna richiesta di guerra.
“Dov'è lui?”, domandò Emma, mentre la madre dava un ultimo aggiusto ai capelli. “Verrà?”.
“Non lo so, tesoro...lo spero”, rispose la regina rivolgendo uno sguardo preoccupato ad Emma.
“Non verrà”, sbottò la bionda, abbassando lo sguardo. “Penserà che non è l'ambiente per lui”.
“Emma”, cominciò Snow, facendola voltare, così da poterla guardare negli occhi. “Voglio che tu sappia che io e tuo padre abbiamo completa fiducia in te. Sei una donna, ormai, e qualunque persona tu ritieni sia adatta a stare al tuo fianco, per noi andrà bene. Se non fosse stato per lui tu non saresti qui, nemmeno tuo padre, e Graham non avrebbe di nuovo il suo cuore. Noi non cercheremo di ostacolarti, qualunque cosa tu faccia”.
Quello era forse un modo per dare la loro benedizione? Per dirle che se voleva stare insieme ad Hook era libera di farlo? Emma lo voleva con tutta se stessa ma sapeva che lui avrebbe avuto qualcosa da ridire. Avrebbe cominciato a ribattere, dicendo che era una principessa, che meritava di meglio, che lui non aveva nulla da darle. Il loro bacio era stato a dir poco perfetto e aveva permesso loro di dimenticare tutto il resto, ma poi erano dovuti tornare alla normalità, facendo i conti con la dura realtà. Non potevano restare bloccati in quel momento meraviglioso e perfetto?
 
La sala era piena di persone, esattamente come la prima volta che vi era stata. Solo che quella volta c'era qualcosa di diverso: Emma non si nascondeva dietro la grande colonna in cima alle scale, non si affacciava timorosa dalle scale per accertarsi che non ci fossero troppe persone. Osservava la sala con attenzione, scrutando in cerca di una sola persona che avrebbe facilmente riconosciuto in mezzo ad una folla ma di lui nemmeno l'ombra.
Cominciò a scendere, attirando tutti gli sguardi su di sé, ma lei non sembrava notarlo perchè la sua mente era concentrata su qualcosa di diverso, o meglio su qualcuno che sperava uscisse fuori da un momento all'altro.
Diverse persone cominciarono a rivolgerle la parola, ma Emma si limitava a rispondere con frasi di circostanza, visto che intavolare conversazioni con persone sconosciute non era proprio il suo ideale di “ritorno a casa”.
Scorse Red, affiancata da un giovane di bell'aspetto che non sembrava avesse mai visto.
La ragazza, con indosso un vestito rigorosamente rosso e bella come non mai, le si avvicinò, buttandole le braccia al collo. Red era stata una presenza costante nella sua vita, e anche in quella dei suoi genitori: una donna dolce e su cui poter contare.
Il fatto che fosse un lupo mannaro era a dir poco irrilevante.
Dopo averla “stritolata” per bene, Red rivolse l'attenzione all'uomo al suo fianco.
“Emma, lui è Graham” (1), esclamò la ragazza con un largo sorriso.
L'uomo fece un lieve inchino. “E' un onore conoscere la figlia di Snow”.
Emma gli sorrise, nonostante non avesse idea di chi fosse, ma lui Red non tardò a spiegare.
“Se non fosse stato per lui, tu forse non saresti mai nata”, esclamò la ragazza con tono pacato, mentre Emma la guardò leggermente confusa, osservando l'uomo dinanzi a lei.
“In realtà”, cominciò lui, “Regina voleva che facessi una cosa di cui non sarei andato molto fiero, ma io non ce l'ho fatta e così ho lasciato andare vostra madre”.
Emma era ancora dubbiosa sulla sua storia. “Dove siete stato fino ad ora?”.
“Sono stato nel castello di Regina”, rispose abbassando lo sguardo. “Lei aveva il mio cuore”.
La ragazza, sentendo quella frase, capì immediatamente la triste situazione a cui quell'uomo era stato sottoposto: Regina gli aveva strappato il cuore, rendendolo suo schiavo.
“Come avete fatto a riprenderlo?”, domandò Emma, incuriosita.
Graham si voltò verso Red, che gli lanciò un sorriso complice. “Lei mi ha aiutato, mentre Hook e i tuoi genitori erano impegnati a dare del filo da torcere a Regina”.
Emma realizzò un attimo: Hook. Lanciò uno sguardo oltre i due, per vedere se ci fosse o meno, ma niente.
Di lui non c'era ancora nessuna traccia.
Red sembrò accorgersene. “Cerchi qualcuno?”, domandò con sorriso sornione.
“No”, rispose Emma di getto, provocandole una risatina.
La donna decise di non insistere oltre e lasciò Emma, allontanandosi con Graham.
 
Dopo circa due ore dall'inizio della serata, che per Emma sembrarono un'eternità, Hook non si vedeva.
La ragazza non doveva sentirsi sorpresa in teoria.
Aveva già constatato che quello non fosse il suo ambiente, ma un piccolo bagliore di speranza era comunque rimasto vivo in lei ma in quel momento si stava affievolendo pian piano.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo della madre, che le circondò la vita con un braccio.
“Stai bene, tesoro?”, chiese la regina. “Sembri smarrita”.
Emma doveva uscire da lì, e respirare per qualche minuto.
“Mamma io ho un po' di mal di testa”, rispose la ragazza con voce titubante.
“Non hai avuto tregua in tutta la giornata”, rispose Snow, mettendole una mano sul viso. “Vai a riposarti un po' se vuoi, ormai la serata volge al termine”.
La principessa non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver salutato, si precipitò nelle sue stanze.
Era stanca di tutto quell'ambiente, della voce di tutte le persone che la circondavano, facendo domande e chiedendole il perchè di quei capelli più corti. 
Era stanca di quella musica, era stanca di ballare con persone noiose invece che con l'unica persona che avrebbe voluto vicina, ma che per qualche motivo assurdo non era lì con lei.
Chiuse la porta alle sue spalle, portandosi le mani alle tempie, e massaggiandole, cercando di farsi passare quel fastidioso mal di testa che l'attanagliava da inizio serata. Chissà lui dov'era. Forse sulla sua nave. Si affacciò alla finestra e vide la Jolly Roger, probabilmente era lì e fuggire dalla finestra per raggiungerlo non le sembrava una brutta idea, ma forse sarebbe stato meglio uscire furtivamente dal palazzo, se non voleva rompersi qualche osso.
Si sporse leggermente dalla finestra, per analizzare la distanza fra essa e il suolo.
“Fossi in te, non lo farei, biondina”.
Emma si voltò, sussultando e portandosi una mano al petto.
“Dico ma sei impazzito?”, domandò, annaspando. “Volevi farmi venire un infarto?”.
“La prossima volta mi farò annunciare da qualcuno di corte con tanto di tromba”, esclamò con il suo solito tono sarcastico.
Lei non rise, anzi, lo guardava con gli occhi ridotti a due fessure: non sembrava molto in vena di scherzare e probabilmente lo avrebbe preso a schiaffi.
“Perché non sei venuto?”, chiese con un leggere tono di malinconia nella voce.
“Non credo che un pirata a corte sarebbe il benvenuto”, rispose lui con tono pacato.
“Pirata o no, mi hai salvata”, ribatté lei. “Lo sanno tutti...ed io ti volevo con me”.
Gli voltò le spalle, reprimendo la rabbia che stava certamente provando per lui in quel momento.
“Sono qui adesso”, sussurrò lui, avvicinandosi.
Emma sussultò quando sentì improvvisamente le braccia di Hook scivolarle dietro la schiena e avvolgerla in un dolce abbraccio, facendo aderire il petto alla sua schiena, e poggiando il mento sulla spalla. Sentiva la barba di lui pizzicarle la spalla e il collo.
Hook le poggiò qualche bacio leggero sul collo, sfiorando poi la nuca.
Stai con me”, disse la bionda con voce bassa.
Lei era lì. Bella e vulnerabile.
Hook si spaventò leggermente quando sentì che il suo cuore aveva iniziato a battere incessantemente nel petto e sperò che lei non ci facesse troppo caso.
Gli stava chiedendo di restare, perchè?
Perchè una come lei, una principessa, che poteva avere chiunque, stava chiedendo proprio a lui, un pirata, di restare con lei quella sera? Non che lui non volesse, ma era la cosa giusta da fare?
Non meritava forse qualcosa di meglio di un pirata da strapazzo? Se non fosse stata una principessa non ci avrebbe pensato così tanto. Cercava di ripetersi che era sempre lei: la sua Swan.
Mentre lui era assorto in tutte le riflessioni possibili ed immaginabili, lei si voltò.
Aveva addosso un bellissimo vestito bianco, che ne risaltava la figura angelica. Doveva certamente averlo indossato alla festa in onore del suo ritorno a casa. Era bella come non l'aveva mai vista.
Emma si sorprese del suo comportamento. Si sentiva audace e sicura. Sapeva di volerlo baciare e in quel momento, il suo cervello era in silenzio, facendo in modo che fosse solo il cuore a guidarla.
Fece scivolare le mani lungo le braccia di lui, per poi stringergli la mano e portarla sul suo cuore, per fargli sentire il suo battito frenetico.
Hook non sapeva dire con precisione cosa stesse provando: era qualcosa di strano, bello e terrificante allo stesso tempo, soprattutto perchè in cuor suo temeva di ferirla.
La guardava sospettoso, cercando di capire cosa avesse intenzione di fare, e prima che potesse continuare a pensarci, lei gli mise le mani attorno al viso e lo attirò a sé.
Era diverso dal primo bacio che si erano scambiati al castello della regina. Non era un primo bacio. Non era un bacio di “riconciliazione”, non era un bacio dolce o meglio lo era ma non solo.
Era un bacio più sicuro e consapevole di ciò che lei provava per lui.
Hook si lasciò trasportare dalle labbra di lei, che sembrava stessero bruciando sulle sue. Si erano staccati due volte, forse tre, ma giusto per riprendere fiato e poi incollarsi di nuovo.
Sentiva la differenza rispetto al loro primo bacio: stava andando a fuoco.
Si separò un attimo di lei, per guardarla negli occhi e accertarsi di cosa stesse facendo.
Lei gli sorrise. “Stai con me”, ripetè con tono sommesso.
Hook ricordava tutte le volte che era stato con una donna, e non si era mai sentito così.
Ovviamente, la voleva ma si sentiva come un ragazzino alle prime armi, perchè lei era così bella e fragile, che temeva potesse spezzarsi fra le sue mani, come fosse di cristallo.
Non era proprio da lui un atteggiamento del genere: era come terrorizzato.
Lei sembrava averlo intuito e cercava di rassicurarlo, fissando gli occhi nei suoi come se gli stesse dicendo che era lì per stare con lui e basta. I suoi sguardi, le sue carezze, i suoi sospiri, i suoi baci non facevano che aumentare la voglia di lui di stringerla e non lasciarla mai più andare.
Emma rabbrividì quando lui, sicuro, riprese a baciarla e poteva sentirlo sorridere sulle sue labbra.
Non si era mai sentita così in vita sua ma aveva deciso che lui era la sua persona. Nessun altro sarebbe mai stato in grado di farla sentire come lui la stava facendo sentire in quel momento: viva.
Lui era perso prima di incontrarla, aveva ideato un piano per ottenere la sua vendetta ed era bastato il suo sorriso per mandarlo a monte. Lei era stata la sua salvezza o la sua rovina?
Non trovava il tempo per darsi una risposta perchè la sua testa era troppo annebbiata dal desiderio di lei e delle sue labbra. Le passò una mano fra i capelli e l'uncino scese sui fianchi.
Hook ricordò quando lei lo vide dopo la sera che aveva trascorso con una delle tante donne che era solito adescare a Tortuga.
Quella sera era stato vicinissimo a baciarla, prima che Jim li interrompesse, e avrebbe preferito essere con lei piuttosto che con quella donna sconosciuta.
Se avesse detto che non aveva pensato ad Emma quella notte nella sua cabina, avrebbe mentito.
Sapeva che probabilmente si stava scavando la fossa da solo mentre continuava a baciarla e percorrere il suo corpo, eppure continuava come se non stesse ragionando.
Poteva smetterla. Poteva fermarsi ed impedirle di fare qualcosa di cui forse si sarebbe pentita, ma lei non gli stava dando nemmeno il tempo di farlo, mentre le sue mani dal petto erano passate strette alla sua schiena. Poteva allontanarla ma il solo pensiero lo fece sussultare.
“Al piano di sotto non noteranno la tua assenza?”, chiese lui, tra un bacio e l'altro.
“Per niente, visto che ho detto di essere stanca e che volevo dormire”, rispose lei, sorridendo.
“Sei sicura che riuscirai a dormire, vista la piega che sta prendendo questa situazione?”.
Il suo volto scese a ricoprirle il collo di baci, mentre Emma gli si avvinghiava maggiormente.
Sembravano combaciare alla perfezione.
Si staccò un attimo da lei, leggermente spaesato. Cosa diavolo gli prendeva?
Lei si alzò sulle punte dei piedi, sfiorando il naso con il suo e sorridendo, come a dargli conferma.
Stai con me, Hook”, sussurrò di nuovo dolcemente.
Lui sorrise leggermente, ricordando una scena vagamente familiare già avvenuta.
“Dii il mio nome”, rispose lui avvicinandosi al suo orecchio. La sentì ridere.
Killian”, rispose lei con un tono di voce così dolce, che lo fece sciogliere.
Lui si avventò di nuovo sulle sue labbra, riprendendo a baciarla.
Emma. La sentiva pulsare nel suo cuore. Ogni battito era solo per lei, lo sapeva.
La luce che lei aveva negli occhi lo faceva sentire vivo, e lo rendeva inebriato dalla sua presenza.
Senza staccarsi da lei nemmeno per un secondo, la prese in braccio, proprio come un principe fa con la sua principessa, per quanto fosse consapevole di essere ben lontano da quella definizione.
Erano completamente incuranti del mondo che li circondava. Finalmente, da quando tutto era iniziato, da quando una serie di eventi assurdi avevano travolto le loro vite, potevano chiudere tutto il mondo fuori. Non esisteva nessun altro in quel momento, se non loro due soli.
Il castello sarebbe potuto crollare in quell'istante. Un incendio sarebbe potuto scoppiare.
Sarebbe potuta accadere qualunque cosa ma loro due non si sarebbero mai staccati.
 

Note:
 
  • (1) il nome di Graham nella foresta non lo ricordo o meglio non lo aveva proprio, lo chiamavano semplicemente il Cacciatore, così gli ho lasciato il nome di Storybrooke.
 
Non mi sembra che ci siano altre note. Questo capitolo lo tenevo già scritto ma ho avuto molto bisogno di rivederlo, in particolare la scena finale e spero di non aver fatto orrori o scritto cose stupide e improponibili. Spero tanto che vi sia piaciuto, perchè ci ho lavorato sicuramente di più rispetto agli altri, quindi questo è quanto. A voi i giudizi :).
Lasciate un commento se vi va, anche piccino piccino :3
Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e recensiscono questa storia *-*
Al prossimo capitolo, un abbraccio C:
   
 
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