21. Segni di
cedimento
Nonostante tutti i
disastri che erano capitati, la situazione alle prove doveva ancora toccare il
fondo.
Quel lunedì erano già
tutti nell’Auditorium pronti a mettersi al lavoro (Oliver e Philip erano ancora
un po’ acciaccati a causa dell’incidente della botola, tuttavia non avevano
osato lamentarsi e se ne stavano ben alla larga da Mark, avendo capito che le
rare volte in cui il ragazzo si arrabbiava erano guai seri), quando Maddy entrò
di corsa, raggiante.
“Indovinate un po’
cos’ho qui !” disse sollevando una borsina di plastica.
“Uhm...hai fatto la
spesa ?” rispose distrattamente Julian.
“No, cretino, dà
un’occhiata ! Anzi, è meglio se ci pensa il diretto interessato...vieni a
vedere, Tommy !”, disse la ragazza togliendo dalla sporta un fagotto di
stoffa e aprendolo con orgoglio davanti all’amico.
“Tadaaa... !”
“...”
“E allora, non dici
niente ?” protestò Maddy.
“Non ho parole... l’hai
fatto tu ?” disse Tommy, mentre i suoi compagni osservavano divertiti la
scena : dalle mani di Maddy pendeva il costume di Macbeth...con qualche
difettuccio.
“Tutto con le mie
manine, tesoro !”
Si vede, pensò
ridacchiando Elizabeth : la blusa verde brillante (troppo attillata, per
la verità), che si doveva stringere in vita con una cintura di fintissimo
rettile, aveva un colletto di pizzo a cappe che Maddy doveva aver tolto da un
grembiule dell’asilo e un mantello marrone che si allacciava al collo con uno
spago dalle estremità sfilacciate. Quanto ai pantaloni, consistevano
semplicemente in un vecchio paio di fuseaux bianchi in cui Tom non sarebbe entrato
neanche dopo una dieta da Biafra.
“Carino come sudario”
commentò acida Patty. Maddy finse di ignorarla.
“Allora, ti piace ?
Ci ho lavorato sopra tutta la settimana, solo per te !” disse la ragazza
in tono speranzoso. Tom non ebbe il coraggio di risponderle ; avrebbe
recitato nudo, piuttosto che indossare quella roba, ma non voleva deludere
Maddy, che sognava invano un segno di gratitudine da parte del ragazzo.
Ci pensò Stephen, con il
suo savoir-faire da elefante, a riportarla alla cruda realtà.
“Sì, quel costume da
carnevale è proprio carino, peccato che siamo un po’ fuori stagione. Avanti,
cos’è che dovevi farci vedere ?”
Maddy diventò prima
bianca come un cadavere, poi paonazza. I ragazzi temevano che esplodesse. E
così fu.
“BRUTTOIGNORANTEROMPISCATOLEIDIOTADASTRAPAZZONONHAIIDEADELLA-FATICACHEMIE’COSTATOMETTEREINSIEMEQUESTAROBALEMIEDITA
SONODIVENTATEDEIPUNTASPILLI-MICISONOCONSUMATAGLIOCCHIETUHAIILCORAGGIODIINSULTARECOSI’ILMIOLAVORO-MAARRANGIATI
CRETINOSEVUOIUNCOSTUMEFATTELOFAREDATUANONNAINCARRIOLA ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !”.
Detto questo, si sedette a terra e scoppiò a piangere premendosi il costume
sulla faccia e imbrattandolo tutto di mascara.
Tutti i ragazzi si
precipitarono a consolarla.
“No, ti prego, non fare
così...”
“Non lo pensava sul
serio...”
“Sei stata
bravissima...”
“Sei una ragazza da
sposare...”
“E’ il costume più bello
che io abbia mai visto...”. Tom sussultò e si morse la lingua, pentendosi
amaramente di quello che aveva appena detto. Maddy colse la palla al balzo e,
rialzando gli occhi ancora umidi verso di lui, disse :
“Davvero ? Allora
lo indosserai ?”
Tom tentennò un istante.
“Ma certo che lo
farà !” esordì Oliver mettendo un braccio attorno alle spalle dell’amico.
“E scommetto che non vede l’ora, vero Tommy ?”
Tom si sentì perduto.
Passò in rassegna lo sguardo di Maddy, che lo guardava piena di speranza,
quello dei suoi compagni, che lo osservavano con invidia perché lui era stato
l’unico ad entrare nelle grazie della giovane, e quello delle ragazze, che
significava ‘te la sei cercata, adesso sbrogliatela da solo’.
Sospirando, Tom si fece
coraggio e disse : “Va ben...”
“Stupendo !
Provatelo subito !” esclamò Maddy saltando in piedi. In men che non si
dica aveva trascinato Tom nel magazzino e, dopo avergli cacciato in mano
l’orrida veste, gli aveva chiuso la porta alle spalle.
Ormai è in trappola,
pensò Philip.
Un paio di minuti dopo,
il povero Tom fece capolino dalla porta e, con la mano, fece cenno ad Oliver di
raggiungerlo. Dopo che il ragazzo fu entrato nella stanza, Tom richiuse di
forza la porta e sibilò :
“Vedi di fare qualcosa,
io non esco conciato così ! ! !”
“Tom, piantala, non
riesco neanche a vederti...qui c’è buio pesto ! Senti, adesso devi farlo,
non vorrai deludere la tua (calcò parecchio quest’ultima parola)
Maddy ? E poi devi ritenerti fortunato, finora sei l’unico che ha un
costume di scena !” disse ironicamente Oliver “Per cui smettila e usciamo
di qui, comincio a soffrire di claustrofobia...”. Detto questo, spalancò
l’uscio e, mettendosi in fianco ad esso, annunciò : “Signore e
signori...ecco a voi...Macbeth Baker!”
Appena Tom uscì, i
ragazzi riuscirono appena a trattenersi dallo scoppiare in una fragorosa
risata. Lo spettacolo che si era presentato ai loro occhi era veramente
ridicolo : Tom non sembrava Macbeth, ma un misto tra la parodia di Robin
Hood, un ballerino classico e un salsicciotto in scarpe da ginnastica.
“Hmm...forse ti è un po’
stretto sui fianchi” borbottò, pensierosa, Maddy.
“Anche da qualche altra
parte, direi” aggiunse Lucy in tono sarcastico. Tom arrossì e cercò di
avvolgersi nel mantello, che però gli copriva a malapena la schiena e gli
arrivava giusto sotto la vita.
“Sie...siete solo
invidiosi, ecco la verità !” balbettò il ragazzo.
“Come no ! Però
scommetto che ora sei tu che invidi noi, vero Tommy ?” disse Jack ridendo.
“Sì, sì, ridete pure,
vedrete quando ci sarete voi nelle zampe di Maddy...allora riderò io !”
rispose sotto voce Tom, per non farsi sentire dalla ragazza. “Se avete finito
di....fare commenti, potrei andare a cambiarmi, che dite ?”
“Dico che purtroppo è
tardissimo e dobbiamo cominciare alla svelta !” disse Oliver, beffardo
“Per cui ti toccherà provare in costume...non è un grande onore ? Pensa
che non siamo nemmeno alle prove generali !”
“Ollie, non puoi...”
“Oh, sì che posso !
E ora piantala di fare storie e muoviti ! Dobbiamo rifare la scena del
coltello.”
Tom, arrabbiatissimo, si
diresse a grandi passi verso Oliver, che lo aspettava in scena assieme a Paul.
“Questa me la paghi,
bastardo” gli sibilò in un orecchio dopo averlo afferrato per il collo della
camicia. “Giuro che appena è finito tutto ti...”
“Scusate, Julian è
qui ?”
Tutti si voltarono a
guardare la nuova venuta. Appena Tom capì chi era, desiderò ardentemente di non
essere mai nato.
“Ciao Amy... Ti serve
qualcosa ?” disse Julian lanciando uno sguardo imbarazzato verso Oliver e
Tom e dirigendosi verso la sorella.
“Dovevo solo portarti le
chiavi di casa...esco a far shopping con Karen, e papà non c’è...ehi, ma chi è
il tizio col mantello ?” chiese Amy incuriosita notando, disgraziatamente,
la ‘mise’ di Tom.
“Ehm...anticipo di prove
generali ! E ora vai, svelta, non vorrai far aspettare Karen !” la
incalzò Julian, per evitare che la ragazza identificasse Tom. Il ragazzo, a sua
volta, stava cercando di defilarsi, ma fu bloccato dalla voce squillante di
Amy.
“Ah, ma è Tommy !
Quanto sei carino ! Sembri un po’ Batman, ma più simpatico !”
Tom cominciò a sudare
profusamente, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’involontario complimento di
Amy. Le fece un sorriso ebete e cercò di farfugliare qualcosa.
“Eeeh...vedi...costume...Maddy...carino,
vero ?...”
Maddy incrociò le
braccia, indispettita dal comportamento del ragazzo. Possibile che lui non la
considerasse minimamente, lei che era ambita da quasi tutti i ragazzi della
scuola, e che le preferisse una sbarbina di un anno più giovane ? Era
proprio vero ; si desidera sempre ciò che non si può avere.
Amy, comunque, era
veramente carina, sempre fresca e vivace. Nonostante assomigliasse poco a
Julian, chiunque li vedesse insieme capiva che erano fratelli. Lo stesso
sguardo, lo stesso sorriso, lo stesso modo di esprimersi gesticolando e di
ridere buttando la testa all’indietro ; poco importava che lei avesse
lunghi capelli castani e occhi verde scuro e lui fosse moro con gli occhi
nocciola, si notava al volo che uscivano dallo stesso stampo.
“Ora devo proprio
scappare. Buon lavoro a tutti...ciao Tommy !” disse agitando una mano
verso il ragazzo e sfoderando uno dei suoi più bei sorrisi.
“...e buon lavoro anche
a te, fratellone !” disse poi, alzandosi in punta di piedi a baciare la
guancia di Julian.
I ragazzi la guardarono
uscire di corsa e sospirarono ; eh, già, Amy era proprio una ventata di
aria fresca.
“Forza, ciurma, al
lavoro ! Che c’è, vi siete incantati ?” disse Oliver, battendo le
mani come al solito per richiamare l’attenzione dei presenti. “Paul, Tom. Atto
secondo, scena prima. Saltiamo subito all’incontro con Macbeth.”
Oliver si mise comodo
(ben lontano dalla botola !) ad ascoltare il dialogo tra Banquo e il suo
signore.
“Chi va là ?” disse
solennemente Paul.
“Un amico” rispose Tom
con aria scocciata.
“Ancora in piedi,
monsignore ? Il Re è.... Sarah !” gridò all’improvviso Paul dopo
aver visto dalla finestra la ragazza dei suoi sogni che si dirigeva verso il
cancello.
“Aspetta
Saraaaaaaah ! Ti devo parlareeeeeeee !”
No, no,
NO ! ! ! , si disse Oliver, vedendo l’amico saltare giù dal
palco e lanciarsi verso l’uscita.
“Torno subito,
continuate senza di me !” disse Paul, sparendo nel corridoio.
“Tre battute. Questo è
un vero record “ disse Oliver.
“Che facciamo, Ollie,
continuiamo ?” disse Tom, ancora seccato per la figuraccia fatta con Amy
Ross.
“Certo che
continuiamo...almeno facciamo il tuo monologo, così non ci pensiamo più. Dai,
vieni qui al tavolo e attacca, ma veloce che sono già stufo” rispose Oliver,
appoggiandosi al muro.
Tom fece un passo in
avanti e, dopo aver guardato cosa c’era sulla tavola, la indicò con il pollice
e disse con aria incredula: “Ma che cos’è, un coltello ?”
“Sì, la battuta era più
o meno questa... cerca di dirla in modo un po’ più convinto !”
“Guarda Ollie che non
stavo mica recitando... ti ho chiesto se quella roba è un coltello... o mi
state di nuovo prendendo per il sedere ?”
Detto ciò, sollevò con
due dita una specie di sciabola di plastica formato mignon, che portava in
rilievo sulla lama la scritta ‘Sandokan’.
“Senti, stendiamo un
velo pietoso...” disse Oliver “Era l’unica cosa che assomigliasse ad un
coltello che avevamo a disposizione...probabilmente ci giocava il nonno di
Davenport...insomma, vedi di far finta di niente e continua !”
Tom, perplesso, posò
quell’arma letale e, dopo essersi schiarito la voce, disse :
“E’ un coltello, quello
che vedo qui davanti ?”
Oliver scosse la testa e
disse : “Non così...non devi domandarti se quello è un coltello o una
forchetta...devi apparire tentato...quell’arma ti farà commettere un omicidio,
ricordatelo !”
“Va beh... E’ un
coltello , quello che...”
“No !” lo
interruppe nuovamente Oliver “Meno deciso !”
“E’ un coltello, quello
che vedo qui davanti ?”
“Ho detto meno
deciso !”
“Ma insomma,
Ollie !”
“E dai,
ricomincia !”
Tom stava ribollendo
dalla rabbia.
“E’ un coltello,
quello...”
“No.”
“Non è un
coltello ?” disse Tom in tono sarcastico.
“Tommy...”
“Va bene, va bene. Hm.
E’ un coltello quello che...”
“Alza la voce, se parli
così non ti sente nessuno !”
“E’ un...”
“Tom, un tipo strano sta
cercando di fregarti la bicicletta” disse Benjamin guardando fuori dalla
finestra.
“TI
AMMAZZOOOOOOO ! ! ! ! ! ! ! ! !”
Tom afferrò il pugnale
giocattolo e si precipitò fuori dalla stanza.
Oliver avrebbe voluto
piangere ; invece si chiese, come tutti gli altri, quale sarebbe stata la
reazione del ladro di biciclette nel vedersi correre incontro Tommy conciato in
quel modo abominevole.
22. Provaci
ancora, Paul !
Mentre tutto questo
accadeva, Paul era riuscito a raggiungere Sarah appena prima che uscisse dal
cancello.
“Sarah !
Aspettami !”
La ragazza si voltò di
scatto e si spaventò un pochino vedendosi correre incontro Paul, tutto rosso e
con il fiatone ; in un attimo, il ragazzo la raggiunse. Sarah avrebbe
voluto scappare via ; imbarazzatissima, senza avere il coraggio di
guardare Paul in faccia, disse :
“Ehm...ciao, Peter. Come
va... ?”
“Paul” rispose,
ansimando, il ragazzo.
“...Come ?”
“Mi chiamo Paul, non
Peter” disse, con un filo di delusione nella voce, riprendendo fiato. Ma come,
si era già dimenticata il suo nome ? “Per fortuna ce l’ho fatta...devo
aver travolto tre o quattro persone mentre correvo qui !”
Sempre guardandosi in
giro, come se temesse di essere spiata da qualcuno, la ragazza disse :
“... Perché, devi dirmi qualcosa, Pet...ehm, Paul, scusa !”
“Peter, Paul...non fa
molta differenza, sempre santi sono !” rispose il ragazzo con una risata.
“Comunque...insomma, volevo salutarti...è un po’ che non ti vedo !”
“Beh, a dire la
verità...l’ultima volta è stato tre giorni fa, in mensa... poi c’è stato il
week-end di mezzo e...”
“Oh, già.
Comunque...tutto ok ? Com’è andato il compito di matematica ?”
“Ma...come hai fatto a
ricordartelo ?” chiese, stupita, la ragazza.
“Beh, sai...il vecchio Paul
ha la memoria di un elefante !”
“Comunque tutto bene,
grazie... e la vostra recita ?”
“Lascia perdere...
stiamo impazzendo tutti !”
In cinque minuti le
raccontò tutti i disgraziati avvenimenti di tre settimane di lavoro. La ragazza
rise, e Paul si disse che era stupenda quando era felice. Avrebbe voluto
inventarsi qualcos’altro per sentirla ridere ancora.
“Comunque abbiamo tutti
bisogno di un po’ di relax...io non so nemmeno quando è stata l’ultima volta in
cui ho preso in mano la chitarra !” continuò Paul.
“Tu suoni la
chitarra ? E’ stupendo ! E hai un gruppo o suoni per conto
tuo ?”
“Tutt’e due...anche se
suonare in gruppo è molto più divertente ! Conosci i Picasso’s Last
Words ?” chiese, speranzoso, Paul.
“Uhm..no, mai sentiti”
rispose Sarah dopo averci pensato un po’ su.
E tre, si disse Paul,
visibilmente deluso. Sembra quasi che lo faccia apposta !
“Beh, i membri sono
quasi tutti miei compagni di classe. C’è Mark Landers, il figlio del
veterinario, quello alto, con la pelle scura...lui suona il flauto e il sax. E’
un po’ impacciato e quando si muove combina spesso qualche disastro, ma è
grandioso, a volte tira fuori certi numeri...”
“Davvero è così
bravo ?”
“Il migliore. Poi c’è
Julian Ross che suona il pianoforte... saprai sicuramente chi è, non è il tipo
che passa inosservato !”
“Sì, credo di aver
capito... quasi tutte le mie compagne di classe sono cotte di lui ! Hai
detto che suona il piano ?”
“Sì, e anche lui è un
fenomeno ! Altro che quello sbruffone di Leon Mitchell !” affermò
Paul con orgoglio, prendendosi l’ennesima rivincita nei confronti del detestato
leader dei ‘This Was’.
“In effetti Leon suona
molto bene...ma se mi dici che Julian è anche meglio, allora...”
“Non c’è paragone, te
l’assicuro. Julian è un talento naturale...e poi la sua matrigna è
un’insegnante di musica !” aggiunse, dando di gomito a Sarah.
“Ah, così ha
un’allenatrice personale ! Proprio fortunato !”
“Puoi dirlo forte !
Poi c’è Ollie Hutton, il nostro regista, che suona anche lui la chitarra. Lui,
però, si occupa dell’accompagnamento. Alla batteria, invece, c’è Alan Crocker,
di quarta A. E’ l’unico esterno.”
“Capisco. E un bassista
ce l’avete ?”
“Come no ! Mi stavo
dimenticando di Stephen, che amico ingrato sono ! Vedi, è stato uno dei
fondatori dei PLW , insieme a me ! Sai che ha imparato a suonare il basso
in un mese ? Certo, se ti dico i primi risultati...Lui lo attribuisce al
fatto che è mancino, ma esagera un po’...a volte crede di assomigliare a Paul
McCartney...”
“Aspetta un attimo” lo
interruppe Sarah. “Hai detto PLW ? E Stephen, per caso, di cognome fa
Mallory ?”
“Sì, è lui,
perché ?”
“Ma allora ho capito chi
siete !” esclamò Sarah dandosi un colpo di mano sulla fronte. “Io sono in
classe con Heather Blackwood, la ragazza di Stephen Mallory !”
Era vero, Paul se n’era
dimenticato.
“Ecco perché il nome mi
suonava famigliare... Heather mi ha parlato tantissimo del vostro
gruppo !”
“E te ne ha parlato
bene, spero !”
“Eccome ! Mi ha
chiesto un sacco di volte di venirvi a sentire, ma...beh...non avevo mai
tempo...” mentì Sarah. Sarebbe stato meglio dire che non avevo voglia di
starmene lì come un baccalà mentre Heather lumava il suo ragazzo, pensò.
“Stai scherzando ?”
esclamò Paul. “Allora DEVI venire a vederci !”
“Io...veramente...non
so...” tentennò timidamente Sarah.
“Senti, noi suoniamo
giovedì prossimo al ‘Mickey and the Mouse’, il locale in fondo a Gillingham
Close...ti prego, vieni ! Ci tengo un sacco ! Non ti deluderemo,
vedrai ! E poi, se ti va, potrai cantare qualcosa con noi...”
Sarah non sapeva cosa
dire...non poteva dire di no allo sguardo supplichevole di quello strano
ragazzo che aveva conosciuto da pochissimi giorni e già manifestava un grande
interesse per lei.
“D’accordo, verrò. Ma
non so per quanto potrò rimanere...”
“Fantastico !” la
interruppe Paul “noi cominciamo alle otto e mezza, se vuoi venire prima
mangiamo qualcosa insieme !”
“Va bene, ma...”
“Ora devo scappare,
altrimenti Ollie mi fucila ! Grazie mille per la splendida notizia, ti
aspetto !” disse Paul correndo via.
“Non mancherò !”
rispose Sarah, salutando il ragazzo. Non capiva perché, ma sentiva il cuore
batterle forte...
Paul non stava più nella
pelle. Ridendo e saltando come un canguro rientrò nell’Auditorium giusto mentre
tutti gli altri avevano iniziato a levare le tende.
“Ti sei perso una scena...”
gli disse Stephen, vedendolo tornare “Tommy vestito da Robin Hood che inseguiva
un ladro di biciclette con uno spadino di plastica...mai riso tanto in vita
mia ! E tu dov’eri finito ? Hai trovato Sarah ?”
“Sìììììììì ! ! !”
esclamò Paul, al settimo cielo. “Abbiamo chiacchierato un po’...beh, sarebbe
meglio dire che io ho parlato e lei mi ascoltava...ma comunque non
importa ! L’ho fatto, Steve !”
“Fatto cosa ? Le
hai chiesto di uscire ?”
“Non proprio...l’ho
invitata al concerto di giovedì! Non è fantastico ? Le ho detto che, se
voleva venire prima...”
“Alt un attimo” lo
interruppe Stephen “Non starai parlando di giovedì prossimo ?”
“Sì...il concerto nel
locale di Jack... perché, c’è qualcosa che non va ?”
“Paul...sai che giorno è
giovedì prossimo ?” disse Stephen incrociando le braccia.
“N-no...”
“Te lo ricordo io. E’ il
14 giugno.”
“E allora ?”
“Come allora ? Ci
sono le prove generali ! Non dirmi che te ne sei dimenticato !”
“O mio Dio...” Paul
impallidì.
“La recita è
venerdì...abbiamo annullato tutto già da due settimane ! A parte il fatto
che non c’è tempo, anche volendo, non abbiamo uno straccio di pezzo nuovo da
provare !”
NOOOOOOOOOO, avrebbe
voluto gridare Paul. Ma non c’era tempo per disperarsi ; doveva trovare
una soluzione, e doveva trovarla in fretta.
23. Malintendersi
Tornando a casa, Paul si
maledisse per essere stato così stupido. Ma come aveva potuto
dimenticarselo ? Forse era stato l’eccessivo entusiasmo del momento che
gli aveva fatto perdere la testa. Ma adesso la cosa importante era dire tutto a
Sarah. Come diavolo avrebbe reagito ? Si sarebbe arrabbiata o sarebbe
stata comprensiva e l’avrebbe perdonato ? Certo che sei proprio un genio,
si disse Paul, un bidone al primo appuntamento... come minimo non ti guarderà
mai più in faccia, e ne avrà tutte le ragioni. Comunque devo solo dirle che il
concerto è rimandato a data da definirsi e chiederle scusa...non è mica la fine
del mondo. Potrò comunque chiederle di uscire a spettacolo concluso, ci saranno
un sacco di altre occasioni per vederci ! Certo, dovrò cercare di
ricordarmi quando sono libero... magari è meglio se do un’occhiata al
calendario... HEY, MA CHE STO DICENDO ? ! ?
Paul si scosse e si
passò le mani sulla faccia. Devo essere impazzito, si disse. Cosa pensavo di
fare, dirle “Scusa cara, controllo un attimo la mia agenda...sì, ho un buco
libero domani tra una colazione d’affari e una riunione”... sto decisamente
esagerando. Basterà solo riflettere prima di parlare. E’ così semplice !
Sospirando, entrò in
casa e si buttò sulla poltrona. Com’era quella vecchia canzone di Bob
Marley?, pensò. Everything is gonna be
alright... andrà tutto benissimo.
L’indomani, appena
suonata la campanella dell’intervallo, Paul si precipitò con il cuore in gola a
cercare Sarah. La ragazza era ancora seduta al suo banco, intenta a copiare
degli appunti ; quando vide Paul, che, nervosissimo, si torceva le dita
sulla porta, si alzò e gli andò incontro sorridendo.
Quant’è carina, pensò
Paul osservando i lunghi capelli biondi che ondeggiavano ad ogni passo della ragazza.
Sembra un raggio di sole.
“Ciao Paul ! Hai
visto che stavolta mi sono ricordata il tuo nome ?”
“Ehm...ciao Sarah...
come va ?” balbettò il ragazzo, visibilmente imbarazzato. Sarah si accorse
subito che qualcosa non andava ; sembrava quasi che Paul non volesse
essere lì. Di riflesso, si mise sulla difensiva.
“Bene...sì, piuttosto
bene... e tu ?”
“Io..ecco...volevo dirti
che...insomma..”
Sarah cominciò a
spazientirsi ; possibile che quel benedetto ragazzo iniziasse tutti i suoi
discorsi con frasi sconnesse ?
“Insomma cosa ?”
disse la ragazza, mettendo le mani sui fianchi. Paul si accorse del cambiamento
d’umore di Sarah, e ciò lo rese ancora più inquieto.
“Volevo dirti che...il
concerto di giovedì...non puoi venire... “ Non puoi venire ? Mio Dio, cosa
sto dicendo ? ! ?
“Ah.” Disse Sarah,
fredda come il ghiaccio.
“No..cioè, puoi venire
se vuoi, ma il concerto non c’è...in realtà l’abbiamo sospeso per le prove
generali, quindi non troveresti nessuno, he, he, che idiota !”. Paul
ridacchiò nervosamente, capendo che stava mandando tutto a farsi friggere.
“Allora dove cavolo devo
venire ?”
“Da nessuna parte. Cioè,
no...se ti va possiamo uscire lo stesso a bere qualcosa...”
“Ma non avevate le prove
generali ? ! ?”
“Ah, già, è vero. Niente
giovedì, allora. Facciamo venerdì ?... no, aspetta. Questo week-end non ci
sono. Poi ci sono di mezzo gli esami, e sicuramente vorrai studiare...” disse
Paul cercando di fare il ragazzo premuroso. Naturalmente, però, ottenne
l’effetto contrario.
“Senti, lascia perdere.
Ho capito.” Rispose Sarah girando i tacchi e incamminandosi lungo il corridoio.
Paul cercò
disperatamente di fermarla : “No, aspetta, non mi sono spiegato...”
“Non c’è niente da
spiegare, Peter” lo interruppe Sarah senza voltarsi “Proprio niente. Ci vediamo
quando avrai le idee un po’ più chiare”.
Paul la guardò
scomparire dietro l’angolo. Sentì un groppo in gola e un lacrimone salirgli
all’occhio. Lo ricacciò indietro con un singhiozzo. Cretino, si disse. Stupido,
idiota, deficiente, deficiente...
“Oh, allora sei
qui ! Ti ho cercato dappertutto !” disse Mark apparendo
improvvisamente alle spalle del ragazzo con una rivista tra le mani. Paul non
si mosse e continuò ad imprecare dentro di sé.
“Guarda” continuò
Mark “Ti ho portato ‘Rolling Stone’ di
questo mese, c’è un mega servizio su Pat Metheny e...”
“IMBECILLE ! ! !”
sbottò improvvisamente Paul alzando le mani al cielo.
“Ma...ma che ti ho
fatto ?” sussurrò Mark, allibito.
“No, non tu...
IO ! ! !” esclamò Paul scoppiando in lacrime e cercando appoggio
sulla spalla di Mark.
“Ci siamo... dai,
torniamo in classe che mi racconti tutto” disse Mark circondando con un braccio
le spalle dell’amico che piangeva come un bambino con la faccia nascosta tra le
mani.
Arrivati in classe, i
due furono subito circondati dai compagni, che , con grande spirito di
solidarietà, lasciarono sfogare l’amico.
“Accidenti, non ci
voleva proprio” disse Julian.
“No che non ci
voleva !” esclamò Paul, disperato. “Non posso crederci...è finita ancora
prima di cominciare !”
“Ma Paul, non potevi proprio
stare un po’ più attento alle parole ? Te l’ho sempre detto, tu dici
sempre quello che non pensi !” disse Stephen.
“Grazie tante, Steve”
disse Paul asciugandosi il naso “Se l’avessi fatto ora non sarei qui a
frignare, no ? Comunque è fatta, devo togliermela dalla testa, non c’è più
niente da fare...”
“Non è detto” disse Mark
portandosi pollice e indice al mento, pensieroso. “Forse c’è una soluzione...ma
dovremmo prima interpellare i Picasso’s Last Words.” Paul, Stephen, Julian e
Oliver gli lanciarono un’occhiata interrogativa.
“Sì” continuò il ragazzo
“Credo proprio che si possa ancora fare qualcosa.”
24. A tutto
c’è rimedio
Sarah si buttò sul
letto, furiosa. Come aveva potuto farsi prendere in giro ancora una
volta ? E soprattutto, come poteva ancora credere che qualcuno si
interessasse a lei ? Certo, quel tipo...Peter, Paul, come diavolo si
chiamava, gli venisse un colpo, era stato davvero convincente. La finta estasi
alle prove, l’approccio in sala mensa, la scena all’uscita... tutto perfetto.
Se lo vedeva, Paul, a scherzare con gli amici... “Scommettiamo che nel giro di
tre giorni mi intorto quella biondina scema ?”. Chissà cos’aveva vinto, il
bastardo. Ce l’aveva quasi fatta. Sarah riusciva quasi a sentire le risate alle
sue spalle...possibile che se ne accorgesse sempre troppo tardi ? Ma
stavolta non glie l’avrebbe fatta passare liscia...
La ragazza si voltò su
un fianco. Improvvisamente, la rabbia lasciò il posto alla delusione e
all’amarezza. Sarah iniziò a piangere sommessamente. Ma perché ?, si
chiese. Lui sembrava così diverso... quando l’aveva conosciuto sembrava che non
glie ne importasse niente se lei era timida e impacciata, se non era bella o se
gli altri la chiamavano Sarah la Talpa a causa della sua forte miopia. Sarah la
Talpa...com’era umiliante !
Non avrei mai dovuto
ascoltare Heather e andare a quel maledetto provino, si disse. E comunque non
mi farò più prendere in giro. Chi se ne frega se resterò sola per tutta la
vita...tanto lo sono già !
Si scosse un attimo
quando sentì bussare alla porta della sua stanza.
“Sarah, c’è qui Heather”
disse sua madre. La ragazza si asciugò in fretta gli occhi e andò ad aprire.
Sua madre se n’era già
andata e, in piedi in mezzo al corridoio, se ne stava una ragazza dai corti
capelli castani e un sorriso gentile.
“Ma come, sono solo le
otto e mezza e tu sei già a letto ?” disse, ridendo.
Sarah si grattò la
testa. “No, stavo solo riflettendo...vieni, entra”.
“Riflettendo ?
Diciamo che stavi dormendo” disse l’amica mettendosi a sedere sul letto.
“Magari” ribattè Sarah
“Non riesco a togliermi dalla testa quel pezzo di...”
“Frena, cara” la
interruppe Heather “Mi sa che te la sei
presa un po’ troppo. Io non credo che lui volesse prendersi gioco di te...”
“Ah, no ? E allora
com’è che mi ha dato buca ancora prima che potessimo cominciare a
conoscerci ? No, non dirlo : si è accorto di non essere il ragazzo
giusto per me, che io merito di più, e tutte le altre balle che mi sento
raccontare da sedici anni a questa parte !”
“Hey hey, che bambina
precoce ! Non dirmi che hai ricevuto il tuo primo due di picche quando eri
ancora al reparto maternità...”
“Heather, per favore. Non è
giornata.”
“Scusa, era una
battutaccia, lo so. Ma voglio solo dirti che stai traendo delle conclusioni un
po’ troppo affrettate.”
“Ma quali conclusioni
affrettate ! ! !” sbottò Sarah “I casi sono due : o quello
è del tutto deficiente o è completamente idiota !”
“Oppure è uno che non ci
sa molto fare con le ragazze” aggiunse Heather.
“Dì pure per niente, in
questo caso. Comunque io non ci credo. Nemmeno lo scemo del villaggio
arriverebbe a tanto” disse Sarah incrociando le braccia e guardando fuori dalla
finestra.
“Adesso stai davvero
esagerando” replicò Heather “Capisco quanto tu possa essere arrabbiata, ma
conosco Paul e so per certo che non aveva la minima intenzione di ferirti.
Anzi, ora sta anche più male di te”.
“Ma nooo... e tu questo
come lo sai ? Ah, già, dimenticavo che è il migliore amico del tuo
bello...magari è lui che ti manda in avanscoperta ?”
“Senti, ora piantala
altrimenti ti prendo a sberle” disse Heather minacciando Sarah con l’indice
teso. “Tutta questa storia è frutto di uno stupido malinteso del cavolo a cui
Paul ha tutta l’intenzione di rimediare...così”. Heather tirò fuori dalla
borsetta una busta bianca su cui c’era scritto ‘Per Sarah’, e la consegnò
all’amica che la fissò stupita.
“Che cavolo è ?”
chiese la ragazza.
“Aprila e lo scoprirai,
idiota” rispose l’amica sorridendo.
Con mani tremanti, Sarah
aprì la busta e ne tirò fuori un biglietto scritto a mano che diceva :
Sei ufficialmente invitata
ad uno speciale concerto dei
Picasso’s Last Words
che si terrà giovedì 14 giugno alle
20.30
al secondo piano del bar
“MICKEY
AND THE MOUSE”.
Chiedi di Jack.
Per favore, vieni.
Ti aspetto
Paul
“E’ uno scherzo,
vero ?” disse Sarah.
“Prendilo come ti pare”
rispose Heather alzandosi e dirigendosi verso la porta “Se fossi in te, però,
approfitterei di quest’occasione”
Sarah restò un attimo in
silenzio. Guardò prima il biglietto, poi Heather. “Te l’ha dato lui ?”
disse.
“Sì, e dagli occhi che
aveva direi che ci teneva davvero molto.”
Sarah sospirò, poi
accennò ad un sorriso.
“Beh” disse “Tutti hanno
bisogno di una seconda possibilità, giusto ?”
“Direi che ne avete
bisogno entrambi” rispose Heather.
Scoppiarono entrambe a
ridere, e Sarah si sentì molto più sollevata.
25. Tonight’s
the night
Mentre si dirigeva verso
il “Mickey and the Mouse”, Sarah si domandò se non fosse il caso di girare i
tacchi e darsela a gambe. E se si fosse trattato di uno stupido scherzo,
l’ennesimo che avrebbe dovuto subire ? Se non ci fosse stato nessuno ad
aspettarla, salvo qualche faccia sghignazzante che non si sarebbe fatta il
minimo problema a sfotterla per mesi ? No, era stata Heather a darle la
lettera, e lei non si sarebbe mai prestata ad un gioco del genere... era la sua
migliore amica ! E poi aveva ricevuto l’invito direttamente dalle mani di
Paul, a sua volta migliore amico di Stephen...se ci fosse stato sotto qualcosa,
lui l’avrebbe certamente saputo, e la stessa Heather glie l’avrebbe cavato
fuori in un batter d’occhio !
Mentre si diceva che
stava diventando decisamente troppo sospettosa (cosa legittima, visti i
precedenti), si trovò, quasi senza rendersene conto, davanti all’ingresso del
bar.
Sarah tirò un profondo
respiro ed entrò, guardandosi intorno. Gli avventori erano ridotti a sette o
otto persone, quattro delle quali erano impegnate ad un tavolo da biliardo e
gli altri erano seduti al bancone, dietro il quale la barista, una tipa dal
viso tondo e i capelli a caschetto, stava asciugando i bicchieri senza degnarla
di uno sguardo.
Nessuna faccia
nota ; la ragazza cominciò a sentirsi decisamente a disagio. E
adesso ? pensò.
“Sarah ?”
“... !”
La voce la fece
sobbalzare. Si voltò e capì che la voce roca apparteneva ad un ragazzo
spettinato e sorridente fermo davanti ad una porta aperta dietro al
bancone ; oltre essa era visibile una rampa di scale.
“Tu sei Sarah Nash,
vero ?” continuò quello strano tipo.
“S...sì” balbettò lei.
“Fantastico, sei
puntuale come un orologio ! Sali, stavamo giusto aspettando te !”
disse lui, invitandola con un cenno a salire.
“Stavamo ?” disse
lei, sorpresa. “Un momento...ma tu chi... ?”
“Ah, già, che
stupido ! Io sono Jack Morris... Paul ti avrà sicuramente detto di
chiedere di me, giusto ? Ora andiamo, forza, quelli muoiono dalla voglia
di suonare !”
Sarah si mosse
lentamente verso Jack. “Senti, ma... com’è che possiamo salire e scendere da
questo posto come ci pare e piace ?” disse, indicando la porta.
“Semplicemente perché
questo bar è mio” rispose il ragazzo “Cioè, è dei miei genitori ! Quella
racchia musona che sta servendo i cocktail è mia sorella Paula” disse indicando
la giovane barista che immediatamente si girò e disse in malo modo al
fratello : “Ti ho sentito, sai ? Vedete di non fare troppo casino, tu
e i tuoi amichetti fracassoni, altrimenti ve le suono io !”
“Ti adoro, Paula, cosa
farei senza di te ?” rispose Jack in tono sarcastico, salendo le scale
insieme a Sarah. La sorella lo ignorò. “Non preoccuparti, Sarah, abbaia tanto
ma non morde quasi mai... piuttosto, sei pronta all’evento mondano
dell’anno ?”
“A dir la verità non ho
ancora capito in cosa consista... la faccenda è stata piuttosto confusa”
rispose la ragazza.
“Oh, lo capirai da sola.
Comunque devo dire che Paul aveva ragione...”
“Come sarebbe ?”
chiese Sarah con uno sguardo interrogativo.
“Beh, sei più carina di
quanto immaginassi !”. Sarah arrossì, mentre Jack alzò gli occhi verso la
fine della scala, che si apriva direttamente in un’ampia mansarda.
“Eccoci qua !”
esclamò Jack. “Possiamo cominciare, ragazzi !”
Una volta nella stanza,
Sarah si guardò attorno, sorpresa. I ragazzi e le ragazze che stavano seduti ai
tavolini si erano voltati verso di lei e l’avevano salutata amichevolmente...
ma lei non li aveva mai visti !
Ad un tratto, vide
Heather venirle incontro.
“Credo che dobbiamo fare
un po’ di presentazioni “ disse, prendendo per mano l’amica e portandola
dal gruppetto di sconosciuti che, nel frattempo, si erano alzati e la stavano
circondando. Ma dov’era Paul ?
“Questo è Tom... poi qui
ci sono Elizabeth, Benjamin, Philip... Jack l’hai già conosciuto, vedo...
queste sono Patricia e Madeleine, e infine ecco Amy, la sorella di
Julian...sai, quel gran...”
“Heather !”
esclamarono all’unisono Philip e Jack.
“...ehm, insomma, te ne
ho già parlato.” continuò Heather, imbarazzata. “Ragazzi, questa, se non
l’avete capito, è...”
“Sarah !”
Paul sbucò da una
porticina, seguito a ruota dal resto dei Picasso’s Last Words, e corse dalla
ragazza a braccia aperte.
“Allora sei
venuta ! Meno male, non ci speravo più !”, disse, prendendola per
mano. Sarah arrossì come al solito.
“Ciao Paul” disse “Mi stavo giusto chiedendo dove fossi
finito...”
“Stavo mangiando un
boccone con il resto del gruppo...non preoccuparti, non ti avrei mai
bidonata !”
“Beh, una volta l’hai
fatto, se non sbaglio...” disse Sarah, che non sapeva ancora se fidarsi
completamente del ragazzo.
“Purtroppo è vero, ma
non dipendeva da me” rispose Paul facendosi serio. “Comunque vieni, ti presento
gli altri !” continuò, trascinandola verso i compagni che si erano diretti
verso i loro strumenti, montati in fondo alla sala.
“Stephen lo conosci
già...questi sono Mark, Julian, Oliver e Alan !” . I ragazzi sorrisero e
la salutarono.
“Cavoli, Paul, non ci
avevi detto che la tua amica era una bambola in carne ed ossa !” esclamò
Alan.
E due. Sarah era sempre
più imbarazzata. Guardò di sottecchi Paul, pensando di trovargli un sorrisetto
di compiacimento dipinto sul viso, come se si fosse messo d’accordo con i
compari per renderla più malleabile. Invece notò che il ragazzo la guardava con
gli occhi carichi di gioia e affetto.
“E’ vero” rispose Paul
sorridendo “Sei bellissima !”.
Il cuore di Sarah
cominciò ad accelerare. Forse aveva fatto bene a mettere quella gonna a tubino
nera, la camicia annodata in vita e le scarpe col tacco... e anche a sostituire
gli occhiali con le lenti a contatto e a sfoggiare un velo di mascara e
ombretto. Ma c’era dell’altro : sentiva che i complimenti dell’amico non
erano una semplice constatazione, come quelli di Jack e Alan. Avevano qualcosa
di più profondo dietro, qualcosa che Sarah non riusciva ancora a spiegarsi...
“Paul, che dici se
attacchiamo ? Si sta facendo tardi” disse Oliver mettendosi la chitarra a
tracolla.
“Un momento” disse Sarah
“Ma voi non avevate le prove generali, oggi ?”
“Difatti le abbiamo
avute” rispose Elizabeth, affiancandosi alla ragazza “Ma il nostro Ollie è
stato tanto buono da accelerare un po’ le cose...vero Ollino ?”
Oliver le lanciò
un’occhiataccia. Quando Mark aveva lanciato la proposta del concerto
estemporaneo, lui, naturalmente, non era stato d’accordo. Era chiaramente una
follia sottrarre tempo alle prove il giorno prima della recita...e poi chissà a
che ora avrebbero finito di suonare ! Alla fine, però, le suppliche di
Paul avevano vinto, e lui aveva dovuto arrendersi al fatto che “al cuor non si
comanda”. Aveva così deciso di lasciar perdere i costumi, le scenografie e
tutto il resto, e di provare solo le scene più impegnative ; in questo
modo se l’erano cavata in un pomeriggio, con gran gioia per il resto della
compagnia.
“Ollie ha ragione !
Sarah, vai pure a sederti insieme agli altri...” disse Paul. Poi si voltò a
guardare i Picasso’s Last Words, che si erano già messi ai posti di manovra e
imbracciò anche lui la chitarra.
“Signore e signori,
grazie per essere venuti qui stasera !” esordì il ragazzo, rivolgendosi al
pubblico.
“Purtroppo il tempo che
abbiamo a disposizione non è molto, quindi suoneremo poche canzoni...ma
buone !”
“Speriamo !” disse
Benji ridendo.
“Tranquilli, vi assicuro
che non vi pentirete di essere qui ! Ma per favore, non chiedeteci il bis,
altrimenti Paula ci butterà fuori con la scopa, insieme alla spazzatura !
E ora... un, due, tre... “
Le dita di Julian
scivolarono velocemente lungo la tastiera, accompagnate dopo un attimo dalla
batteria di Alan e dal basso di Stephen, a cui si aggiunsero subito le chitarre
di Paul e Oliver, le quali formarono l’accompagnamento. Sarah, che aveva un
buon orecchio e una discreta conoscenza musicale, riconobbe subito “Year of the
cat”.
Paul iniziò a cantare.
On a morning from a
Bogart movie...
Sarah osservò gli
spettatori, che seguivano la canzone chi muovendo ritmicamente i piedi o la
testa, chi canticchiandola tra sé e sé. Mark, che aspettava di entrare con il
suo assolo, picchiettava le dita sul sassofono che aveva a tracolla.
I ragazzi suonavano
bene ed erano perfettamente a loro agio. Sarah ripensò alle sensazioni che
aveva provato mentre cantava “Independent love song” davanti ai This Was e si
chiese se per Paul era la stessa cosa. Sicuramente no, si disse, e forse lui
stava prendendo la cosa nel modo giusto ; mentre era sul palco, Sarah
aveva avuto una grandissima voglia di scappare via, come se si vergognasse di
quello che stava facendo ; era evidente che Paul era felice, e che per lui
cantare e suonare erano una grandissima gioia che voleva condividere con tutti.
Poco importava di quello che pensavano gli altri ; l’importante era che ci
credesse lui.
...But the drum-beat
strains of the night remain / in the rhythm of the new-born day...
E lui ci credeva,
eccome !
La ragazza si rese conto
che avrebbe avuto molto da imparare da Paul ; capì che ciò che contava non
era fare una cosa bene o male, ma avere il coraggio di farla. E poi quella sera
aveva organizzato tutto per lei...
...You know sometimes
you’re bound to leave her / but for now you’re going to stay...
Aiutata dalla melodia,
la felicità esplose dentro Sarah.
“In the year of the
cat ! ! ! “
Far parte del coro fu
una sensazione meravigliosa.