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Autore: Rubysage    16/07/2003    1 recensioni
Una recita scolastica...un regista nevrotico...un attore primadonna...due amici che si scannano...che ne sarà di Macbeth? Storia completa! (di Sage, che ha cambiato nick ^___^)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. Segni di cedimento

Nonostante tutti i disastri che erano capitati, la situazione alle prove doveva ancora toccare il fondo.

Quel lunedì erano già tutti nell’Auditorium pronti a mettersi al lavoro (Oliver e Philip erano ancora un po’ acciaccati a causa dell’incidente della botola, tuttavia non avevano osato lamentarsi e se ne stavano ben alla larga da Mark, avendo capito che le rare volte in cui il ragazzo si arrabbiava erano guai seri), quando Maddy entrò di corsa, raggiante.

“Indovinate un po’ cos’ho qui !” disse sollevando una borsina di plastica.

“Uhm...hai fatto la spesa ?” rispose distrattamente Julian.

“No, cretino, dà un’occhiata ! Anzi, è meglio se ci pensa il diretto interessato...vieni a vedere, Tommy !”, disse la ragazza togliendo dalla sporta un fagotto di stoffa e aprendolo con orgoglio davanti all’amico.

“Tadaaa... !”

“...”

“E allora, non dici niente ?” protestò Maddy.

“Non ho parole... l’hai fatto tu ?” disse Tommy, mentre i suoi compagni osservavano divertiti la scena : dalle mani di Maddy pendeva il costume di Macbeth...con qualche difettuccio.

“Tutto con le mie manine, tesoro !”

Si vede, pensò ridacchiando Elizabeth : la blusa verde brillante (troppo attillata, per la verità), che si doveva stringere in vita con una cintura di fintissimo rettile, aveva un colletto di pizzo a cappe che Maddy doveva aver tolto da un grembiule dell’asilo e un mantello marrone che si allacciava al collo con uno spago dalle estremità sfilacciate. Quanto ai pantaloni, consistevano semplicemente in un vecchio paio di fuseaux bianchi in cui Tom non sarebbe entrato neanche dopo una dieta da Biafra.

“Carino come sudario” commentò acida Patty. Maddy finse di ignorarla.

“Allora, ti piace ? Ci ho lavorato sopra tutta la settimana, solo per te !” disse la ragazza in tono speranzoso. Tom non ebbe il coraggio di risponderle ; avrebbe recitato nudo, piuttosto che indossare quella roba, ma non voleva deludere Maddy, che sognava invano un segno di gratitudine da parte del ragazzo.

Ci pensò Stephen, con il suo savoir-faire da elefante, a riportarla alla cruda realtà.

“Sì, quel costume da carnevale è proprio carino, peccato che siamo un po’ fuori stagione. Avanti, cos’è che dovevi farci vedere ?”

Maddy diventò prima bianca come un cadavere, poi paonazza. I ragazzi temevano che esplodesse. E così fu.

“BRUTTOIGNORANTEROMPISCATOLEIDIOTADASTRAPAZZONONHAIIDEADELLA-FATICACHEMIE’COSTATOMETTEREINSIEMEQUESTAROBALEMIEDITA
SONODIVENTATEDEIPUNTASPILLI-MICISONOCONSUMATAGLIOCCHIETUHAIILCORAGGIODIINSULTARECOSI’ILMIOLAVORO-MAARRANGIATI
CRETINOSEVUOIUNCOSTUMEFATTELOFAREDATUANONNAINCARRIOLA ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !”. Detto questo, si sedette a terra e scoppiò a piangere premendosi il costume sulla faccia e imbrattandolo tutto di mascara.

Tutti i ragazzi si precipitarono a consolarla.

“No, ti prego, non fare così...”

“Non lo pensava sul serio...”

“Sei stata bravissima...”

“Sei una ragazza da sposare...”

“E’ il costume più bello che io abbia mai visto...”. Tom sussultò e si morse la lingua, pentendosi amaramente di quello che aveva appena detto. Maddy colse la palla al balzo e, rialzando gli occhi ancora umidi verso di lui, disse :

“Davvero ? Allora lo indosserai ?”

Tom tentennò un istante.

“Ma certo che lo farà !” esordì Oliver mettendo un braccio attorno alle spalle dell’amico. “E scommetto che non vede l’ora, vero Tommy ?”

Tom si sentì perduto. Passò in rassegna lo sguardo di Maddy, che lo guardava piena di speranza, quello dei suoi compagni, che lo osservavano con invidia perché lui era stato l’unico ad entrare nelle grazie della giovane, e quello delle ragazze, che significava ‘te la sei cercata, adesso sbrogliatela da solo’.

Sospirando, Tom si fece coraggio e disse : “Va ben...”

“Stupendo ! Provatelo subito !” esclamò Maddy saltando in piedi. In men che non si dica aveva trascinato Tom nel magazzino e, dopo avergli cacciato in mano l’orrida veste, gli aveva chiuso la porta alle spalle.

Ormai è in trappola, pensò Philip.

Un paio di minuti dopo, il povero Tom fece capolino dalla porta e, con la mano, fece cenno ad Oliver di raggiungerlo. Dopo che il ragazzo fu entrato nella stanza, Tom richiuse di forza la porta e sibilò :

“Vedi di fare qualcosa, io non esco conciato così ! ! !”

“Tom, piantala, non riesco neanche a vederti...qui c’è buio pesto ! Senti, adesso devi farlo, non vorrai deludere la tua (calcò parecchio quest’ultima parola) Maddy ? E poi devi ritenerti fortunato, finora sei l’unico che ha un costume di scena !” disse ironicamente Oliver “Per cui smettila e usciamo di qui, comincio a soffrire di claustrofobia...”. Detto questo, spalancò l’uscio e, mettendosi in fianco ad esso, annunciò : “Signore e signori...ecco a voi...Macbeth Baker!”

Appena Tom uscì, i ragazzi riuscirono appena a trattenersi dallo scoppiare in una fragorosa risata. Lo spettacolo che si era presentato ai loro occhi era veramente ridicolo : Tom non sembrava Macbeth, ma un misto tra la parodia di Robin Hood, un ballerino classico e un salsicciotto in scarpe da ginnastica.

“Hmm...forse ti è un po’ stretto sui fianchi” borbottò, pensierosa, Maddy.

“Anche da qualche altra parte, direi” aggiunse Lucy in tono sarcastico. Tom arrossì e cercò di avvolgersi nel mantello, che però gli copriva a malapena la schiena e gli arrivava giusto sotto la vita.

“Sie...siete solo invidiosi, ecco la verità !” balbettò il ragazzo.

“Come no ! Però scommetto che ora sei tu che invidi noi, vero Tommy ?” disse Jack ridendo.

“Sì, sì, ridete pure, vedrete quando ci sarete voi nelle zampe di Maddy...allora riderò io !” rispose sotto voce Tom, per non farsi sentire dalla ragazza. “Se avete finito di....fare commenti, potrei andare a cambiarmi, che dite ?”

“Dico che purtroppo è tardissimo e dobbiamo cominciare alla svelta !” disse Oliver, beffardo “Per cui ti toccherà provare in costume...non è un grande onore ? Pensa che non siamo nemmeno alle prove generali !”

“Ollie, non puoi...”

“Oh, sì che posso ! E ora piantala di fare storie e muoviti ! Dobbiamo rifare la scena del coltello.”

Tom, arrabbiatissimo, si diresse a grandi passi verso Oliver, che lo aspettava in scena assieme a Paul.

“Questa me la paghi, bastardo” gli sibilò in un orecchio dopo averlo afferrato per il collo della camicia. “Giuro che appena è finito tutto ti...”

“Scusate, Julian è qui ?”

Tutti si voltarono a guardare la nuova venuta. Appena Tom capì chi era, desiderò ardentemente di non essere mai nato.

“Ciao Amy... Ti serve qualcosa ?” disse Julian lanciando uno sguardo imbarazzato verso Oliver e Tom e dirigendosi verso la sorella.

“Dovevo solo portarti le chiavi di casa...esco a far shopping con Karen, e papà non c’è...ehi, ma chi è il tizio col mantello ?” chiese Amy incuriosita notando, disgraziatamente, la ‘mise’ di Tom.

“Ehm...anticipo di prove generali ! E ora vai, svelta, non vorrai far aspettare Karen !” la incalzò Julian, per evitare che la ragazza identificasse Tom. Il ragazzo, a sua volta, stava cercando di defilarsi, ma fu bloccato dalla voce squillante di Amy.

“Ah, ma è Tommy ! Quanto sei carino ! Sembri un po’ Batman, ma più simpatico !”

Tom cominciò a sudare profusamente, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’involontario complimento di Amy. Le fece un sorriso ebete e cercò di farfugliare qualcosa.

“Eeeh...vedi...costume...Maddy...carino, vero ?...”

Maddy incrociò le braccia, indispettita dal comportamento del ragazzo. Possibile che lui non la considerasse minimamente, lei che era ambita da quasi tutti i ragazzi della scuola, e che le preferisse una sbarbina di un anno più giovane ? Era proprio vero ; si desidera sempre ciò che non si può avere.

Amy, comunque, era veramente carina, sempre fresca e vivace. Nonostante assomigliasse poco a Julian, chiunque li vedesse insieme capiva che erano fratelli. Lo stesso sguardo, lo stesso sorriso, lo stesso modo di esprimersi gesticolando e di ridere buttando la testa all’indietro ; poco importava che lei avesse lunghi capelli castani e occhi verde scuro e lui fosse moro con gli occhi nocciola, si notava al volo che uscivano dallo stesso stampo.

“Ora devo proprio scappare. Buon lavoro a tutti...ciao Tommy !” disse agitando una mano verso il ragazzo e sfoderando uno dei suoi più bei sorrisi.

“...e buon lavoro anche a te, fratellone !” disse poi, alzandosi in punta di piedi a baciare la guancia di Julian.

I ragazzi la guardarono uscire di corsa e sospirarono ; eh, già, Amy era proprio una ventata di aria fresca.

“Forza, ciurma, al lavoro ! Che c’è, vi siete incantati ?” disse Oliver, battendo le mani come al solito per richiamare l’attenzione dei presenti. “Paul, Tom. Atto secondo, scena prima. Saltiamo subito all’incontro con Macbeth.”

Oliver si mise comodo (ben lontano dalla botola !) ad ascoltare il dialogo tra Banquo e il suo signore.

“Chi va là ?” disse solennemente Paul.

“Un amico” rispose Tom con aria scocciata.

“Ancora in piedi, monsignore ? Il Re è.... Sarah !” gridò all’improvviso Paul dopo aver visto dalla finestra la ragazza dei suoi sogni che si dirigeva verso il cancello.

“Aspetta Saraaaaaaah ! Ti devo parlareeeeeeee !”

No, no, NO ! ! ! , si disse Oliver, vedendo l’amico saltare giù dal palco e lanciarsi verso l’uscita.

“Torno subito, continuate senza di me !” disse Paul, sparendo nel corridoio.

“Tre battute. Questo è un vero record “ disse Oliver.

“Che facciamo, Ollie, continuiamo ?” disse Tom, ancora seccato per la figuraccia fatta con Amy Ross.

“Certo che continuiamo...almeno facciamo il tuo monologo, così non ci pensiamo più. Dai, vieni qui al tavolo e attacca, ma veloce che sono già stufo” rispose Oliver, appoggiandosi al muro.

Tom fece un passo in avanti e, dopo aver guardato cosa c’era sulla tavola, la indicò con il pollice e disse con aria incredula: “Ma che cos’è, un coltello ?”

“Sì, la battuta era più o meno questa... cerca di dirla in modo un po’ più convinto !”

“Guarda Ollie che non stavo mica recitando... ti ho chiesto se quella roba è un coltello... o mi state di nuovo prendendo per il sedere ?”

Detto ciò, sollevò con due dita una specie di sciabola di plastica formato mignon, che portava in rilievo sulla lama la scritta ‘Sandokan’.

“Senti, stendiamo un velo pietoso...” disse Oliver “Era l’unica cosa che assomigliasse ad un coltello che avevamo a disposizione...probabilmente ci giocava il nonno di Davenport...insomma, vedi di far finta di niente e continua !”

Tom, perplesso, posò quell’arma letale e, dopo essersi schiarito la voce, disse :

“E’ un coltello, quello che vedo qui davanti ?”

Oliver scosse la testa e disse : “Non così...non devi domandarti se quello è un coltello o una forchetta...devi apparire tentato...quell’arma ti farà commettere un omicidio, ricordatelo !”

“Va beh... E’ un coltello , quello che...”

“No !” lo interruppe nuovamente Oliver “Meno deciso !”

“E’ un coltello, quello che vedo qui davanti ?”

“Ho detto meno deciso !”

“Ma insomma, Ollie !”

“E dai, ricomincia !”

Tom stava ribollendo dalla rabbia.

“E’ un coltello, quello...”

“No.”

“Non è un coltello ?” disse Tom in tono sarcastico.

“Tommy...”

“Va bene, va bene. Hm. E’ un coltello quello che...”

“Alza la voce, se parli così non ti sente nessuno !”

“E’ un...”

“Tom, un tipo strano sta cercando di fregarti la bicicletta” disse Benjamin guardando fuori dalla finestra.

“TI AMMAZZOOOOOOO ! ! ! ! ! ! ! ! !”

Tom afferrò il pugnale giocattolo e si precipitò fuori dalla stanza.

Oliver avrebbe voluto piangere ; invece si chiese, come tutti gli altri, quale sarebbe stata la reazione del ladro di biciclette nel vedersi correre incontro Tommy conciato in quel modo abominevole.

22. Provaci ancora, Paul !

Mentre tutto questo accadeva, Paul era riuscito a raggiungere Sarah appena prima che uscisse dal cancello.

“Sarah ! Aspettami !”

La ragazza si voltò di scatto e si spaventò un pochino vedendosi correre incontro Paul, tutto rosso e con il fiatone ; in un attimo, il ragazzo la raggiunse. Sarah avrebbe voluto scappare via ; imbarazzatissima, senza avere il coraggio di guardare Paul in faccia, disse :

“Ehm...ciao, Peter. Come va... ?”

“Paul” rispose, ansimando, il ragazzo.

“...Come ?”

“Mi chiamo Paul, non Peter” disse, con un filo di delusione nella voce, riprendendo fiato. Ma come, si era già dimenticata il suo nome ? “Per fortuna ce l’ho fatta...devo aver travolto tre o quattro persone mentre correvo qui !”

Sempre guardandosi in giro, come se temesse di essere spiata da qualcuno, la ragazza disse :
“... Perché, devi dirmi qualcosa, Pet...ehm, Paul, scusa !”

“Peter, Paul...non fa molta differenza, sempre santi sono !” rispose il ragazzo con una risata. “Comunque...insomma, volevo salutarti...è un po’ che non ti vedo !”

“Beh, a dire la verità...l’ultima volta è stato tre giorni fa, in mensa... poi c’è stato il week-end di mezzo e...”

“Oh, già. Comunque...tutto ok ? Com’è andato il compito di matematica ?”

“Ma...come hai fatto a ricordartelo ?” chiese, stupita, la ragazza.

“Beh, sai...il vecchio Paul ha la memoria di un elefante !”

“Comunque tutto bene, grazie... e la vostra recita ?”

“Lascia perdere... stiamo impazzendo tutti !”

In cinque minuti le raccontò tutti i disgraziati avvenimenti di tre settimane di lavoro. La ragazza rise, e Paul si disse che era stupenda quando era felice. Avrebbe voluto inventarsi qualcos’altro per sentirla ridere ancora.

“Comunque abbiamo tutti bisogno di un po’ di relax...io non so nemmeno quando è stata l’ultima volta in cui ho preso in mano la chitarra !” continuò Paul.

“Tu suoni la chitarra ? E’ stupendo ! E hai un gruppo o suoni per conto tuo ?”

“Tutt’e due...anche se suonare in gruppo è molto più divertente ! Conosci i Picasso’s Last Words ?” chiese, speranzoso, Paul.

“Uhm..no, mai sentiti” rispose Sarah dopo averci pensato un po’ su.

E tre, si disse Paul, visibilmente deluso. Sembra quasi che lo faccia apposta !

“Beh, i membri sono quasi tutti miei compagni di classe. C’è Mark Landers, il figlio del veterinario, quello alto, con la pelle scura...lui suona il flauto e il sax. E’ un po’ impacciato e quando si muove combina spesso qualche disastro, ma è grandioso, a volte tira fuori certi numeri...”

“Davvero è così bravo ?”

“Il migliore. Poi c’è Julian Ross che suona il pianoforte... saprai sicuramente chi è, non è il tipo che passa inosservato !”

“Sì, credo di aver capito... quasi tutte le mie compagne di classe sono cotte di lui ! Hai detto che suona il piano ?”

“Sì, e anche lui è un fenomeno ! Altro che quello sbruffone di Leon Mitchell !” affermò Paul con orgoglio, prendendosi l’ennesima rivincita nei confronti del detestato leader dei ‘This Was’.

“In effetti Leon suona molto bene...ma se mi dici che Julian è anche meglio, allora...”

“Non c’è paragone, te l’assicuro. Julian è un talento naturale...e poi la sua matrigna è un’insegnante di musica !” aggiunse, dando di gomito a Sarah.

“Ah, così ha un’allenatrice personale ! Proprio fortunato !”

“Puoi dirlo forte ! Poi c’è Ollie Hutton, il nostro regista, che suona anche lui la chitarra. Lui, però, si occupa dell’accompagnamento. Alla batteria, invece, c’è Alan Crocker, di quarta A. E’ l’unico esterno.”

“Capisco. E un bassista ce l’avete ?”

“Come no ! Mi stavo dimenticando di Stephen, che amico ingrato sono ! Vedi, è stato uno dei fondatori dei PLW , insieme a me ! Sai che ha imparato a suonare il basso in un mese ? Certo, se ti dico i primi risultati...Lui lo attribuisce al fatto che è mancino, ma esagera un po’...a volte crede di assomigliare a Paul McCartney...”

“Aspetta un attimo” lo interruppe Sarah. “Hai detto PLW ? E Stephen, per caso, di cognome fa Mallory ?”

“Sì, è lui, perché ?”

“Ma allora ho capito chi siete !” esclamò Sarah dandosi un colpo di mano sulla fronte. “Io sono in classe con Heather Blackwood, la ragazza di Stephen Mallory !”

Era vero, Paul se n’era dimenticato.

“Ecco perché il nome mi suonava famigliare... Heather mi ha parlato tantissimo del vostro gruppo !”

“E te ne ha parlato bene, spero !”

“Eccome ! Mi ha chiesto un sacco di volte di venirvi a sentire, ma...beh...non avevo mai tempo...” mentì Sarah. Sarebbe stato meglio dire che non avevo voglia di starmene lì come un baccalà mentre Heather lumava il suo ragazzo, pensò.

“Stai scherzando ?” esclamò Paul. “Allora DEVI venire a vederci !”

“Io...veramente...non so...” tentennò timidamente Sarah.

“Senti, noi suoniamo giovedì prossimo al ‘Mickey and the Mouse’, il locale in fondo a Gillingham Close...ti prego, vieni ! Ci tengo un sacco ! Non ti deluderemo, vedrai ! E poi, se ti va, potrai cantare qualcosa con noi...”

Sarah non sapeva cosa dire...non poteva dire di no allo sguardo supplichevole di quello strano ragazzo che aveva conosciuto da pochissimi giorni e già manifestava un grande interesse per lei.

“D’accordo, verrò. Ma non so per quanto potrò rimanere...”

“Fantastico !” la interruppe Paul “noi cominciamo alle otto e mezza, se vuoi venire prima mangiamo qualcosa insieme !”

“Va bene, ma...”

“Ora devo scappare, altrimenti Ollie mi fucila ! Grazie mille per la splendida notizia, ti aspetto !” disse Paul correndo via.

“Non mancherò !” rispose Sarah, salutando il ragazzo. Non capiva perché, ma sentiva il cuore batterle forte...

Paul non stava più nella pelle. Ridendo e saltando come un canguro rientrò nell’Auditorium giusto mentre tutti gli altri avevano iniziato a levare le tende.

“Ti sei perso una scena...” gli disse Stephen, vedendolo tornare “Tommy vestito da Robin Hood che inseguiva un ladro di biciclette con uno spadino di plastica...mai riso tanto in vita mia ! E tu dov’eri finito ? Hai trovato Sarah ?”

“Sìììììììì ! ! !” esclamò Paul, al settimo cielo. “Abbiamo chiacchierato un po’...beh, sarebbe meglio dire che io ho parlato e lei mi ascoltava...ma comunque non importa ! L’ho fatto, Steve !”

“Fatto cosa ? Le hai chiesto di uscire ?”

“Non proprio...l’ho invitata al concerto di giovedì! Non è fantastico ? Le ho detto che, se voleva venire prima...”

“Alt un attimo” lo interruppe Stephen “Non starai parlando di giovedì prossimo ?”

“Sì...il concerto nel locale di Jack... perché, c’è qualcosa che non va ?”

“Paul...sai che giorno è giovedì prossimo ?” disse Stephen incrociando le braccia.

“N-no...”

“Te lo ricordo io. E’ il 14 giugno.”

“E allora ?”

“Come allora ? Ci sono le prove generali ! Non dirmi che te ne sei dimenticato !”

“O mio Dio...” Paul impallidì.

“La recita è venerdì...abbiamo annullato tutto già da due settimane ! A parte il fatto che non c’è tempo, anche volendo, non abbiamo uno straccio di pezzo nuovo da provare !”

NOOOOOOOOOO, avrebbe voluto gridare Paul. Ma non c’era tempo per disperarsi ; doveva trovare una soluzione, e doveva trovarla in fretta.

23. Malintendersi

Tornando a casa, Paul si maledisse per essere stato così stupido. Ma come aveva potuto dimenticarselo ? Forse era stato l’eccessivo entusiasmo del momento che gli aveva fatto perdere la testa. Ma adesso la cosa importante era dire tutto a Sarah. Come diavolo avrebbe reagito ? Si sarebbe arrabbiata o sarebbe stata comprensiva e l’avrebbe perdonato ? Certo che sei proprio un genio, si disse Paul, un bidone al primo appuntamento... come minimo non ti guarderà mai più in faccia, e ne avrà tutte le ragioni. Comunque devo solo dirle che il concerto è rimandato a data da definirsi e chiederle scusa...non è mica la fine del mondo. Potrò comunque chiederle di uscire a spettacolo concluso, ci saranno un sacco di altre occasioni per vederci ! Certo, dovrò cercare di ricordarmi quando sono libero... magari è meglio se do un’occhiata al calendario... HEY, MA CHE STO DICENDO ? ! ?

Paul si scosse e si passò le mani sulla faccia. Devo essere impazzito, si disse. Cosa pensavo di fare, dirle “Scusa cara, controllo un attimo la mia agenda...sì, ho un buco libero domani tra una colazione d’affari e una riunione”... sto decisamente esagerando. Basterà solo riflettere prima di parlare. E’ così semplice !

Sospirando, entrò in casa e si buttò sulla poltrona. Com’era quella vecchia canzone di Bob Marley?, pensò. Everything is gonna be alright... andrà tutto benissimo.

L’indomani, appena suonata la campanella dell’intervallo, Paul si precipitò con il cuore in gola a cercare Sarah. La ragazza era ancora seduta al suo banco, intenta a copiare degli appunti ; quando vide Paul, che, nervosissimo, si torceva le dita sulla porta, si alzò e gli andò incontro sorridendo.

Quant’è carina, pensò Paul osservando i lunghi capelli biondi che ondeggiavano ad ogni passo della ragazza. Sembra un raggio di sole.

“Ciao Paul ! Hai visto che stavolta mi sono ricordata il tuo nome ?”

“Ehm...ciao Sarah... come va ?” balbettò il ragazzo, visibilmente imbarazzato. Sarah si accorse subito che qualcosa non andava ; sembrava quasi che Paul non volesse essere lì. Di riflesso, si mise sulla difensiva.

“Bene...sì, piuttosto bene... e tu ?”

“Io..ecco...volevo dirti che...insomma..”

Sarah cominciò a spazientirsi ; possibile che quel benedetto ragazzo iniziasse tutti i suoi discorsi con frasi sconnesse ?

“Insomma cosa ?” disse la ragazza, mettendo le mani sui fianchi. Paul si accorse del cambiamento d’umore di Sarah, e ciò lo rese ancora più inquieto.

“Volevo dirti che...il concerto di giovedì...non puoi venire... “ Non puoi venire ? Mio Dio, cosa sto dicendo ? ! ?

“Ah.” Disse Sarah, fredda come il ghiaccio.

“No..cioè, puoi venire se vuoi, ma il concerto non c’è...in realtà l’abbiamo sospeso per le prove generali, quindi non troveresti nessuno, he, he, che idiota !”. Paul ridacchiò nervosamente, capendo che stava mandando tutto a farsi friggere.

“Allora dove cavolo devo venire ?”

“Da nessuna parte. Cioè, no...se ti va possiamo uscire lo stesso a bere qualcosa...”

“Ma non avevate le prove generali ? ! ?”

“Ah, già, è vero. Niente giovedì, allora. Facciamo venerdì ?... no, aspetta. Questo week-end non ci sono. Poi ci sono di mezzo gli esami, e sicuramente vorrai studiare...” disse Paul cercando di fare il ragazzo premuroso. Naturalmente, però, ottenne l’effetto contrario.

“Senti, lascia perdere. Ho capito.” Rispose Sarah girando i tacchi e incamminandosi lungo il corridoio.

Paul cercò disperatamente di fermarla : “No, aspetta, non mi sono spiegato...”

“Non c’è niente da spiegare, Peter” lo interruppe Sarah senza voltarsi “Proprio niente. Ci vediamo quando avrai le idee un po’ più chiare”.

Paul la guardò scomparire dietro l’angolo. Sentì un groppo in gola e un lacrimone salirgli all’occhio. Lo ricacciò indietro con un singhiozzo. Cretino, si disse. Stupido, idiota, deficiente, deficiente...

“Oh, allora sei qui ! Ti ho cercato dappertutto !” disse Mark apparendo improvvisamente alle spalle del ragazzo con una rivista tra le mani. Paul non si mosse e continuò ad imprecare dentro di sé.

“Guarda” continuò Mark “Ti ho portato ‘Rolling Stone’ di questo mese, c’è un mega servizio su Pat Metheny e...”

“IMBECILLE ! ! !” sbottò improvvisamente Paul alzando le mani al cielo.

“Ma...ma che ti ho fatto ?” sussurrò Mark, allibito.

“No, non tu... IO ! ! !” esclamò Paul scoppiando in lacrime e cercando appoggio sulla spalla di Mark.

“Ci siamo... dai, torniamo in classe che mi racconti tutto” disse Mark circondando con un braccio le spalle dell’amico che piangeva come un bambino con la faccia nascosta tra le mani.

Arrivati in classe, i due furono subito circondati dai compagni, che , con grande spirito di solidarietà, lasciarono sfogare l’amico.

“Accidenti, non ci voleva proprio” disse Julian.

“No che non ci voleva !” esclamò Paul, disperato. “Non posso crederci...è finita ancora prima di cominciare !”

“Ma Paul, non potevi proprio stare un po’ più attento alle parole ? Te l’ho sempre detto, tu dici sempre quello che non pensi !” disse Stephen.

“Grazie tante, Steve” disse Paul asciugandosi il naso “Se l’avessi fatto ora non sarei qui a frignare, no ? Comunque è fatta, devo togliermela dalla testa, non c’è più niente da fare...”

“Non è detto” disse Mark portandosi pollice e indice al mento, pensieroso. “Forse c’è una soluzione...ma dovremmo prima interpellare i Picasso’s Last Words.” Paul, Stephen, Julian e Oliver gli lanciarono un’occhiata interrogativa.

“Sì” continuò il ragazzo “Credo proprio che si possa ancora fare qualcosa.”

24. A tutto c’è rimedio

Sarah si buttò sul letto, furiosa. Come aveva potuto farsi prendere in giro ancora una volta ? E soprattutto, come poteva ancora credere che qualcuno si interessasse a lei ? Certo, quel tipo...Peter, Paul, come diavolo si chiamava, gli venisse un colpo, era stato davvero convincente. La finta estasi alle prove, l’approccio in sala mensa, la scena all’uscita... tutto perfetto. Se lo vedeva, Paul, a scherzare con gli amici... “Scommettiamo che nel giro di tre giorni mi intorto quella biondina scema ?”. Chissà cos’aveva vinto, il bastardo. Ce l’aveva quasi fatta. Sarah riusciva quasi a sentire le risate alle sue spalle...possibile che se ne accorgesse sempre troppo tardi ? Ma stavolta non glie l’avrebbe fatta passare liscia...

La ragazza si voltò su un fianco. Improvvisamente, la rabbia lasciò il posto alla delusione e all’amarezza. Sarah iniziò a piangere sommessamente. Ma perché ?, si chiese. Lui sembrava così diverso... quando l’aveva conosciuto sembrava che non glie ne importasse niente se lei era timida e impacciata, se non era bella o se gli altri la chiamavano Sarah la Talpa a causa della sua forte miopia. Sarah la Talpa...com’era umiliante !

Non avrei mai dovuto ascoltare Heather e andare a quel maledetto provino, si disse. E comunque non mi farò più prendere in giro. Chi se ne frega se resterò sola per tutta la vita...tanto lo sono già !

Si scosse un attimo quando sentì bussare alla porta della sua stanza.

“Sarah, c’è qui Heather” disse sua madre. La ragazza si asciugò in fretta gli occhi e andò ad aprire.

Sua madre se n’era già andata e, in piedi in mezzo al corridoio, se ne stava una ragazza dai corti capelli castani e un sorriso gentile.

“Ma come, sono solo le otto e mezza e tu sei già a letto ?” disse, ridendo.

Sarah si grattò la testa. “No, stavo solo riflettendo...vieni, entra”.

“Riflettendo ? Diciamo che stavi dormendo” disse l’amica mettendosi a sedere sul letto.

“Magari” ribattè Sarah “Non riesco a togliermi dalla testa quel pezzo di...”

“Frena, cara” la interruppe Heather “Mi sa che te la sei presa un po’ troppo. Io non credo che lui volesse prendersi gioco di te...”

“Ah, no ? E allora com’è che mi ha dato buca ancora prima che potessimo cominciare a conoscerci ? No, non dirlo : si è accorto di non essere il ragazzo giusto per me, che io merito di più, e tutte le altre balle che mi sento raccontare da sedici anni a questa parte !”

“Hey hey, che bambina precoce ! Non dirmi che hai ricevuto il tuo primo due di picche quando eri ancora al reparto maternità...”

“Heather, per favore. Non è giornata.”

“Scusa, era una battutaccia, lo so. Ma voglio solo dirti che stai traendo delle conclusioni un po’ troppo affrettate.”

“Ma quali conclusioni affrettate ! ! !” sbottò Sarah “I casi sono due : o quello è del tutto deficiente o è completamente idiota !”

“Oppure è uno che non ci sa molto fare con le ragazze” aggiunse Heather.

“Dì pure per niente, in questo caso. Comunque io non ci credo. Nemmeno lo scemo del villaggio arriverebbe a tanto” disse Sarah incrociando le braccia e guardando fuori dalla finestra.

“Adesso stai davvero esagerando” replicò Heather “Capisco quanto tu possa essere arrabbiata, ma conosco Paul e so per certo che non aveva la minima intenzione di ferirti. Anzi, ora sta anche più male di te”.

“Ma nooo... e tu questo come lo sai ? Ah, già, dimenticavo che è il migliore amico del tuo bello...magari è lui che ti manda in avanscoperta ?”

“Senti, ora piantala altrimenti ti prendo a sberle” disse Heather minacciando Sarah con l’indice teso. “Tutta questa storia è frutto di uno stupido malinteso del cavolo a cui Paul ha tutta l’intenzione di rimediare...così”. Heather tirò fuori dalla borsetta una busta bianca su cui c’era scritto ‘Per Sarah’, e la consegnò all’amica che la fissò stupita.

“Che cavolo è ?” chiese la ragazza.

“Aprila e lo scoprirai, idiota” rispose l’amica sorridendo.

Con mani tremanti, Sarah aprì la busta e ne tirò fuori un biglietto scritto a mano che diceva :

Sei ufficialmente invitata

ad uno speciale concerto dei Picasso’s Last Words

che si terrà giovedì 14 giugno alle 20.30

al secondo piano del bar

“MICKEY AND THE MOUSE”.

Chiedi di Jack.

Per favore, vieni.

Ti aspetto

Paul

“E’ uno scherzo, vero ?” disse Sarah.

“Prendilo come ti pare” rispose Heather alzandosi e dirigendosi verso la porta “Se fossi in te, però, approfitterei di quest’occasione”

Sarah restò un attimo in silenzio. Guardò prima il biglietto, poi Heather. “Te l’ha dato lui ?” disse.

“Sì, e dagli occhi che aveva direi che ci teneva davvero molto.”

Sarah sospirò, poi accennò ad un sorriso.

“Beh” disse “Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità, giusto ?”

“Direi che ne avete bisogno entrambi” rispose Heather.

Scoppiarono entrambe a ridere, e Sarah si sentì molto più sollevata.

25. Tonight’s the night

Mentre si dirigeva verso il “Mickey and the Mouse”, Sarah si domandò se non fosse il caso di girare i tacchi e darsela a gambe. E se si fosse trattato di uno stupido scherzo, l’ennesimo che avrebbe dovuto subire ? Se non ci fosse stato nessuno ad aspettarla, salvo qualche faccia sghignazzante che non si sarebbe fatta il minimo problema a sfotterla per mesi ? No, era stata Heather a darle la lettera, e lei non si sarebbe mai prestata ad un gioco del genere... era la sua migliore amica ! E poi aveva ricevuto l’invito direttamente dalle mani di Paul, a sua volta migliore amico di Stephen...se ci fosse stato sotto qualcosa, lui l’avrebbe certamente saputo, e la stessa Heather glie l’avrebbe cavato fuori in un batter d’occhio !

Mentre si diceva che stava diventando decisamente troppo sospettosa (cosa legittima, visti i precedenti), si trovò, quasi senza rendersene conto, davanti all’ingresso del bar.

Sarah tirò un profondo respiro ed entrò, guardandosi intorno. Gli avventori erano ridotti a sette o otto persone, quattro delle quali erano impegnate ad un tavolo da biliardo e gli altri erano seduti al bancone, dietro il quale la barista, una tipa dal viso tondo e i capelli a caschetto, stava asciugando i bicchieri senza degnarla di uno sguardo.

Nessuna faccia nota ; la ragazza cominciò a sentirsi decisamente a disagio. E adesso ? pensò.

“Sarah ?”

“... !”

La voce la fece sobbalzare. Si voltò e capì che la voce roca apparteneva ad un ragazzo spettinato e sorridente fermo davanti ad una porta aperta dietro al bancone ; oltre essa era visibile una rampa di scale.

“Tu sei Sarah Nash, vero ?” continuò quello strano tipo.

“S...sì” balbettò lei.

“Fantastico, sei puntuale come un orologio ! Sali, stavamo giusto aspettando te !” disse lui, invitandola con un cenno a salire.

“Stavamo ?” disse lei, sorpresa. “Un momento...ma tu chi... ?”

“Ah, già, che stupido ! Io sono Jack Morris... Paul ti avrà sicuramente detto di chiedere di me, giusto ? Ora andiamo, forza, quelli muoiono dalla voglia di suonare !”

Sarah si mosse lentamente verso Jack. “Senti, ma... com’è che possiamo salire e scendere da questo posto come ci pare e piace ?” disse, indicando la porta.

“Semplicemente perché questo bar è mio” rispose il ragazzo “Cioè, è dei miei genitori ! Quella racchia musona che sta servendo i cocktail è mia sorella Paula” disse indicando la giovane barista che immediatamente si girò e disse in malo modo al fratello : “Ti ho sentito, sai ? Vedete di non fare troppo casino, tu e i tuoi amichetti fracassoni, altrimenti ve le suono io !”

“Ti adoro, Paula, cosa farei senza di te ?” rispose Jack in tono sarcastico, salendo le scale insieme a Sarah. La sorella lo ignorò. “Non preoccuparti, Sarah, abbaia tanto ma non morde quasi mai... piuttosto, sei pronta all’evento mondano dell’anno ?”

“A dir la verità non ho ancora capito in cosa consista... la faccenda è stata piuttosto confusa” rispose la ragazza.

“Oh, lo capirai da sola. Comunque devo dire che Paul aveva ragione...”

“Come sarebbe ?” chiese Sarah con uno sguardo interrogativo.

“Beh, sei più carina di quanto immaginassi !”. Sarah arrossì, mentre Jack alzò gli occhi verso la fine della scala, che si apriva direttamente in un’ampia mansarda.

“Eccoci qua !” esclamò Jack. “Possiamo cominciare, ragazzi !”

Una volta nella stanza, Sarah si guardò attorno, sorpresa. I ragazzi e le ragazze che stavano seduti ai tavolini si erano voltati verso di lei e l’avevano salutata amichevolmente... ma lei non li aveva mai visti !

Ad un tratto, vide Heather venirle incontro.

“Credo che dobbiamo fare un po’ di presentazioni “ disse, prendendo per mano l’amica e portandola dal gruppetto di sconosciuti che, nel frattempo, si erano alzati e la stavano circondando. Ma dov’era Paul ?

“Questo è Tom... poi qui ci sono Elizabeth, Benjamin, Philip... Jack l’hai già conosciuto, vedo... queste sono Patricia e Madeleine, e infine ecco Amy, la sorella di Julian...sai, quel gran...”

“Heather !” esclamarono all’unisono Philip e Jack.

“...ehm, insomma, te ne ho già parlato.” continuò Heather, imbarazzata. “Ragazzi, questa, se non l’avete capito, è...”

“Sarah !”

Paul sbucò da una porticina, seguito a ruota dal resto dei Picasso’s Last Words, e corse dalla ragazza a braccia aperte.

“Allora sei venuta ! Meno male, non ci speravo più !”, disse, prendendola per mano. Sarah arrossì come al solito.

“Ciao Paul” disse “Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito...”

“Stavo mangiando un boccone con il resto del gruppo...non preoccuparti, non ti avrei mai bidonata !”

“Beh, una volta l’hai fatto, se non sbaglio...” disse Sarah, che non sapeva ancora se fidarsi completamente del ragazzo.

“Purtroppo è vero, ma non dipendeva da me” rispose Paul facendosi serio. “Comunque vieni, ti presento gli altri !” continuò, trascinandola verso i compagni che si erano diretti verso i loro strumenti, montati in fondo alla sala.

“Stephen lo conosci già...questi sono Mark, Julian, Oliver e Alan !” . I ragazzi sorrisero e la salutarono.

“Cavoli, Paul, non ci avevi detto che la tua amica era una bambola in carne ed ossa !” esclamò Alan.

E due. Sarah era sempre più imbarazzata. Guardò di sottecchi Paul, pensando di trovargli un sorrisetto di compiacimento dipinto sul viso, come se si fosse messo d’accordo con i compari per renderla più malleabile. Invece notò che il ragazzo la guardava con gli occhi carichi di gioia e affetto.

“E’ vero” rispose Paul sorridendo “Sei bellissima !”.

Il cuore di Sarah cominciò ad accelerare. Forse aveva fatto bene a mettere quella gonna a tubino nera, la camicia annodata in vita e le scarpe col tacco... e anche a sostituire gli occhiali con le lenti a contatto e a sfoggiare un velo di mascara e ombretto. Ma c’era dell’altro : sentiva che i complimenti dell’amico non erano una semplice constatazione, come quelli di Jack e Alan. Avevano qualcosa di più profondo dietro, qualcosa che Sarah non riusciva ancora a spiegarsi...

“Paul, che dici se attacchiamo ? Si sta facendo tardi” disse Oliver mettendosi la chitarra a tracolla.

“Un momento” disse Sarah “Ma voi non avevate le prove generali, oggi ?”

“Difatti le abbiamo avute” rispose Elizabeth, affiancandosi alla ragazza “Ma il nostro Ollie è stato tanto buono da accelerare un po’ le cose...vero Ollino ?”

Oliver le lanciò un’occhiataccia. Quando Mark aveva lanciato la proposta del concerto estemporaneo, lui, naturalmente, non era stato d’accordo. Era chiaramente una follia sottrarre tempo alle prove il giorno prima della recita...e poi chissà a che ora avrebbero finito di suonare ! Alla fine, però, le suppliche di Paul avevano vinto, e lui aveva dovuto arrendersi al fatto che “al cuor non si comanda”. Aveva così deciso di lasciar perdere i costumi, le scenografie e tutto il resto, e di provare solo le scene più impegnative ; in questo modo se l’erano cavata in un pomeriggio, con gran gioia per il resto della compagnia.

“Ollie ha ragione ! Sarah, vai pure a sederti insieme agli altri...” disse Paul. Poi si voltò a guardare i Picasso’s Last Words, che si erano già messi ai posti di manovra e imbracciò anche lui la chitarra.

“Signore e signori, grazie per essere venuti qui stasera !” esordì il ragazzo, rivolgendosi al pubblico.

“Purtroppo il tempo che abbiamo a disposizione non è molto, quindi suoneremo poche canzoni...ma buone !”

“Speriamo !” disse Benji ridendo.

“Tranquilli, vi assicuro che non vi pentirete di essere qui ! Ma per favore, non chiedeteci il bis, altrimenti Paula ci butterà fuori con la scopa, insieme alla spazzatura ! E ora... un, due, tre... “

Le dita di Julian scivolarono velocemente lungo la tastiera, accompagnate dopo un attimo dalla batteria di Alan e dal basso di Stephen, a cui si aggiunsero subito le chitarre di Paul e Oliver, le quali formarono l’accompagnamento. Sarah, che aveva un buon orecchio e una discreta conoscenza musicale, riconobbe subito “Year of the cat”.

Paul iniziò a cantare.

On a morning from a Bogart movie...

Sarah osservò gli spettatori, che seguivano la canzone chi muovendo ritmicamente i piedi o la testa, chi canticchiandola tra sé e sé. Mark, che aspettava di entrare con il suo assolo, picchiettava le dita sul sassofono che aveva a tracolla.

I ragazzi suonavano bene ed erano perfettamente a loro agio. Sarah ripensò alle sensazioni che aveva provato mentre cantava “Independent love song” davanti ai This Was e si chiese se per Paul era la stessa cosa. Sicuramente no, si disse, e forse lui stava prendendo la cosa nel modo giusto ; mentre era sul palco, Sarah aveva avuto una grandissima voglia di scappare via, come se si vergognasse di quello che stava facendo ; era evidente che Paul era felice, e che per lui cantare e suonare erano una grandissima gioia che voleva condividere con tutti. Poco importava di quello che pensavano gli altri ; l’importante era che ci credesse lui.

...But the drum-beat strains of the night remain / in the rhythm of the new-born day...

E lui ci credeva, eccome !

La ragazza si rese conto che avrebbe avuto molto da imparare da Paul ; capì che ciò che contava non era fare una cosa bene o male, ma avere il coraggio di farla. E poi quella sera aveva organizzato tutto per lei...

...You know sometimes you’re bound to leave her / but for now you’re going to stay...

Aiutata dalla melodia, la felicità esplose dentro Sarah.

In the year of the cat ! ! !

Far parte del coro fu una sensazione meravigliosa.

  
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