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Autore: thinias    15/06/2013    9 recensioni
Sam è un bimbo di quasi sette anni, adora suo padre e venera suo fratello. Sono i suoi eroi, sono invincibili e il suo è un mondo felice, perché sa che ci sono loro a proteggerlo. Quanto può sgretolarsi questo suo piccolo mondo, quando la realtà lo prende a schiaffi, mostrandogli la vulnerabilità delle due persone che più ama al mondo? Loro sono tutto per lui e forse la sua infanzia felice, quella che suo fratello ha tentato con tutte le sue forze di regalargli, è destinata a finire per sempre.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Autore:Thinias
Pairings: nessuno
Rating: R
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, John Winchester
Warning:
angst, introspettivo, missing moment
Conteggio parole: 3.700
Timeline: prima del pilot
Spoiler: nessuno
Beta: Ele106
Disclaimer: i personaggi dello show Supernatural non mi appartengono, questa è una storia di pura invenzione, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: non ho mai scritto di Sam e Dean bambini, questa è la prima volta e in un certo senso si è rivelato più difficile di quanto non credessi. Spero di non essersi persa per strada e che gli amanti di questo genere di fanfic non mi insultino XD
Grazie alla mia Beta, soprattutto perché in questo caso sono andata a toccare uno dei suoi generi preferiti e sembra non l’abbia delusa ;)
Trama: Sam è un bimbo di quasi sette anni, adora suo padre e venera suo fratello. Sono i suoi eroi, sono invincibili e il suo è un mondo felice, perché sa che ci sono loro a proteggerlo. Quanto può sgretolarsi questo suo piccolo mondo, quando la realtà lo prende a schiaffi, mostrandogli la vulnerabilità delle due persone che più ama al mondo? Loro sono tutto per lui e forse la sua infanzia felice, quella che suo fratello ha tentato con tutte le sue forze di regalargli, è destinata a finire per sempre.
 
 
 
Era stato bravo tutto il giorno.
Anna, la signora con cui papà lo aveva lasciato, era andata via da poco più di un’ora.
L’aveva conosciuta solo qualche giorno prima, quando erano arrivati in quel posto nuovo; papà gli aveva detto che avrebbe dovuto obbedirle intanto che lui e Dean erano fuori.
Lui aveva protestato, perché voleva andare con loro, ma il padre non aveva voluto sentire ragioni.
Sam si era messo a piangere e si era rifugiato nel letto che divideva con Dean, nascondendosi sotto le coperte.
 
Aveva sentito la porta schiudersi e poco dopo Dean aveva infilato la testa sotto la coperta.
“Sammy…”
Lui aveva tirato su col naso, poi aveva affondato in viso nell’orsacchiotto che aveva tra le braccia, cercando di trattenere le lacrime, perché non voleva che Dean lo vedesse piangere.
Il fratello gli aveva messo una mano sulla spalla, cercando di consolarlo.
“Sammy, non fare così. Se piangi papà non crederà mai che sei abbastanza grande per venire con noi. Sono sicuro che fra poco si deciderà a portare anche te, ma devi fargli vedere che sei diventato grande e che non ti metti più a fare i capricci!”
Sam lo aveva guardato e si era passato la manica della maglia sotto il naso, per asciugare le lacrime e il moccio che era colato mentre piangeva.
 
Nonostante le sue parole, Sam aveva sempre la sensazione che Dean non lo volesse con loro, che per qualche ragione volesse farlo restare a casa. Aveva anche pensato che Dean lo facesse per tenersi il papà tutto per sé. E questo lo aveva portato a provare una sorta di gelosia, per tutti quei momenti che padre e fratello trascorrevano senza di lui.
“Ma io voglio venire con te!” Disse piagnucolando, cercando nuovamente di convincerlo a portarlo con loro.
“Presto Sammy… quando sarai grande abbastanza.” Dean l’aveva guardato con quella strana luce negli occhi, che il minore non riusciva ancora a decifrare. Tristezza, forse preoccupazione; il più piccolo l’aveva osservato, poi Dean aveva distolto lo sguardo, era bravo a far sparire quell’espressione velocemente e al suo posto compariva un caldo sorriso che riusciva a rassicurarlo, perché Sam sapeva che suo fratello sarebbe sempre stato lì per lui.
 
In quegli ultimi giorni però, tutte le volte che lo lasciavano indietro, lui si sentiva a disagio e aveva paura. Non era mai successo prima...
Non sapeva cosa andavano a fare, non era riuscito a farselo dire nemmeno da Dean. L’unica cosa che sapeva, era che sentiva il bisogno di stare con suo fratello e suo padre, di averli sempre davanti agli occhi ed essere sicuro che entrambi stessero bene.
E quando Dean e papà tornavano, a volte suo fratello era strano, sembrava quasi spaventato. Lui non era mai spaventato. Ma quando Sam provava a chiedergli qualcosa, l’altro cominciava a fare qualche battuta e a prenderlo in giro, facendogli presto dimenticare di aver notato quel velo scuro, che per un attimo aveva offuscato il suo sguardo limpido.
 
Dopo quell’episodio, Sam aveva passato i giorni successivi con la babysitter, mentre gli altri due continuavano ad uscire di giorno e di notte.
Il fratello sembrava sempre più stanco, eppure quando Sam gli chiedeva di giocare con lui, cercava lo stesso di accontentarlo. Aveva continuato a pensare che il maggiore fosse strano; Dean si era fatto ancora più protettivo con lui, come se avesse paura di qualcosa o di qualcuno e volesse proteggerlo anche dalle ombre della notte.
 
Ora era in attesa del loro ritorno, da solo.
 
 
Un’ora prima, Anna si era inginocchiata davanti a lui per arrivare a guardarlo diritto negli occhi, gli aveva messo le mani sulle spalle e gli aveva chiesto se se la sentiva di rimanere da solo per un po’. Gli aveva detto che si era fatto tardi e i suoi bambini la stavano aspettando. L’aveva rassicurato, dicendogli che sarebbe tornata entro un’ora, se non avesse ricevuto prima notizie da John. Lui aveva sostenuto il suo sguardo, stringendo il suo orsacchiotto preferito.
 
La donna lo aveva guardato, assicurandosi di avere la sua completa attenzione.
“Devi promettermi che farai il bravo, Sam! Sei grande ormai, sei quasi un ometto. Sono certa che tuo padre arriverà presto e tu devi stare qui ad aspettarlo. Non uscire e non aprire a nessuno. Pensi di poterlo fare?”
Sammy l’aveva guardata negli occhi e aveva annuito solennemente.
Aveva quasi sette anni, ormai era grande. Non appena papà se ne fosse accorto, avrebbe portato anche lui con loro e Sam avrebbe potuto stare con suo fratello; adorava Dean e quando lo lasciava solo, lui si sentiva tremendamente triste. Se avesse fatto il bravo, papà sarebbe stato fiero di lui.
 
“Sono certa che il tuo papà sarà fiero di te!”
Le parole di lei non avevano fatto che aumentare quella certezza.
Anna gli aveva arruffato i capelli e aveva sorriso.
“Bravo il mio ometto! Resterai solo al massimo per un’ora, se non arrivano prima loro, io sarò di ritorno in men che non si dica!” L’aveva abbracciato e poi era uscita, lasciandolo solo.
Sam aveva trascinato una sedia vicino alla finestra e ci era salito sopra, aveva spostato la tenda ed aveva guardato fuori. Anna era salita in macchina e lo aveva salutato con la mano, sorridendogli un’ultima volta.
Lui aveva ricambiato.
 
 
Il piccolo si riscosse da quei pensieri e tornò a guardare fuori dalla finestra. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto solo, dopo un po’ aveva cominciato ad annoiarsi, ma era rimasto al suo posto, sicuro che da un momento all’altro suo padre e suo fratello sarebbero tornati.
Cominciava ad essere un po’ spaventato, ma non voleva cedere, perché voleva dimostrare di essere coraggioso, anche se a quel punto, aveva cominciato a sperare che almeno Anna tornasse da lui.
 
Aveva appoggiato i gomiti sul davanzale della finestra e posato il mento sui pugni chiusi. Il suo orsacchiotto era scivolato giù dalla sedia e giaceva sul pavimento, momentaneamente dimenticato.
Quando sentì il rumore del motore dell’Impala, un largo sorriso affiorò sulle sue labbra. Era cresciuto con quel suono, l’aveva cullato milioni di volte quando si addormentava sul sedile posteriore; l’avrebbe riconosciuto ovunque.
Appoggiò le mani al vetro e, quando vide la macchina nera entrare a tutta velocità nel parcheggio, il suo sorriso si allargò ancora di più.
 
Durò solo un attimo però, perché quando l’Impala inchiodò di fronte all’ingresso della stanza del motel, suo padre scese velocemente e si infilò con il busto dentro la macchina, come per prendere qualcosa. Trascinò fuori Dean di peso e lo prese in braccio, sollevandolo da terra apparentemente senza sforzo.
Quasi undicenne, suo fratello era molto più grande di lui, eppure parve scomparire tra le braccia del padre. Dean si abbandonò contro di lui, con la testa che ciondolava; l’unica cosa che Sam riuscì a vedere era il sangue che gli sporcava il viso.
Gli occhi del minore si fecero grandi per lo shock.
 
Il bambino vide suo padre dare un calcio alla portiera per chiuderla. Aveva tra le mani anche una sacca, si spostò velocemente e, in pochi istanti, fece irruzione nella stanza.
Sam era ancora sulla sedia, ma John parve non vederlo nemmeno.
Si chiuse la porta alle spalle con una spallata. Stringeva Dean in modo da non farlo cadere; suo fratello sembrava appena cosciente e mortalmente pallido. Si avvicinò al letto e, con delicatezza, ve lo posò sopra.
Dean gemette debolmente, il padre si piegò su di lui e gli mise una mano sulla fronte, scostandogli una ciocca di capelli.
“Va tutto bene piccolo, resta con me.”
 
Sam rimase immobile, il suo sguardo passava dall’espressione preoccupata del padre, al volto pallido e sporco di sangue di suo fratello. Era atterrito, incapace di comprendere cosa stesse succedendo.
L’apprensione che vide negli occhi del padre e il tremolio nella sua voce mentre parlava con Dean, lo stavano spaventando a morte.
Suo padre era invincibile, suo padre era un eroe, suo padre non aveva paura di nulla. Eppure, in quel momento, perfino Sam era in grado di leggere la sua preoccupazione. C’era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello che stava succedendo.
 
John si alzò un attimo dopo e si mise a frugare velocemente nella sacca che aveva portato. 
Sam lo seguì con lo sguardo, poi tornò a concentrarsi su Dean.
Scese dalla sedia e si avvicinò al letto di qualche passo. Aveva paura, ma non poteva fare a meno di andare da suo fratello.
Il volto di Dean era pallido e imperlato di sudore, le gocce scivolavano dalla fronte lungo le tempie; oppure seguendo l'attaccatura del naso, si raccoglievano nell'incavo degli occhi, appena sopra le guance. Anche la maglietta scura che indossava sembrava essere umida, aderiva al suo corpo e mostrava come il petto del maggiore si alzasse ed abbassasse in modo irregolare, seguendo il ritmo di respiri brevi e veloci.
Sam non riuscì a distogliere lo sguardo. Gli occhi di suo fratello erano chiusi ed emetteva dei piccoli gemiti, come se stesse cercando di parlare, ma non ci riuscisse.
 
John riportò la sua attenzione su Dean. Aveva in mano quello che sembrava un rotolo di stoffa nera. Lo appoggiò sul letto accanto al figlio e, slacciata la fettuccia che lo teneva insieme, lo srotolò rivelando una serie di strumenti chirurgici chiusi in buste di carta. 
Per Sam era come se suo padre avesse messo in bella mostra una serie di oggetti di tortura. Il solo vederli aveva accelerato il battito del suo cuore, mentre la paura aveva continuato a crescere dentro di lui, incontrollata. 
Lo sguardo atterrito del bambino passava da suo padre a suo fratello, senza che riuscisse a dire nulla o a muoversi, né per avvicinarsi a Dean, né per scappare da quello a cui stava assistendo.
 
John prese delle forbici e, senza tante cerimonie, tagliò la maglietta del figlio, lasciando esposto il torace.
Solo in quel momento, Sam si rese conto che quello di cui era impregnata la stoffa non era sudore. Una volta tolta la maglietta, vide le macchie di sangue sulla pelle.
Il grido che avrebbe voluto fare gli morì in gola, incapace di trovare la forza di oltrepassare le sue labbra tirate.

I suoi occhi erano sgranati; due enormi occhi di bambino, dilatati dal terrore di fronte a quello che stava guardando: Dean stava sanguinando, Dean stava morendo…
Dean non poteva morire, era suo fratello, si occupava di lui.
Dean era tutto il suo mondo.
Furono le mani di suo padre a distogliere l'attenzione di Sam dal sangue e dall’orrore che quei pensieri suscitavano.
 
John posò di nuovo la mano sulla fronte del figlio e si sporse verso di lui.
“Tieni duro Dean! Stringi i denti piccolo, andrà tutto bene…”
Fu solo un sussurro, ma Sam riuscì ugualmente a capire quello che stava dicendo.
Con l’altra mano, il padre teneva una bottiglietta di plastica bianca, con una grossa croce verde stampata sopra.
Dean sembrò rispondere al richiamo del padre, aprì gli occhi e li puntò su di lui; Sam non avrebbe saputo dire se fosse completamente presente o meno, i suoi occhi erano rossi e sembravano annebbiati.
“Farà male Dean, ma devo farlo.”
 
John posò il braccio sul petto del figlio, bloccandogli le braccia e tenendolo fermo, poi versò il contenuto della bottiglietta sul fianco ferito. Dalla sua posizione Sam non poteva vedere quel lato del corpo del maggiore, ma non appena il liquido verde chiaro gli bagnò la pelle, il fratello cominciò ad urlare, inarcando la schiena e cercando di sottrarsi alla presa del padre.
“Mi dispiace piccolo. Resisti Dean… resisti!” Come in una preghiera, John cercava di calmarlo.
 
Sam si portò le mani sulle orecchie, cominciando a piangere. Non voleva sentire quelle grida, non voleva sentire il dolore straziante che si portavano dentro.
Le sue narici si riempirono dell’odore pungente del disinfettante.
Perché gli stava facendo del male? Perché papà stava facendo soffrire Dean?
Senza riflettere, si lanciò verso suo fratello. Voleva che smettesse di urlare, voleva che la smettesse di fargli male. Si aggrappò al braccio del padre, cercando di liberarlo.
 
“Sam!?” Il tono di voce imperioso dell’uomo lo gelò, “Smettila! Vai a sederti sull’altro letto e restaci!” Accompagnò quell’ordine con uno strattone, per liberare il braccio dalla stretta del bambino, e gli diede una spinta decisa per allontanarlo.
Sam indietreggiò, finendo per sbattere sulla sedia vicino alla finestra, per poco non finì a terra.
Quando abbassò lo sguardo vide il suo orsacchiotto, lo raccolse e se lo strinse al petto, cercando conforto in quel gesto.
I suoi occhi erano inondati di lacrime, rimase impietrito; suo padre non l’aveva mai trattato così, non aveva mai usato quel tono con lui.
Se gli avesse dato uno schiaffo, probabilmente per Sam sarebbe stato meno doloroso di quanto non lo furono quelle parole.
Rimase lì, a bocca aperta, a fissare suo padre e suo fratello, con la paura e l’incomprensione come uniche compagne.
 
John riportò subito l’attenzione su Dean, il ragazzino aveva smesso di urlare. Le lacrime si erano aggiunte alle gocce di sudore che gli imperlavano il viso.
“Sei stato bravo figliolo. Ancora un ultimo sforzo e sarà tutto finito, Dean… te le prometto.”
Carezzò le testa di capelli biondi, assicurandosi che il figlio lo guardasse e capisse le sue parole.
Sam vide che Dean cercava di annuire, non distoglieva gli occhi da quelli del padre, il suo viso era pallido e per la prima volta agli occhi del minore, suo fratello sembrava indifeso e vulnerabile.
 
John armeggiò di nuovo con i suoi strumenti, Sam vide del filo di seta e l’ago ricurvo che teneva tra le dita.
Non era la prima volta che lo vedeva, suo padre l’aveva già usato su di sé, anche se Sam non aveva mai assistito a quello che ci faceva.
“Devi cercare di non urlare, Dean!” Sam distolse lo sguardo dalle mani del padre, guardandolo in viso. John mise di nuovo la mano sulla testa del maggiore, in un gesto di conforto. “Non posso portarti in ospedale piccolo, devo ricucirti qui, ma se urli, qualcuno degli altri ospiti del motel potrebbe sentirti e venire a vedere cosa sta succedendo.”
Dean annuì, le sue labbra divennero una linea sottile quando si morse il labbro inferiore. Artigliò la coperta su cui era sdraiato e serrò gli occhi in una morsa, nel momento in cui suo padre cominciò a lavorare alla sua ferita.
 
Il corpo del fratello era completamente in tensione, tremava, le lacrime avevano ripreso a scorrere, libere da qualsiasi freno, ma Dean non emise un fiato, solo dei gemiti soffocati, a malapena udibili.
Sam lo guardava e gli sembrava di sentire su di sé il dolore che l’altro stava provando. Stingeva l’orsacchiotto come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quel mare di sofferenza.
Non aveva mai visto Dean soffrire in quel modo; semplicemente per lui suo fratello era imbattibile, si occupava di lui e sapeva che chiunque gli avesse dato fastidio, avrebbe dovuto vedersela con Dean.
Ora tutto quello che Sam vedeva era il dolore, la pena e il sangue... tanto sangue, quanto non ne aveva mai visto in vita sua, ed era il sangue di suo fratello.
 
Indietreggiò fino a che non sbatté contro l’altro letto e si lasciò scivolare in terra, poggiando la schiena contro la struttura di legno.
Guardò l’orsacchiotto che teneva in braccio, si sentiva perso, le sue certezze di bambino stavano crollando; se Dean non era invincibile, se Dean poteva farsi male… allora qualcuno o qualcosa avrebbe potuto farne anche a lui.
Quando alzò lo sguardo, Sam si bloccò. Il maggiore lo stava guardando. La sofferenza che lesse nei suoi occhi era enorme, inconcepibile per il minore. Negli occhi di Sam, in risposta a quello sguardo, c’erano la paura e l’insicurezza.
 
Poi, inaspettatamente, Dean gli sorrise.
Nel suo mondo, fu come se le nuvole venissero spazzate via, Sam rimase fermo per un momento poi senza rendersene davvero conto, rispose a quel sorriso di incoraggiamento. Dean era rivolto verso di lui, non guardava quello che il papà gli stava facendo, guardava soltanto lui.
Il maggiore continuò a sorridergli finché non vide la tensione nello sguardo del minore che pian piano si scioglieva. Solo allora sembrò finalmente lasciarsi andare e Sam lo vide chiudere gli occhi.
Le mani di Dean lasciarono andare le coperte che avevano stretto nei pugni fino a quel momento, e rimasero inermi, abbandonate lungo i fianchi.
 
John si rese conto del cambiamento, e in un attimo portò tutta la sua attenzione al volto del figlio.
Gli mise una mano sul torace e dopo poco, perfino Sam fu in grado di vedere che si muoveva a ritmo del respiro di Dean.
John lasciò andare il respiro che anche lui aveva trattenuto e, con rinnovata risolutezza, si rimise a lavorare sul fianco del figlio.
Sam non sapeva cosa fosse successo, Dean sembrava essersi addormentato, il sorriso che gli aveva rivolto però, era riuscito a scacciare un po’ della paura che stava provando. Continuò a stringere il suo orsacchiotto, guardando ora suo padre, ora suo fratello.
 
Il papà non lo aveva degnato di uno sguardo, era completamente concentrato su Dean.
Lavorò in fretta e, quando il minore lo vide posare l’ago, si sentì immediatamente più sollevato.
John prese di nuovo il disinfettante e delle garze. Per un momento, il minore credette che Dean avrebbe urlato di nuovo; Sam strinse l’orsacchiotto, facendosi piccolo, timoroso di quello che sarebbe potuto succedere. Dean non urlò, la ferita venne pulita ed infine bendata; il padre gli pulì anche il viso, poi prese una maglietta dalla loro sacca e, facendo attenzione lo rivestì.
 
Passò le braccia sotto il corpo del figlio e, senza sforzo, lo sollevò per trasportarlo sull’altro letto. Dean rimase abbandonato tra le sue braccia, finché John lo adagiò con cautela sul materasso e lo coprì con una coperta.
Gli carezzò di nuovo la testa e rimase ad osservarlo per qualche attimo.
“Sei stato bravo piccolo. Sei più forte di molti uomini adulti che conosco. Sono fiero di te.”
Fu di nuovo un sussurro che Sam udì appena, poi il padre fece una cosa che il bambino non gli aveva mai visto fare. Si chinò su Dean e gli posò un bacio sulla testa, dandogli un’ultima carezza, prima di allontanarsi da lui.
 
John si sedette sul bordo del letto in cui aveva medicato Dean e si piegò in avanti, prendendosi le testa tra le mani.
Sam non aveva fiatato. Per un momento gli era sembrato di essere invisibile, aveva assistito a tutta la scena, ma non aveva avuto il coraggio di muoversi.
Il turbamento che provava non accennava ad andarsene, non aveva mai visto le emozioni di suo padre affiorare in quel modo, non aveva mai visto Dean soffrire il quel modo.
Semplicemente non sapeva come reagire, cosa fare, cosa dire.
Gli venne di nuovo da piangere, non poté controllarsi, le lacrime presero a scendere, senza che ne fosse nemmeno consapevole.
 
Se solo fosse stato un po’ più grande, avrebbe potuto attribuire quella paura alla vulnerabilità che aveva visto per la prima volta in suo padre e in suo fratello. Fino a quel momento erano stati i suoi eroi e li aveva creduti invincibili e immortali. Ora, aveva avuto la prova che la realtà era ben diversa…
Ma era solo un bambino e tutti questi sentimenti rimasero sospesi appena al di fuori del suo pensiero cosciente, travolgendolo.
Il suo corpo reagì senza che potesse farci nulla, perché il suo corpo comprese quello che la sua mente non era ancora in grado di elaborare. Iniziò a singhiozzare.
 
John si voltò verso di lui e Sam vide l’attimo in cui suo padre si rese conto di quello che gli stava succedendo.
Fu da lui con due soli passi. Un secondo dopo, Sam si sentì sollevare e si ritrovò tra le sue braccia, con il viso affondato nell’incavo della sua spalla, a soffocare i singhiozzi incontrollati; suo padre gli carezzava la schiena per consolarlo.
“Ssshhh... va tutto bene piccolo.”
Una mano calda si posò sulla sua nuca.
Sam si sentì al sicuro, eppure non sembrava in grado di smettere di piangere.
“Va tutto bene, Sammy. Non devi preoccuparti… starà bene.”
Cullato da quelle parole, il bambino si lasciò andare e pianse tutte le lacrime che aveva, fino a che, senza rendersene conto, si addormentò spossato, tra le braccia del padre.
 
Sam si svegliò al buio, in piena notte.
Quando gli occhi si abituarono alla luce fioca dall’insegna del motel che entrava dalla finestra, si rese conto di essere a letto, accanto a suo padre; lui dormiva, lo sentiva da come respirava in modo profondo e regolare.
Sam aveva ancora tra le braccia il suo orsetto.
 
Si voltò verso Dean, ancora addormentato, e prese la sua decisione in un momento.
Scivolò fuori dal letto e, un attimo dopo, salì su quello del fratello. Si infilò sotto la coperta accanto a lui, sentendosi immediatamente nel posto giusto. Aveva bisogno di stargli vicino, era lì che doveva stare.
Dean emise un piccolo verso nel sonno, ma non si svegliò.
Sam si spinse contro di lui e strinse l’orsacchiotto, mettendolo tra di loro. Avrebbe fatto compagnia ad entrambi.
Finalmente tranquillo, si lasciò andare, scivolando di nuovo, velocemente, nel sonno.
 
****
 
Quando John si svegliò, la mattina dopo, li trovò così.
Sam era appoggiato al fianco di Dean; abbracciava il suo orsetto con il viso rivolto verso il fratello, il braccio del maggiore lo circondava, tenendolo vicino a sé con fare protettivo. Dormivano entrambi.
Guardandoli, gli occhi dell’uomo si addolcirono.
Cominciò inconsciamente a giocare con la fede che aveva al dito e la sua bocca si piegò in un sorriso amaro.
 
A volte era difficile, a volte non era così sicuro di stare facendo la cosa giusta.
Aveva quasi perso uno dei suoi figli, la notte precedente. Eppure, sentiva di non avere altra scelta. I piccoli dovevano essere preparati a quella vita e lui ne era più che consapevole. Doveva andare avanti, anche se un giorno, forse, avrebbero finito per odiarlo per quelle stesse scelte che aveva imposto loro.
Guardare i bambini in quel momento però, gli diede una certezza: i suoi ragazzi sarebbero stati sempre uniti, si sarebbero guardati le spalle, si sarebbero protetti a vicenda; i suoi ragazzi ci sarebbero sempre stati uno per l’altro.
 
Forse ne valeva la pena… forse, dopotutto, ce l’avrebbero fatta.
 
 
 
N.d.A.
 
Eccoci qui, sospirone, spero di essere riuscita a trasmettere tutto, dai sentimenti di Sam bambino, all’amore e al senso di protezione che Dean ha per lui da sempre; ma spero di essere riuscita anche a far passare quello che John prova per i suoi figli.
Nonostante non fossero scelte facili, mai, neanche per un momento, è mancata la certezza che lui amasse i suoi figli più di ogni altra cosa.
Volevo che per una volta si vedesse anche quanto lui tenesse a Dean e quanto fosse orgoglioso di lui, visto che nei pochi spezzoni che abbiamo visto nello show, ci viene sempre mostrato con il figlio maggiore, come un sergente di ferro che impartisce ordini ad un soldato. Volevo che quello sprazzo di amore che era così chiaro nella 2x01 fosse evidente anche qui.
John amava i suoi figli, ma di sicuro, non era bravo a dimostrarlo.
Ed infine volevo che si vedesse quanto forte è da sempre il legame tra Sam e Dean, quanto è profondamente radicato nella loro stessa esistenza :)
Se sono riuscita a far passare anche solo una minima parte di tutto questo, allora forse questa fanfic non è poi così male ;)
Grazie a tutti per averla letta e grazie a chi vorrà commentarla e farmi sapere che ne pensa! Ciauuuuuuuuuu alla prossima!
 
Twitter: @simogiuli
   
 
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