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Autore: strongfordrew    15/06/2013    9 recensioni
Body rock, girl I can feel your body rock 
Take a bow, you on the hottest ticket now...

Andando verso il mio banco mi scontrai con qualcuno e, girandomi per chiedere scusa, incontrai due occhi caramello che mi fissavano stupiti.
Come da manuale, le mie guance si colorarono di rosso cremisi e abbassai lo sguardo, notando improvvisamente molti particolari interessanti delle mie scarpe nuove.
“Scusa Justin, non ti avevo visto.” Dissi prendendo coraggio e alzando il viso.
Lui mi sorrise, il mio cuore perse un battito e sembrò che stesse per uscirmi dal petto quando riprese a battere tanto veloce che tutti nella stanza avrebbero potuto sentirlo.
“Stai tranquilla …” Sembrava volermi dire altro, ma l’arrivo della professoressa di storia lo interruppe e ci fece
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"È solo la mia migliore amica...” Distrutta, ecco come mi sentivo. Avevo la sensazione che un camion mi avesse investita, che fosse passato sopra il mio corpo schiacciandolo con il suo enorme peso.
Il dolore , però, era solo in una parte precisa del mio corpo. Potevo sentire il mio cuore spezzarsi pian piano, come se avesse deciso di prolungare l’agonia, come se mi gridasse in faccia quello che era successo, come se non fosse deciso a ripararsi. E, in effetti, poteva un cuore ferito troppe volte guarire ancora? Potevo raccogliere per l’ennesima volta i pezzi del mio cuore e fingere, come sempre, di stare bene? Non lo ero mai stata. Avevo solo imparato a rimettere insieme i pezzi di me stessa con qualche “non fa niente” e “passerà, come se fossi l’ennesimo vaso che i bambini rompono giocando con il pallone dentro casa e le loro mamme, esasperate, riparano.

Voltai le spalle al ragazzo che, illudendomi, credevo mi amasse. Voltai le spalle al mio amore, al mio cuore, ai sentimenti provati per quattro anni. Voltai le spalle a tutti i momenti che avevo passato con lui in quei mesi. Tutte le risate, gli abbracci, le litigate, i pianti, i baci … Già, i nostri baci. Lasciai tutto alle mie spalle, ferita.
Corsi verso l’albergo, spintonando turisti che ostacolavano la mia corsa disperata,senza preoccuparmi di scusarmi. Non volevo sembrare maleducata, ma in quel momento poco m’importava di cosa pensassero le persone di me. L’unico parere importante l’avevo già sentito, e non era ciò che mi sarei aspettata, sicuramente.
Entrai in camera mia sbattendo la porta alle mie spalle e chiudendola subito dopo a chiave. Non volevo parlare con nessuno, nemmeno con le mie migliori amiche. Loro avevano un ragazzo, erano felici.
Situazioni come la mia, a loro erano estranee. Non sapevano cosa si prova ad essere presa in giro dal ragazzo che ami.
Sdraiata sul letto matrimoniale, con il volto bagnato dalle lacrime e la pancia in su, fissavo il soffitto con lo sguardo vuoto. Se solo pensavo a un paio d’ore prima -la sua confessione, le nostre mani intrecciate mentre passeggiavamo in spiaggia, il suo braccio che mi cingeva la vita- mi sentivo anche peggio. Sospirai, asciugandomi inutilmente le lacrime amare che rigavano le mie guance.
 
“Riha, Riha apri!” La voce di Heater mi giunse ovattata,quasi lontana, e capii di essermi addormentata.
Guardai l’orologio, erano le otto di sera. Balzai sul letto, mettendomi seduta. Quanto avevo dormito?
Ero in ritardo per la festa? Poi mi sdraiai nuovamente: visto che ormai non avevo un accompagnatore, non ci sarei andata.
“Rihannon Carlisi apri questa fottuta porta, dannazione!”
“Non voglio parlare con nessuno, divertitevi alla festa”
Gridai, sperando che si arrendesse e mi lasciasse sola con i miei pensieri.
“Riha ho parlato con Justin, mi ha spiegato tutto! Apri la porta, è distrutto.” Mi sentii invadere da una rabbia quasi cieca, non volevo sentire il suo nome. Non volevo provare le sensazioni che solo quel nome mi provocava. Non volevo ricordare la sua voce, il suo viso, il suo sorriso.
Volevo solo dimenticare tutto quel dolore.
“Per me può andarsene al diavolo!”
“Non hai capito niente, cazzo. Apri questa fottuta porta!”
Continuò a gridare per dieci minuti,implorandomi di aprire e dare la possibilità a Justin di spiegare. Non aprii nemmeno una volta, nonostante il mio cuore, debole e masochista, mi dicesse di farlo. Heater se ne andò, sconfitta. E così anche Ronnie e Ryan, che ci avevano provato dopo il suo fallimento.
Un’ora dopo, qualcuno bussò alla mia porta. Sbuffai, lanciando il cuscino contro di essa.
“Non scendo alla festa, fatevene una ragione!” Gridai.
“Signorina, devo solo consegnarle un pacco: è appena arrivato.” Confusa, mi alzai dal letto, cercando di darmi una sistemata e dicendo al fattorino di aspettare qualche secondo. I miei genitori non mi avevano detto niente a proposito di un pacco e nemmeno mio fratello, per quanto sapessi, doveva mandarmi qualcosa.
Aprii la porta e il fattorino dell’albergo mi consegnò un enorme pacco azzurro, rettangolare e con un fiocco bianco che lo teneva chiuso. Ringraziai il ragazzo con un sorriso, lasciai aperta la porta dato che non c’era nessuno e poggiai il pacco sul letto. Notai un bigliettino che spuntava candido dal fiocco in tulle, con il mio nome scritto nella parte frontale. Lo aprii con delicatezza e cominciai a leggere.
 

La tradizione dice che i regali si aprono dopo la mezzanotte,
ma credo che tu sappia che io non sono un tipo tradizionale, per cui,
apri questo pacco, poi incontrami nella hall dell’albergo.
So che sei arrabbiata e probabilmente mi hai già mandato a fanculo un sacco di volte,
però ti prego, ho bisogno di te.
Ti amo, Justin.
Ps: Sapevo che non avresti ascoltato Heater e Ronnie, speravo ti tenessero occupata.

 
Poggiai il bigliettino sul materasso, combattendo contro l’istinto di raggiungerlo nella hall senza nemmeno aver aperto il pacco. Delicatamente sfilai il nastro che creava il fiocco e aprii la scatola, spostando la carte velina che serviva evidentemente a proteggere qualcosa.
Le mie mani incontrarono un tessuto morbido e setoso al tatto. Sollevai l’abito all’altezza del viso, in modo da vederlo bene. Era semplicemente bellissimo: rosso, con un fiocco nero che faceva da fascia sotto il seno, lungo fino a metà coscia e con la gonna a palloncino.
Mi coprii la bocca con le mani, lasciando cadere quell’abito meraviglioso sul copriletto, e gli occhi s’inumidirono. Non era tanto l’emozione di aver ricevuto un regalo, perché l’amore non si compra e lo sapevo bene. Era la consapevolezza che tutta quell’organizzazione, comprese le finte urla di Heater e Ronnie, era per me. Non per la ragazza della spiaggia, per me.
Tuttavia, nonostante il mio cuore si stesse pian piano ricomponendo, la mia testa mi gridava di non andare incontro al dolore ancora una volta. Ragione e sentimento. Testa e cuore. Una lotta continua con me stessa, tra le due Rihannon che da tempo ormai si contendevano il diritto di comandare.
Le sentivo tirarmi verso di loro, avvertivo che prima o poi mi avrebbero spezzato in due.
Scuotendo violentemente la testa,come per liberarmi di quelle due, m’infilai velocemente nella vasca del mio bagno, che dieci minuti prima avevo riempito d’acqua calda e sali colorati.
Quando finii, avvolta da un’accapatoio, mi asciugai i capelli e mi truccai. Tornai in camera e velocemente indossai l’abito, poi le scarpe che mi aveva regalato mia madre per il mio compleanno e mi sistemai i capelli. L’orologio segnava le dieci. La guerra tra le due Rihannon era durata così tanto?
Mi affrettai raggiungere l’ascensore. Quando le porte si chiusero, mi sentii sopraffatta da tante emozioni. Paura, gioia, amore, di nuovo paura. Era incredibile come fossero tutte scatenate da una sola persona.

Il vuoto allo stomaco mi riportò alla realtà e mi affrettai a uscire dall’ascensore prima che le porte si chiudessero di nuovo. Attraversai la hall dell’albergo con il cuore in gola che mi batteva all’impazzata.
Non vedevo Justin da nessuna parte, che avesse rinunciato ad aspettarmi? Poi lo vidi, appoggiato al bracciolo di una poltrona, con le mani in tasca e lo sguardo basso. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandosi il ciuffo, poi sollevò lo sguardo e mi vide. Sollevai un mano in segno di saluto e mi avvicinai timida a lui.
Quando fui di fronte a lui, Justin,senza alzarsi, mi prese le mani e lasciò un bacio in ogni palmo. Gli presi il viso tra le mani, gli accarezzai piano le guance, poi dolcemente passai gli passai una mano tra i capelli. Allora lui poggiò la testa sul mio ventre, le mani sui miei fianchi e cominciò a singhiozzare piano. Spalancai gli occhi, poi commossa continuai ad accarezzargli i capelli, cercando di calmarlo.
Lo feci alzare e asciugai le sue lacrime con il pollice.
“Dio, temevo che non saresti venuta. Temevo di averti perso.” Farfugliò immergendo il viso nei miei capelli, e stringendo la presa sui miei fianchi.
“Perché? Dopotutto, sono solo la tua migliore amica.” Non volevo essere acida, ma avevo bisogno di capire. Dovevo capire il mio ruolo nella sua vita e, non meno importante, il ruolo che lui voleva avere nella mia.
“La mia migliore amica? Tu sei molto più di tutto questo. Sei la mia migliore amica,sei mia sorella, sei la mia amante, sei la mia vita. Se mi avessi lasciato finire …”
“Se ti avessi lasciato finire?” Domandai, più confusa che mai.
“Non era in questo modo che volevo dirtelo …” Borbottò in tono deluso.
“Justin, dirmi che cosa? Ti prego, questa confusione mi sta uccidendo.”
“Avresti sentito che voglio che tu sia la mia ragazza,ecco. Non sapevo come dirtelo, per questo ho detto che per adesso eri solo la mia migliore amica.”
Disse sorridendo imbarazzato.
Spalancai gli occhi e li sentii pizzicare. Avevo rischiato di perderlo per la mia impulsività, che idiota.
“Mi sento così idiota.” Sussurrai, appoggiando la testa sul suo petto e lasciando che mi stringesse a sé.
“Piccola, non sentirti idiota. Lo capisco se ancora non ti fidi, dopo tutto quello che ti ho fatto passare.”
No, non avrei permesso che si prendesse la colpa. Quella che l’aveva fatto soffrire ero io, con le mie indecisioni e le mie paura. Ero stata io, doveva ammetterlo come io l’avevo ammesso a me stessa.
“Sono io la causa di tutto, smettila di incolparti. Mi dispiace per tutto Justin.” Dissi decisa.
“Dimentichiamoci tutto, okay? Stanotte siamo io e te, nessun altro rovinerà questa festa.” Annuii e mi lasciai guidare fuori dall’albergo. Attraversammo le vie del Residence, addobbate in occasione del Natale con tante luci colorate, bancarelle piene di dolciumi e fiocchi di neve finti su qualche pianta.
Continuavo a guardare le nostre mani intrecciate, con un sorriso da ebete stampato sul viso.
Arrivammo nella piazza principale del Residence in poco tempo, quando stavamo insieme le ore si trasformavano magicamente in secondi. La piazza era spettacolare: avevano preparato un enorme gazebo al centro, che fungeva da pista da ballo al coperto, e tante coppie stavano ballando spensierate.
All’interno del gazebo, pensai, vedendo la neve finta scendere sulle coppie danzanti, ci doveva essere qualche congegno che faceva cadere una polverina bianca simile allo zucchero a velo, ma più grossa, in modo da riprodurre fedelmente la neve vera.
Tra le coppie che ballavano scorsi Heater e Chaz, che formavano quella più movimentata, poi Ronnie e Ryan, abbracciati mentre si guardavano dolcemente negli occhi.
Justin mi circondò la vita da dietro, poi mi condusse, appoggiando il mento sulla mia spalla, al centro della pista, sorridendo per chissà quale motivo.
“Perché sorridi?” Chiesi. Poi, al nostro fianco vidi la ragazza della spiaggia, che ricambiava il suo sorriso. Il mio morì ancora prima di nascere.
“Non disturbarti a spiegare. Ho capito tutto.” Feci per allontanarmi, ma le braccia di Justin mi riavvicinarono al suo corpo, stringendolo per impedirmi qualsiasi via d’uscita.
“Non hai capito niente, sciocca.” Ribatté, ridacchiando. “Quella è mia cugina Amber e, come vedi, è felicemente fidanzata.” Accecata dalla rabbia, infatti, non avevo notato che Amber, come l’aveva chiamata Justin, abbracciava un ragazzo biondo e corpulento, che le sorrideva innamorato. E lei, con quegli occhi azzurri come il mare, ricambiava gli sguardi e i sorrisi, accarezzandogli una guancia.
Mi sentii una stupida sia per aver manifestato così palesemente la mia gelosia sia per aver frainteso completamente la situazione, così abbassai lo sguardo.
Justin mi sollevò il mento con un dito e mi guardò serio, come mai l’avevo visto.
“Riesci a capire che sei l’unica?” Disse facendo scontrare i nostri nasi. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e non desiderai altro che poterle baciare. Poi Justin guardò sopra le nostre teste e sorrise malizioso. Seguii il suo sguardo e capii cosa l’aveva fatto sorridere in quel modo.
Sulle nostre teste, appeso nel telone del gazebo, c’era il vischio.
“Rispettiamo la tradizione, che ne dici?” Sussurrò Justin, avvicinando le nostre labbra fino a farle incontrare. Era il mio primo bacio, per così dire. Era il bacio che avrei ricordato per sempre, al di sopra di tutti gli altri.
“Vuoi essere la mia ragazza?” Chiese quando il bacio terminò. Sorrisi, divertita da tante cerimonie.
“Justin, non serve che tu me lo chieda …”
“Dimmi solo sì o no.”
M’interruppe.
“Si.” Conoscevo ogni sfumatura del suo sorriso, ma quella mi era nuova. Era un sorriso diverso da quello provocato dalla semplice gioia. Era un sorriso provocato dall’emozione, dall’amore e, ora, era il riflesso del mio. Non so per quanto tempo restammo sotto quel gazebo a danzare, so soltanto che quella notte rimarrà impressa nella mia mente sempre.

 

Note dell'autrice:
Non so sinceramente come salutarvi, dato che, come minimo,
mi starete lanciando maledizioni o mandando a fanculo,
ma spero che questo capitolo vi addolcisca un po'.
So che non aggiorno da molto, ma gli ultimi giorni di scuola,
anziché essere quelli più leggeri, sono stati i più pesanti.
Ma ora è summer time, quindi aspettatevi un mio aggiornamento al più presto.
Spero che l'attesa non vi abbia fatto perdere l'interesse verso questa storia,
perché ci tengo molto al vostro parere.
Quindi, please, lasciatemi una recensione.
Anche per mandarmi al diavolo per avervi fatto aspettare così tanto,
ma fatevi sentire.
Vi ricordo che mi potete scrivere su twitter, menzionandomi con @mariescoconut,
oppure per messaggio personale.
Vi lascio ai commenti, a presto bellezze.

   
 
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