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Autore: _natsu_    15/06/2013    1 recensioni
«I vincitori degli scorsi giochi ancora in vita hanno votato e ha vinto la maggioranza, ci saranno altri Hunger Games e i tributi saranno i parenti degli uomini di maggior potere di Capitol City» . Stavo ancora assimilando quello che diceva, quando capii, io ero la nipote del presidente Snow, l’uomo di maggior potere di Capitol City. Ero davvero nei guai.
E' la mia prima fanfiction spero vi piaccia e che recensiate in molti :)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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There is somethin not right

Un attimo prima eravamo soli io e Collin e un attimo dopo la grotta era piana di soldati armati.
Spinsero Collin lontano da me fino a portarlo all’uscita della grotta. Lui voltò la testa, aveva uno sguardo spavaldo, come se non avessero potuto fargli niente. Mentre io temevo che potessero fargli del male. Appena Collin fu scortato fuori dalla grotta, i soldati mi condussero forzatamente nella mia stanza.
Non so, mi aspettavo che mi portassero in qualche altro posto invece di chiudermi semplicemente in camera mia. Speravo che a Collin avessero riservato lo stesso mio trattamento ma non ne ero sicura, avevo una brutta sensazione.
Passai due ore abbondanti stesa sul letto girandomi i pollici, mangiucchioando ciò che avevano lasciato sul mio comodino, ossia un tozzo di pane dolce e riflettendo su tutto quello che Collin avrebbe potuto dirmi su Alexis ma anche su quello che sfortunatamente stavo iniziando a provare per lui. Quando ero con lui provavo una sensazione strana e bellissima. Quando stavamo insieme l’unica cosa importante eravamo noi due. Ed il peggio era che tra sette giorni saremmo entrati nell’arena, avremmo dovuto combattere l’uno contro l’altro e non avremmo potuto vivere entrambi. Almeno qualcuno dei due sarebbe dovuto morire, se non entrami.
Quando ormai mi ero rassegnata all’idea che avrei passato il resto della mia vita chiusa in questa stanza dalla porta entrò Peeta Mellark.
Mi alzai subito a sedere. Mi colse di sorpresa. Sapevo che lui era il mio mentore però non ci avevo ancora dato realmente importanza fino a quando non me l’ero ritrovato davanti.
Rispetto all’ultima volta che l’avevo visto a Capitol City era molto più in forma: i capelli erano ritornati biondi splendenti, mentre prima avevano uno strano colore tra il giallognolo ed il grigio forse causato dalle varie torture che gli infliggevano. Adesso aveva una luce diversa negli occhi che infondeva sicurezza e calma e lo sguardo ostile che avevo immaginato era completamente assente.
«Ciao Hail, come ben saprai sono io il tuo mentore.
Tu pensi che io ti porti rancore ma non è così. So che non è tua la colpa di quello che mi hanno fatto e farò di tutto per aiutarti»
«Come ci riesci?»
«A fare cosa?»
«Come riesci a non provare rancore verso di me? Io quando penso a quello che mi state facendo mi monta una rabbia dentro a tal punto…» Iniziai a piangere.
«Calmati. Io penso al motivo per cui la gente lo fa. Snow mi ha torturato per far soffrire Katniss e poi mi ha lasciato andare affinché la uccidessi. Tutto ha senso. Lui pensava solo al proprio profitto personale. Non lo sto giustificando: sto dicendo che riesco a capirlo.
Se tu fossi vissuta in uno dei distretti, magari uno di quelli più poveri, e non a Capitol City, arrivata a questo punto avresti voluto vendetta?»
Lacrime silenziose mi solcavano il viso.
«Volevo solo dirti che farò di tutto per farti sopravvivere» Detto questo uscì dalla mia stanza senza chiudere a chiave la porta.
Quando mi fui calmata decisi di andare a cercare Collin. Volevo sapere cosa mi doveva dire su Alexis, almeno questo era quello che mi raccontavo, la verità era che volevo sapere se stava bene.
Andai al campo di addestramento sperando di trovarlo lì. Purtroppo la fortuna quel giorno non era dalla mia parte. C’erano molti più ragazzi quel giorno di quanti ne avessi mai visti in quelli precedenti. Non mi ero mai davvero soffermata a guardare i miei avversari. Molti di loro erano nelle mie stesse condizioni. C’era un ragazzo con i capelli rossi che in un'unica mossa con la spada aveva ferito se stesso e il ragazzo che gli stava affianco, c’era una ragazza che tentava di colpire un bersaglio con l’arco ma proprio non ne era capace e c’era Alexis che non sbagliava un colpo. Senza dubbio era una ragazza di cui avere paura. Aveva quell’aria che ti faceva desiderare di starle lontano. Ed era lei l’unica mia alleata, la persona su cui avrei potuto contare nell’arena. Si girò vero di me come se sapesse che io ero lì e mi sorrise. Non era un sorriso incoraggiante anzi era piuttosto subdolo. Decisi di andarci a parlare. Mi avvicinai e le chiesi senza indugio «Perché mi vuoi come alleata?»
«Tu sei la nipote di Snow»
Non era una risposta accettabile. «Quindi?»
«Tutte le telecamere saranno puntate su di te. Sarai al centro dell’attenzione» Aveva un tono che mi faceva saltare i nervi. Mi parlava come se fossi una bambina che non riesce a capire.
«Sei consapevole del fatto che cercheranno di uccidermi in tutti i modi?»
«Certamente. Se devo morire lo voglio fare in grande stile» Questa ragazza mi sconcertava. Lei aveva molte più probabilità di me di sopravvivere all’arena eppure sembrava rassegnata all’idea che sarebbe morta.
«Io devo continuare ad allenarmi. Dovresti farlo anche tu» «No, ho qualcosa da fare»
Mi incamminai verso il corridoio. C’erano due persone che per fortuna non mi notarono. Mi nascosi dietro una colonna. Era Collin. Non riuscivo a vederlo in faccia, stava parlando con un soldato che ad un certo punto rise di gusto. Non sentivo cosa stessero dicendo. Stavano insieme come se fossero amici. Mi sembrava molto strano. Cosa potevano dirsi un tributo degli Hunger Games ed un soldato che generalmente avrebbe acclamato la sua morte? Il soldato diede una pacca sulla spalla a Collin. Stava per andar via quando si voltò e gridò « Mi raccomando. Pensa a quello che ti ha detto Plutarch. E’ un’occasione da cogliere. Non tutti hanno queste possibilità. Avere a che fare con la nipote di Snow…» e scoppiò a ridere, anche Collin rise e si diresse verso di me ma non mi notò. Si diresse verso il campo di addestramento.
Io decisi di tornare in camera mia dove avrei potuto pensare a quello che era successo. Perché avevano fatto il mio nome? Di che possibilità stavano parlando? Appena mi accasciai sul letto qualcuno bussò alla porta.
Non riuscivo proprio a stare un po’in pace.
Aprii la porta e mi stupii di trovarvi Collin.
«Ciao, sono venuto a cercarti al campo di addestramento ma non ti ho trovato»
«Sì, ero in camera mia»
«Volevo sapere come stavi»
«Sto bene grazie, non mi hanno fatto niente. Ero un po’ preoccupata per te. Pensavo che non ti avrebbero riservato lo stesso mio trattamento anche se non so il perchè.» ammisi. Era “gentile” da parte sua però… c’era qualcosa che non mi quadrava.
Fece un sorriso abbagliante «Non devi preoccuparti. Oggi ti sei allenata?» mi insospettii ancor di più perché era evasivo e cercava di cambiare argomento.
«Oggi per niente. Prima, nella grotta mi stavi parlando di Alexis»
« Ehm… si ti volevo solo dire di stare attenta, quella ragazza ha qualcosa che non mi piace»
«Cosa intendi?»
« Non lo so, ha qualcosa che non mi convince» «Sarà mia alleata nell’arena»
«Lo immaginavo. Sii pure sua alleata ma stai sempre in guardia» In che senso lo immaginava? Sapeva qualcosa che io non sapevo e sembrava non avere intenzione di dirmelo.
«Ok, grazie di avermi avvisato. Scusami ma sono molto stanca, vorrei riposarmi»
«Oh, ok ti lascio riposare»
Mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia..

  
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