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Autore: Kaho    30/12/2007    15 recensioni
“Hinata-sama, voi siete una farfalla. Uzumaki vi noterà.”
Lei si comportò come Hinata Hyuuga: scappò da lui. Ma Neji non gliene volle: infondo, la desiderava proprio per la sua volatilità.
[La farfalla è bellezza. Il falco si limita ad osservarla, piacevolmente colpito dai suoi colori, e cacciare gli animali che sono predatori di questa.
Non è permesso null’altro a due creature così diverse.]

[NejiHina] ~ [Oneshot]
Prequel di "In un'altra vita" di arwen5786. Si può leggere senza aver letto quest'ultima, anche se ne consiglio caldamente la lettura!
Dedicata a Cami! *-*
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Butterflies are for beauty

[Not for fight]

 

 

 

Come sempre lo osservava da lontano nascosta da cespugli, o, più semplicemente, era invisibile ai suoi occhi [così] ciechi che riuscivano a vedere in [una] tutte le direzioni [Sakura-chan] tranne nella sua.

Hinata contrasse istintivamente le dita a pugno, incapace di controllare le lacrime che minacciavano di correre lungo le guance.

Lo sguardo scivolò a terra, in un gesto abituale ormai, e si ritrovò a fissare la propria immagine in una pozza d’acqua stagnante.

Una macchia indefinita di colori, bianco e nero, e dietro di essa l’azzurro cupo del cielo.

Così allegro, così distante.

Hinata avrebbe voluto possedere delle ali per raggiungerlo… ma non ci riusciva.

Avvertì le lacrime pungerle gli occhi e d’istinto chiuse le palpebre per fermale, in un gesto abituale.

Doveva diventare forte, per non essere invisibile.

Doveva diventare forte, per non essere dimenticata.

Doveva… doveva fare tante cose, doveva avvicinarsi a troppe persone, ma non riusciva a farlo.

[Perché le sue ali di farfalla erano troppo deboli per sostenere tutto quel peso.]

Per questo, dopo aver osservato un’ultima volta Naruto e averlo salutato balbettando, senza essere udita, si avviò verso villa Hyuuga per l’ennesimo allenamento nel bosco.

 

 

Le mani, impastate di chakra, si infrangevano contro il tronco della quercia.

Il rumore dei colpi era lieve, come lo erano le mosse eleganti e precise delle braccia di Hinata, che si muovevano sciolte e aggraziate.

Tac. Un colpo che si infrangeva sul legno.

Tac. Una scheggia nel palmo aperto della mano, segno dell’ennesimo sbaglio della tecnica per usare il Byakugan.

Hinata strinse le labbra e si fermò, ansante, osservando lo stato dell’albero.

Poi abbassò gli occhi – ora non contornati da grandi vene – sulle piccole mani diafane, sulle quali spiccavano minuscoli tagli e schegge.

Le gambe le cedettero e Hinata cadde in ginocchio a terra, fissando con sguardo vacuo il proprio corpo, troppo debole. Gli occhi le si riempirono di lacrime, che scivolarono lungo le guance pallide.

[Le farfalle non sono adatte a combattere.

Sono solo pura bellezza.]

Hinata-sama.”

Hinata sobbalzò e alzò gli occhi bianchi incontrando lo sguardo algido del cugino.

Si voltò, arrossendo e asciugandosi le guance con la manica della larga felpa.

Neji-niisan…

“Non dovreste stare qui, si è fatto tardi. Hiashi-sama era preoccupato.”

Hinata annuì e tentò di alzarsi, ma il dolore alle braccia e alle gambe era così intenso che ricadde a terra.

Debole e sciocca.

Si morse un labbro, ritentando l’impresa e fallendo.

Ancora un capitombolo e un’altra umiliazione davanti al cugino, più adatto di lei a diventare Capofamiglia, ma appartenente alla Casata Cadetta.

Sarebbe scoppiata di nuovo a piangere, lo sapeva, e odiò la propria natura, che pareva così difficile da cancellare. Perché non riusciva a recitare una parte? Perché era se stessa?

[In un mondo di insetti che si fingono leoni, lei rimaneva una farfalla.]

Non lo aveva sentito arrivare e non aveva sentito i suoi passi fino a quando due braccia l’avevano afferrata per la vita; Hinata si ritrovò sollevata da terra e d’istinto si aggrappò al collo di Neji, le guance che scottavano terribilmente.

N-Neji-niisan…

Lui ignorò il suo balbettare e si incamminò verso la villa.

Hinata si sentì ancora stupida ad aver pensato che lui lo facesse perché le voleva un po’ di bene. Neji compiva solo il suo dovere come suo protettore. Null’altro.

[Le farfalle sono effimere, sono rare. Sono sole.]

Quando Neji arrivò alla villa, Hinata insistette per scendere e camminare da sola.

Neji la fece sedere sul parquet lucido dell’entrata e lì slacciò i sandali, depositandoli a terra con delicatezza; poi si rialzò e fece per andare a farsi un bagno caldo.

Si fermò sull’uscio, indecisa. “G-grazie, Neji-san, io…

“Domani mattina. Alle nove puntuale nel bosco.”

Un po’ intontita, Hinata avvertì lo sguardo intenso di Neji su di lei, e arrossì.

Allenamenti con il migliore nell’uso del Byakugan.

[Pallida speranza di poter diventare un falco.]

Sorrise e fuggì in casa.

 

 

Neji schioccò la lingua. “Dovete bilanciare meglio il flusso del chakra, altrimenti rischiate di farvi male.” L’apostrofò severo.

Hinata morse il labbro e tentò di colpire il cugino, il quale però deviò il colpo con la mano.

Gli occhi bianchi di Neji fissavano il suo corpo muoversi flessuosamente senza consapevolezza di come potesse risultare invitante. O forse era colpa dei lunghi capelli neri che danzavano nell’aria o dei candidi occhi bianchi attorno ai quali vi erano grandi vene.

Neji assottigliò appena gli occhi, comandandosi di non distrarsi: per quanto lui fosse superiore in tecnica, Hinata rimaneva una Hyuuga e non doveva sottovalutarla, anzi, la cugina aveva uno stile tutto suo, morbido e imprevedibile perché non seguiva nessuno degli schemi insegnatele da Hiashi, se non i movimenti base.

[La farfalla impara da sola a volare.]

“Più forte, non aver paura di colpirmi.”

La vide stringere le labbra e caricare un colpo che fermò facilmente prendendole il polso.

Hinata-sama.” Sospirò, paziente. “Prendiamoci una pausa, le va?”

Lei abbassò il capo, contrita e delusa, ma annuì. Neji poteva immaginare ciò che stava pensando e il peso che portava, quello del fallimento.

Un peso che la stava opprimendo e lui faceva parte di quel carico, con anni di odio (anche se ora erano passati) e sguardi freddi.

Strinse i pugni sotto gli occhi spalancati e perplessi di Hinata, che aveva versato il the e glielo stava porgendo delicatamente.

“Qualcosa non va, Neji-niisan?”

Lui scosse la testa piano. “Nulla. Arigato.” Ringraziò portando la tazza alle labbra e bevendo un sorso di the. Hinata sorrise brevemente e lo imitò.

La manica della felpa si scostò, mostrando il bianco polso sottile. Tutto in lei appariva sottile, dalle labbra rosate alla piccola caviglia.

[Gli artigli del falco erano fatti per afferrare i piccoli animali, ma non la farfalla.]

Neji deglutì piano il liquido caldo, senza smettere di guardare Hinata; lei sembrava essersi accorta di questo, perché si era fatta rigida ed evitava di incrociare i suoi occhi.

Neji sapeva che, in segreto, non l’aveva mai visto. Hinata aveva occhi solo per Naruto Uzumaki.

“Rispondetemi, Hinata-sama.” Le domandò con voce ponderata. “Perché desiderate così ardentemente diventare più forte?”

Lei arrossì e cominciò a picchiettare gli indici insieme, nervosa.

E-ecco… è… p-per… essere notata, c-credo…

Hinata.”

Lei alzò finalmente gli occhi bianchi, sconvolta dal tono informale con cui l’aveva chiamata.

“Non sei invisibile. C’è chi non riesce a vederti perché è troppo preoccupato a lottare.”

Hinata inarcò i sopraccigli scuri, arrossendo appena. “Io non ho capito, temo.”

Neji si avvicinò impercettibilmente e le afferrò un polso svelto; d’istinto Hinata sobbalzò spaventata, osservandolo con muto orrore.

Neji-niisan…

Neji non battè ciglio davanti alla sua voce supplicante e la costrinse ad aprire il palmo.

“Lo vedi, Hinata, com’è piccola la tua mano? Se osservi quella di Hanabi è grande quanto la tua e lei deve ancora crescere.”

Co-cosa significa?”

Lo sguardo di Neji si raddolcì. “Le farfalle sono bellezza, non sono adatte a lottare. Non ne hanno bisogno perché sono già così leggiadre da attirare lo sguardo.”

La sentì sussultare ancora e la vide abbassare lo sguardo, triste.

“Non è così, io non–

Le prese il mento e lo alzò verso di lui posando le labbra sulla bocca semi-aperta di Hinata; fu un semplice tocco umido, un bacio veloce e silenzioso a cui Neji si ritrasse subito prima di perdere il controllo.

Perché da anni, la desiderava morbosamente, guardandola da lontano con occhi rapaci.

Ma c’era bisogno di tempo.

Hinata rimase impietrita sul posto, toccandosi appena le labbra con le dita.

Neji si costrinse a voltarsi verso il bosco e bere un altro sorso di the.

Hinata-sama, voi siete una farfalla. Uzumaki vi noterà.”

Lei si comportò come Hinata Hyuuga: scappò da lui. Ma Neji non gliene volle: infondo, la desiderava proprio per la sua volatilità.

[La farfalla è bellezza. Il falco si limita ad osservarla, piacevolmente colpito dai suoi colori, e cacciare gli animali che sono predatori di questa.

Non è permesso null’altro a due creature così diverse.]

 

 

Hinata aveva interrotto gli allenamenti con Neji – che aveva seguito per quasi un mese – dopo quello che lei definiva ‘l’incidente’.

Eppure, dopo due settimane da questo, non riusciva a dimenticare il sapore del the amaro (non dolciastro lo beveva lei) sulle labbra di Neji.

È sbagliato, continuava a ripetere, occupando i giorni ad allenarsi con il suo Team.

È sbagliato, ripeteva osservando Naruto chiacchierare con Sakura e Sasuke, senza veramente osservarlo. Era come se conoscesse la sua figura a memoria e si fosse annoiata di quella tuta arancione e della zazzera di capelli biondi. Si obbligava a spiarlo e mentiva a se stessa dicendosi che, a colazione, i suoi occhi erano puntati timidamente su Neji, che ricambiava con il solito sguardo gelido [bugia].

Stava diventando un’ossessione.

D’un tratto si era accorta della piccola cicatrice sotto il mento di Neji, dei muscoli tonici sotto il kimono bianco, di come si accigliasse leggermente quando veniva preso impreparato.

Il perché lo osservasse con tanta premura era il tabù dei suoi pensieri.

Amo Naruto-kun.

Ma non osservava più realmente lui, quanto il cugino. E Neji ricambiava sempre il suo sguardo.

Hinata scosse la testa e si rigirò nel letto, inquieta.

Un lieve bussare la scosse dai suoi pensieri. “Sì?”

“Sono io, Hinata.”

La ragazza si alzò di scatto dal letto, rigida, sentendo l’inconfondibile voce severa del padre. Corse alla porta e fece scivolare il pannello di legno, aprendo l’uscio al padre; si chinò quindi ai suoi piedi, reverenziale.

Hiashi annuì e le fece cenno di alzarsi; Hinata obbedì prontamente.

Hinata… ho deciso che è tempo che ti sposi, per il bene del Casato.”

Il cuore della giovane si fermò insieme al suo respiro.

S-sposarmi?” balbettò incredula, cercando tracce di scherzo nel viso di Hiashi, illudendosi – sapeva bene che il padre non sapeva scherzare.

“Esattamente. Ho già ricevuto alcune proposte, e le sto considerando, tuttavia… la proposta che mi sembra più allettante è quella che viene dal candidato futuro Hokage, Naruto Uzumaki.”

Hinata avrebbe voluto sorridere, davvero.

Invece aprì leggermente la bocca mugolando un “Oh.” perplesso.

Hiashi inarcò un sopracciglio, ma lasciò stare lo strano comportamento della figlia, persa in chissà quali pensieri. “Era soltanto un avviso, non prendere l’Uzumaki come tuo sposo. Non montarti la testa.”

“Hai, padre.” Annuì Hinata, arrossendo e chinando il capo.

Hiashi annuì e uscì dalla stanza, lasciandola sola e confusa, con il cervello annebbiato e un retrogusto amaro in bocca.

Si buttò stancamente sul letto, con un sospiro, fissando vuotamente il soffitto.

D’un cosa era certa: non si sentiva affatto felice.

 

 

Lo scricchiolio del legno la avvertì di una presenza nella sua camera.

D’istinto strinse le dita sul cuscino, col cuore che pompava furioso nelle orecchie.

Chi… chi è?”

Una mano si posò sulle sue labbra e gli occhi di Hinata si allargarono, spaventati.

Si rilassò impercettibilmente specchiandosi nel Byakugan opaco di Neji.

“Non urlate, Hinata-sama.”

Lei annuì e le dita di Neji abbandonarono la sua bocca, permettendole di parlare.

“Ho saputo che Uzumaki si è accorto di voi.” Cominciò Neji, fissandola intensamente per annotare le sue reazioni.

Il sangue di Hinata le pulsava nelle vene, quasi dolorosamente, ma non per la notizia quanto per la vicinanza di Neji. Aveva una strana ruga sotto gli occhi, che non aveva mai visto.

“Così pare, Neji.”

Lo vide accigliarsi appena quando pronunciò il suo nome senza suffissi. Di colpo arrossì.

“Cioè, nii–

“Hinata.” Lei si interruppe e, imbarazzata, levò gli occhi su di lui trovandoseli vicini.

Troppo vicini.

Il respiro di Neji le accarezzava il volto, caldo, e d’istinto il suo corpo rabbrividì piacevolmente.

“Dimmi di fermarmi ora.”

Il tono di Neji era diverso. Roco, tentennante quasi supplicante.

Hinata sentì i muscoli tendersi in anticipazione e la vista offuscarsi sotto la carezza gentile delle mani di Neji che le coprivano le guance, tastandone piano la delicata curva e morbidezza.

Si sentì desiderata… osservata da chi, più grande, avrebbe potuto schiacciarla e invece le accarezzava le guance, aspettando un suo cenno.

Così avvicinò il viso a quello di Neji, deglutendo, aspettando la sua mossa che non si fece aspettare.

Si chinò e la baciò, intrecciando le dita nei suoi capelli.

Il bacio del peccato, irresistibile e invitante, che in silenzio spense i sospiri celati e lussuriosi, fatti di coperte danzanti sotto occhi ciechi.

 

Incompatibile che combacia, mischiando sudore e gemiti.

Vita che pulsa attraverso il sangue che ribolle, sotto le spinte di Neji.

Senso di colpa che martella di giorno, quando Hinata riuscì finalmente a imparare a recitare per preservare (lei, la farfalla) il falco.

E punture d’ago, mentre provava l’abito bianco da indossare per qualcun altro.

[Nel peccato convive piacere e dolore.]

 

 

 

 

*^*^*

 

Prequel di “In un’altra vita” scritta da arwen5786 che ringrazio ardentemente per avermi lasciato il permesso di usare la sua idea. Dedicata quindi a lei. Grazie Cami! *-*

Che cosa dire? È semplicemente il percorso che ha condotto Neji e Hinata sul patibolo, in una situazione incestuosa e delicata, che ho semplicemente amato nella sua tragicità nella one-shot di Arwen. Dovevo scriverne un prequel! *_*

Una piccola cosuccia, ma che nel complesso non mi spiace. Piccoli passi verso un tragico finale… XD

Per non dimenticare: anti NaruHina! XDDD Ok, la smetto! ;)

Grazie a chiunque lascerà un commento.

 

Bye,

Kaho

 

  
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