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Autore: R Artemis    15/06/2013    2 recensioni
Angeli e demoni. L'eterno conflitto tra bene e male. Ma chi ha deciso cos'è il bene e cos'è il male?
L'amore, puro sentimento umano, è bene o male?
Gwen, protagonista di un mondo più grande di lei, non sa trovare risposta a ciò.
Entrambe le fazioni sembrano opporsi a lei e ad un batterista che entra nel suo mondo per caso.
Che lo scontro abbia inizio.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentiva la forza con cui batteva le bacchette sulla batteria, il suono che produceva lo invadeva con violenza. Tamburo, piatti, ancora tamburo. Seguiva i ritmo fino alla fine della canzone.
'Dio, quanto amo questa batteria'
Shannon alzò di poco lo sguardo, dopo aver ammirato la sua Christine, e trovò gli occhi azzurri del fratello che lo fissavano e per un attimo gli ricordarono quelli di Gwen. In realtà, se li osservi bene, si disse, sono così diversi..
"Shannon sei un mostro oggi!"
Il batterista sorrise all'amico che stava posando la chitarra. "Devo prenderlo come un complimento?"
"Certo, Shanimal" rispose Tomo. "Ragazzi sto morendo di fame, vado a prendere qualcosa da mangiare!" e così dicendo uscì dalla sala di registrazione.
Jared si avvicinò alla batteria mentre Shannon, non accorgendosi del fratello, continuava a suonare seguendo un suo ritmo, ad occhi chiusi, completamente assorto nella musica.
Solo quando sentì la presenza di qualcuno al suo fianco si fermò con un ultimo colpo ai piatti. 
"Non so come faccia questa batteria ad essere ancora viva, soprattutto dopo oggi."
"Non mi abbandonerebbe mai!" disse Shannon, guardando orgoglioso prima la batteria, poi voltandosi verso il fratello che lo osservava con un piccolo sorriso.
"Ricordi quando eravamo ragazzi..bhè, io sono ancora un ragazzo, ma intendo dire molto più giovani..adolescenti ecco.." Shannon sorrise, pensando a cosa avrebbe detto Gwen davanti a quelle solite manie di Jared di rifiutare la sua vera età. "ci infiltravamo in ogni casa, scuola, edificio in cui ci fosse un cartello 'Non entrare', combinavamo di tutto tanto da fare infuriare nostra madre e gli insegnanti che ci seguivano in quel periodo..non avrei mai pensato che saremmo arrivati fin qui."
"Io credevo in te..credo ancora in te. Sapevo che avresti fatto qualcosa di grande, di incredibile, e ci sei riuscito." ribattè Shannon. Aveva sempre ammirato il fratello per le sue capacità, il suo talento. Jared non era come lui, non si era lasciato trasportare dal 'periodo delle droghe', dalle brutte compagnie e altro. Se non fosse stato per lui, ora Shannon non sarebbe stato mai ciò che è. Gli doveva tutto.
Jared si alzò improvvisamente, le mani tra i lunghi capelli. "E' che ho così tante idee ora..e vedere te così carico mi sprona ad andare avanti, a fare del mio meglio, per te, per tutti loro là fuori. Ma so anche che quando sei così, o sei fottutamente felice, o c'è qualcosa che non va." ora era appoggiato al piano e fissava il fratello con sguardo triste. "Dai tuoi occhi, deduco che sia la seconda, questa volta."
Shannon, ormai incapace di tenere testa a quei zaffiri, abbassò lo sguardo e giocherellò con le bacchette  tra le mani. "C'era un tempo in cui credevo di essere in grado di fare tutto, voglio dire, di cambiare le cose, di poter fare la differenza. Ora mi accorgo che il mondo là fuori è molto più grande di quanto immaginassi ed io, davanti a tutto ciò, sono inutile. C'è chi combatte, chi da anni protegge gli altri..io non ho questo potere." Solo in quel momento Shannon si rese conto di aver detto quelle cose ad alta voce. Jared non avrebbe capito, non poteva sapere a cosa si riferiva..ma non riusciva più a tenere tutto dentro.
"Tu puoi fare e fai molto, ma neanche te ne accorgi, fratello." disse il cantante, continuando a guardare Shannon. Lui alzò lo sguardo e non appena incrociò quegli occhi azzurri gli diedero un po' di forza. "Su lo so che stai pensando a Gwen, ti si legge negli occhi. Sono dieci giorni che non la vedi...come sta, a proposito? Il nuovo lavoro?" 
Shannon parve un po' confuso all'inizio, poi ricordò che quella era la scusa che aveva usato per giustificare la sua assenza. Dieci giorni prima Gwen aveva ricevuto una chiamata dal suo amico, Matt. Era un'emergenza, non l'avrebbe mai chiamata altrimenti, lo sapeva. Aveva bisogno di Gwen, della sua Gwen e lei non avrebbe mai rifiutato. Ricordava quell'ultimo bacio, intenso e pieno di paura, paura di non incontrare più quelle labbra, di non sentire più il suo profumo, di non accarezzare più la sua pelle. Poi, semplicemente, era volata via. Da quel giorno non aveva più ricevuto sue notizie e questo lo spaventava a morte. "Tutto bene." mentì. "Tra pochi giorni sarà di ritorno." bhè, era quello che sperava. "Come mai tutto questo interesse?"
"In fondo, quella ragazza non è male. Ha fatto innamorare te, deve essere eccezionale." rispose Jared, con un piccolo sorriso, osservando la reazione del fratello.
"Lo è." sussurrò. "Cioè, 'innamorare', non è vero..non usare queste parole.." ribattè tornando in sè. Vide Jared ridere, seduto davanti a lui, ed un piccolo sorriso sfuggì anche dalle sue labbra. "E tu quando mi farai conoscere questa Sam?"
Il sorriso sul volto di Jared scomparve per far posto ad un'espressione di puro stupore. "Stiamo cercando di andare con calma..sarà diverso questa volta." affermò deciso, lo sguardo perso nel vuoto. Ma subito si riprese e si alzò. "Forza, usciamo, hai bisogno di distrarti un po'. Ho una sorpresa per te." annunciò ed uscì dalla sala lasciando Shannon sbalordito per il suo continuo ed imprevedibile cambio d'umore.
Poche ore dopo, Shannon, Tomo, Jared e la sua santa inseparabile Emma, si trovarono in una grande sala in uno dei palazzi più lussuosi della città, circondati da persone dall'aria decisamente importanti.
"The new yorker e Rolling Stone si sono uniti per metter su questa mostra per l'anniversario della morte di Richard Avedon. Ci sono tutti i suoi scatti più famosi..ho pensato potesse interessarti." 
Shannon osservava rapito le mura coperte dalle foto del suo fotografo preferito, poi si voltò verso Jared e lo abbracciò, cercando di mostrargli la sua gratitudine e fu sorpreso di sentire che lui ricambiava la stretta. Di solito Jared era quello che metteva i guanti, piuttosto che darti la mano, figurarsi abbracciare qualcuno. "Grazie, Jared" gli sussurrò prima di lasciare l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto, se non ci fosse stato suo fratello al suo fianco? Se lo domandava spesso e la risposta gli faceva sempre molta paura.
Ma ora era davanti a dei capolavori, ed intendeva goderseli uno ad uno. Tutti quei ritratti, tutte quelle emozioni nascoste dietro uno scatto, dietro il bianco ed il nero. Riconosceva le copertine dei giornali che avevano organizzato la mostra, foto di attori, di cantanti..foto di persone comuni. Lui catturava la loro vita in una semplice foto e la rendeva arte.
 
 
Le era mancato tutto questo...spiegare le ali, volare al di sopra delle nuvole, dove nessun occhio umano potrà mai arrivare, sentire l'aria fredda nella pelle, sfiorare le piume, godere dell'assoluto silenzio dell'alta quota. Aveva lasciato da ore Shannon ma ancora sentiva il suo sapore sulle labbra. Non le sarebbe mai bastato, ne era certa. 
Sentì vicino la presenza di qualcuno e non appena percepì sangue angelico, si tranquillizzò.
"Da questa parte Gwen!" Le urlava Matt da lontano, e così dicendo, lo seguì, giù attraverso le nuvole, diretti verso terra.
Atterrarono su di un immenso prato dalle più svariate tonalità di verde, intorno a loro il nulla. Notando che nessun umano era nelle vicinanze, decise di non nascondere le ali. "Dove siamo?" chiese la ragazza.
"In un luogo sicuro. Qui nessun demone potrà rintracciarci."
"Che succede Matt?" Non aveva voluto approfondire molto tramite cellulare, ma ora lei aveva bisogno di risposte.
"Arianne è stata rapita." disse l'angelo, osservando poi lo stupore dipinto sul viso di Gwen.
"Quando? Chi è stato?" riuscì a balbettare, mentre si sedeva a gambe incrociate sull'erba, le ali bianche e rosse che la circondavano. 
"E' riuscita a mandarmi un messaggio telepaticamente solo poche ore prima che ti chiamassi. Da giorni nessuno aveva sue notizie...pensavamo fosse semplicemente andata in giro da sola a caccia e invece.."
"Cosa ti ha detto?" chiese Gwen, alzando lo sguardo verso di lui, notando che l'angelo aveva omesso questo particolare. Matt continuò il suo discorso, affermando che non era stata l'unica a scomparire in quei giorni e che la cosa gli sembrava strana, ma aveva altro a cui pensare, fino a quando, appunto, aveva ricevuto il messaggio da Arianne. Solo quando Gwen ripetè la domanda a voce più alta, credendo di non essere stata sentita la prima volta, Matt rispose. In realtà, perfino lui aveva paura a pronunciare quelle parole ad alta voce, così aveva preferito aspettare o addirittura evitare di dirlo ma...era inevitabile.
"E' Lilith. Lei sta rapendo e torturando Arienne e tutti gli altri."
Per un secondo Gwen credette di aver visto le sue piume diventare ancora più rosse, come una conseguenza della rabbia che le scoppiava all'interno.
"Vuole me." affermò Gwen, alzandosi. "Andiamo a recuperarla."
Matt ammirò il coraggio che intravide negli occhi così azzurri della ragazza, ma un brivido di timore lo percorse, nascosto subito dal batter d'ali. "Gli altri ci aspettano." e volarono insieme verso una radura isolata, protetta come quella in cui erano appena stati, non prima di averle raccontato delle ultime novità. La ragazza si era persa i preparativi della guerra, della sua guerra. Da quando erano iniziati i rapimenti, tutti gli angeli erano in allerta, tutti ormai a conoscenza della profezia. Si erano riuniti, avevano organizzato piani difensivi e di attacco.
Una volta arrivati, Gwen fu sollevata di trovare molti degli angeli che aveva conosciuto negli anni. Alcuni, invece la guardavano ancora con un certo disprezzo, a causa del suo sangue.
Gwen non si lasciò intimorire e cercò di prendere in mano la situazione. Era forte, si disse, e non avrebbe permesso a nessuno di prendere il suo posto in una guerra causata da lei. 
Matt avrebbe preferito che si nascondesse, che lasciasse a loro il resto. "Non posso." gli rispose. "Sono l'arma di cui hanno bisogno, non posso più nascondermi quando tutti sono in pericolo, per colpa mia. E poi, hanno bisogno di me, non mi ucciderebbero mai."
Gli attacchi demoniaci erano triplicati da tutte le parti del mondo e ancora nessun segnale da Arianne o da qualunque altro angelo rapito. Era Lilith a nascondersi, ora.
"La nostra padrona non vede l'ora di incontrarti." le disse un demone che aveva preso il corpo di una giovane ragazzina, "ti aspetta. Sei una di noi, come fai a non vederlo?" 
"Lasciate in pace gli esseri umani."
"Ti arrenderai, prima o poi. E il nostro Signore si sveglierà, di nuovo!" Gwen vide gli occhi della ragazzina diventare completamente bianchi, mentre cacciava il demone dentro di lei, sfiorandole la testa con il palmo della mano. 
Continuava ad usare i suoi poteri, nonostante ancora nessuno capisse la loro provenienza. Era l'unico modo per salvare gli umani dopo un attacco demoniaco, e questo a lei bastava per continuare ad utilizzarli.
Forse, l'unica in grado di dare una spiegazione a tutto questo, era proprio Arianne..
Quando Matt aveva confessato a Gwen di Arianne, la ragazza sentiva come se la sicurezza dentro di lei fosse svanita, anche se non lo faceva vedere. Arianne era forte, troppo forte per un demone. Era intelligente, furba ed una delle migliori. Era stata un arcangelo, prima di cadere come tutti loro. Ora conservava solo alcuni poteri e ricordi, tra cui la profezia che incombeva su Gwen. Era stata lei a pronunciarla. Sapere che era stata rapita, la terrorizzava.
Gwen non aveva mai incontrato Lilith, ma sapeva essere il primo demone creato da Lucifero, il demone più potente degli altri.
Tutto questo non sarebbe finito finchè non si fosse ceduta a Lilith, finchè non avesse risvegliato Lucifero. Ma forse ora, dopo questi incessanti giorni di caccia, tutto ciò di cui aveva bisogno, era di riposo..di lui.
 
 
Richiuse la porta alle sue spalle ed un brivido lo percorse.
'Sarà un po' di vento che entra da qualche finestra' pensò. 
Come sempre, posò le chiavi sul piccolo tavolino di fianco alla porta, tolse la giacca e si diresse verso la sala, dove Sky gli fece compagnia.
Era così stanco che si sdraiò sul divano a pancia in su, osservando il soffitto. Non suonava in quel modo da troppo tempo. Ne sentiva il bisogno, doveva perdersi nella musica..per non pensare a lei. Ricordò quei pochi momenti passati con Gwen proprio su quel divano, quelle semplici carezze, quelle notti passate a raccontargli qualche sua avventura.. Si alzò all'improvviso quando un piccolo dettaglio gli tornò alla mente: la portafinestra era socchiusa. Ricordava benissimo di averla chiusa, prima di uscire.. Senza esitare un attimo, si alzò dal divano ritrovando le poche forze rimaste, e corse al piano di sopra. Notò che anche la porta della sua camera era socchiusa. Vi entrò e..eccola. Distesa sul suo letto, Gwen dormiva beatamente, rannicchiata, una mano sotto la testa, i lunghi capelli sparsi sul cuscino. Era tornata.
Shannon si avvicinò al letto e si sdraiò al suo fianco. Restò lì ad osservarla, osservava il petto alzarsi ed abbassarsi lentamente, le labbra che formavano una linea diritta, la fronte e gli occhi corrucciati, come se fosse preoccupata, anche li, nel suo sogno. 
Senza rendersene conto, Shannon sfiorò la sua guancia con un dito e Gwen, sentendo il suo tocco, prima si rilassò, poi aprì dolcemente gli occhi, ritornando pian piano alla realtà. Sorrise quando realizzò chi fosse l'uomo davanti a sé, e così anche lui le regalò un dolce sorriso non appena rivide quegli occhi azzurri.
"Scusami, non volevo svegliarti.." 
La ragazza scosse la testa. "Mi sei mancato" sussurrò.
"Anche tu, mio angelo." poggiò le labbra sulle sue, assaporandole e riprovando quella sensazione che non provava da giorni ormai e che gli era mancata da impazzire, mentre lei poggiò una mano sul petto dell'uomo, sentendo il suo cuore accelerare.
"Dovresti riposare ora.." le disse sulle labbra, mentre incrociava la mano della ragazza sul suo petto. "devi dormire."
"Non ci riesco. Continuano ad entrare nella mia mente, li vedo..tutto quello che è successo, tutti quelli che stanno soffrendo, tutti..a causa mia." Gwen abbassò lo sguardo, quasi incapace di reggere quello di Shannon, come se temesse il suo giudizio, poi continuò. "Non pensavo sarebbe stata così dura resistere a quei demoni..è troppo, non posso rischiare che facciano male ad altri..io devo.."
"devi resistere. Ora nessuno ti farà del male..ci sono io con te. Se non ti riposi, come puoi pensare di sconfiggere quei mostri? Fallo per me, solo per qualche ora.." le disse, alzandole il mento in modo da guardare quegli occhi azzurri così stanchi e pieni di terrore. Non sapeva se avrebbe retto ancora per molto quello sguardo, ma lei chiuse gli occhi per qualche secondo e Shannon ne approfittò per poggiarle un braccio intorno alle spalle in modo da tenerla stretta a sè. Gwen si lasciò andare all'uomo, poggiò la testa sul suo petto e, lasciandosi cullare dal suo respiro, si addormentò in un sonno senza sogni, consapevole di trovarsi al sicuro, tra le braccia di Shannon.
  
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