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Autore: Bellatrix29    15/06/2013    9 recensioni
Harry e Draco dormono tranquilli, ma un piccolo singhiozzo rompe il silenzio nel cuore della notte e li costringe ad abbandonare il letto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buon pomeriggio ^^

Questa One Shot è stata scritta di getto in un paio d’ore, come sfida lanciata da Miwa_Echo: dovevo cimentarmi con il fluff, genere che di solito evito come la peste, e questo è il risultato.

Avrò esagerato? Oppure riesco a cimentarmi anche con momenti di dolcezza senza scadere nel melenso? A voi l’ardua sentenza!

Buona lettura!







Nel cuore della notte 





 

Erano da poco passate le due del mattino e a casa Malfoy-Potter tutto taceva. I due uomini erano finalmente riusciti ad addormentarsi, incuranti del temporale estivo che infuriava fuori dalla finestra. Il silenzio della casa fu interrotto da un gemito, seguito da un singhiozzo.

Draco fu il primo ad aprire un occhio; l’uomo rivolse uno sguardo all’aggeggio babbano che Harry aveva insistito per comprare e piazzare sul suo comodino. Voltò la testa verso il compagno, che dormiva ancora indisturbato. Allungò il braccio e lo scosse; non riuscì a reprimere un ghigno quando lo vide sobbalzare e allungare, d’istinto, la mano verso la bacchetta.

“Potter, tuo figlio è sveglio” biascicò con la voce ancora appiccicosa dal sonno.

“Non rompere, è anche tuo figlio” borbottò l’altro, contrariato. Essere stato svegliato in maniera così brusca aveva solo peggiorato il suo solito pessimo umore mattutino.

“Mmh” mugugnò Draco socchiudendo gli occhi.

“Potter, nostro figlio è sveglio ed è il tuo turno di andare a controllare” riprese qualche secondo dopo, tornando a rivolgergli il suo sguardo severo. Harry comprese che l’altro non si sarebbe schiodato dal letto e scostò le lenzuola di malavoglia. Fece i primi passi incerti grattandosi la testa, uscì dalla stanza e si diresse lungo il corridoio; si fermò davanti all’ultima porta e si passò una mano sul viso stanco, cercando di svegliarsi del tutto. Entrò nella cameretta immersa nel buio con gli occhi puntati sul letto.

Il piccolo fagotto di lenzuola gli strappò uno sorriso intenerito; si avvicinò al lettino e si sdraiò accanto al figlioletto. Scostò con attenzione la stoffa che lo ricopriva e immediatamente due occhioni sgranati, del tutto simili ai suoi, cercarono il suo viso. Harry allungò la mano e la passò tra i morbidi capelli biondi del piccolo, per rassicurarlo. Le lacrime che solcavano il suo viso gli fecero stringere il cuore, così l’uomo passò un braccio attorno al corpicino tremante e lo strinse contro il suo.

“Che c’è, Ethan, un brutto sogno?” Chiese con voce carica d’affetto. Il piccolo scosse la testa e gli seppellì il viso nell’incavo del collo. Un lampo di luce rischiarò la stanza, seguito qualche secondo dopo da un tuono poderoso. Harry sentì il piccolo stringersi ancora più forte contro di lui e sorrise dandogli un bacio sulla testa.

“Ti fa paura il temporale, piccolo?” Chiese gentilmente. Il bambino tirò su con il naso e annuì. Harry sorrise, il cuore pieno d’amore per il bambino che stringeva tra le braccia, e prese ad accarezzargli la schiena con gesti lenti, mentre cercava le parole necessarie per calmarlo. Lo sentì rilassarsi un poco sotto il suo tocco e si stupì, per l’ennesima volta, di quanto la sua vicinanza fosse sufficiente per farlo star meglio. Deglutì un boccone amaro, felice che suo figlio non dovesse chiedersi cosa significasse dover crescere senza un padre.

“Non c’è niente di cui aver paura, sai?” sussurrò al suo orecchio; il piccolo si scostò e gli rivolse un’occhiata scettica, alzò anche il sopracciglio, in modo del tutto identico a come faceva Draco e Harry gli scostò alcune ciocche di capelli dalla fronte.

“Ti ricordi quando ti ho detto che il mio papà non c’è più perché è andato in cielo?” Harry attese che il bambino annuisse prima di continuare “e ti ricordi anche che ti avevo detto che gli piaceva tantissimo giocare a Quidditch?” Di nuovo il piccolo annuì, anche se più incerto rispetto a prima.

“Vedi, a volte in cielo ci si annoia un po’, così organizzano delle partite di Quidditch, per far passare il tempo” spiegò con il tono più convincente che riuscì a trovare. In lontananza si udì l’ennesimo tuono e il bambino sobbalzò, mentre i suoi occhi si riempirono di nuove lacrime. Harry gli asciugò le guance con piccoli baci, prima di riprendere a parlare.

“I tuoni, in realtà, sono solo il rumore che fanno le mazze quando i Battitori colpiscono i Bolidi” sussurrò e rilasciò un sospiro di sollievo quando vide che l’espressione del bimbo si rilassò un poco e sentì la tensione abbandonare il suo corpicino.

“E la luce?” Chiese il piccolo qualche secondo dopo, mentre il suo sguardo tornava a farsi sospettoso. Harry dovette pensarci su qualche secondo, per riuscire ad imbastire una scusa credibile.

“La luce viene dalle macchine fotografiche. Ti ricordi cosa sono? Te l’ha spiegato la zia Hermione” il piccolo annuì, incerto, e attese che il padre finisse il racconto.

“Allora ti ricordi anche che le fotografie si scattano per ricordare i momenti belli” disse Harry rivolgendo uno sguardo tutt’intorno alla stanza, le cui pareti erano tappezzate di foto della loro famiglia. Ethan seguì il suo sguardo e gli rivolse un piccolo sorriso, per dimostrargli che aveva capito. Circondò con le braccine il collo del suo papà e lo strinse forte in un abbraccio. Harry riprese a coccolarlo, estremamente felice per essere riuscito a rasserenarlo.

Rimasero alcuni minuti in silenzio e il bambino non sobbalzò quando sentirono l’ennesimo tuono. La pioggia iniziò a scrosciare più forte di prima e Ethan si sciolse da quel caldo abbraccio. Rivolse al padre la sua espressione più dubbiosa e l’uomo si stupì di quanto quel visetto adorabile riuscisse ad essere espressivo, anche nella penombra.

“Ma papà” iniziò il piccolo con la sua vocetta infantile “allora perché piove?” Harry si sentì preso in contro piede e, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta valida a quella semplice domanda. In suo soccorso giunse la voce del compagno, fermo sulla porta.

“Piove perché così i Babbani stanno chiusi in casa e non si accorgono che in cielo ci sono persone che volano sulle scope” disse Draco con un ampio sorriso ad illuminargli il volto, mentre si avvicinava a grandi passi al lettino. Si stese accanto al figlioletto, che ora si ritrovava circondato dai suoi due padri. Harry rise per la deliziosa smorfia che comparve sul viso del bambino, quando Draco si chinò a dargli un bacio sulla punta del nasino.

“Grazie” mimò l’uomo con le labbra, in modo da non farsi sentire dal piccolo, rivolto verso il compagno, che gli fece l’occhiolino con aria complice. Coccolarono il bambino per lunghi minuti, in attesa che si arrendesse al sonno. Finalmente le sue lunga ciglia coprirono definitivamente i suoi vivaci occhi verdi e Harry rilasciò un sospiro di sollievo.

“Questo bambino è troppo intelligente” sussurrò rivolto al compagno, che rispose con una risatina silenziosa.

“È perché ha preso da me, grazie al cielo” disse con lo stesso tono dell’altro e scoccando al piccolo uno sguardo ricolmo di orgoglio e amore. Harry annuì convinto e si sporse verso di lui per dargli un bacio a fior di labbra.

“Ha preso da me anche la paura dei temporali, però” aggiunse Draco con una nota malinconica nella voce.

“E chi veniva a farti passare la paura?” Chiese Harry cauto; la loro infanzia era un argomento che di solito andava preso con le pinze.

“Mia madre” rispose l’altro guardandolo in viso “si sdraiava accanto a me, mi accarezzava i capelli e mi cantava una ninna nanna” aggiunse con la voce carica di nostalgia.

“Una ninna nanna, certo! Non mi era venuto in mente” Harry deglutì il magone che gli si era formato in gola all’improvviso: non aveva pensato ad una ninna nanna, probabilmente perché nessuno gliene aveva mai cantata una.

“Ringraziamo Merlino, Potter, guarda che ti ho sentito sotto la doccia” borbottò Draco, più per voler sciogliere quel momento di tensione che per prendersi gioco del compagno.

“Ehi” protestò Harry facendogli un buffetto sul braccio.

“E comunque te la sei cavata bene anche senza metterti a cantare” bisbigliò Draco mentre rivolgeva al figlioletto un’occhiate eloquente. Harry sorrise e strinse le due persone che più amava al mondo in un abbraccio.

“Dormiamo qui?” Chiese posando la testa sul cuscino.

“Il letto è troppo piccolo, domani avremo un tremendo mal di schiena” protestò Draco, ricambiando l’abbraccio e chiudendo gli occhi.

 
 
 



Lo confesso, il fluff abbaia, ma non morde, anzi, è stato divertente...
Spero vi sia piaciuta!
alla prossima,
Bellatrix
   
 
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