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Autore: Nindia Cobs    15/06/2013    16 recensioni
- Harry. - mormorai afflitto.
Mi avevano raccontato la sua storia, lo chiamavano il puttaniere, l'insensibile bastardo, ma in realtà il suo passato l'aveva reso così. Nessuno nasce cattivo, la vita ti cambia, le persone ti cambiano.
- Dimmi.
- Harry, io sono solo uno dei tanti tuoi giocattoli per divertirti e non pensare a quanto sia triste la tua vita, vero? - sentenziai.
Il ragazzò abbassò lo sguardo, poi lo rivolse a me impassibile, le emozioni non lo tradivano mai.
- Tu, caro Louis - mi bisbigliò, sfiorandomi il collo con le labbra - Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te.
Lui non stava versando lacrime, lui stava piangendo dentro. E io vivevo del suo dolore, perché amavo quell'uomo.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piacere! Chiamatemi Nindia, oggi presento questa storia molto particolare, ispirata proprio all'ormai celebre collana "Cinquanta sfumature di grigio".
Quando scelgo il titolo di una storia, vado sempre a controllare se ce ne sono altri simili, in questo caso esiste una fiction chiamata "Cinquanta sfumature di Larry", ma non conoscevo la storia e non ho mai letto nulla di quell'autrice, quindi non posso farci niente, ma a parte per il sessantanove, i titoli coincidono, ma la trama no. Infatti questa non è uguale al libro originale, ma solo ispirata.
Detto ciò, buona lettura a tutti!






Avevo provato tutti i lavori possibili e immaginabili, nessuno faceva al caso mio, forse perché ero un nullafacente, un vero fallimento per tutti.
L’unica amica che mi rimaneva si chiamava Lena Burton, una ragazza solare, impulsiva e ambiziosa, ma pur sempre una giornalista eccellente. Convivevo con lei da qualche anno, subito avevamo instaurato un rapporto, mi piaceva molto il suo modo di comportarsi emotivo e irrazionale, io invece sapevo controllarmi.
Tutto questo prima che la mia serenità vacillasse.
Non godevo di una vita mondana, mi ritenevo un normale studente che si sarebbe laureato in psicologia (una facoltà molto difficile) all’Università UCL a Londra. Università. Lavoro. Matrimonio. Figli. Il mio progetto di vita si basava su quello, sulla stabilità.
- Lou, dai… devi aiutarmi! – mi supplicò Lena, congiungendo le mani. – L’attore più eclatante del ventunesimo secolo vuole lasciare delle dichiarazioni al giornale dove lavoro, ti rendi conto della gravità della situazione se rifiuto? Non sai quanto ho faticato per ottenere questa straordinaria intervista! Mi licenzieranno… sarò costretta a girovagare per strada, senza meta, senza una casa, proprio come una barbona…
Di chi stava parlando? Un attore famoso che vuole rilasciare un’intervista? Sì, Lena dirigeva una rubrica di una rivista davvero celebre, aveva incontrato attrici Hollywoodiane e vip provenienti da tutte le parti del mondo, ma io non me ne intendevo, come poteva esigere una cosa simile da me? La giornalista era lei, non io! Sempre la solita melodrammatica…
- No, Lena… non so nemmeno come s’inizia una conversazione con una persona così importante, poi… t-ti immagini se faccio scena muta, mi blocco e perdi quest'occasione? – balbettai a occhi serrati, scuotendo la testa. – No, non se ne parla, sono costernato.
La mia amica sbuffò.
- Poi quali impegni tanto importanti hai? – chiesi. – Questa settimana iniziano gli esami, se non studio, mi buttano fuori.
- Problemi familiari… - esitò. – Si tratta di Harry Styles in persona, non puoi rifiutare, quindi adesso tu ti prepari e vai al Gordon’s Wine Bar, ti comporti spontaneamente, finisci l’intervista e ti renderai conto che è una passeggiata.
Lo spero tanto per te…, pensai sospirando.
- Che attore è questo Harry Styles? – chiesi curioso.
Lei arrossì di colpo, sembrava un peperone, intuii che non si trattasse di un doppiatore dei cartoni animati…
- Una… una… una… p-porno star. – balbettò, scappando via. – Intervistalo, mi raccomando. Ciao Lou!
Con lei non si poteva ragionare, quando si metteva una cosa in testa, non riuscivi proprio a farle cambiare idea.
La conoscevo da qualche anno, le volevo tanto bene, ma la sua testardaggine non aveva limiti. Accettai e mi abbracciò, ringraziandomi in tutti i modi e promettendo di comprarmi dei fiori appena tornava dalle sue commissioni. Tanto se ne sarebbe dimenticata, non riponevo speranze in ciò che diceva, era una vera scordona! Poi perché donare dei fiori a un ragazzo?
Una pornostar... una pornostar?! Quindi io stavo per incontrare uno di quei modelli senza dignità?!
 
Quando lasciò casa nostra, mi diressi in camera mia, aprii l’armadio e optai per una t-shirt a righe orizzontali, un paio di jeans, scarpe da ginnastica azzurre e una giacca panna. Il mio stile era diverso, ma non mi sarei mai vestito elegante.
Poi questo Harry Styles non lo conoscevo, per come ne aveva parlato Lena, sembrava proprio uno di quei montati snob e conformisti. Mi feci una doccia prima di vestirmi.
Contemplai allo specchio il mio riflesso, mi ero preparato abbastanza bene.
Presi le chiavi della macchina, scesi in garage, e accelerai per anticipare il mio ospite da intervistare. Sperai che non si facesse vivo per qualche impegno formale, che avvisasse Lena e che mi arrivasse una sua chiamata.
Io non sapevo davvero cosa chiedere a un attore porno del suo calibro, quali domande potevo porgli? “Piacere, signor Styles, quando volte l’ha preso nel didietro? Che tecniche usa nei suoi film? Quelle tecniche.”… Imbarazzante, davvero. Lena mi aveva coinvolto e adesso io dovevo rimediare ai suoi errori, ma dopo mi avrebbe sentito! Avevo la migliore amica più impacciata del mondo.
Arrivato al pub dell’appuntamento, mi guardai intorno, come si veste un attore porno? Non si veste, ecco il problema.
Nessuno aveva la faccia da probabile Harry Styles, o comunque non lo notai, così chiesi informazioni al barman, ma lui scrutò attentamente la sala, poi scambiò un'occhiata a una ragazza del pub e abbozzò un sorriso falso, dicendo ‘’No, mi spiace, non conosco nessun Harry Styles’’.  Poi si dissolse nel caos della sala, forse andando a prendere le ordinazioni ai tavoli.
Una ventenne dai lunghi capelli biondi, lisci e lucenti, il fisico slanciato e snello, dalle movenze di un felino e le iridi scure, si avvicinò, sedendosi proprio sullo sgabello accanto a me. Accavallò le gambe e bevve il suo martini molto sensualmente. Indossava un abito scollato, di un verde tenue, decolté griffati e un chiodo di pelle.
- Il Signor Styles ti aspetta al tavolo numero venticinque. – m’informò prima di alzarsi e lasciarmi allibito e sconcertato.
Chi l’aveva mandata? Certo che dietro l’immagine di quell’uomo si celavano innumerevoli misteri, adesso sì che m’incuriosiva.
Mi diressi al tavolo numero venticinque, si trovava in una piccola sala privata, al di fuori due buttafuori vestiti di nero con occhiali da sole scuri da spia, mi domandarono chi ero e cosa volevo. M’incutevano davvero terrore.
Mi preparai mentalmente cosa potevo porgli e quali informazioni dovevo estrapolare, poi mi concedetti una tregua. Quando entrai, un giovane dalla chioma scura e riccia, gli occhi di un verde smeraldo intenso, in smoking, circondato da due ragazze more, fece cenno a esse di lasciarlo solo con me. Si accese un sigaro quando rimanemmo solo io e lui in quella sala vuota.
- Ne vuoi uno? Sigari provenienti dalla Danimarca, molto rari. – mi propose. – Tu devi essere il giornalista che aspettavo. Sono abituato a conversare con donne giovani e belle, mai con uomini, mi scuso per la poca ospitalità. Ti offro un sigaro?
- No, grazie, non fumo. – rifiutai gentilmente, accomodandomi su una poltrona. – Sì, cioè… no… una mia amica mi ha chiesto un favore, non poteva intervistarla e ha mandato me, ma non sono specializzato in questo.
Harry Styles… Me lo immaginavo diverso, un uomo di mezz’età, abbastanza attraente. Quegli occhi sembravano scrutare le parti più remote e intime della mia anima, mi mettevano sottopressione, ma allo stesso tempo non riuscivo a distogliere lo sguardo da essi. Cosa mi stava accadendo? Arrossii.
- Capisco, inizia pure. – acconsentì, bevendo della vodka.
Davanti a me avevo un foglietto pieno di domande, ne lessi alcune tutte insieme, poi attivai il registratore e lo avvicinai alla sua bocca. Quelle labbra carnose e morbide, anche mentre parlava, mi attraevano, che strano… La confusione mi avvolse.
- Ehm… va bene. – sbottai. – Quanti anni ha? Dove è nato? Descriva la sua situazione sentimentale.
Nemmeno una di quelle era presenta su quel foglio, erano uscite fuori all’improvviso, avevo agito d’istinto. Accadeva raramente. “Un sognatore che non sa sognare”, ecco come mi descrivevano gli altri.
- Diciannove anni, nativo di Holmes Chapel. Preferisco una vita sentimentale molto intensa e movimentata, non m’interessano le relazioni serie, mi definisco un uomo libero, ma allo stesso tempo conteso da tante donne di tutte le età. – mormorò con fermezza.- Tu invece? Come ti chiami?
- Louis… T-Tomlinson. – balbettai, abbassando lo sguardo. – Mi sembra inopportuno chiedere informazioni personali a un “giornalista”… circa.
L’attore sorrise, le fossette… oddio quelle fossette, una delizia per il mio sguardo. Perché non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso? Chi era veramente?
- Ma hai appena confessato di non essere un giornalista, ti vedo solo come uno sconosciuto che vuole sapere tutto di me. – mi punzecchiò.
- Che rapporto ha con i suoi parenti? Di solito frequenta persone di alto rango? – ignorai coraggiosamente le sue provocazioni.
- Mia madre… sono molto legato a mia madre. Conosco tanta gente normale, non discrimino nessuno, a volte penso che se il Mondo non badasse solo alla ricchezza e alla fame, tutti saremmo più felici. – esitò. – Esponimi i tuoi pensieri, Louis Tomlinson, vorrei approfondire questa conversazione anche a cena.
Titubante accettai, continuai a conversare con lui per un’ora circa, poi tentai di andarmene e salutarlo, ma mi fermò. Non sapevo chi era quel giovane dagli occhi verdi, non conoscevo il suo passato, la sua storia, proprio niente di Harry Styles, ma ero sicuro di una cosa, una sola: avrei dato di tutto per incontrare di nuovo quelle iridi color smeraldo avvolte dal mistero e dall’autocommiserazione.
- Non posso nascondertelo. – ghignò con una voce sensuale. – Ho una fottuta voglia di portarti a letto e farti capire a cosa è dovuta la mia fama, Signor Tomlinson.
 
   
 
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