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Autore: kyelenia    15/06/2013    3 recensioni
Pairing: Klaine, Kurtbastian
“Qualcuno ha un cotta per te...” gli cantilenò all'orecchio Rachel, seduta accanto a lui sul divano del salotto di Sebastian.
“Chi?” le chiese Kurt, inarcando un sopracciglio.
Rachel gli rivolse un sorrisetto sospetto ed indicò con un cenno del capo Sebastian e Santana, che si divertivano lanciandosi lo shaker con cui stavano preparando un cocktail. E, dato che Santana non risultava essere diventata etero, per Kurt non fu troppo difficile mettere insieme i punti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Before the needle hits the sun
when you're countin' every step til the day is done
take your time, take it slow, drink your wine
well use your hands, use your eyes, hold someone

 

“Chi era quel bel ragazzo che parlava con te al bar?” gli chiese Rachel al telefono, il giorno dopo.

“Matthew, che voleva uscire a cena con me e che non ha saputo accettare un no con la grazia con cui aveva promesso avrebbe fatto.”

“Kurt...” cominciò Rachel, con tono rassegnato.

“Rachel,” tagliò corto Kurt, “so quello che vuoi dirmi e non ho voglia di sentirtelo ripetere per la miliardesima volta. Hai reso la tua opinione più che chiara.”

“Sono preoccupata per te Kurt, non sei più quello di una volta.”

“Rachel, ascoltami bene, perché sai che odio fare questi discorsi e lo farò soltanto una volta, non lo ripeterò mai più, e ogni volta che proverai a ritirarlo fuori mi prenderò la libertà di sbatterti il telefono in faccia o di ignorarti. E siccome ti sto avvertendo in anticipo non mi sentirò neanche in colpa.”

“Sono tutta orecchie,” gli rispose Rachel e Kurt, per una volta, la reputò sincera.

“Io non odio la mia vita e viverla non è orribile. Però...” sospirò, perché nonostante fossero passati due anni parlarne non era più facile, “però è una vita dove non c'è Blaine. Prima che lo conoscessi io ero infelice; sono stato infelice quasi per tutta la mia vita, prima che arrivasse lui. Rachel, Blaine era il mio sole, illuminava le mio giornate e tu non sai, non immagini neppure, com'è vivere la vita con Blaine al proprio fianco. Nessuno di voi lo sa perché era solo tra me e lui. Lui dava una luce diversa ad ogni cosa; era sempre così positivo e ottimista e fiducioso, aveva sempre una parola di consolazione o un modo per tirarti su di morale. Sapeva in qualche modo quando avrei avuto una giornata particolarmente stressante e si svegliava prima per farmi trovare un dolcetto insieme al caffè, nonostante lui uscisse almeno mezz'ora prima di me. Blaine era il mio sole, e adesso non c'è né il diluvio né un temporale, semplicemente è nuvoloso.”

Kurt sentì Rachel singhiozzare dall'altra parte della linea ed ebbe bisogno di tutte le proprie forze per non seguirla.

“Scusami,” gli disse Rachel, con un tono di voce imbarazzato e rammaricato.

“Non ti preoccupare Rachel, so che lo fai per me. Però non è quello di cui ho bisogno; continua ad essere la migliore amica straordinaria che sei, non ho bisogno di altro.”

“Vorrei abbracciarti,” gli disse Rachel, con una risatina lacrimosa.

“Allora appena ci vediamo ti tengo stretta per dieci minuti più del solito. Adesso vai a goderti Zach prima che finisca con l'odiarmi perché non faccio altro che rubarti.”

“Lo sai che Zach ti adora, non potrebbe mai avercela con te.”

“Passa il resto della giornata al telefono con me e ne riparliamo.”

“Ok, ok. Vado. Ti voglio bene Kurt, a dopo!” rispose Rachel, prima di chiudere la chiamata.

“Dio Santo,” disse Kurt a Sebastian “questa ragazza è peggio di Carole. Sono sconvolto che non mi abbia ancora proposto di indossare un localizzatore.”

“Te la sei scelta tu, caro” gli rispose Sebastian con voce ancora impastata dal sonno, dal divano, “non hai il diritto di lamentarti!”

“E infatti la adoro,” rispose Kurt, parandosi davanti a lui, in piedi e con le mani sui fianchi, “vorrei solo che mi ascoltasse di più.”

“È Rachel,” replicò Sebastian, “non è quello che dici sempre?”

“Hai ragione per una volta, non vorrei che fosse diversa per nessun motivo al mondo.”

Sebastian diede un colpetto al cuscino del divano, invitando Kurt a sedersi accanto a lui. Kurt si sedette a gambe incrociate, rivolto verso Sebastian.

“Che vuoi fare oggi?” gli chiese Sebastian.

“Andiamo a pattinare?” propose Kurt dopo averci pensato per un po'.

Sebastian lo guardo come se avesse perso la testa. “Kurt? Sei sicuro? Non vorrei rovinare le tue aspettative ma tu non sai pattinare.”

“Non mi importa, mi diverte farlo, e poi possiamo andare a prenderci una cioccolata calda.”

Sebastian lo scrutò, alla ricerca dell'inganno. Non era da Kurt essere così intraprendente, le sue proposte di solito consistevano in qualche maratona televisiva.

“Ok, però se cadi io non ti riporto a casa sulle spalle.”

“Tanto lo so benissimo che lo faresti,” rispose Kurt, rivolgendogli la propria migliore espressione da cucciolo – che non sarebbe mai stata all'altezza di quella di Blaine, ma doveva impedire ai propri pensieri di avventurarsi in quella direzione, “non potresti mai lasciarmi a terra, solo e sofferente.”

“Tu cerca di rimanere su tutti e due i piedi, che se cadi quello col mal di schiena sarà io alla fine,” replicò Sebastian, con un sorriso amichevole e l'occhiolino.

Kurt ricambiò il sorriso e si alzò per cominciare a prepararsi.

Un'ora dopo erano fuori dal portone, nei loro cappotti invernali e con le sciarpe strette intorno al collo.


Alla fine la cioccolata la presero, sul divano di casa di Sebastian, la più vicina alla pista di pattinaggio, con la caviglia di Kurt stesa sulle gambe di Sebastian e lui che vi teneva sopra una borsa di ghiaccio.

“Te l'avevo detto,” gli stava ripetendo Sebastian per la decima volta, “tutti sanno che non sai pattinare.”

“ Se non mi fossi arrivato alle spalle, facendomi il solletico e facendomi spaventare a morte, non sarei caduto, ci hai mai pensato?” replicò Kurt, nervoso e dolorante.

“Su, non fare così,” gli rispose Sebastian con una carezza sul viso, che sarebbe potuta risultare tenera se non fosse stata data con l'espressione con cui si guarda un cane, “adesso ho una scusa per tenerti sotto controllo per un paio di giorni e tu non potrai far nulla per ribellarti.”

“Non potrei desiderare altro, invalido e prigioniero di Sebastian Smythe. Devo avere proprio un karma orrendo se mi merito questo.”

“Dai, non è un destino così brutto. Hai avuto la tua cioccolata come promesso, più tardi scendo a prendere una cheesecake come dessert e farò scegliere a te che film guardare. Possiamo guardare anche uno dei tuoi musical sdolcinati ed estremamente gay.”

“Lo dici come se fosse un'offesa, sai di essere gay anche tu, vero?” ribatté Kurt, con voce sarcastica.

“Perfettamente. Ma c'è gay e gay, e a volte il tuo livello di gay sfocia nel ridicolo.”

“Se la mia presenza ti infastidisce così tanto puoi smettere di starmi sempre attorno e lasciarmi vivere in santa pace,” gli rispose Kurt; il dolore lo rendeva scortese.

“Dai, Kurt,” tentò di placarlo Sebastian, capendo che Kurt non era nell'umore per continuare nel loro solito battibecco, “sai benissimo che scherzo. Non hai nulla che non vada.”

Kurt sentì il respiro bloccarsi in gola, mentre le parole di Rachel gli risuonavano in testa. ‘Qualcuno ha una cotta per te’ aveva profetizzato, e Kurt cominciava a vedere da dove potesse derivare quella convinzione. Sebastian era diverso con lui, sotto il suo aspetto da stronzetto snob lo trattava con una cura diversa, quella che aveva spinto Kurt a contare così tanto proprio su quello che al liceo era stato il suo nemico numero uno.

“Hai ragione, scusa. Questa dannata caviglia mi sta infastidendo,” disse a denti stretti, rigirando il piede poggiato sulle gambe di Sebastian, nella speranza di alleviare il dolore. “Non sono molto paziente quanto sto male,” spiegò, con un sorrisetto di deprecazione personale.

“L'ho notato già un anno fa, quando avevi la febbre alta e per convincerti a stare ha letto ho dovuto accettare di essere il tuo schiavo personale per quasi una settimana.”

“Era bellissimo,” ricordò Kurt con nostalgia, “non dovevo far nulla e tu eseguivi i miei ordini senza poterti lamentare in alcun modo perché le occhiaie ed il pallidume ti intenerivano.”

“No, perché era veloce ed indolore, altrimenti avrei dovuto sorbirmi le tue lamentele per ore ed ore. E, come hai detto tu, stare male ti rende più melodrammatico ed insopportabile del solito.”

Kurt lo guardò con espressione ferita, e le labbra piegate in giù, ridendo internamente nel vedere una decina di emozioni, tra le quali la più evidente era il senso di colpo, alternarsi sul viso di Sebastian. Alla fine qualcosa fece scoprire all'altro la sua presa in giro e Sebastian gli diede uno schiaffetto sul braccio.

“Non puoi manipolarmi per farmi sentire in colpa, sei una persona orribile!”

“Non è vero, mi adori,” replicò Kurt con un sorrisetto, ed era così bello essere stupidamente allegri, “adesso zitto e fammi quel massaggio con la crema analgesica che mi avevi promesso, così  forse tornerò ad essere il tuo amico preferito.”

“Tranquillo, non avresti smesso comunque di esserlo per così poco,” rispose Sebastian prima di alzarsi a prendere il tubetto di pomata dall'armadietto dei medicinali.

Kurt abbandonò il capo sul bracciolo del divano, godendosi quella giornata di spensieratezza.

Sebastian riprese il proprio posto all’altra estremità del divano, si mise la gamba destra di Kurt in grembo con delicatezza, dedicandosi alla sua caviglia con le proprie dita, evidentemente più che capaci.

“Sei davvero in grado, non mi avevi detto una bugia,” disse ad alta voce Kurt, lasciandosi sfuggire un grugnito nel sentire qualsiasi tendine si fosse spostato con la caduta ritornare al proprio posto.

“Te l'ho detto, le mie mani sono magiche. Non immagini neanche cosa sono in grado di fare,” rispose Sebastian con un ghigno.

“Sebastian, lascia perdere le battute a sfondo sessuale, hanno perso il loro fascino almeno dieci anni fa. Adesso che siamo tutti adulti sessualmente attivi non hanno nulla di trasgressivo.”

“Non sei per niente divertente, Hummel,” gli rispose Sebastian, guardandolo col broncio, mentre avvolgeva con attenzione una fascia elastica intorno al tallone e alla caviglia di Kurt. “Date le mie doti eccezionali dopo una notte di sonno sarai come nuovo, magari sentirai la caviglia indolenzita per un paio di giorni, ma non è successo nulla di grave. Comunque ti consiglio di posticipare qualsiasi maratona avessi in programma almeno per una decina di giorni.”

“Chi ti ha insegnato a fare la piccola crocerossina in questo modo?” chiese Kurt, ridendo di fronte al rossore che si era esteso sulle guance di Sebastian.

“Ti ricordi che alla Dalton facevo lacrosse? Hanno fatto a tutti un corso di primo soccorso e di rimedi veloci per gli infortuni minori. Nelle peggiori partite si faceva male anche metà squadra, era comodo che ognuno sapesse prendersi cura dei propri compagni di squadra. Poi per un semestre al college sono stato con un giocatore di football, ed ero il suo massaggiatore preferito.”

“Posso capire il perché,“ si lasciò sfuggire Kurt, prima di accorgersi delle implicazioni di quella frase.

“So che sono irresistibile Hummel, non c'è bisogno che ti imbarazzi così. Avrei messo in discussione la tua omosessualità se ti fossi stato totalmente indifferente.”

“Anche molto modesto e per nulla pieno di te, vedo. Sappi che non vale se decanti da solo le tue doti, dovrebbero essere gli altri a farlo per te.”

“Purtroppo ho perso il numero di Ricky, ma mi assicurerò che il prossimo ragazzo che sperimenterà la mia magia venga da te a recensirmi.”

“Grazie per la serietà con cui prendi le mie richieste, Sebastian, non aspetto altro.”

“Cosa vuoi mangiare?” gli chiese Sebastian alzandosi.

“Guarda che posso muovermi, non devi fare tutto tu,” precisò Kurt.

“No, ti ho promesso che mi sarei fatto perdonare per il solletico, ed io sono un uomo di parola.”

“Allora qualsiasi cosa, basta che non dai fuoco alla cucina.”

Un'ora dopo Sebastian tornò in salotto con un vassoio sul quale aveva poggiato due piatti di lasagne e due bicchieri di vino.

“Avevo congelato le lasagne, ho pensato che scongelarle nel forno sarebbe stato indolore,” gli spiegò, avvicinando il tavolino al divano  in modo che Kurt potesse stendervi sopra la gamba e poggiando il vassoio sulle loro gambe, in equilibrio tra loro.

“Potrebbero o non potrebbero piacermi queste attenzioni, mi stai facendo abituare male,” disse Kurt, dopo il primo boccone.

“Potrebbe non essere un incubo fare qualcosa di carino per qualcuno,” replicò Sebastian, senza sbilanciarsi troppo.

“È inutile che fai il duro con me, so benissimo che hai un cuore sotto quella corazza apparentemente impenetrabile.”

Sebastian gli diede un colpetto con la spalla. “Non dirlo in giro, la gente potrebbe smettere di rispettarmi.”

“Parola d'onore,” promise Kurt, mettendosi una mano sul cuore, “il tuo segreto è al sicuro con me.”

Sebastian gli sorrise e Kurt notò che, quando era sincero, Sebastian aveva proprio un bel sorriso.

*

La storia di Kurt e Sebastian non iniziò in modo drammatico, non come ci si potrebbe aspettare dopo qualcosa come l'amore tra Kurt e Blaine.

Non ci furono illuminazioni improvvise, né periodi di silenzio interminabili e sofferti, né sensi di colpa.

Fu l'evolversi della vita.

Una sera erano seduti sul divano, nel salotto di Sebastian; stavano guardando un film, ‘I Miserabili’, uno di quei musical che Sebastian avrebbe giudicato troppo gay. Kurt aveva cominciato a piangere alla morte di Fantine e arrivati alla Rivoluzione era ormai inconsolabile. Sebastian gli afferrò la mano, intrecciò le loro dita, e prese a fargli scorrere il pollice sul dorso.

Non era esattamente sconvolgente: con il passare degli anni il la loro amicizia era diventata progressivamente più fisica e ormai le pacche o i mezzi abbracci casuali erano frequenti, ma quel tipo di contatto, così programmato ed intenzionale, era una novità.

Non furono scariche elettriche e non furono brividi, ma la mano di Sebastian era piacevole.

Kurt girò il capo e si fermò ad osservare il profilo di Sebastian, cercando sul suo volto qualcosa che potesse dargli un indizio per capire cosa stesse pensando Sebastian. E non c'era un indizio, no, perché Sebastian era troppo calcolatore, aveva troppo controllo sul proprio corpo per tradirsi con un errore come un'occhiata fugace, ma Kurt aveva imparato a leggere il suo viso, e in quel momento mostrava un'espressione addolcita. Una cosa del genere era più di quanto chiunque – chiunque tranne Kurt, gli ricordò la parte consapevole, e un po' presuntuosa del suo cervello – potesse anche solo sperare di ricevere da parte di Mister-solo-scopate-occasionali-Smythe.

Qualcosa in quell'atmosfera intima e in quel tocco così delicato portò Kurt alla realizzazione che Sebastian era piacevole. Era una sensazione che aveva cominciato ad insinuarsi nella sua vita dal lontano momento in cui Sebastian era stato il primo a notare l'attacco di panico di Kurt il giorno del funerale, fino ad arrivare a quel momento.

“Vuoi uscire a cena con me, uno di questi giorni?” gli chiese Kurt a bruciapelo, prima di perdere il coraggio di farlo.

Sebastian si girò verso di lui, questa volta, e lo scrutò. “Usciamo sempre a cena, Kurt, devi solo dirmi dove vuoi andare. Non uno di quegli orridi ristoranti di cucina vegana, ti prego.”

“No, non in quel senso. A cena nel senso di un appuntamento,” precisò con una leggera sfumatura di incertezza nella voce. Arrivati a quel punto più o meno tutto il mondo aveva notato che Sebastian sembrava aver perso la testa per Kurt, da anni secondo alcune persone.

E Kurt non era esattamente indifferente, non lo era mai stato. C'erano stati appuntamenti che non erano appuntamenti, più che altro uscite casuali, anche se programmate spesso con anticipo.

Kurt in quel momento pensò che, se Sebastian fosse stato d'accordo, non gli sarebbe dispiaciuto rendere la cosa ufficiale. E a quel punto il passo successivo, davvero il più naturale del mondo, non era altro che sperare che Sebastian si decidesse a rompere il silenzio in fretta e gli concedesse una risposta positiva.

“Pensavo non fossi interessato ad avere appuntamenti,” gli disse Sebastian, forse intenzionato a prendere tempo e avere una visione più chiara della vicenda.

Kurt prese il telecomando dal tavolino, mise il film in pausa e si girò verso di lui, focalizzando la propria attenzione solo su quel discorso.

“Ho detto che non sono intenzionato ad avere appuntamenti con uomini che non mi conoscono e non hanno la minima idea del mio stato emotivo. Ho detto che non voglio illudere nessuno e non voglio che qualcuno stia con me aspettando che lo ami nel modo in cui desidera.”

“E io dovrei essere la persona che ti conosce, che ha una perfetta idea del tuo stato emotivo, al punto da non poter essere illusa, e che sa cosa ricevere da te e non vivrebbe nell'attesa di qualcosa di più?” replicò Sebastian, elencando i suoi stessi punti.

“Sì!” rispose Kurt, che stava cominciando a sentirsi spaesato e incerto. “O almeno pensavo che funzionasse bene il nostro rapporto e... mi piace averti nella mia vita. Più di quanto possa dire di chiunque altro che potrei trovare là fuori.”

Kurt intuì dall'espressione di Sebastian che stava pensando qualcosa, qualcosa che non avrebbe detto. E l'unico motivo per cui, di solito, Sebastian si teneva qualcosa per sé era perché era fuori dal suo personaggio, o perché superava quei pochissimi limiti che esistevano fra lui e Kurt. Kurt si chiese quale potesse essere il contenuto di quel pensiero misterioso, ma immaginava che non l'avrebbe mai saputo.

“Anche a me piace essere nella tua vita,” disse Sebastian, con onestà. Perché, immaginò Kurt, a quel punto non aveva senso fingersi indifferente: stavano tentando il tutto per tutto e se volevano far andare il loro rapporto da qualche parte l'unica speranza era iniziarlo con chiarezza e sincerità. “E, hai ragione, non sono come quegli uomini illusi che ti guardano e vedono solo la tua figura dentro il loro sogno di una famiglia perfetta, una casa perfetta, tre figli, un cane, un gatto e i pesci rossi. Io conosco il tuo... come l'hai chiamato? Il tuo stato emotivo, sì. E so cosa puoi provare e cosa è invece riservato a qualcun altro però, Kurt, il fatto che io lo sappia, e che io lo accetti, non significa che sono disposto ad accontentarmi delle briciole. Significa che tu devi esser sicuro di volere me,  non qualcuno che non ti faccia sentire solo per il resto della tua vita ma che non vorrai mai davvero al tuo fianco.”

La serietà del discorso di Sebastian colse Kurt alla sprovvista, ma, realizzò, non era così strano che Sebastian volesse una certezza prima di mettersi in gioco. Sebastian aveva passato insieme a lui gli ultimi quattro anni, ormai quasi cinque, con una dedizione analoga solo a quella della sua famiglia o di Rachel. E in quegli anni Sebastian, nonostante non si fosse mai dato al celibato, non aveva davvero provato a stare con qualcuno.  Aveva... aspettato? Si azzardò a pensare Kurt, perché sembrava assolutamente estraneo il pensiero di Sebastian che potesse tenere a qualcuno al punto da stargli a fianco per anni, senza pretendere nulla in cambio.

“Io voglio te al mio fianco, non qualcuno a caso. Non sto scegliendo te perché sei l'unica persona che mi capisce, in questo senso. Quindi, se vuoi, sarei onorato di portarti fuori a cena.”

“Ok...” rispose Sebastian, quasi con un sussurro.

“Ok?” gli chiese Kurt, volendo avere la conferma di aver capito bene.

“Ok, Kurt. Sarei onorato di uscire a cena con te.”

Kurt si sporse verso di lui per abbracciarlo, perché la parte migliore di tutta quella faccenda era che  avrebbe condiviso quell'esperienza con il proprio migliore amico.

Una piccola parte del suo cervello, una parte che ormai non era più prepotente e presuntuosa, gli ricordò chi era l'ultimo migliore amico con cui era finito con l'uscire. E, considerati i dodici meravigliosi anni che Blaine gli aveva regalato, probabilmente quella progressione di eventi gli portava fortuna.

*

Per il loro primo appuntamento andarono in un piccolo ristorante francese che aveva aperto da poco, proprio alla fine della strada dove abitava Sebastian.

Kurt aveva scelto il locale, e la scelta non era stata casuale. Quella era una nuova storia, una nuova possibilità, e non poteva cominciare in un posto che aveva già un significato per Kurt e Blaine; nei  nove anni che avevano vissuto insieme a New York, i posti migliori li avevano girati tutti.

Kurt aveva scelto di indossare una camicia, un gilet, un paio di pantaloni attillati; guardandosi allo specchio prima di uscire da casa, si era sentito particolarmente bene con se stesso.

Aveva preso la metro per raggiungere casa di Sebastian, visto che il taxi lo avrebbero riservato per il ritorno, e aveva citofonato, perché era il loro primo appuntamento e, anche se si conoscevano da anni e avevano abbandonato qualsiasi formalità da qualche parte tra il secondo e il sesto mese d'amicizia, Kurt ci teneva a comportarsi da gentiluomo.

Sebastian era sceso in fretta, molto più in fretta di quanto avrebbe fatto per qualsiasi altra uscita, e l'aveva salutato con un sorriso diverso dal solito, più dolce, più intimo, ed un bacio sulla guancia.

Il ristorante francese si era scoperto magnifico, anche a detta di Sebastian che per quel tipo di cucina era particolarmente esigente, e Kurt sapeva che quello, in qualche modo, sarebbe diventato il loro posto.

Era bello il pensiero di qualcosa che aveva un significato per il futuro che prometteva e non per decine di memorie che, per quanto meravigliose, a volte risultavano opprimenti.

“Stasera sono stato davvero bene,” gli disse Kurt, davanti al portone di Sebastian. Perché era una di quelle cose che andava dette, perché stava sempre bene con Sebastian, ma quella sera sembrava importante che anche Sebastian lo sapesse.

“Sali con me,” gli propose Sebastian, con un tono di voce lieve.

Kurt intrecciò le dita e abbassò lo sguardo sulle proprie mani, soffermandosi a guardare l'anulare sinistro, vuoto. L'anello non era troppo lontano, era appeso ad una catenina, nascosto sotto la camicia.

“Non credo sia una buona idea,” gli rispose infine, con il tono di voce più cortese possibile.

“Non deve succedere nulla, ma abbiamo passato insieme un numero infinito di notti. Non ha senso cominciare a farci scrupoli proprio adesso,” aveva insistito Sebastian, e Kurt aveva acconsentito alla fine.

Appena entrato in casa Sebastian si era limitato a mettersi il pigiama, porgere a Kurt i pantaloni della tuta e la maglietta che erano diventati il suo pigiama, e sistemarsi sul divano, sotto la coperta e con una ciotola di popcorn in grembo.

Avevano optato per un film leggero, ‘Il Diario di Bridget Jones’, e si erano sistemati di fianco, per l'ennesima volta di una lista infinita.

Kurt voleva davvero concludere la serata in modo tranquillo, ma non aveva tenuto conto, nel determinare i propri propositi, che effetto avrebbe avuto la vicinanza di Sebastian; lo rendeva consapevole del proprio corpo come non lo era stato da anni.

Durante il corso del film non si perse nessuno dei movimenti di Sebastian, il modo in cui si era avvicinato progressivamente a lui, fino a far sfiorare i loro corpi, il braccio che aveva allungato lungo lo schienale del divano, finendo col circondargli le spalle. Sentiva le sue dita lungo lo scollo della maglietta, che gli carezzavano la pelle scoperta del collo facendogli venire  la pelle d'oca.

Si girò a guardare Sebastian e lo colse intento a scrutarlo, con un'espressione intensa sul viso.  L'atmosfera era intima, Sebastian da togliere il fiato, e Kurt non voleva sprecare un momento come quello.

Così si sporse verso di lui, gli mise una mano lungo la curva della mandibola, e avvicinò i loro visi, facendo combaciare le labbra nel loro primo bacio; il primo, sperava Kurt, di una lunga serie.

Kurt aveva baciato quattro persone fino a quel momento, e soltanto due perché lo voleva per davvero. Sebastian aveva le labbra screpolate, ma piacevoli, come la sua mano, come tutto di lui.

Kurt si concesse un piccolo gemito e Sebastian lo spinse a stendersi sul divano, e si allungò su di lui, riprendendo a baciarlo con più decisione.
Kurt poteva sentire le dita di Sebastian carezzargli il fianco e quando raggiunse lo spazio tra l'ombelico e l'elastico dei pantaloni lo fermò.

Bas, non c'è bisogno di correre, non abbiamo alcuna fretta.”

La risposta di Sebastian fu un sospiro frustrato e infastidito. “Aspetto questo momento da quattro anni, non sai quello che mi stai chiedendo,” gli disse, riprendendo a baciarlo subito dopo.

Kurt ricambiò il bacio con lo stesso desiderio e permise a Sebastian di togliergli la maglia, concedendosi un sospiro soddisfatto non appena sentì il proprio petto venire a contatto con quello di Sebastian.

Kurt non avrebbe saputo dire chi si addormentò per primo, perché il vino e i baci l'avevano stordito, ma quando si svegliò la luce filtrava dalle ampie finestre, il suo capo era poggiato sul petto di Sebastian e la sua mano adagiata sul suo fianco. Kurt non si guardò attorno con fare spaesato, né si chiese che ci facesse lì. Si spostò in alto, sistemandosi con la testa nella curva tra la spalla e il collo di Sebastian, e nascose il naso tra i suoi capelli, annusandone il profumo, ormai familiare. Non si chiese perché non profumassero di Blaine, perché aveva imparato ormai da mesi ad apprezzare la diversità del profumo di Sebastian.

La sua vita non aveva nulla a che fare con quella che aveva immaginato a sedici anni. Non avrebbe mai vinto un Tony, aveva superato i trent'anni e non si sarebbe più sposato: aveva detto sì una volta e non riusciva ad immaginarsi a farlo di nuovo. Probabilmente non avrebbe mai avuto dei figli, perché Sebastian non era tipo da bambini e i sogni di paternità di Kurt avevano sempre incluso Blaine.

Però Sebastian lo capiva, lo divertiva, lo faceva ridere come Kurt aveva dimenticato fosse in grado e, ricordò Kurt con una risatina davvero poco appropriata per la sua età, baciava in modo incredibile.

Sentì Sebastian muoversi al suo fianco e con la mano che non gli cingeva le spalle cercò quella di Kurt, intrecciando le loro dita. Kurt si sollevò, per posare un bacio delicato sulle labbra di Sebastian. Sentì le sua labbra incurvarsi sotto le proprie in un sorriso che gli fece venire voglia di ricambiarlo.

La vita di Kurt non era affatto come l'avrebbe immaginata, però gli faceva venire ancora voglia di sorridere, ed era più di quanto Kurt avesse potuto immaginare quattro anni prima.

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Note dell'autrice: Salve a tutti per l'ultima volta con questa storia! Doveva essere una OS ed è cresciuta a dismisura, io ero quella che scriveva drabble di 100 parole contate, ma Kurt e Blaine non si decidevano a staccarsi. E poi Sebastian voleva fare l'adorabile idiota che è per un paio di scene. Adesso questo è quanto. Un paio di persone volevano vedere l'evoluzione del rapporto di Kurt e Sebastian, e so che questa non è una descrizione lineare degli eventi ma spero comunque che possa essere soddisfacente e che possa dare un'idea chiara della vicenda. Dunque, ringrazio chiunque abbia letto, recensito, ricordato, preferito, seguito e, per l'ultima volta, ALanna perché ogni volta mi ricordo un nuovo motivo per ringraziarla: anche l'idea del titolo è stata sua, io ero in alto mare. Quindi sì, suo è il prompt, il titolo ed il betaggio. Cosa ho fatto io? Me lo chiedo anche io XD

Grazie ancora a tutti per aver dato una possibilità a questa storia, so che le death solitamente fanno paura.

La canzone all'inizio è Watcha Got di Chris Hurn

 

 

   
 
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