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Autore: xsheneedsjonas    15/06/2013    2 recensioni
"Ma lei voleva andarci, con tutta se stessa...
Si dice che niente e come sembra, e probabilmente era vero, o almeno così sperava.
Se lo fosse stato?!
C'era qualcosa in quegli occhi castani, qualcosa di nuovo, mai visto prima in nessuno...
Qualcosa che Carly moriva dalla voglia di scoprire."

Charlotte Bowl ha smesso di credere nell'amore da molto tempo, forse troppo.
Solo LUI può guarirla.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter eight - YOU SAVE ME.

 
E se lui fosse stato DAVVERO la salvezza?
Se lui fosse stato una qualche specie di creatura meravigliosa, arrivata per portarla alla fine del tunnel di buio che era sempre stata la sua vita?
Adesso Carly vedeva la fine, la distingueva chiaramente, e riusciva finalmente a correrle incontro, per trovare ciò che aveva sempre desiderato: una vita vera.
Come aveva potuto uno come lui, così perfetto, così premuroso, voler prendersi cura di una ragazza come lei?
Non era niente di speciale: sì, era carina, a quanto dicevano i clienti della caffetteria, ma era sufficiente?
Non era granché intelligente, non essendo riuscita a finire nemmeno il terzo anno di liceo, era acida e aspra come un limone e non credeva assolutamente in niente.
Come poteva Nicholas guardarla con tanta dolcezza negli occhi?
Come poteva baciarla come fosse nato solo per quello?
Come poteva stringerle la mano per strada, rendendola invincibile?
Carly non riusciva a spiegarsi niente di tutto questo: si era sempre creduta diversa da com'era in realtà.
Lei era forte, sicura di sé, egoista e cinica fino al midollo.
Lei non credeva in Dio, non credeva nell'amore, né nel destino: viveva alla giornata, senza preoccuparsi di niente e nessuno, avendo già abbastanza guai per conto suo.
O forse credeva di essere così.
Poi era arrivato lui, e aveva ribaltato ogni cosa: Carly aveva scoperto di poter ancora provare dei sentimenti come la felicità, la gioia, e soprattutto l'amore.
Si era dimenticata com'era avere le farfalle nello stomaco, o le ginocchia tremole quando veniva baciata con tanta dolcezza, o com'era bello sentirsi arrossire di fronte ad un complimento.
Aveva dimenticato cosa fosse l'amore, cosa fosse tenere a qualcuno quanto la propria vita.
Sentiva di avere bisogno di quel ragazzo ogni ora del giorno e della notte: quando lui non c'era, lei lo teneva con sé nella sua mente, impedendo così agli incubi di insediarsi dentro di lei e catapultarla in quel tornado di orrore da cui Nicholas l'aveva tirata fuori.
Lui voleva LEI, lei e basta.
Carly non voleva crederci, nemmeno si fermava a pensarci troppo: e se fosse stato un sogno?
E se fosse stato uno scherzo della sua testa, di quelli che svaniscono sul più bello?
Non poteva permetterlo, perché in un mese aveva di nuovo imparato a vivere, a sorridere, e ad amare.
Credeva di amarlo, sì: lui la stava salvando un pezzo per volta, e stava riuscendo a riunire quell’intricato enigma che erano il suo cuore, la sua testa, i suoi sentimenti.
Mai l’aveva ferita, mai ci aveva anche solo pensato un secondo: lei era diventata la ragione di tutto.
In ogni cosa, Nicholas vedeva Carly: nel caffè caldo e fumante la mattina, tra l’erba verde di qualsiasi parco della città, in ogni mozzicone di sigaretta spenta trovato per terra o in un qualsiasi scintillante grattacielo di New York.
Lei era in ogni cosa: la sua essenza così bella e dolce lo perseguitava ovunque, confondendolo, stordendolo completamente, prendendo ogni singola parte di lui, senza lasciarlo andare.
E gli piaceva, gli piaceva da morire.
Si sentiva suo, in ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero: quella ragazza dagli occhi colore dell’oceano aveva di nuovo dato un senso a tutto, stava consumando ogni suo giorno.
Sentiva di poterla quasi vedere, anche in sua assenza, in ogni nota delle sue canzoni, come se fossero state scritte apposta per loro due, senza saperlo.
Pensare di poterla perdere lo uccideva: quel pensiero orribile si tramutava nel peggiore dei suoi incubi, impossessandosi della sua mente, del suo cuore.
Tutti i giorni pregava che questo non succedesse: come sarebbe potuto andare avanti senza il suo supporto?
Come si sarebbe svegliato la mattina, sapendo di non dover salire in macchina per andare da lei?
Come si sarebbe addormentato la notte, senza rivolgere il pensiero a lei, immaginandola nel suo letto, ad occhi chiusi, bella come un angelo, avvolta dalle braccia di Morfeo?
Nicholas sentiva nel petto la consapevolezza che quella corazza da duro si stava intenerendo: come aveva potuto lasciarlo succedere?
Fino a tre mesi prima non avrebbe mai immaginato che sarebbe successo, e mai l'avrebbe permesso.
Ma adesso si sentiva impotente davanti a quel crollo: assisteva attonito, senza essere capace di reagire, nel vedere l'effetto che quella ragazza aveva sul suo cuore.
 
-come mai sorridi?- chiese curiosa Carly.
La ragazza teneva la testa appoggiata al finestrino dell’auto di Nick, che sfrecciava veloce per le strade di New York.
-io?! Niente!- dissimulò il ragazzo.
Carly lo maledisse per aver messo gli occhiali da sole con le lenti a specchio: così era davvero impossibile decifrare la sua espressione, cosa che le riusciva sempre parecchio bene.
-sì invece! Stai macchinando qualcosa.-.
-ma se sono un agnellino!- ridacchiò il riccio.
-tanto lo so che mi stai portando da qualche parte di assurdo…-.
-tu dovresti imparare a fidarti delle persone, signorina Bowl.-.
-lo sai che non ci riesco…-.
-lo so perfettamente, ma ti chiedo di fidarti di me.-.
Nicholas si tolse gli occhiali, consapevole che l’impossibilità di guardarlo negli occhi stesse terribilmente confondendo la ragazza:- va meglio adesso? Vuoi fidarti?-.
Carly sorrise:-non stavo dubitando…-.
-brava piccola.- le stampò un bacio a fior di labbra, tornando a guadare la strada.
-la volta che ti capisco sarà un miracolo, Jonas.- sbuffò Carly, divertita dal comportamento di Nicholas.
Oh se si fidava: ciecamente.
Anche l’avesse voluta portare in capo al mondo, probabilmente lei l’avrebbe seguito senza esitare: era la luce, le braccia tra cui sapeva di potersi sempre rifugiare.
Carly si sentii toccare un braccio:-sveglia, bella addormentata, che siamo arrivati…-.
La ragazza si stiracchiò quanto l’abitacolo di una Mustang permettesse, poi si voltò verso Nicholas:-siamo arrivati?-.
-venti minuti fa, veramente!- le sorrise lui, stampandole poi un bacio sulla fronte.
-e svegliarmi?!-.
-eri così tranquilla… Ho pensato che ti servisse un po’ di riposo…-.
Carly non si era mai resa pienamente conto di aver bisogno di qualcuno finché lui non era arrivato nella sua vita.
Sorrise, guardandosi in giro:-JFK?-.
-già! Dai prendi la borsa e andiamo!-.
Sembrava un bambino di dieci anni a Natale: insomma, era un aeroporto.
-tutta questa euforia non m piace per niente!- rise Carly, trascinata dal passo goffo e saltellante con cui Nicholas era andato ad aprire il bagagliaio dell’auto.
-tieniti questo macigno: sono mica un facchino io!-.
-i gentiluomini di una volta non esistono proprio più, eh!- lo provocò la mora, tirandogli una pacca sul petto.
-dammi qua, rammollito!- continuò, prendendosi la borsa che Nicholas le aveva preparato qualche ora prima.
Il fatto che l’avesse fatta tutto da solo, non dando il minimo indizio su cosa ci fosse dentro la preoccupava parecchio: non si poteva mai prevedere cos’avrebbe escogitato quell’adorabile testa di cazzo.
-dammi la mano: non voglio che i fotografi ti rapiscano!-.
La ragazza obbedì, tenendosi stretta a lui: entrati in aeroporto, una marea di flash l’accecarono.
Strinse ancora la presa sulla mano di Nick, che cercava di tenerla attaccata a sé il più possibile: Carly sentiva solo urlare, nemmeno poteva aprire gli occhi.
Si sentiva chiamare per nome e un paio di guardie del corpo la stavano spintonando: sbuffò, socchiudendo gli occhi tanto da riuscire a vedere solo una striscia di pavimento.
Nicholas le passò un braccio intorno alle spalle, accostando il viso di Carly alla sua spalla:-ci siamo quasi, scusa.- disse, facendosi poi strada insieme ai bodyguard.
-sono degli animali, mi dispiace.- disse il riccio, mortificato, quando finalmente riuscirono a passare il check in, ritrovando la tranquillità.
-immagino sia parte del pacchetto...- sorrise lei.
-ti hanno fatta male?-.
-tranquillo sto bene: le due guardi mi hanno un po' scaraventata ovunque, ma non mi sono fatta niente.-.
-bene, perchè in caso contrario sarebbe stato un problema molto grave...-.
-perchè?- chiese Carly, incuriosita.
-non posso picchiare due bodyguard! Hai visto quanto sono spessi?-.
La risata spontanea di Nicholas trascinò quella di Carly, che si ritrovò persino ad avere le lacrime agli occhi:-Dio, quanto sei cretino!- esclamò, stampandogli poi un bacio sulle labbra.
-dai, andiamo che stanno chiamando il nostro volo...-.
-l'hai fatto apposta!- urlò Carly, mentre camminavano per l'aeroporto.
-che cosa?-.
-stavi ridendo rumorosamente apposta per non farmi sentire la destinazione!-.
Cazzo, era proprio un genio malvagio quel Jonas.
-può darsi di sì, ma può anche darsi di no, piccola!-.
-ti odio.- rise Carly, scompigliandogli i ricci.
-io odio te, dopo questa.-.
La ragazza lo guardò con aria curiosa:-i miei ricci non si toccano!- esclamò Nicholas, fingendosi offeso.
-e invece io li tocco quanto voglio!- protestò Carly, lanciandosi di nuovo sui suoi capelli, scompigliandoglieli peggio di prima.
-ma quanti anni hai, tu?!- scherzò Nicholas, portando il suo viso vicino a quello della ragazza, così che i nasi dei due si sfiorassero.
-cinque e mezzo.- rispose lei, seria.
-certo... Per arto!- rise lui, pizzicandole dolcemente la guancia e baciandola dolcemente sulle labbra.
-comunque giochi sporco.- fece rimarcare Carly, mentre salivano la scaletta dell'aereo.
-ma come, non senti anche tu il brivido del mistero?!- ironizzò Jonas.
-stupido.-.
 
-menomale ti sei addormentata, se no avrei dovuto bendarti per non farti indovinare dove siamo!- rise Nicholas, mentre accarezzava dolcemente Carly, appena sveglia.
Lei si stropicciò gli occhi, non curante del trucco che aveva sul viso:-io prima o poi ti ammazzo.- disse, voltandosi verso di lui e sfoderando uno di quei sorrisi che facevano mancare la terra sotto i piedi al riccio.
Lei era così bella, così sensuale, così dolce da non sembrare nemmeno vera: come aveva potuto arrivare fino a lui?
Chi gliel'aveva portata?
Non ne aveva idea, più passavano del tempo insieme, e più il ragazzo si convinceva che quell'angelo dagli occhi blu fosse letteralmente un dono del cielo.
Lei sorrideva, lui sorrideva con lei.
Lei piangeva, lui non riusciva a non condividere quel dolore.
Lei scherzava, scatenando la più sincera delle risate.
Lei era tutto, ogni cosa e per Nicholas niente aveva più importanza.
-okay! E' era di scendere, forza!-esclamò, alzandosi velocemente dal sedile e trascinandosi dietro Carly, ancora assonnata e mezza rintontita: qui c'era di mezzo il fuso orario, se lo sentiva.
-pronta?- chiese il riccio, euforico come Carly non l'aveva mai visto.
-fa' che sia qualcosa di grandioso, stronzo.- disse lei ridendo, poi chiuse gli occhi.
Sentì la mano di Nicholas appoggiarsi ai suoi occhi, per essere sicuro che fossero ben serrati.
-uno... due...-.
-mi stai facendo venire un'ansia che non hai idea!- si lamentò Carly, che era appena stata percorsa da capo a piedi da un brivido ghiacciato.
Odiava quando le succedeva: era il segnale che quello che stava per succedere sarebbe stato diecimila volte meglio di come se lo aspettava.
E se si parlava di Nicholas Jerry Jonas, allora era un bel casino.
-benvenuta a Los Angeles, piccola.-.




Chiedo perdono: non aggiorno da un secolo.
Ma sono stata impegnatissima con la scuola: scusatemi davvero.
Comunque questo è il capitolo nuovo, di cui sono abbastanza soddisfatta.
Finalmente Carly ha avuto il coraggio dei suoi sentimenti, cosa che credo dovremmo fare tutti, sempre.
Bisogna essere coraggiosi, e saper rischiare tutto.
Ci ho messo diciassette anni per impararlo, ma adesso ne capisco il valore.
Chiudo con il sermone e vi auguro una buona lettura!
Mi raccomando: se avete critiche, consigli o commenti da fare, non esitate a scrivermi e recensire!
Grazie a tutti xx
-Ronnie

  
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