31 dicembre.
Certe Notti la macchina è calda e dove ti porta lo
decide lei.
Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Era notte: ma non faceva freddo.
Era l’ultima notte.
E loro avevano lasciato tutto e tutti, se l’erano
filata via; su quel motorino che sfrecciava sull’asfalto, liscio e diritto come
un paio di pattini su una lastra di ghiaccio, scia di fuoco dal sibilo leggero,
inconsistente attrito sotto i loro piedi.
Decideva da solo dove andare.
E non avevano freddo, nonostante fosse capodanno,
nonostante attraversassero impunemente l’aria tanto da venir colpiti come punizione,
nonostante le spalle nude di lei.
Lui lasciò andare un secondo il manubrio,
slacciandosi finalmente quel cravattino sempre allentato per poca voglia di
portarlo: e lo buttò via, sul ciglio di quella selvaggia natura oscura, perso
nel mondo.
Certe notti somigliano a un vizio che non voglio
smettere, smettere mai.
Certe notti fai un po' di cagnara che sentano che
non cambierai più.
Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu.
Dietro quel motorino che sfrecciava imperterrito, una
festa.
Luci, forte odore di acqua di colonia o di fiori,
eleganti e lunghi abiti femminili deliziosi alla vista, uomini in giacca e
cravatta.
Naruto e Sakura a litigare, per poi riappacificarsi
al ritmo di un lento.
Shikamaru e Temari anche loro in pista, a causa dell’eccessiva
testardaggine di lei che resisteva ai
suoi brontolii.
Kiba ed Hinata mano nella mano, teneramente in
imbarazzo per la prima uscita in coppia.
Neji e Tenten, lui perfetto cavaliere contento di
vederla come una perfetta principessa, per una volta senza jeans e con i
capelli sciolti.
Luci, musica, chiacchiere, festeggiamenti: loro
solito vizio, fuggire.
Perché lui odia la confusione.
Perché lei ama i grandi spazi in cui spalancare le
braccia.
E si può restare soli, certe notti qui, che chi
s'accontenta gode, così così.
Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai…
E la moto sfrecciava nella notte, unico oggetto su
quella strada.
I fari come lucciole vagabonde, lo stridio delle
ruote come grillo gracchiante.
Il conducente sentì che la sua compagna aveva
lasciato la presa, per infilarsi una di quelle delicate manine tra i capelli
tirati e raccolti sulla nuca: e trillò un poco il braccialettino quando li
sciolse selvaggiamente, lunghi raggi di luna che libravano nel vento, ad
incorniciare quel volto d’angelo. La spiò attraverso lo specchietto
retrovisore: esageratamente bella.
Avvertì una delle sue unghie smaltate di lilla
picchiettare sulla giacca scura.
-Mi regali un sogno?- rise al suo orecchio destro la
sensuale voce.
-Mh.- tipica risposta, troppo concentrato sulla
strada. Troppo concentrato a farglielo credere.
-Mare.-
Annuì flebilmente, una lunga ciocca di capelli
d’ebano che gli accarezzò le sottili labbra: e si curvò d’improvviso per
svoltare a sinistra, mantenendo perfettamente l’equilibrio.
Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto
di giorno non c'è.
Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
Strinse più forte le affusolate dita per reggere le
scarpette con il tacco, ed ebbe un brivido al tocco con l’acqua tiepida.
Lui era poggiato sul motorino, sigaretta tra le
labbra, forte tabacco nel suo palato. Ed ispirò più forte studiando quel
sottile e snello corpo, forse anche più latteo di fronte alla scura immensità
marina, forse anche più sensuale perché avvolto in quel morbido vestito.
Scrollò audacemente i lunghi capelli, si volto a
guardarlo con quegli occhi che avrebbero fatto invidia al cielo diurno. E
sorrise.
Era invito.
Non ci pensò due volte a buttare la sigaretta a
terra, acciaccarla con il tacco, lasciare la giacca sul sedile della moto: mani
in tasca e poca voglia dipinta sul viso, perché quell’impudente non doveva
sapere che era completamente catturato dalla sua bellezza.
-E vieni in acqua!- ordine accompagnato da un lungo
ed improvviso movimento della sua gamba, fredde goccioline saline che lo
colpirono, lo punirono.
-Sasuke-kun!- rise quel nome, si portò le mani a
coprirle la bocca: era troppo invitante, troppo genuina in quel momento. Il
giovane, senza dire nulla, si ricompose, stimando in un attimo con gli occhi
color notte i “danni” di quel malefico scherzo.
E volle fargliela pagare…
C'è la notte che ti tiene tra le sue tette un po'
mamma un po' porca com'è.
Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male fin quando ce n'è.
Entrò in acqua incurante della temperatura più bassa,
del liquido sotto di lui: bagnò i pantaloni fino alle ginocchia, fino alle
cosce, procedeva come se nulla fosse.
La compagna lo squadrava divertita, con atteggiamento
di sfida.
E se lo vide fermarsi di fronte, guardarla dall’alto
dei suoi 7 centimetri in più, sempre serio e composto.
-Ino.- pronunciò quel nome con tono d’avvertimento, e
posò le mani sulle sue spalle nude. Abbassò le bretelline, si godette la liscia
pelle di pesca…
… e la spinse in acqua.
Con un ghigno divertito la fissava, lei quasi
completamente bagnata ed infreddolita, occhi sgranati ed espressione confusa.
Emersero le lunghe braccia dalle acque, con lo sguardo le fissò incredula; poi
strinse i pugni. Afferrò d’improvviso la candida camicia, trascinandoselo
dietro: lo abbracciò e lui non potè fare niente, cadde completamente immerso
nelle particelle di H2O, viso affondato nei suoi capelli.
Riemerse a grandi boccate, fissandola offeso: ma poi
lo sguardo gli cadde sul corpo bagnato, il vestitino troppo trasparente, troppo
aderente, quel seno morbido e pieno troppo invitante, le sensuali cosce che
cingevano la sua vita, lo sguardo carico di desiderio…
La baciò. Catturò con le labbra i suoi sospiri,
accarezzò con la lingua la sua bocca e la sua pelle, annusò il suo profumo fino
a farlo divenire aria indispensabile, la sfiorò tutta con le mani; e non si
accorse nemmeno di come avesse fatto lei, con tocco leggero ed impalpabile, a
levargli la camicia.
Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più
ingenuo e coglione che puoi
quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai.
-Dici che ci verranno a cercare?- l’aria calda delle
sue labbra giunse sino al suo orecchio.
-Sanno che non perderemo mai il vizio di fuggire.- la
rassicurò Sasuke, solleticandole una guancia con un dito.
Affamati di coccole, mai sazi dei loro corpi.
Desiderio visibile nei loro occhi, palpabile nei loro
gesti, udibile nei loro sospiri.
Perché avevano voglia di farlo, di quell’amore che fa
male ma a cui non si può fare a meno, fin quando non sarebbe sorto il sole,
quell’amore che ti fa stringere talmente forte l’altro da non esser soddisfatto
finchè non ti è entrato dentro, di quell’amore che fa diventare una cosa sola.
Più affamati, ingordi dell’altro.
Non si può restare soli, certe notti qui, che se ti
accontenti godi, così così.
Certe notti son notti o le regaliamo a voi…
Alle loro spalle, un conto alla rovescia.
Alle loro spalle, una bottiglia di spumante quasi
aperta.
Alle loro spalle, fuochi d’artificio pronti a
spiccare il volo…
-Facciamo l’amore?- propose sfacciatamente l’Uchiha.
-Qui, sotto lo sguardo impudente delle stelle?-
scherzò Ino, accarezzandogli i muscoli tesi del braccio.
-Facciamo vedere loro come si danno da fare gli
uomini, quaggiù…-
Certe notti qui, certe notti qui, certe notti qui,
certe notti...
Il conto alla rovescia terminò.
La bottiglia di spumante senza tappo.
I fuochi d’artificio ad invadere il fondale oscuro.
Grandi, belli, luminosi, nuovi ed effimeri astri
celesti, nati e morti in un solo istante.
Si voltarono, enormi occhi da bambini, per dare il
loro saluto all’anno nascente.
Ed Ino l’avrebbe giurato, giurerebbe di aver visto
una stella cadente sgusciare in mezzo a quei giganti dalle forme strane,
evitarli, trovarsi un posticino sulla volta celeste. Le venne da sorridere,
benché sapendo che si trattava solo di una meteora dal nucleo di ghiaccio e la
coda di polvere sciolta, che sarebbe morta proprio in quel cielo: le venne da
sorridere perché ebbe l’egoismo di non rivelare la sua esistenza a Sasuke, per
tenere per sé il suo desiderio.
Fammi passare un altro capodanno
così.
-Buon anno nuovo, Ino.-
-Auguri, Sasuke-kun.-
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So già che il pensare a farsi un bel bagnetto
notturno nell’acqua marina il 31 Dicembre è da pazzi. Ma, ecco… l’ho trovato
romantico: dunque, per esigenze di copione, vi prego di spostare l’ipotetica “Konoha”
in un altro contesto rispetto al Giappone o al clima della nostra Italia; farlo
diventare un paese del Sud, tipo il Venezuela dove a Natale vanno a farsi il
bagno al mare… credetemi, me l’ha raccontato un venezuelano.
Certe Notti, di Ligabue: è stata quella canzone ad
ispirarmi. Ecco perché in parte questa è una songfiction, benché sembri non c’entrarci
poi molto, alcune cose sono volutamente riprese… altre no, ed ho evitato di
inserirle.
Il mio solito omaggio per i fans SasuIno, perché passino
un fantastico capodanno.
Per Lala, perché vorrei vederla tornare presto anche
su msn… mi manchi.
Per Kaho, perché non ho ancora finito la NaruSaku che
voglio dedicarle, ma credo che la leggerà con l’anno nuovo. Ti voglio bene mon
tessò.
Per Mimi, perché ama SasuIno come me, perché sostiene
questa coppia al mio fianco, perché è la mia Koi-chan. Aishiteru.
Per Ellie, perché è la mia nee-chan, perché in questi
mesi è riuscita a farsi adorare tantissimo da me… Ti voglio bene, nee-chan.
Per Furetta, credo che più o meno lei lo sappia il
motivo… che l’adoro. E per quella fantastica ShikaTema natalizia, che fa un po’
riferimento alla mia SasuIno. La padroncina ti fa taaante fusa!
Grazie a chi leggerà ed a chi commenterà.
Vi auguro di passare di buon 2008 (anno di maturità
per me… ahia ^^°)!
La vostra Rael