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Autore: Ipernovae    16/06/2013    2 recensioni
E' la mia prima SasuNaru, non me ne vogliate a male, vi prego!
E' uscita fuori da due fanart, perciò, nonostante non segua né manga né anime, spero piaccia lo stesso.
Dal testo:
Stava disteso sull'erba, il vento che gli accarezzava i lineamenti sottili. Si mise a sedere, mentre alcuni passi si facevano spazio sull'erba bagnata dalla rugiada.
Chinò la testa, circondando le gambe con le braccia.
I passi si fermarono a qualche centimetro di distanza dalla sua schiena, rimase impassibile.
Sul suo capo, cominciarono a piovere fiori di ciliegio, che presero a danzare nel vento.
E nulla, fu più splendente del sorriso di chi li aveva appena lasciati volare via. Niente fu come il sorriso di chi li vedeva danzare sopra la sua testa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Tra i fiori di ciliegio.




Stava disteso sull'erba, il vento che gli accarezzava i lineamenti sottili. Si mise a sedere, mentre alcuni passi si facevano spazio sull'erba bagnata dalla rugiada.
Chinò la testa, circondando le gambe con le braccia.
I passi si fermarono a qualche centimetro di distanza dalla sua schiena, rimase impassibile.
Sul suo capo, cominciarono a piovere fiori di ciliegio, che presero a danzare nel vento.
E nulla, fu più splendente del sorriso di chi li aveva appena lasciati volare via. Niente fu come il sorriso di chi li vedeva danzare sopra la sua testa.

-Sas'ke, ti ricordi quel giorno al parco?- la tua voce è calda, carica di quei ricordi che né tu né lui riuscite a rimembrare con chiarezza, ma che entrambi cercate di rivivere.
-Quello in cui hai avuto la bella idea di farmi cadere addosso dei fiori di ciliegio?- la sua voce, invece, è contrariata a quel ricordo e tu lo sai perché.
-Si, quello. Ti ricordi che cosa mi dicesti?- non sai perché hai riportato alla mente quel ricordo così sfuggevole, come quel vento che portava via i fiori. Eppure sai che qualcosa è cambiato, sai che vuoi far tornare tutto come quel giorno.
-Che eri un Usuratonkachi?- ed eccola, come poco prima, la risposta alla domanda, con un'altra domanda. Ed è un suo classico e lo sai. Cerchi sempre di farlo smettere, di fargli dare risposte che siano davvero queste, eppure non ci riesci mai.
Ti avvicini da dietro, dandogli un leggero scappellotto che viene ripagato da un'occhiataccia.
-No. Dicesti un'altra cosa.- e tu sai che lui se lo ricorda, sai che non lo vuole dire perché è troppo orgoglioso per farlo.
Perché tutto ciò che avete è un segreto, che tale deve rimanere. Perché siete tu e lui da anni, ma nessuno lo sa, nessuno lo deve sapere.
Non risponde, perché sa, perché ricorda. Perché quel giorno era successo qualcosa che aveva cambiato entrambi ed entrambi ne eravate consapevoli.
-Sas'ke.- lo riprendi, cercando di farlo parlare. Tu vuoi sentirglielo dire, vuoi che sia di nuovo come prima, vuoi che ogni cosa non vi sfugga via dalle mani come la sabbia.
Scrolla la testa, lui, guarda il vuoto tornando con la mente a quei ricordi e inconsapevolmente lo fate insieme come due rondini che migrano nella stessa isola.
Non parla ancora e tu chiudi gli occhi, lasciando che almeno nella tua memoria tutto sia intatto, perfetto. E rivedi quel giorno, rivedi te e rivedi lui. Rivedi lui che ti guarda male e rivedi te sul quel tavolo a fissarlo con altrettanta ostilità. Perché tu pensavi di amare lei, pensavi che lui te la potesse portare via.
Ma quando quel colpo ti ha fatto perdere l'equilibrio e cadere in avanti, quando le tue labbra hanno toccato le sue, non era lei che avevi paura di perdere, non era lei che pensavi di amare.
Il volto schifato da ciò che era appena successo, era la maschera che mostravi per negare agli altri che ciò che era accaduto in quel preciso istante era sbagliato anche se dentro di te sentivi ogni tassello andare al posto giusto.
Hai fatto scena, così come l'ha fatta Sas'ke e per un momento hai sperato con tutto te stesso che anche lui provasse ciò che avevi provato tu.
Sei scappato, lasciandoti indietro tutti, compreso lui.
-Ti chiesi cosa ci facevi lì. Ti chiesi perché eri scappato.- e tu gli rispondesti che dovevi andare al bagno ma per metà era menzogna, ciò che gli avevi raccontato.
Lasciasti andare gli ultimi fiori di ciliegio al vento e ti sedesti accanto a lui. Lui si voltò a guardarti e tu gli sorrisi. E non ricordi bene come o perché, ma lo fecesti.
-Hai ricambiato il mio sorriso.- quello lo ricordi con chiarezza, invece. Nulla poteva contro quel sorriso. Poi successe. Nessuna parola, nessuna spiegazione. I vostri volti si erano avvicinati come due calamite dai poli apposti che si attraevano inesorabilmente l'una verso l'altra. E le vostre labbra si erano unite nuovamente e questa volta capisti che anche per lui, ciò che avevi sentito, era uguale.
-Ho detto che ti amavo.- l'aveva fatto anche se quello era un ricordo più debole e sfumato, in mezzo agli altri.
Sai quanto è difficile per lui dirlo e sai quanto coraggio gli era costato dirlo quel giorno. E tu eri fiero delle sue parole e non perché rivolte a te, ma perché rivolte a voi.
-Hai detto un'altra cosa.- ti avvicini ancora e lo circondi con le braccia, sfiorandogli l'addome, infilando le mani sotto la maglia.
-Ho detto che avrei combattuto per noi, quando saremo diventati grandi.- e siete cresciuti, eppure non potete combattere per niente, voi.
Potete accontentarvi di essere ciò che siete nel segreto di una baracca dismessa fuori da Konoha, senza sguardi di disapprovazione puntati addosso.
-Perché non stiamo combattendo?- quella domanda la fai sempre e non ottieni mai risposta.
Non ti capaciti del fatto che risposta non ci sarà mai.
Ma sai che nel tuo piccolo hai già combattuto abbastanza per fare in modo che tutto ciò che avete sopravviva, anche nel segreto di quelle mura in legno troppo vecchio e consunto.
Non puoi fare altro che abbracciarlo e sorridere, perché se hai lui, nient'altro conta.
-Sas'ke?-
-Si?- gli alzi la maglietta, facendo passare i polpastrelli sul suo addome.
-Ti amo.- ed ora gli stai facendo il solletico e sentire la sua risata è meglio di qualsiasi 'ti amo', di ogni notte di passione, di qualunque promessa di combattere per voi.
Cominci a ridere anche tu, mentre le tue dita continuano a tormentare il suo corpo, provocandogli quella risata che ti scalda il cuore, che ti fa capire che lo ami e non c'è rimedio alcuno per questo.
-Anche io.- risponde tra le risa. E ti blocchi, appoggiando il mento sulla sua spalla, le mani si fermano e lui continua a ridere. Appoggia la testa sulla tua e con una mano tenta di fermare le tue.
E ti rendi conto che non c'è nulla di più bello di quel preciso istante.




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