Scritta per il Prompt Days indetto da Pseudopolis Yard  http://pseudopolisyard.blogfree.net/
Personaggi: John Watson
Prompt: Geniale
 
“Dottor Watson, lei che ha lavorato al fianco di Sherlock Holmes, come lo definirebbe?”
Sono giorni che i giornalisti assaltano il 221 di Baker Street. Dopo il grande scandalo, tutti sembrano volere sapere tutto.
Ma John non vuole rispondere.
John vuole solo dimenticare.
È per questo che ha deciso di lasciare l’appartamento e tornare a vivere in quella sottospecie di casa dove stava prima di incotrare Holmes.
Quella casa, la loro casa, è troppo piena di ricordi.
Ed ogni ricordo è una pugnalata al cuore.
John ha ricominciato a fumare.
Ha ricominciato a sentirsi inutile.
Ha ricominciato a zoppicare.
Tutto questo perchè l’adrenalina, data anche solo dalla semplice presenza di Sherlock, è scomparsa.
Come lui, d’altronde.
Morto.
Peggio, suicidato.
John non vuole sentire quella parola, eppure risuona nella sua testa in continuazione.
Così come l’ultima telefonata che l’amico gli ha fatto, appena prima di lanciarsi.
È dentro la sua testa, dentro il suo cuore, come un disco rotto che continua a ripetere sempre gli stessi cinque minuti di musica.
Nessuno può fermarlo, men che meno lui.
Ci pensa in continuazione.
Va alla sua tomba, ogni settimana.
Ed ogni settimana, rifiuta di crederci.
Come era Sherlock Holmes?
Geniale.
Ma la sua mente brillante non è stata sufficiente per salvarlo.
E allora a cosa serve essere geniali, si chiede John.
Non sa, il poveretto, che Sherlock lo osserva.
Che lo ha visto zoppicare, fumare, lasciare l’appartamento, andare alla sua tomba.
John non lo sa.
Lo scoprirà presto, così Sherlock si augura.
E allora saprà che essere geniali può davvero salvare la vita.