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Autore: Delena_DaSa    16/06/2013    2 recensioni
“Intendi come un viaggio nel tempo?” Chiese Stefan scettico, non che non gli andasse di fare un salto nel passato e magari rivedere Lexi o qualche altra persona a lui cara; semplicemente dubitava che la loro amica avesse tanto potere da attuare una cosa del genere.
“Non proprio.” Spiegò la strega. “Possiamo soltanto vedere quello che è già successo, saremmo lì come dei fantasmi: non ci potranno vedere e non potremo interagire con nessuno.”
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 – MOM’S EMBRACE.

I miei segreti gridano forte.
Non ho bisogno di lingua.
Il mio cuore tiene casa aperta,
Le mie porte sono spalancate
. *

22 GIUGNO 1855

“Oddio eri carinissimo.” Commentò Caroline vedendo un piccolo Stefan di otto anni seduto su un tappeto intento ad ascoltare suo fratello sedicenne suonare al piano una sinfonia complicatissima con una naturalezza disarmante. “E i tuoi capelli non erano così male.” Aggiunse la bionda rivolgendosi a Damon.
“Continuo a pensare che la piastra per capelli sia la migliore invenzione dell’uomo.” Fu la risposta del vampiro dagli occhi di ghiaccio.
Quando il ragazzo smise di suonare Elena si girò per guardare negli occhi il suo Damon e sorridergli, ogni giorno scopriva cose nuove su di lui che lo rendevano sempre più umano, molto meno simile ad una pietra e più uguale a quel ragazzino dagli ingenui occhioni blu che suonava il pianoforte.
Nel frattempo il piccolo Stefan si era avvicinato al fratello chiamandolo con una vocina timida.
“Cosa c’è Stef?” Chiese il maggiore sorridendo, ma senza staccare gli occhi dal pentagramma; come se lo stesse studiando.
“Mi insegni?” Domandò con degli occhioni da cucciolo ai quali Damon rispose con un sorriso e un gesto con la mano che gli indicava di sedersi sulle sue ginocchia.
“Ho otto anni, non tre. Sono troppo grande per sedermi in braccio a te.”
Il maggiore sbuffò. “Vedi qualche altro posto?” Gli chiese e senza dargli il tempo di rispondere lo prese e lo posizionò sopra le sue gambe.
I due fratelli vampiri si guardarono e sorrisero, un po’ per la tenerezza del gesto, un po’ per nostalgia di quel rapporto che si erano tanto impegnati a rovinare.
“Eravate dolcissimi.” Commentò Bonnie ricevendo subito una brutta occhiata da Damon, ormai avevano capito che a lui non piaceva mostrarsi così umano e vulnerabile, ma nessuno riusciva ancora spiegarsi perché fosse più scontroso del solito.
“Usa anche il pollice Stef.” Suggerì il sedicenne al fratellino, che nel frattempo stava suonando una melodia meno complicata di quella eseguita prima da Damon, ma altrettanto orecchiabile.
“Uff, ho sbagliato ancora.” Si lamentò il più piccolo facendo una faccina triste che fece intenerire tutte e tre le ragazze.
“Fa niente.” Lo rassicurò il maggiore. “Sei bravo, tra qualche annetto mi supererai.”
“E’ impossibile.” Si affrettò subito a dire l’altro. “Non ho mai sentito nessuno suonare bene come te, a parte la mamma.”
Damon scoppiò a ridere. “Stefan tu hai sentito suonare solo me e la mamma.”
Il più piccolo mise il broncio non sapendo cosa rispondere al fratello.
“Cos’hai?” Sussurrò Elena nell’orecchio del suo ragazzo, vedendolo sempre più teso.
“Niente.” Rispose lui rapido e lei annuì incerta, tornando a godersi la tenerezza dei due fratelli che suonavano.
“Dai riprova, però legando di più le note.” Suggerì il più grande dei due.

“Siete una gioia per i miei occhi.” Damon spalancò subito gli occhi sentendo quella voce provenire dalle sue spalle, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
“Chi è?” Chiese Bonnie.
“Nostra madre.” Rispose il più giovane dei vampiri con gli occhi illuminati, non si ricordava molto della signora Salvatore e vederla aveva risvegliato in lui una tempesta di emozioni.
La donna passò di fianco ad Elena, che teneva la mano del suo ragazzo leggermente tremante, e le ragazze poterono notare gli occhi blu della donna, che insieme alla carnagione pallida e i morbidi boccoli corvini rendevano quella signora minuta estremamente bella, molto simile a Damon si trovò a pensare la mora.
“Damon tesoro mio, posso parlarti un secondo?”
Stefan si alzò dalla gambe del fratello per farlo passare e il più grande prima di andarsene seguendo sua madre scompigliò i capelli al bambino.

Nonostante le proteste di Damon, che sosteneva che avessero già visto abbastanza e che se proprio volevano restare comunque vedere Stefan leggere sarebbe stato meglio di sentire lui e sua madre parlare di questioni burocratiche, il gruppo aveva seguito la donna e il ragazzo e adesso si trovavano in una stanza molto lussuosa che Stefan aveva chiarito essere la camera da letto di del fratello.
“Jacqueline mi ha detto che c’era ancora del sangue sui tuoi vestiti.”
Damon a quel punto scoppiò, erano 145 anni che cercava di impedire a Stefan di scoprire la verità e adesso che pensava che il suo segreto sarebbe rimasto tale arrivava la prima streghetta di turno e gli rovinava tutto, per cosa poi? La noia di una sera.
“Basta.” Esclamò con un tono che non ammetteva repliche. “Avete visto abbastanza, non vi pare? Bonnie, andiamocene.”
Intanto il Damon sedicenne guardava sua madre come se fosse sul punto di scoppiare a piangere.
“Sono caduto da cavallo.” Si giustificò.
“Damon non sono stupida. L’ha fatto ancora, vero?”
Il ragazzo riuscì soltanto ad annuire e a scoppiare a piangere tra le braccia della donna che lo cullava dolcemente.
“ANDIAMOCENE.” Urlò il vampiro a quel punto e la strega, spaventata, riuscì solo a fare quello che lui gli aveva chiesto.
 


SPAZIO ME:
*
Theodore Huebner Roethke (1908 – 1963), Casa aperta (1941)

Buondì, per scrivere questo capitolo o impiegato un po’ di tempo e spero di avervi trasmesso quello ce intendevo.
Di certo Stefan, Elena e Bonnie non lasceranno la situazione così; vorranno scoprire il “segreto” di Damon e vedremo cosa si inventeranno c; Bè insomma vedrete, perché io lo so già.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se è una storia decente o solo frutto del caldo che mi da alla testa.
Un bacione, C.


  
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