Ero sola.
Ero sola in casa. Eppure continuavo a sentire le urla dei miei genitori. Qualcuno è ritornato a casa, dimenticandosi di chiudere la porta. È mio padre. Io lo chiamo il "Demone". Quand'ero piccola, i miei migliori amici mi dissero che i demoni erano senza cervello e facevano del male a tutti. Il Demone picchia me e mia mamma, tutti i giorni.. e mia mamma, si sfoga picchiandomi.
Il Demone entra in camera mia, e mi vede in un angolo, tutta sanguinante, ma non ha pietà, ed ecco che rinizia a picchiarmi.
È sera. Sono le nove meno un quarto e dovrei vedere i miei amici, ma non posso presentarmi così. Il Demone mi ha rotto il labbro e ho dei lividi su tutto il corpo, anche in faccia. Ho provato a mettermi del trucco, ma non riesco a coprirli. Pazienza, domani se n andranno un pochino, e così potrò andare in chiesa, ad aiutare i ragazzi. Dei ragazzi che soffrono tantissimo, eppure nessuno se ne accorge. Nessuno si accorge di quanto stanno soffrendo, di cosa hanno bisogno. Quei ragazzi mi fanno sentire speciale, ma loro non sanno che ogni loro sorriso è una coppa vinta. Uno di quei ragazzi un giorno mi ha portato delle ali di cartone, dicendomi "Ecco Jesy, queste sono per te, grazie per essere qui, grazie per aiutarci e grazie per essere il nostro angelo." Se solo sapesse che io non sono un angelo, che io soffro come lui, eppure loro questo non lo sanno.
Sono le sette ed un quarto e io devo andare a scuola. Mi preparai, uscii da casa e arrivai a scuola in ritardo, come al solito. Vado in segreteria e mi faccio fare la giustificazione. Entro in classe e tutti mi guardano male, eppure mi ero coperta bene il viso con il trucco.. o forse mi guardano male perché sono bulimelica. Entro in classe senza paura di nessuno e vedo una nuova professoressa. Lei si presenta dicendo di essere una psicologa, e chiama me per dirgli la mia storia. Bhè, quello che non sa è che io so mentire bene, quindi mi alzo e vado alla lavagna.
"Buongiorno."
"Buongiorno."
"Come ti chiami?"
"Jesy"
"Bene Jesy, dicci la tua storia."
"Sono nata il 26 settembre a Parigi, ma a tre anni mi sono trasferita qua a Los Angeles. Vivo con i miei genitori, ho una vita felice."
Il mio migliore amico, Niall mi guardò male. Lui sa la mia storia, e sa che quello che ho detto è solo una bugia, ma non mi va proprio di raccontare a tutti la mia storia. La psicologa mi fa ritornare al posto.
Passano cinque ore e ora ritorno a casa. Mangio alla svelta, ora non c'è nemmeno il Demone, perfortuna. Mi rifaccio il trucco e vado in chiesa, dai ragazzi. Sono un'animatrice. Arrivo in chiesa e vedo tutti quei ragazzi tristi, chiedendomi il perchè visto che fino ad ieri erano felici. Poi entro in oratorio e vedo tutto per terra, come se un attimo prima ci fosse passato il Demone.