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Autore: Sunny    17/07/2003    1 recensioni
Inghilterra, 2018...dieci anni dopo l'ultima cruenta battaglia contro il male, i Potter e i Weasley tentano di vivere vite normali come famiglie normali...ma c'è un nemico che trama nell'ombra da secoli....e che è pronto a ritornare.....
Genere: Avventura, Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                               DIE ANOTHER DAY

 

 

CAPITOLO 12: CASA DOLCE CASA!

 

 

I wanna believe that my prayers are being heard

Lately it seems they’re all wasted words

How many prayers will it take

How many tears must we cry                                               

Till we can walk across that bridge of hope

To peace on the other side?

                                                                       Bridge of Hope, Lara Fabian

 

 

 

***************

 

 

Aki applicò un cerotto sul naso di Jack, che stava seduto sul letto dell’infermeria appoggiato di spalle a sua madre. Accanto a loro c’era Dan, a sua volta seduto in braccio a Ginny, che continuava ad accarezzarlo e a baciarlo più che poteva; ma stavolta nessuno dei due bambini si era lamentato con la scusa che erano troppo grandi per quelle cose: si stavano tranquillamente godendo le loro coccole, per niente imbarazzati.

 

Per fortuna avevano riportato danni molto lievi: Jack aveva un livido sulla fronte e uno sul naso, Dan aveva anche lui un livido in fronte, e Aki aveva preferito dargli una controllata anche alla mano anche se ormai era chiaro che il morso del serpente era più che guarito.

 

“Ancora non ci credo.” Ginny sorrise e baciò la guancia del figlio. “Il mio bambino è sopravvissuto a un morso di serpente.”

 

“E’ stato merito di Jack.” Le disse allegramente Dan.

 

Jack annuì. “Quindi ho diritto a una razione in più di biscotti al limone.” Hermione, Ginny e Aki risero.

 

“Tutti i biscotti che vuoi, amore.” Gli disse Ginny, quasi commossa per la centesima volta in dieci minuti.

 

Aki fece un occhiolino a entrambi i bambini. “Ho la sensazione che ve le daranno tutte vinte per un po’.”

 

I due piccoli spalancarono gli occhi, quindi Jack si voltò verso sua madre. “Mamma, sabato possiamo andare tutti al luna park invece che a scuola?” chiese, vispo e speranzoso. Hermione sorrise e annuì.

 

Dan seguì l’esempio del cugino. “Ma’, non è che mi compreresti la nuova SpeedLight 2020, il modello autofrenante con la sterzata semi-automatica?”

 

Ginny inarcò le sopracciglia. “Vedremo.”

 

Dan, superfelice della risposta di sua madre (ogni volta che glielo chiedeva otteneva solo un “No, Dan”, “Ne hai già una, Dan”, “Ne abbiamo già parlato, è no”), si scambiò il cinque con il cugino.

 

Aki rise e diede un bacio a entrambi. “Piccole pesti, quanto ci mancavate.”

 

“Anche voi ci siete mancati.” Disse Dan.

 

“A scuola tutti i vostri amici hanno chiesto di voi.” Fece Hermione. “Anche i professori.”

 

Jack curvò le labbra nel mitico sorrisetto Weasley. “Ehi Dan, che peccato…ci siamo persi il compito di matematica di martedì.”

 

Dan rispose con lo stesso sorriso. “Che peccato…”

 

Ginny rise. “Oh, non vi preoccupate. Il professor Smith ha detto che ve lo farà rifare con calma.”

 

Dan spalancò occhi e bocca. “Cosa?!?”

 

Jack scosse la testa. “Quell’uomo è un negriero.” Tutti risero; era bello ridere di nuovo con Dan e Jack. Ora, però, mancavano ancora dei tasselli per completare il puzzle.

 

 

***************

 

 

Ron non riusciva a capire se gli faceva più male il fianco o la scoperta che il mostro che aveva davanti era davvero immortale. Né la magia, né le armi babbane nè calci e pugni lo avevano scalfito. Possibile che non c’era nemmeno un modo per abbatterlo? Quel viscido verme avrebbe fatto del male ai bambini, e lui non riusciva a finirlo in alcun modo! Possibile?!

 

Il demone rise forte. “Ti sei convinto adesso? Hai capito che continui a combattere con chi è mille volte più forte di te?”

 

Ron emanava odio da tutti i pori. “Tu non vincerai.” Sibilò fra i denti.

 

“No? E chi me lo impedirà, forse tu?” il mostro spalancò gli occhi per un minuto, e Ron fece un volo che lo fece finire di schiena a terra con un gran tonfo, lasciandolo per un momento senza fiato e con la vista completamente sfuocata.

 

Il mostro lo raggiunse e gli diede un calcio sul fianco ferito, impedendogli di resistere quando si chinò su di lui e gli piantò le unghie della mano a un millimetro dalla gola. “Che cosa ti ha dato tua madre? Un corpo molle e debole.” Sibilò, con una voce fiera e soddisfatta. “La mia mi ha donato l’immortalità. E ora sarò ben fiero di offrire a lei la tua testa.”

 

“Fermo!!!”

 

Il demone si girò di scatto: Harry era in piedi a pochi passi, con la sciabola in mano. Il mostro ghignò. “Un altro pazzo aspirante suicida.”

 

“Guarda un po’ questo, figlio di puttana!” dalla mano di Harry penzolò un oggetto tondo con il disegno di una stella inciso sopra; Harry si gustò fino in fondo l’espressione sgomenta del demone, prima di lasciar cadere a terra il medaglione e pestarlo con forza, riducendolo in mille pezzi.

 

“NOOOO!!!!!” il mostro sentì come se gli avessero strappato un mantello di dosso, e si toccò freneticamente come per sincerarsi che la sua immortalità fosse ancora intatta. Il dubbio glielo levò Harry, sferrandogli contro un pugnale: la lama gli si conficcò nel braccio, superando lo strato squamoso della sua pelle grigiastra e facendo sgorgare dalla ferita un liquido rosso molto scuro. “Com’è possibile???” urlò in pieno panico il mostro. “Io non posso essere ferito!!! E’ assurdo!!!”

 

“E invece è tutto vero, brutto bastardo.” Harry fece due passi avanti, roteando la spada.

 

Ron fece uno sforzo e aprì gli occhi per vedere se quello che aveva sentito era vero. Ed era vero: il demone stava sanguinando. Non era più invincibile, non era più immortale! E la cosa gli fece ribollire il sangue: era arrivato il momento di farsi finalmente giustizia. Non sentì nemmeno più il dolore atroce che gli stava paralizzando il fianco destro. Si alzò lentamente, afferrando la sua sciabola e tornando a mostrarsi come la tigre che era sempre stato. Fece due passi avanti e il demone lo guardò con gli occhi sbarrati per il panico, arretrando.

 

“Tutto questo non può succedere!!!” urlò. “Voi siete dei comuni mortali, non potete uccidere il figlio di una dea eterna!!!”

 

Ron lo afferrò per la gola con un solo movimento, stringendo forte le dita in modo da rendergli difficile perfino la respirazione, e serrò la sua presa sulla sua sciabola. Avvicinò il demone, che annaspava sempre di più, finchè non potè guardarlo negli enormi occhi viola.

 

“Porta i miei saluti a quella puttana di tua madre, stronzo.” Ruggì, e un istante dopo gli trapassò il petto con la sua sciabola; il mostro non aveva nemmeno l’aria per urlare, si limitò a spalancare occhi e bocca, completamente colto di sorpresa da quello che gli stava accadendo: un mortale lo aveva ucciso!  Ron spinse con ancora più forza la lama fino a fargliela uscire dalla schiena, quindi lo lasciò. Il demone barcollò indietro per qualche istante, quindi cadde a terra come un peso morto, facendo un gran rumore; e in pochi secondo scomparve nel nulla, dissolvendosi: di lui rimase solo il mantello nero a terra.

 

Ron sospirò. Ce l’avevano fatta, finalmente l’avevano sconfitto e si erano liberati di lui, e si erano presi la loro vendetta. Sentì Harry dure qualcosa, ma non capì cosa. La vista prese a fargli flip-flop. Il dolore al fianco era tornato in pieno, più forte di prima. Forte abbastanza da farlo crollare a terra.

 

Nemmeno lui capiva bene se aveva perso conoscenza o cosa; di sicuro non riusciva a vedere né a sentire nulla, ma in qualche modo avvertiva un’altra sensazione…come se la vita gli stesse scivolando via, come se qualcuno lo stesse attirando altrove. Sarebbe stato facile non opporre resistenza e lasciarsi trasportare via, era una sensazione di piacere…ma lui non poteva farlo, perché non voleva morire. Voleva tornare da Hermione e dai bambini, non voleva e non poteva lasciarli. Loro avevano bisogno di lui, e lui di loro. Non era il momento giusto per morire, non se lo poteva permettere, non ora. E fu in quel momento che sentì una forza attirarlo nella direzione opposta…

 

Ron aprì gli occhi di scatto e vide che Harry, che stava in ginocchio accanto a lui, lo stava tirando su per una mano quasi come se lo stesse aiutando a uscire da uno strapiombo. Harry gli fece un sorriso e lo aiutò a mettersi seduto, dandogli una pacca sulle spalle.

 

“Meglio adesso?”

 

“Ma che…” Ron si guardò il fianco destro: non sanguinava più né gli faceva male. Era come se non fosse stato mai colpito. “…come hai fatto?”

 

Harry gli scoccò un occhiolino. “Un trucchetto che mi ha insegnato Ginny. Che viene ancora meglio senza la bacchetta, a quanto pare.”

 

Ron gli fece un sorriso. “E con questa cos’è, la centesima volta che mi salvi la pelle?”

 

“Dì pure la millesima. Ma non l’ho fatto per il tuo culone, bada.” Harry lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Hai idea di cosa mi farebbe Hermione se tornassi a casa senza di te?”

 

Ron rise, per la prima volta in una settimana rise senza trattenere niente. “Già, in effetti non ti converrebbe molto.”

 

“No, non mi converrebbe proprio.” Fece Harry, ridendo a sua volta.

 

 

***************

 

 

Jack e Dan giocavano tranquillamente a SNAP sul letto dell’infermeria mentre Aki, Tennessee, Ginny e Hermione sembravano sui carboni ardenti.

 

“Basta, io non ce la faccio più.” Fece Hermione, senza alzare la voce per evitare di agitare i bambini. “Sono due ore e mezzo. Io vado a cercarli.”

 

Aki la trattenne. “Ci sono già tutti gli altri. E’ meglio che tu resti qui.”

 

“Io non ce la faccio più ad aspettare con le mani in mano.” Hermione non riusciva neanche a restare ferma.

 

“Si, ma…” provò Aki.

 

“Mamma?” fece Dan, interrompendo la sua partita col cugino. “Quando tornano papà e gli altri?”

 

Ginny esitò, poi cercò di sorridere. “Presto, non temere.”

 

“Ma che, si sono fermati a comprare i gelati?”

 

Tennessee fece l’occhiolino ai due bambini. “Sai cosa dicono nel mio paese, Dan? Il vero saggio è colui che sa aspettare almeno dieci lune prima di agire.”

 

Jack si accigliò. “Zia, posso dirti una cosa in tutta sincerità?”

 

Tennessee inarcò le sopracciglia. “Certo.”

 

“I tuoi proverbi del Vietnam ci hanno rotto il…”

 

“Jack!” intervenne Hermione. Dan ridacchiò.

 

Tennessee si finse offesa. “Ah si, eh? Beh, attento a te: alla prossima occasione ti bucherò il tuo bel culetto con un siringone grande quanto una mano.” Jack spalancò gli occhi, facendola ridere.

 

Hermione guardò ancora l’orologio. “Basta, io vado.” E prima che le altre potessero fermarla si avviò verso la porta e l’aprì.

 

Si ritrovò di fronte Harry e Ron, che a loro volta stavano per aprire la porta; erano un po’ strapazzati, ma sembravano interi. E tenevano in braccio Julie e Simon, apparentemente addormentati.

 

Hermione sobbalzò, poi lanciò un piccolo strillino di gioia e corse incontro al marito. Ginny fece altrettanto, abbracciando per un istante Harry e poi prendendosi in braccio Julie. Hermione immediatamente prese in braccio Simon, baciandolo e stringendolo forte a sé, commuovendosi di gioia quando Ron le disse che stava bene ed era solo svenuto.

 

“Papà!!!” Jack balzò giù dal letto e corse incontro a Ron, che lo prese in braccio e lo riempì di baci, stringendolo forte a sé.

 

Aki e Tennesse non poterono fare altro che assistere a quella bellissima scena senza nemmeno parlare o commentare. Era troppo bello poterli rivedere di nuovo tutti insieme, felici e stretti gli uni agli altri in quel senso di completezza e gioia che riempiva una casa intera.

 

 

***************

 

 

Ginny finì di spazzolare i capelli della figlia davanti allo specchio; avevano fatto un lungo bagno rilassante, poi una cena più che succulenta, e ora erano in pigiama pronte per la nanna. E Ginny non riusciva a smettere di adorare la sua bambina.

 

“Lo sai che sei bellissima tutta abbronzata?” le disse.

 

Julie sorrise. “Però tu sei più bella, mammina, anche se non sei ancora nera come me.”

 

Ginny rise e le accarezzò il viso. “Ancora non riesco a credere di aver passato un’intera settimana senza voi due.”

 

Julie scrollò le spalle. “Pure noi ci siamo sentiti un po’ soli, però piano piano…l’unica cosa, se vedo un’altra mela nei prossimi tre mesi la butto dalla finestra.”

 

Ginny rise e la prese per mano. “Andiamo, cucciola. E’ ora di andare a letto.”

 

La bimba trotterellò allegramente accanto alla madre. “Però io dormo nel lettone con voi, eh?”

 

“Certamente.” Ginny sorrise; quanto le era mancato tutto questo…

 

In camera loro Harry stava sdraiato sul lettone e Dan era comodamente appoggiato con la testa sulla pancia del padre, mentre leggeva ad alta voce una rivista sui prezzi dei nuovissimi modelli di scope sul mercato. Anche loro erano già in pigiama, avevano un’aria magnificamente rilassata ed allegra, metteva una gran gioia vederli così.

 

Julie lasciò la mano della madre e balzò sul lettone, inginocchiandosi accanto al fratello per guardare il giornale. “Che leggete?” chiese vispa, mentre Harry le accarezzava i lunghi capelli ramati.

 

“Tuo fratello ha deciso di comprare la sua terza scopa.” Le disse il padre. “Come se non gli bastassero quelle che ha.”

 

“Che c’entra.” Fece Dan, continuando a sfogliare il giornale. “Questi sono i nuovi modelli. E poi tu hai detto che potevo scegliere un regalo.”

 

“Allora lo devo scegliere anch’io un regalo.” Disse Julie.

 

“E tu cosa vorresti, amore?”

 

La bimba scrollò le spalle. “Non so…però forse una bicicletta nuova. Tutta rosa e col cestello davanti.”

 

“E’ una bella idea.” Fece Ginny con un sorriso, sedendosi sul lettone.

 

“E non ti dimenticare che hai promesso anche che andiamo tutti al luna park sabato prossimo.” Continuò Dan.

 

“No che non lo dimentico.” Annuì Harry con un sorriso.

 

Ginny si stiracchiò. “Beh, è ora di andare a letto adesso. E’ stata una giornata molto intensa.”

 

“Yuppi!” Julie, eccitatissima, prese a saltare sul lettone. “Dormiamo tutti su un letto e non per terra!”

 

Harry rise e se la prese in collo, baciandole le guanciotte paffute. “Mmh, ti mangio tutta!” Julie rise forte, sgambettando perché il padre le stava facendo il solletico.

 

Ginny rise e si sistemò nel lettone, aspettando che il marito e la figlia si calmassero e si mettessero buoni buoni per tirare su le coperte. “Dan, non vieni?”

 

Il bambino si alzò dal lettone. “Nah, io sono troppo grande per queste cose. ‘Notte.” E così dicendo uscì dalla stanza.

 

Julie fece un sorrisetto, Harry inarcò un sopracciglio e poi si voltò verso la figlia con lo stesso sorrisetto. “Uno…due…tre…quattro…”

 

Dan fece di nuovo capolino nella stanza. “…ehm…giurate di non dire niente a nessuno?”

 

Harry rise e annuì, Ginny gli fece un rassicurante sorriso e Julie si passò due dita sulle labbra, per fargli capire che aveva le labbra cucite. Dan fece un gran sorriso e balzò a sua volta sul lettone, sistemandosi sotto le coperte.

 

Ginny trafficò con le lenzuola finchè non furono tutti e quattro ben coperti, e Harry spense la luce. Julie si accoccolò fra le braccia di sua madre, Dan si rilassò accanto a suo padre, e Harry e Ginny si fecero un gran sorriso prima di chiudere gli occhi: mai il loro lettone era stato così piccolo, e mai così comodo.

 

“Buonanotte.”

 

“Sogno d’oro.”

 

 

***************

 

 

Hermione si sfilò dai fianchi il grembiule e guardò soddisfatta il suo lavoro: la tavola era piena di ogni ben di Dio, tutte le cose che ai figli piacevano le aveva cucinate per la prima cena che passavano di nuovo tutti insieme. Ci aveva messo un bel po’ di tempo, ma la fatica era ben valsa la pena: era riuscito tutto alla perfezione.

 

All’apice della serenità Hermione risalì le scalette e si diresse direttamente verso il bagno, visto che aveva lasciato Ron e i bambini a farsi un bagno caldo, ma non li trovò. Li cercò nella camera da letto, ma nemmeno lì niente; c’era molto silenzio, il che la stupì: quando li aveva lasciati stavano ridendo come pazzi, a giocare nella vasca e a spruzzarsi furiosamente.

 

Alla fine li trovò nella loro stanzetta: stavano seduti a terra tutti e tre, ancora in accappatoio; Hermione sorrise e rimase per qualche minuto a guardarli: stavano dormendo come tre angioletti. Ron, appoggiato di spalle al letto, aveva un’aria beata e tranquilla; Simon stava tutto sdraiato sulla pancia del padre, profondamente addormentato; Jack, seduto accanto, stava appoggiato al fianco del papà, anche lui molto rilassato. Erano uno spettacolo che riempiva il cuore.

 

Hermione si avvicinò in punta di piedi e svegliò Ron con un bacio sulle labbra. Lui aprì gli occhi, realizzò dov’era e le fece un sorriso. “Finito tutto?” le disse piano, per non svegliare i bambini.

 

Lei annuì, sedendosi per terra di fronte a lui. “La cena è pronta, vi leccherete i baffi.” Disse con un sorriso. “Fatto un buon bagno?”

 

“Non ne facevo uno così bello da un bel po’.”

 

Lei ridacchiò. “E a che punto esattamente siete crollati?”

 

“Oh, eravamo alla parte più bella.” Rise lui. “I miei eroi preferiti mi stavano dando qualche piccola anticipazione sulle loro avventure.”

 

Lei inarcò le sopracciglia. “Ehi! Io non ho ancora avuto anticipazioni!”

 

Lui le rivolse uno dei suoi brillanti sorrisi. “Cose da uomini, amore.”

 

“Quali cose?”

 

“Dichiarazioni che tu non puoi conoscere.”

 

Lei gli fece gli occhioni dolci, sapendo che lui non avrebbe saputo resisterle. “Proprio no?”

 

Lui rise e scosse la testa. “Ok, ok. Hai vinto.” Mormorò, sempre tenendo basso il tono della voce. “Riguarda quello che è successo ai loro libri di scuola.”

 

Hermione s’incuriosì. “Cos’è successo?”

 

Ron curvò le labbra in un sorrisetto furbo. “Per te c’è la versione ufficiale. Io ho appena sentito quella ufficiosa.”

 

“Ah si? Sentiamole un po’ tutte e due.”

 

“Ufficialmente un grosso drago a macchie blu li ha inceneriti tutti col suo alito di fuoco, tu pensa un po’, mentre loro li tenevano ancora sulle spalle.”

 

Hermione scosse la testa con un sorriso. “Invece ufficiosamente?”

 

Ron mantenne il suo sorrisetto vispo e divertito. “Ne hanno fatto carta straccia in tre secondi.”

 

“I tuoi figli sono dei vandali, lo sai?” rise lei.

 

“Questa è un’altra delle cose che mi piacciono della nostra famiglia. Se fanno qualcosa di buono sono figli nostri. Al primo passo falso sono solo miei.”

 

“Ma tu sei un vandalo.”

 

“Vero.”

 

Tutti e due risero piano, serenamente. Che bella sensazione era poter ridere di nuovo. Erano stati sette giorni d’inferno, ma finalmente era tutto finito. Era un sogno riavere i bambini per casa.

 

Hermione sospirò. “Siete bellissimi voi tre, lo sai?”

 

Ron le fece un occhiolino. “Anche tu non sei niente male.”

 

Lei sorrise. Jack si stiracchiò nel sonno, sgambettando finchè non si tirò su, stropicciandosi gli occhi. Ron gli accarezzò la testa. “Ehi.”

 

Il bambino si guardò un momento attorno, poi fece un piccolo sorriso. “Allora siamo tornati veramente a casa, pensavo di aver sognato.” Mormorò, con la voce ancora assonnata.

 

Hermione gli sorrise. “No, siete proprio a casa. E la cena è pronta.”

 

Jack s’illuminò. “C’è anche il pane fritto con le patatine?”

 

La madre annuì allegramente. “Anche.”

 

“E allora che aspettiamo, dai, andiamo a mangiare!” Jack si alzò e tirò Hermione per la mano, facendola alzare e trascinandola rapidamente oltre la porta.

 

Ron rise e scosse leggermente Simon, cercando di svegliarlo. “Simon…è pronta la pappa buona, non vuoi mangiare?” Il piccolo mormorò qualcosa come ‘momento’ e si mise ancora più comodo. Ron rise e si alzò, tenendolo in braccio e avviandosi di sotto. “Vediamo un po’ se l’odorino avrà più successo di me.” Ridacchiò, mentre da sotto si sentivano gli strillini di gioia di Jack che aveva visto tutto quello che Hermione aveva preparato per loro.

 

 

***************

 

I could stay awake just to hear you breathing

Watch you smile while you’re sleeping,                                           

While you’re far away and dreaming

I could spend my life in this sweet surrender

I could stay lost in this moment forever

                                                                       I Don’t Wanna Miss A Thing, Aerosmith

 

***************

 

 

                                               …quattro mesi dopo…

 

Jack si guardò allo specchio per la centesima volta: l’uniforme di Hogwarts gli stava veramente a pennello. Peccato non avere già la cravatta di Grifondoro; avrebbe dovuto aspettare ancora una settimana per essere certo che il cappello parlante lo avrebbe mandato davvero in quella casa, ma si sentiva abbastanza tranquillo. Con la coda dell’occhio guardò il suo baule con tutti i libri accuratamente riposto vicino al suo letto, e notò anche che il suo nuovo gufo, Elios, stava nella sua gabbia a becchettare qualcosa tranquillamente.

 

Dall’altra parte della stanza, invece, c’era chi di buonumore non si sentiva affatto: Simon, seduto sul letto del fratello con le ginocchia strette al petto e l’aria imbronciata, stava zitto zitto senza dire neanche una parola.

 

Jack si voltò verso di lui. “Beh, che ne dici? Sembro un mago?” Simon gli lanciò un’occhiata imbronciatissima. “E dai, se fai quella faccia fai sentire triste pure me.”

 

“Non m’importa.” Simon tirò su col naso; aveva una vocetta piccola piccola.

 

Jack gli sedette accanto. “Guarda, te lo prometto: ti manderò un gufo ogni sabato, ti racconto cosa facciamo e tutto il resto.”

 

“Che me ne frega.” Piagnuolò Simon.

 

“Sai, non è un sacco di tempo, in fondo sono solo tre mesi alla volta.” Jack tentò di risollevargli il morale. “Tre mesi, e poi a Natale stiamo insieme. Tre mesi, e poi c’è Pasqua. E poi tre mesi, e viene l’estate e torno per tutto il tempo.”

 

“Non mi piace così.” Gli occhioni di Simon erano lucidi. “Poi te ne stai via e ti fai tutti gli amici e ti dimentichi di me.”

 

“Ma dai! Sei mio fratello, non mi posso dimenticare di te, pure se mi faccio un sacco di amici.”

 

“E però…” Simon tirò su col naso. “…io così resto solo e tu non ci stai a giocare con me.”

 

Jack gli passò un braccio attorno alle spalle. “Ci sono mamma e papà, ora sono tutti per te.”

 

“Lavorano tutto il giorno.”

 

“E dove li metti i tuoi amici? E poi c’è anche Julie.”

 

“A me piace tanto Julie, però lei è una femmina.” Piagnucolò il piccolo. “Io voglio giocare con te.”

 

“Pure io voglio giocare con te, però devo andare a scuola.” Jack ci pensò un attimo, poi sorrise. “E poi hai sentito che ha detto papà? Quest’inverno ti insegnerà a giocare a scacchi e a volare. Pensa che bello! Quando torno non solo possiamo giocare ancora di più, ma ci possiamo anche sfidare!”

 

Simon sembrò rallegrarsi un po’. “…dici che papà me la compra la scopa?”

 

Jack sorrise. “Certo che te la compra. E puoi usare la mia pluffa per allenarti.”

 

Simon spalancò gli occhi. “Me la lasci davvero?”

 

Jack annuì. “Certo. Tanto non me la posso portare a Hogwarts.”

 

Il più piccolo fece un sorrisone. “Wow, grazie!”

 

“Mi raccomando, impara bene a volare così potrai entrare anche tu nella squadra di Grifondoro.”

 

“Però io voglio imparare pure qualche magia.”

 

“Mmh…aspetta, forse questa te la posso far fare.” Jack prese dalla scatola sulla scrivania la sua bacchetta nuova di zecca. “Punta la porta e dì Occludi.”

 

Simon prese la bacchetta dal fratello e la puntò contro la porta aperta. “Occludi.”

 

La porta sbattè con violenza proprio in faccia a Hermione, che stava per entrare. Simon, terrorizzato, spalancò gli occhi mentre Jack gli strappò la bacchetta di mano e la nascose sotto al cuscino.

 

Hermione aprì la porta un attimo dopo. Aveva un sopracciglio inarcato e l’aria di chi la sa lunga. “Jack, stavi facendo usare la tua bacchetta a tuo fratello?”

 

Jack fece un sorriso uguale a quello di suo padre. “Nooo, mammina…so benissimo che non si può.”

 

Hermione sorrise e prese posto accanto ai figli sul letto. “Che fate di bello?”

 

Simon si voltò a guardare sua madre. “Mamma, io non voglio che Jack se ne va.”

 

Hermione gli accarezzò la testolina rotonda. “Lo so, tesoro, mancherà molto anche a me. Però Jack deve andare a scuola.” E così dicendo guardò il figlio maggiore. “E deve anche togliersi l’uniforme, se non la vuole sporcare.”

 

Simon mise il broncio. “E io mi sentirò solo.”

 

Hermione gli fece un occhiolino. “Io dico di no.”

 

Il piccolo imbronciatissimo si alzò e si nascose sotto al letto, facendo sorridere sua madre e suo fratello. “Non credo che là sotto risolverai più di tanto le cose, sai.” Ridacchiò Jack.

 

Hermione sorrise, poi si voltò verso suo figlio. “Sai dov’è papà?”

 

“Ha detto che usciva per fare quella cosa che sapevi tu.” Le rispose il bambino, accigliandosi. “Ma che cosa doveva fare?”

 

“Lo scoprirai presto.”

 

Jack notò che sua madre continuava a torcersi le dita e agitava un piede piuttosto nervosamente. “Mamma? Tutto ok?”

 

“Si! Si, certo…tutto ok, grazie.”

 

In quel momento fece capolino dalla porta Ron, con un sorrisone sul viso e un grosso pacco regalo in mano. “Si può?”

 

Jack balzò in piedi. “E’ per me quello?”

 

“Giù le zampe, è di Simon.” Ron lo cercò con lo sguardo. “…dov’è?” Jack e Hermione gli indicarono sotto al letto. “Simon?”

 

Ci provò Jack. “Ehi, pannolone, c’è un regalo per te!”

 

“Non lo voglio.” Fece una vocetta.

 

Ron mise il pacco per terra. “Dai, che questo regalo ti piace sicuramente.”

 

“No.”

 

Jack notò che la grossa scatola stava barcollando leggermente. “Ehi, ma quella scatola si muove!”

 

Qualche istante dopo Simon sgusciò fuori dal suo nascondiglio. “E va bene, la apro solo ma non me ne frega di che cos’è.” Brontolò. Ron trattenne a fatica una risata.

 

Simon scartò il pacco, stracciò via la carta e sollevò il coperchio della scatola…e un cagnolino, un cucciolo di Labrador latte e miele, fece la sua comparsa scodinzolando e abbaiando. “Un cane!!!” urlò felice il bambino, prendendolo.

 

Jack subito s’inginocchiò vicino al fratello per accarezzare il cucciolo, che leccava e annusava allegramente le loro manine. “Wow, è bellissimo!”

 

Anche Hermione riuscì ad accarezzare il dorso del nuovo arrivato, che scodinzolava felicemente e leccava la mano di Simon.

 

“Adesso vi siete decisi, eh? E’ un sacco che ve lo chiediamo!” esclamò Jack, strapazzando le orecchie del cagnolino.

 

“Ora ci sarà un po’ più di posto.” Ron incrociò le braccia sul petto. “Bada, Simon, dovrai pensarci tu perché è tuo.”

 

Il piccolo annuì, accarezzando le orecchie del cucciolo. “Certo che ci penso io a lui!” esclamò gioioso.

 

“Come lo vuoi chiamare?” gli chiese Hermione.

 

“Mmh…Spock!”

 

Jack rise. “Ma che razza di nome è Spock?”

 

“E’ un nome bellissimo!” Simon mise giù il cagnolino, che continuò ad abbaiare e a fargli feste. “E a lui piace un sacco, guarda!”

 

“Perché non porti un po’ Spock in giardino?” gli suggerì il padre.

 

Simon riprese il cagnolino in braccio e corse fuori, seguito a ruota da Jack. “Andiamo, Spock!”

 

“Jack, la divisa!” provò Hermione, ma gli urletti dei bambini e l’abbaiare del cagnolino ormai erano già lontani.

 

Ron sorrise. “Lascia perdere. Al limite gliela ripariamo dopo. Ora non riusciresti a trattenerlo.”

 

“Mh.” Hermione annuì, ciondolandosi da un piede all’altro.

 

“Dai, andiamo anche noi.”

 

Lui fece per andare, ma lei lo trattenne. “No!” strillò istericamente.

 

Ron la guardò con un sopracciglio inarcato. “…va bene, non c’è bisogno di scaldarsi…”

 

“E’ che…” Hermione si passò nevroticamente una mano fra i capelli. “…ti…devo dire una cosa che ti farà pensare che io sia pazza.”

 

Lui le rivolse uno dei suoi sorrisi più maliziosi. “Tesoro, non ti preoccupare. Non mi dirai niente che non so già, l’ho già capito che sei un po’ svitata.”

 

“Si, ma questo è peggio.”

 

Lui rise per un minuto. “Rilassati. Dimmi cosa c’è.”

 

“Ok.” Lei si passò di nuovo le mani fra i capelli, tirò un sospirone e chiuse forte gli occhi per un secondo. “…ecco, io…io ero…ehm…in ritardo, e…”

 

“In ritardo?” fece confuso lui. “Per cosa?”

 

Lei tirò un sospiro esasperato. “In ritardo, Ron, in ritardo!”

 

“…ah! Si, ho capito.”

 

“Finalmente.” Sibilò irritata lei. “Comunque, ero in ritardo…” estremamente tesa infilò una mano in tasca. “…lo so che sembra assurdo, voglio dire…però…” dopo un altro attimo di esitazione sollevò un oggetto.

 

Ron si accigliò. Era una specie di piccolo cilindro bianco schiacciato con una linea blu in mezzo. Appena lo riconobbe e capì cosa fosse spalancò occhi e bocca e guardò la moglie, che si stava mordendo nervosamente le labbra. “…ma…come?”

 

“Non lo so, giuro che non lo so proprio.”

 

“…hai…hai provato a farne qualcun altro, forse…”

 

Lei si voltò, si sfilò qualcosa dalla tasca e la mise sul letto. Ron non potè trattenere una risatina: erano almeno una quindicina di cilindrini, se non di più.

 

“Ma che ridi!” lei gli diede uno scrollone.

 

“Scusa.” Lui tornò serio ed esaminò i bastoncini uno alla volta. Erano tutti blu. Guardò di nuovo lei con un’espressione attonita ma illuminata. Stavano tutti e due combattendo un sorriso. “Che cos’ha detto Aki?”

 

Sul viso di Hermione comparve un piccolo sorriso. “Lei pensa che sia impossibile che a sbagliare siano tutti e venti…non si spiega bene come, però…”

 

Ron fece un sorriso enorme, balzò in piedi e la prese in braccio, stringendola forte a sé. “Dio, è la cosa più bella che potevi dirmi!”

 

Hermione gli passò le gambe attorno ai fianchi e gli prese il viso fra le mani. “Io non so come sia successo, davvero non lo so, però…” due grossi lacrimoni di commozione le scesero lungo le guance mentre nascondeva il viso nel suo collo. “…sono tanto, tanto felice!”

 

Ron l’abbracciò forte. “Ti amo, ti adoro, sei unica al mondo!”

 

Simon, che teneva in braccio il suo cucciolo, e Jack fecero capolino dalla porta: i genitori stavano strillando, ridendo, piangendo e girando per la stanza tutto contemporaneamente.

 

“…ma che fanno?” fece incerto Simon.

 

Jack scrollò le spalle. “Boh, forse sono impazziti…succede ai grandi…”

 

A un certo punto Ron e Hermione si incollarono ancora di più l’uno all’altra, baciandosi senza trattenere nulla. Jack fece una faccia disgustata e coprì con una mano gli occhi del fratello.

 

“Bleah! Non guardare, Simon, stanno facendo le porcherie.”

 

“Che porcherie?” chiese il piccolo. Spock abbaiò allegramente.

 

Ron mise giù Hermione, ed entrambi si voltarono verso i figli con un sorriso enorme sul viso. “Ragazzi, venite qui!”

 

“Scordatelo, io non voglio vedere le porcate che stai facendo!” esclamò Jack, mentre toglieva la mano davanti agli occhi del fratello.

 

Hermione scosse la testa. “No, no! Venite, c’è una sorpresa bellissima!”

 

“Vado pure io a Hogwarts?” chiese Simon entrando.

 

“Mi hanno già preso nella squadra di Grifondoro?” provò Jack.

 

“Molto, molto meglio!” fece Ron.

 

Chiunque fosse passato fuori da casa Weasley quel pomeriggio avrebbe sentito tante, tante risate, un cagnolino che abbaiava, strilli di gioia, poi un momento di silenzio, e poi…

 

“IO NON LA VOGLIO UNA SORELLA!!!!!!!!”

 

 

 

 

 

*THE END*

(stavolta sul serio!)

 

 

 

Per la cronaca…chi non è molto d’accordo è Simon ^^

 

No, non dite niente…andate prima a leggere l’epilogo, poi i commenti per favore! Ma prima: voglio dare un bacio gigantesco, ma proprio enorme, a tutti i miei recensitori! E ringraziate Sara Lee se questo chap è già on-line…lei parte oggi, e io senza la mia beta lettrice non posto…

 

P.s.: per tutti quelli che mi hanno chiesto di ripostare la mia prima storia, quella su Harry e Hermione. La rimetterò on-line molto presto! Avevo pensato di modificarla un po’, ma poi mi sono detta che mi è cara così com’è…dopo tutto è la mia prima storia in assoluto! ^^

 

Beh, che aspettate? Andate a leggere l’epilogo, su! ^^

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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