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Autore: Rota    16/06/2013    1 recensioni
-Per ogni cinese che si ritenga tale, la Storia è la concretizzazione della volontà del Cielo. Ed è in questo progetto che non conosce tempo che ognuno di noi deve trovare il proprio posto, anche a costo di usare la forza per ottenerlo.
Passavano gli anni e i secoli, le voci che pronunciavano imperi e sentenze, persino intere dinastie tra vita e morte e crescita, eppure l'elemento davvero immortale e imperituro non era tanto l'esistenza di Yao Wang quanto il credo che aveva assunto come verità propria – e nella sua essenza più intima e concreta, la moralità di ogni capo umano che ne componeva l'anima interna. Dalla pianura distesa dello Henan, dove la placida e lucente nuova capitale risplendeva della bellezza dell'odierna Dinastia, ai monti più remoti del meridionale Hunan il medesimo pensiero, il medesimo sentimento, il medesimo sentire.

[Seconda classificata al "ΑΩ -from alfa to omega" indetto da betacchi sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cina/Yao Wang, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Testo ω

 

 

 

-Per ogni cinese che si ritenga tale, la Storia è la concretizzazione della volontà del Cielo. Ed è in questo progetto che non conosce tempo che ognuno di noi deve sapersi esprimere come la tradizione decreta, strettamente nello spazio delimitato che ci spetta.

Fu solo un intervallo nei respiri affannosi e rochi, un grattare di voce spenta e stanca in fondo alla gola, là dove le piaghe della carne corrosa e indebolita dagli anni rendeva tremula persino la volontà più resistente – la sicurezza e l'orgoglio, però, non riusciva a spegnerle neanche il tempo che, molle, era stato capace di avvolgere le membra mortali di quell'uomo ormai grigio nella barba e nei lunghi capelli, cadente nelle guance larghe e nelle piaghe che, sull'ampio volto, avevano reso tangibile ed eterna la severità del carattere. Piedi che avevano percorso l'intera distesa della pianura dello Henan, tra le luci colorate delle sue imponenti città e la vita allegra della Capitale degli Han splendenti, nel giallo brillante del loro oro, e risalito i monti impervi del meridionale Hunan erano riposti sotto più strati di coperte, immobili nel loro assistere silenzioso al passaggio dei vari tramonti nel cielo: la vita, nelle arterie di un solo uomo, si allungava a stento assieme a un respiro sempre più rado, resa lenta e pesante dall'ammontarsi di troppi giorni sulle spalle dell'unico individuo.(1)

Le palpebre chiuse di Sima Qian ormai erano abituate al buio della stanza, quell'unica grande ombra che non lasciava distinguere le forme dei pochi oggetti presenti, perché oltre al letto dove era stato riposto mesi addietro era soltanto la memoria a indicargli la cassapanca, piena di indumenti nuovi e panni con cui accarezzare la pelle poco sensibile, l'arazzo appeso alla parete e la sedia di Cina, ai piedi del giaciglio imponente. All'Impero, il volto era rivolto d'istinto, bloccato nei pochi tentativi di dialogo che le due figure avevano intrapreso in quei giorni freddi d'inverno, per ricordarsi l'un l'altro chi c'era ancora e chi sarebbe restato; bastavano poche parole, qualche cenno e poco più. Forse però era un bene che, oltre alle capacità motorie, l'uomo avesse perso anche il buon uso della vista, perché alla lunga si sarebbe certamente mortificato dell'espressione crucciata di Yao Wang, ancora fin troppo indeciso su quale sentimento provare e quale, invece, mostrare al morente, nella paterna pietà obbligata che la morale e la sua più alta posizione gli imponevano, tralasciando ogni altro sentimento vagamente umano.(2)

Ma Yao Wang lo osservò benissimo quando, vago e così raro su quel volto provato da essere fin troppo visibile, un sorriso gli increspò gli angoli della bocca circondata da mille rughe, assomigliante nella concretezza della realizzazione più a una smorfia rilassata che a una dimostrazione di semplice gioia, e vide ogni piega della carne giallastra e nello stendersi della fronte alta e spaziosa, sgombra di capelli e con un'evidente macchia scura sopra l'occhio sinistro. Anche lui lo ricordava, come ogni altra scritta su una pergamena di seta, morbida nel suono e nei diversi toni della pronuncia: volontà così forti si dimenticano con difficoltà.

Anche le mani dell'uomo erano state riposte, dai paggi del Palazzo reale, sotto le lenzuola, e giacevano immobili prive di ogni desiderio e funzione. Lo Shiji era completo, fino all'ultimo verso, composto a oltranza perché vedesse un degno compimento dalle dita di quello che, unico, avrebbe potuto mettere la parola fine – e solo dimostrando quella cieca dedizione al proprio compito Sima Qian aveva conservato dignità e onore, il giusto prezzo per vivere ancora i propri giorni da reietto.(3)

Uomo per uomo, Yao Wang difficilmente riusciva a dare un giudizio su quella persona, diviso all'interno dall'intento non troppo bonario di rimprovero per l'insolenza che lo aveva smosso dal proprio giusto posto e l'ammirazione, dovuta, per il canto meraviglioso che aveva composto con le sue innate capacità. Più volte aveva risolto la propria disputa interna con borbottii contrariati e qualche parola sottovoce, uno sbuffo sonoro e una scrollata di spalle che oltre al torpore scacciava ogni pensiero, accompagnando come sempre la penna dello Storico in ogni carattere inciso – aveva detto ogni cosa quando era tornato a Palazzo dal carcere, tanti anni addietro, ammonendolo con la giusta severità con cui gli impudenti vanno ripresi; nei suoi occhi sottomessi alla colpa, caldi di vergogna, aveva visto solo consapevolezza e non resa. Per quello sguardo aveva deciso, allora, di seguirlo ancora, e Yao Wang non era solito avere rimpianti di qualche tipo, perché tutto ciò che il Cielo donava era giusto e legittimo, anche un uomo evirato che riscattava parte della propria colpa con il lavoro e la pazienza. Anche in quel momento, avrebbe saputo recitare Laozi a memoria, nelle rime dolci che componevano il suo canto.(4)

Sulla Cina era morto un altro giorno, e la brezza del Nord si faceva mordace, negli spifferi delle finestre, e attanagliava le membra flaccide degli organismi umani con insistenza, laddove trovava dove attaccarsi con forza, e non c'era alba rosseggiante, verso Est, che potesse mitigare la prospettiva di una notte lunghissima. L'impero sospirò, chiuse gli occhi e ascoltò non solo il silenzio della stanza, ma di tutto il Palazzo imperiale, chiuso nella sera ormai stanca come nell'ombra di un cielo che sembrava non avere alcuna luna. Il pavimento dei corridoi lucenti veniva calpestato solo dalle guardie scintillanti di armatura, qualche funzionario particolarmente zelante svolgeva il proprio lavoro alla tremula luce della propria stanza e imbrattava di nuovo inchiostro fogli di carta grezza, forse l'amante preferita del grande Di scaldava con sospiri e sorrisi l'aria così ferma e rigida della stagione, più efficace di qualsiasi spessa coperta.

C'era una pace strana, distratta, persino nell'alzarsi della mano di Yao Wang che, allungando le dita sottili e distendendole per ogni falange, arrivava ad accarezzare la fronte e a stringere, nella base del naso, la pelle lucida e ancora compatta, in un tentativo poco riuscito di raccogliere in un solo punto ragione e pensiero, ricordi sfuggenti e il presente davvero importante – le reminiscenze passate, moleste come mosche durante i pasti, formicolavano lungo le membra seducendo l'Impero con un dolce sonno. Adocchiò la figura distesa con la coda dell'occhio per osservare, con attenzione, l'alzarsi e l'abbassarsi del petto riempito del necessario di un respiro lento, posato, discreto più del silenzio; sentì l'affanno del sussulto che lo scosse, per qualche secondo, e il rumore delle labbra che, secche, cercavano di chiudersi senza più dolore.

Yao Wang distolse lo sguardo dall'uomo, per qualche istante, e lo volse all'indietro, verso la parete più a Nord della stanza, per scorgere oltre le coperte del baldacchino del letto l'albero fiorito a metà che lui stesso aveva dipinto, in quei giorni freddi. Si alzò quindi dal proprio posto, recuperando nel tragitto la lampada che illuminava la stanza e avvicinandola alla parete, scoprendo a ogni gesto i rami del fusto e le terminazioni verso le pareti; la parte sinistra della parete era ancora sgombra di tutto. Poggiando la luce a terra, si chinò verso il pavimento e raccolse pennello e inchiostro, in un fruscio leggero e morbido di vesti che accompagnò ogni suo gesto, e dal suo letto Sima Qian distinse vagamente il movimento del braccio, nell'ombra traballante, che dipingeva il tondo di un nuovo petalo e sanciva la fine di un altro giorno, piccolo in ogni senso di fronte alla vastità della sua stessa esistenza. Così, l'attesa della nuova stagione sembrava sempre più dolce.(5)

Yao Wang guardò l'inchiostro rossastro entrare nelle piccole imperfezioni del muro e riempirle di colore, nella macchia che si sfasava e si allargava sotto i suoi occhi, nel cerchio perfetto che la punta del pennello aveva tracciato, sulla parete. Non un sorriso di troppo, non una piega inopportuna delle labbra o un gonfiore infantile delle guance, come l'abbassarsi strano delle sopracciglia sottili ed espressive, ma l'analisi fredda e la presa in atto di un fatto che è estraneo persino alla sua volontà. Nel simbolismo semplice che rappresentava tutto quello, non si sentiva poi tanto diverso nel ruolo e nel compito da un qualsiasi altro scriba – persino da quello che, in quel momento, condivideva la sua stessa stanza.

Ma, a differenza delle Memorie di Sima Qian, quel muro sarebbe stato coperto dai fiori di un nuovo inverno, dal rosso di nuovi petali, quando il padrone della stanza sarebbe diventato un altro e il tempo avrebbe rubato alla memoria di ogni uomo anche quella vita.

Immortale com'era, l'Impero si rese conto di non saper davvero cosa fosse un limite e quale il modo per oltrepassarlo: quella era un'altra meraviglia che apparteneva di diritto soltanto agli esseri umani.

Servì l'ennesimo sussulto molesto dell'uomo per scuoterlo dai suoi pensieri, e riposto inchiostro e pennello al proprio posto, prese tra le dita sottili la lampada e tornò alla sedia ai piedi del letto. In quel momento, la luce giallastra si allungava dal mento alla fronte del giovane, dandone quasi un'apparenza spettrale e colorando i suoi occhi di una sfumatura carminio che poco aveva in comune con il rosso tranquillo dei fiori appena dipinti.

L'uomo aprì molto le palpebre, tanto da riuscire a guardarlo distintamente, ma non si impressionò per quel nuovo aspetto che inconsapevolmente aveva assunto, perché altri erano gli orrori della Cina e altre le sue meraviglie, e nella propria esistenza era riuscito a conoscerle quasi tutte – per questo aveva sempre pensato di essere stato un uomo davvero fortunato, benedetto da quel Cielo a volte così spietato. Ma ancora più orgoglio e felicità Sima Qian li riservava per se stesso e per quell'esperienza che aveva privato la sua anima di ogni vile rimpianto. Davanti alla morte, davanti alla vera e unica Fine, era lui quello che si mostrava con animo sereno.

Disonore, tortura e vergogna – gloria, splendore, riconoscenza. Il grande Di, il grande Yao Wang lo avevano toccato nel medesimo completo modo. Ma a differenza di tutto, ciò che gli era rimasto, come compagnia e unica amicizia, era Cina medesimo.

Qualcuno bussò, ma solo l'Impero si voltò prontamente verso la porta e riuscì a scorgere, nell'ombra, un piccolo paggio avvolto di seta colorata che portava assieme a una riverenza e a un saluto dimesso anche una scodella di brodo caldo, per l'ospite della stanza; appoggiandolo alla cassapanca, si dileguò in fretta, lasciando dietro di sé solo il rumore di passi di velluto, leggeri su lastre di marmo bianco.

Prima che potesse dire qualcosa, fu l'uomo a spiegarsi.

-Mi sono preso la libertà di farvi portare qualcosa per la notte. Lei non conosce sonno, Yao Wang, ma il suo stomaco ha molto presente cosa sia la fame.

Yao Wang colse la dolcezza nella voce di lui, perché nessun sorriso piegava ormai le labbra pur tirate, nello sforzo dell'espressione, e si accontentò di quello per rispondergli adeguatamente, con cortesia e nessun impegno. Prese la piccola coppa finemente decorata e se la depose in grembo, nell'atto del sedersi: era calda, sulle gambe e su tutta l'ampiezza dei palmi, di quella piacevolezza che, attraverso la ceramica sottile, si estendeva fin dentro il corpo minuto, nella carne e nel cervello. Prese il cucchiaio concavo e cominciò a mangiare piano.

Non alzò lo sguardo quando si accorse, forse tardi, che era qualcosa di diverso a scaldargli il viso e il petto, e non di sicuro il sapore speziato di quella brodaglia bollente – ormai la ciotola era vuota e il respiro dell'uomo più lento, così tanto che sembrava quasi che non stesse neppure più respirando.

Eppure si alzò piano, riponendo la scodella e il cucchiaio sopra la propria sedia, facendo qualche passo verso il letto e il morente tanto da portarsi al suo fianco, fino a sedersi sopra il materasso. Lui non diede segno evidente di averlo sentito, ma non fu importante.

Ciò che la mente collegava allo Storico, in maniera naturale, fu uno degli episodi più illustri della vita del grande Di contemporaneo, nella grandezza e nell'importanza. Soffocò il singhiozzo nella rima, ogni lacrima nello sforzo mnemonico e della recitazione. Sotto di lui, anche il materasso era diventato rigido, come ogni umano muscolo.

Sima Qian si addormentò cullato dai canti dell'Impero.


















 

 

 

Note storiche

  1. Ribadisco anche qui come padre e figlio abbiano percorso tutta quella che all'epoca era la Cina per raccogliere quante più informazioni per la propria opera, vista come una storia “Globale” del mondo cinese, non come una semplice biografia della dinastia Han o altro.

  2. Cina, in quanto rappresentazione dell'Impero, appartiene ovviamente ad un rango sociale più elevato del semplice uomo Sima Qian, e quindi nell'intraprendere un rapporto stretto con lui entrano in gioco i dettami rigidi della Tradizione Centrale, che vuole totale sottomissione del sottoposto e un comportamento di padre/marito del superiore. Per questo Yao è indeciso – anche per questione di un pudore nato dalle esperienze personali di Sima Qian – su cosa esattamente provare per l'uomo.

  3. Oltre che proprio la figura dello “Storico” in sé, questo è l'altro motivo per cui Sima Qian mi ha subito attratto. La sua storia personale ha una svolta decisiva quando egli, presso la corte di Han Wu Di – “Di” è la forma per indicare l'Imperatore con il Mandato Celeste, ovvero la legittimazione divina per il comando terreno; Han indica la dinastia a cui Wu appartiene – difende un generale dell'esercito caduto in disgrazia; questo, ovviamente, viene preso dall'Imperatore come un affronto, e per questo lo fa evirare e poi mettere in prigione. Sima Qian passa per il primo eunuco della storia. Ma la questione del “disonore” si fa più chiara prendendo in considerazione il fatto che per un cinese è vitale presentarsi di fronte alla “Morte” integri, nel corpo e nello spirito. Con l'evirazione, ovviamente, questo non si può fare, e vivere in questo stato imperfetto è ovviamente fonte di profonda e grandissima vergogna. Nonostante questo, Sima Qian vive, con l'esplicita volontà di finire l'opera paterna.

  4. Laozi” è una delle biografie presenti nello Shiji.

  5. Era uso comune, nell'antichità, segnare lo scorrere della stagione invernale disegnando su una parete un grande albero con un numero preciso di terminazioni – nove, per la precisione – e su ogni terminazione disegnare un fiore dal numero preciso di petali – nove, anche qui. Questo era un metodo di misura alternativo, per i funzionari di palazzo, di sicuro più creativo di molti altri.

 

 

Alcune parole, infine.

Ho fatto diversi parallelismi, tra i due capitoli, per legare sotto il medesimo nesso logico i due momenti, specialmente sul piano più introspettivo. Sima Qian è, ovviamente, il vero protagonista del mio operato, ma non credo che Cina in quanto tale sia estraneo al tutto: Sima Qian vive per lui, solo e unicamente per lui, è votato con tutto se stesso alla sua esistenza, così come vota il proprio operato alla sua figura eterna.

Cina”, in quanto tale, deve molto a questo storico, e tutto il discorso sulla mortalità e l'immortalità lo si deve proprio a questo, così come anche quello sulla scrittura e sulla Storia. La cultura cinese ha sempre esaltato i propri intellettuali, ritenendoli gli unici in grado di svolgere funzioni pubbliche: anche per questo, Sima Qian è una figura di spicco.

Parlando più prettamente dello stile, ho voluto abbassare un poco quello della seconda shot, cercando di renderlo un poco più “umano” rispetto al primo. Dopotutto, ho parlato di una morte, quindi non volevo appesantire di più il tutto.

Sono poche le battute che metto in bocca ai miei pg, ma ho voluto coscientemente dare un aspetto più introspettivo alla mia storia: la spiegazione dei “fatti”, tanto cari alla Tradizione Cinese, mirava a darne un senso più profondo e completo. Almeno secondo la mia visione delle cose.

Spero sia stata una lettura gradevole.

   
 
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