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Autore: semideaa    16/06/2013    8 recensioni
Jem gira la maniglia, chiede permesso educatamente e apre la porta. Mi sussurra: quello al piano è Paul.
Il maestro è uscito, infatti lui ha smesso di suonare. Dallo sgabello dove sta seduto si alza e viene verso di noi. Alto, capelli castano-rosso, occhi chiari e un neo sotto l’occhio sinistro.
Un presentimento sbagliato, improvviso, impulsivo, mi grida: Ho già visto quel ragazzo, cavolo se l’ho già visto. Minchia, io so chi è.
Si ferma davanti a Jem e parla con la sua solita voce angelica che conosco troppo bene e che ho ascoltato troppe volte per credere che la stia ascoltando davvero, dal vivo.
“Cosa vuoi, Jem? E chi è lei?”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Maynard, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il maniaco di giovani ragazze
 
* i signori passeggeri sono pregati di spegnere i cellulari, siamo in partenza *
- Marcello, devo chiudere, siamo in partenza-
-Si, ma tu hai capito tutto, vero?-
-Long Avenue è dove si trova la scuola, ok, prendo un pullman della linea tre dall’aeroporto, capito, ma come si chiama la casa dove devo andare a stare?-
-chiedi di co- ahbzsjwa- ard- ahzgdbw-
-non ho capito bene, qui non prende. Chi devo cercare?-
- all’accademia chiedi di co-ajbdhk paul ugyhagbs ard-
- Paul Hard?-
*too, too*
Caduta la linea, miseriaccia.
Perché Marcello ha dovuto cambiare pensiero all’ultimo momento? Perché hanno cancellato il  suo volo? Perché non viene con noi? Perché dovrei stare da un tizio che si chiama Paul e nemmeno conosco? Perché doveva essere un maschio?
Avevo passato tutta la giornata a sperare di andare a vivere con una ragazza e invece mi ritroverò in casa con questo Paul, che per quanto ne so potrebbe essere anche un maniaco che stupra giovani ragazze e prende il tè con le bambine.
No, ok, ho esagerato, dai. Al massimo stupra giovani ragazze e poi ci prende il tè. Un maniaco di bambine proprio no.
Francesca, invece, sarebbe stata contenta di saperlo. Aveva detto:
“Immagina di andare a vivere con un ragazzo super carino, si innamorerebbe subito di te, dei tuoi occhi scuri e profondi e dei tuoi capelli lunghi e ramati”
Io mi sarei buttata dall’aereo piuttosto che fare coppia fissa con me stessa, davvero. Preferirei, a questo punto, fare coppia fissa con il maniaco.
 
Il volo in aereo era stupendo. Era la prima volta per me. Lo spettacolo che si vedeva da lassù, semplicemente indescrivibile. Le nuvole sembravano zucchero filato e caramelle morbidose.  A pensarci bene, il volo in aereo faceva venire anche sonno..
Tre ore di viaggio dopo sentivo la voce di Manu che mi obbligava ad alzarmi e cinque minuti dopo eravamo nell’aeroporto di Londra a scambiarci gli ultimi saluti.
*tra cinque minuti si effettuerà il ritiro bagagli del volo 34522 al nastro numero 3*
Arrivo al nastro numero 3 e incomincio a rovistare fra le valigie che stanno scorrendo lì sopra. Inutile dire che la mia non compare.
 
-Come sarebbe a dire che non potete recuperare la valigia prima di una settimana? Io avevo tutti i miei vestiti dentro e dovrò restare qui per un mese!-
Il mio inglese doveva sembrare molto aggressivo a quel povero sorvegliante che sicuramente non aveva colpa sulla scomparsa del mio bagaglio. Bene, me la vedrò meglio a casa del maniaco, sarà piuttosto contento di vedermi senza vestiti da mettere.
Cammino triste per l’aeroporto, finché non trovo una signora caritatevole che, vedendomi così disperata e afflitta, mi da indicazioni su dove posso prendere il pullman della linea 3 per Brighton.
 
Sul pullman incomincio ad ascoltare le cover di quel ragazzo strano che pubblica video su youtube, aspetta, com’è si chiamava? Qualcosa che finiva con booya. Quel nome era parecchio strano, mi aveva sempre ricordato qualcosa che aveva a che fare con halloween e i fantasmi, non so precisamente il perché. Ah, si. Skilzaisherebooya. Detto così fa un po’ paura. Però, il ragazzo aveva talento ed anche una gran bella voce. Forse canta nel coro della chiesa. Ah, me lo immagino, vestito di bianco, con i capelli tutti tirati a piattella, che canta allineato agli altri, nella fila dietro dei più alti, con la sua voce angelica. Quasi mi scappa una risata. Sarebbe bello assistere ad una messa con lui che canta.
Immersa nei miei pensieri e nella voce di skillza che canta valerie, sento a malapena la voce metallica e registrata proveniente dagli ingranaggi del pullman che dice che siamo arrivati a Long Avenue.
 
Tolgo le cuffie e cammino silenziosamente sul lungo stradone, che a quanto vedo costituisce una strada pedonale. Non vedo nessuno in giro, nemmeno edifici, così continuo a camminare fin quando non vedo un grosso e imponente palazzo in lontananza. Mi avvicino e tra i nomi segnati sul citofono leggo:
Official Accademy of Brighton (from 8.00 a.m to 10.00 p.m)
E’ questo il posto giusto. Il posto in cui il mio destino verrà scritto, che lo voglia o no, in un mese. Mi abbraccio il violino in senso protettivo, come se qualcuno volesse rubarlo a chiunque varchi la soglia del portone. Guardo il piano e mi assicuro che sia quello per non fare brutte figure e bussare a qualcun altro.
Il palazzo ha l’aria di essere molto antico. E’ in marmo ed è sorretto da colonne imponenti e alte. L’aria di antichità la dà anche l’assenza di modernità. Manca l’ascensore e io devo farmela a piedi fino al quinto piano.
 
Arrivo in cima con il fiatone e vorrei imprecare contro chi non costruisce un maledettissimo ascensore in questo maledettissimo palazzo che mi ha fatto venire in questa maledettissima città perdendo la mia maledettissima valigia e facendomi abitare per un mese in casa di un maledettissimo maniaco di giovani ragazze.
Aspetta, forse mi sono calmata. Tipico degli italiani, penso, prendersela con tutti e con tutte per tutte le stramaledettissime piccole cose. Basta. Cancelliamo la parola maledettissimo dal mio vocabolario, ok? Ok.
Busso e mi viene ad aprire una sottospecie di maggiordomo, tutto vestito di nero, che mi guida dentro e mi fa entrare in una sala foderata di dorato e bordeaux, con morbide poltroncine di velluto e un tavolo pieno di carte dove forse sta seduto lui per tutto il tempo.
-Siete voi la ragazza italiana, Rita Ora?-
-Si, sono io. Volevo parlare con il maestro Radcliffe-
-Si, il maestro di violino. Lo chiamo subito, lei si accomodi-
Lo vedo andare via e sparire in un corridoio dove affacciano numerose porte di legno. Mi siedo e cerco di indovinare che strumenti si studiano nell’accademia e che gente la frequenta.
Sento una batteria suonare nella stanza più vicina al salottino e la voce di una ragazza che urla di non picchiare i tamburi, ma suonarli.
Da un’altra porta sento emergere il suono di due clarinetti e due trombe o forse anche un sassofono. Staranno suonando qualcosa insieme, tipo musica da camera, tipico salotto inglese, o forse jazz, non riesco a riconoscere bene.
E poi emerge il suono di un pianoforte, il suono stupendo e soave di uno studio suonato a quattro mani su un pianoforte.
A distrarmi dal concerto però è il passo felpato del “maggiordomo” che ritorna con alle calcagna un signore alto, biondo e con gli occhi azzurri. Un gran pezzo d’uomo, direbbe mia madre. Si presenta come il maestro di violino, Robert Radcliffe e mi sta spiegando il suo metodo di studio. Ma non lo sto ascoltando, sono troppo affascinata dal ragazzo dietro di lui con il violino in mano, che si presenta a sua volta. L’opposto del maestro, alto, scuro e con degli occhi neri e penetranti. James, si chiama, ma tutti lo chiamano Jem, e anche lui ha 17 anni. Finite le presentazioni, in cui, un po’ goffamente, stringo la mano a tutti i presenti nella stanza, il maestro mi da appuntamento al pomeriggio successivo alle quattro, lasciandomi anche il suo numero di telefono. Ma tanto sono sicura che non lo userò, non avrò mai il coraggio di chiamarlo. Continuo a fissare imbambolata il ragazzo che se ne sta andando, tanto che sono sicura che mi sta uscendo anche la bava alla bocca, e quasi mi dimentico di chiedere del maniaco.
-Mi scusi, signor Radcliffe-
-Mi chiami pure Robert, signorina Ora-
-Oh, e lei mi chiami Rita-
-Oh, ok, cosa voleva?-
-Dato che, per questo mese, dovrò rimanere ospite di una famiglia qui vicina, mi hanno detto di chiedere di un certo Paul Hard qui all’accademia-
-Paul Hard? Non abbiamo nessun Paul Hard qui all’accademia-
-Nemmeno un ragazzo che si chiami Paul?-
-Che io sappia, nessun Paul, avrai capito male, Rita-
-Ah, ok, grazie comunque-
Bene, perfetto, ora dove andrò a stare dato che non c’è nessun Paul qui?
Ad un certo punto mi si avvicina quel gran figo di Jem. Strano, molto strano. Forse vuole chiedermi di andare a stare da lui. Quello si che sarebbe bello, altro che maniaco.
-Stai cercando Paul Maynard, ho capito bene?-
-Nessun Maynard, un ragazzo che si chiama Paul-
-Si, è Maynard, e non si chiama Paul-
Prima figura di merda. Non sono nemmeno arrivata e già incomincio.
Possibile che avevo capito male non solo il cognome, ma anche il nome? Eppure ero sicura di aver sentito Paul.
Jem mi guida verso la porta da cui sentivo suonare il pianoforte così dannatamente bene.
La mia mente diceva: Rita, preparati mentalmente, stai per incontrare il ragazzo che ti ritroverai in giro per casa per un mese, il maniaco. Calmati e sorridi, poi alla prima sua mossa falsa gli molli un ceffone, chiami il 118 e scappi.
Jem gira la maniglia, chiede permesso educatamente e apre la porta. Mi sussurra: quello al piano è Paul.
Il maestro è uscito, infatti lui ha smesso di suonare. Dallo sgabello dove sta seduto si alza e viene verso di noi. Alto, capelli castano-rosso, occhi chiari e un neo sotto l’occhio sinistro.
Un presentimento sbagliato, improvviso, impulsivo, mi grida: Ho già visto quel ragazzo, cavolo se l’ho già visto. Minchia, io so chi è.
Si ferma davanti a Jem e parla con la sua solita voce angelica che conosco troppo bene e che ho ascoltato troppe volte per credere che la stia ascoltando davvero, dal vivo.
“Cosa vuoi, Jem? E chi è lei?”
 

 
 
 

MA IO VI AMOOOO! COSI’ PERO’ MI FARETE MORIRE!

Stiamo scherzando? Due recensioni in pochi giorni! Siete stati dolcissimi!
Ho una buona notizia da darvi.. sono stata ammessa agli esami.. ohohohohoho

CON 10! * balla il trenino, pepepepepe *

yep, ho finito. Cooooooomunque, volevo ringraziare sempre e come al solito:
@ehimaliik perché è una persona stupenda e mi ha sempre sostenuto
p.s. please, leggete le sue ff. sono fe-no-me-na-li.

Ed anche @_maynardismyhero perché ha recensito! Vi lovvo!  ❤
Ok, finisco di parlare e me ne vado. Però prima volevo sapere cosa ne pensate. L’ho scritto subito dopo le due recensioni, e poi boh, mi è venuto di getto. Per me, è la solita schifezza che potrebbe anche essere stracciata, per voi, non so uu.
 
Solito, continuo a ½ recensioni ahbskgj ❤
Stato: gioiosa! J
 
Solito:
twitter: @ehijcassie
ask: xconah

yep, sparisco, a presto! ❤

 
  
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