No
more apologize.
Ed era successo di nuovo.
Mesi in cui ce l’avevo messa tutta per farla rialzare, per
farle riprendere possesso della sua vita, per espiare ogni colpa per
quella
gamba amputata, per la colpa di essere salita su quel maledetto aereo
al posto
di Karev, per aver sentito Lexie morire dalle labbra di un Mark che
lottava per
raggiungere la ragazza a cui era destinato.
‘Destinati’, Lexie aveva detto così a
Mark e io pensavo che
anche con Arizona eravamo destinate, fino a quel giorno in cui non
avevo
capito. In cui stavo per mollare tutto e uscire da quella stanza, in
lacrime
mentre era la mia vita a scivolarmi addosso, come se vivere non avesse
più
importanza se avessi perso lei. E io l’avevo persa.
L’avevo persa nel momento in cui il suo caffè era
marchiato ‘Lauren’,
nel momento in cui l’avevo lasciata sola in quella stanza a
parlare dell’intervento
al bambino a cui volevo tanto assistere. Quanto mi pentivo adesso di
averle
rivelato che mi ero innamorata un tantino di quella nuova bionda che
girava per
l’ospedale non facendo altro che flirtare con mia moglie. Che
stupida ero stata
a pensare che Arizona non fosse come le altre, che Lauren si fermasse
solo
perché lei era sposata. Con me. Tanto stupida che se non mi
fossi accorta dei
camici scambiati, mi sarei fermata solo a quelle occhiate scambiate
furtivamente e chissà quante me n’ero persa in
quei giorni. Tanto stupida da
rimanere immobile quando la bionda rockstar della medicina si era
sfilata con
disinvoltura la spilla da balia con la fede nuziale con incisi
‘Arizona e
Callie’ mentre mi mentiva come se lo facesse ogni giorno.
Mi ero allontanata da entrambe, mentre sentivo i passi di
Arizona dietro di me, mentre correvo per cercare una stanza vuota dove
chiudermi dentro e piangere tutte le mie lacrime senza essere vista.
Quello era
uno di quei momenti dove Mark mi mancava terribilmente, dove solo le
sue
braccia e la sua voce avrebbero potuto calmarmi.
‘Hai amato, hai perso. Cammina a testa alta,
Torres.’ Mi
rimbombava nella testa quella frase, ma come facevo adesso? Come faccio
Mark,
eh? Tu hai dovuto vedere morire Lexie per capire che non
c’era più tempo per
giochetti, per aspettare. Aspettare cosa poi? Se sei innamorato di
qualcuno che
senso ha rimanere fermi, immobili, non fare nulla e lasciare che
l’altro pensi
che non sei importante nella sua vita?
“Qual è il senso di tutto questo?”
L’avevo sussurrato mentre Arizona, più veloce di
me nel
chiudere la porta a chiave, era sgusciata dentro.
“Siamo sposate! Abbiamo Sofia, per l’amor del
cielo! Come
hai potuto?! Pensavo che le cose tra noi fossero risolte..”
“Lo erano.. lo sono!”
“Lo erano.. – quasi mi venne da ridere per la
ridicolezza
del cambio di verbo – lo erano! ARIZONA IO TI AMO. LO VUOI
CAPIRE? Ho fatto
tutto, durante quest’anno, per dimostrarti che non avrei mai
lasciato il tuo
fianco come tu non avevi mai lasciato il mio e sì, avevi,
perché nel momento in
cui sei andata a letto con quella donna sei venuta meno ad ogni
promessa
scambiata quando ci siamo sposate!”
Arizona boccheggiava, cercando qualcosa da dire ma io non
avevo voglia di sentire le sue false scuse, il suo tornare ogni santa
volta
alla gamba, doveva smetterla.
“Non capisco. Non capisco come tu abbia potuto farmi questo.
Farci, questo. Non capisco in che modo ti sia sentita spinta ad andare
con un’altra!
Sono stata io? Non ti ho dato abbastanza attenzioni? Non sono stata
mesi e mesi
a ricoprirti di complimenti sinceri, a cercare una via
d’uscita ad ogni tua
paranoia e problema? Non sono stata abbastanza, è questo che
vuoi dirmi?! Non
mi sono mai sentita abbastanza in tutta l amia vita, Arizona! MAI. Sai
quando
mi sento soddisfatta? Quando opero e mi ci sentivo quando stavo con te.
Noti come sto parlando al passato, vero?! Ti sei sempre
lamentata che io non avevo perso nulla su quell’aereo, non
contando che avevo
perso tutto invece. Ho perso Mark, ho perso Lexie e ho perso mia
moglie. L’ho
persa quando non avevo tue notizie durante l’incidente,
l’ho persa di nuovo
quando ti ho tagliato la gamba e sì, Arizona, lo so che non
mi perdonerai mai
per quello, lo so!”
Alzai la voce perché mentre piangevo e lei portava le mani
al volto per trattenere i singhiozzi, aveva provato a dire qualcosa su
quella
dannata gamba ed ero stufa di tornarci sempre, ma alla fine, per lei,
era
quello il problema. Era il non potermi perdonare mai appieno. Mi chiesi
soltanto perché dovessi essere sempre io, invece, a
perdonare tutti. George,
Herica, adesso Arizona.
Ero forse l’anello debole? Quella che non dava mai troppo? E
risentii le parole di Mark, mi sembrò quasi di averlo vicino
mentre mi ripetevo
che io, solo io, davo sempre il massimo con tutti, in ogni relazione e
ricevevo
sempre il minimo, ricevevo sempre abbandono in cambio.
“Non pretendere adesso che io perdoni te perché
stavolta,
no, stavolta non sarà solo la gamba che hai perso per
quell’incidente, adesso
ci sono anch’io tra le cose che spariranno dalla tua vita e
per una volta, non
mi dispererò più perché io sono sempre
stata corretta.”
Non avevo più nulla da aggiungere, ero stanca di scusarmi,
di cercare giustificazioni per gli altri. Ero stanca di andare dietro a
quelle
persone che mi davano così poco aspettandosi il massimo da
me. Ero stanca e
basta.
Uscii dalla stanza, sorpassando la persona con cui avrei
voluto spendere il resto della mia vita, senza neanche guardarla e mi
cambiai
per andare nell’unico posto in cui avrei potuto piangere
dignitosamente: sulla
tomba di Mark.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
Love you sis! ♥