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Autore: GirlOnFire    16/06/2013    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Callie non fosse rimasta inerme, a piangere, di fronte Arizona? Se avesse affrontato quella perdita in maniera diversa, se avesse alzato la voce per far sentire le sue ragioni e non solo ascoltare, ancora una volta, la sua bionda riprendere il discorso della gamba?
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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No more apologize.


Non capivo. Non capivo già da mesi cosa le passasse per la testa, non lo capivo da quando era entrata in quella sorta di apatia che l’aveva costretta a letto, costretta a non guardarmi negli occhi, a non toccare la nostra bambina. Io ero la cattiva della nostra storia probabilmente, io che non ero mai stata quella malvagia in niente, quella che veniva sempre calpestata, lasciata, tradita.
Ed era successo di nuovo.
Mesi in cui ce l’avevo messa tutta per farla rialzare, per farle riprendere possesso della sua vita, per espiare ogni colpa per quella gamba amputata, per la colpa di essere salita su quel maledetto aereo al posto di Karev, per aver sentito Lexie morire dalle labbra di un Mark che lottava per raggiungere la ragazza a cui era destinato.
‘Destinati’, Lexie aveva detto così a Mark e io pensavo che anche con Arizona eravamo destinate, fino a quel giorno in cui non avevo capito. In cui stavo per mollare tutto e uscire da quella stanza, in lacrime mentre era la mia vita a scivolarmi addosso, come se vivere non avesse più importanza se avessi perso lei. E io l’avevo persa.
L’avevo persa nel momento in cui il suo caffè era marchiato ‘Lauren’, nel momento in cui l’avevo lasciata sola in quella stanza a parlare dell’intervento al bambino a cui volevo tanto assistere. Quanto mi pentivo adesso di averle rivelato che mi ero innamorata un tantino di quella nuova bionda che girava per l’ospedale non facendo altro che flirtare con mia moglie. Che stupida ero stata a pensare che Arizona non fosse come le altre, che Lauren si fermasse solo perché lei era sposata. Con me. Tanto stupida che se non mi fossi accorta dei camici scambiati, mi sarei fermata solo a quelle occhiate scambiate furtivamente e chissà quante me n’ero persa in quei giorni. Tanto stupida da rimanere immobile quando la bionda rockstar della medicina si era sfilata con disinvoltura la spilla da balia con la fede nuziale con incisi ‘Arizona e Callie’ mentre mi mentiva come se lo facesse ogni giorno.
Mi ero allontanata da entrambe, mentre sentivo i passi di Arizona dietro di me, mentre correvo per cercare una stanza vuota dove chiudermi dentro e piangere tutte le mie lacrime senza essere vista. Quello era uno di quei momenti dove Mark mi mancava terribilmente, dove solo le sue braccia e la sua voce avrebbero potuto calmarmi.
‘Hai amato, hai perso. Cammina a testa alta, Torres.’ Mi rimbombava nella testa quella frase, ma come facevo adesso? Come faccio Mark, eh? Tu hai dovuto vedere morire Lexie per capire che non c’era più tempo per giochetti, per aspettare. Aspettare cosa poi? Se sei innamorato di qualcuno che senso ha rimanere fermi, immobili, non fare nulla e lasciare che l’altro pensi che non sei importante nella sua vita?
“Qual è il senso di tutto questo?”
L’avevo sussurrato mentre Arizona, più veloce di me nel chiudere la porta a chiave, era sgusciata dentro.
“Siamo sposate! Abbiamo Sofia, per l’amor del cielo! Come hai potuto?! Pensavo che le cose tra noi fossero risolte..”
“Lo erano.. lo sono!”
“Lo erano.. – quasi mi venne da ridere per la ridicolezza del cambio di verbo – lo erano! ARIZONA IO TI AMO. LO VUOI CAPIRE? Ho fatto tutto, durante quest’anno, per dimostrarti che non avrei mai lasciato il tuo fianco come tu non avevi mai lasciato il mio e sì, avevi, perché nel momento in cui sei andata a letto con quella donna sei venuta meno ad ogni promessa scambiata quando ci siamo sposate!”
Arizona boccheggiava, cercando qualcosa da dire ma io non avevo voglia di sentire le sue false scuse, il suo tornare ogni santa volta alla gamba, doveva smetterla.
“Non capisco. Non capisco come tu abbia potuto farmi questo. Farci, questo. Non capisco in che modo ti sia sentita spinta ad andare con un’altra! Sono stata io? Non ti ho dato abbastanza attenzioni? Non sono stata mesi e mesi a ricoprirti di complimenti sinceri, a cercare una via d’uscita ad ogni tua paranoia e problema? Non sono stata abbastanza, è questo che vuoi dirmi?! Non mi sono mai sentita abbastanza in tutta l amia vita, Arizona! MAI. Sai quando mi sento soddisfatta? Quando opero e mi ci sentivo quando stavo con te.
Noti come sto parlando al passato, vero?! Ti sei sempre lamentata che io non avevo perso nulla su quell’aereo, non contando che avevo perso tutto invece. Ho perso Mark, ho perso Lexie e ho perso mia moglie. L’ho persa quando non avevo tue notizie durante l’incidente, l’ho persa di nuovo quando ti ho tagliato la gamba e sì, Arizona, lo so che non mi perdonerai mai per quello, lo so!”
Alzai la voce perché mentre piangevo e lei portava le mani al volto per trattenere i singhiozzi, aveva provato a dire qualcosa su quella dannata gamba ed ero stufa di tornarci sempre, ma alla fine, per lei, era quello il problema. Era il non potermi perdonare mai appieno. Mi chiesi soltanto perché dovessi essere sempre io, invece, a perdonare tutti. George, Herica, adesso Arizona.
Ero forse l’anello debole? Quella che non dava mai troppo? E risentii le parole di Mark, mi sembrò quasi di averlo vicino mentre mi ripetevo che io, solo io, davo sempre il massimo con tutti, in ogni relazione e ricevevo sempre il minimo, ricevevo sempre abbandono in cambio.
“Non pretendere adesso che io perdoni te perché stavolta, no, stavolta non sarà solo la gamba che hai perso per quell’incidente, adesso ci sono anch’io tra le cose che spariranno dalla tua vita e per una volta, non mi dispererò più perché io sono sempre stata corretta.”
Non avevo più nulla da aggiungere, ero stanca di scusarmi, di cercare giustificazioni per gli altri. Ero stanca di andare dietro a quelle persone che mi davano così poco aspettandosi il massimo da me. Ero stanca e basta.
Uscii dalla stanza, sorpassando la persona con cui avrei voluto spendere il resto della mia vita, senza neanche guardarla e mi cambiai per andare nell’unico posto in cui avrei potuto piangere dignitosamente: sulla tomba di Mark.

✰✰✰✰✰

GirlOnFire’s Notes.

 Scrivo poco su questo fandom, pochissimo a dir la verità, pur essendo uno di quelli che più apprezzo e stimo. Ho sempre paura di non rendere giustichia a quei personaggi che sono già perfetti di loro, difetti compresi. Ma questa os è per una persona speciale, la mia migliore amica e allora eccomi qui, sperando di non essere andata troppo OOC e soprattutto sperando che questo finale alternativo le/vi piaccia dipiù.
Love you sis!

   
 
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