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Autore: Novizia_Ood    17/06/2013    7 recensioni
Ho voluto scrivere dell'ultimo addio da parte di Ten a Rose, in quella Baia del Lupo Cattivo. Era da troppo tempo che guardavo DW e non ho mai scritto nulla, ma si sa, la notte porta consiglio!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.Lonely Lord.


“Ma.. ho passato tutto questo tempo a cercarti e non tornerò indietro adesso!”

La voce di Rose Tyler si perdeva nel vento della Baia di Bad Wolf, nella lontana Norvegia. Per quanto il Dottore avesse ripetuto più volte che il ‘Vuoto’ fosse l’inferno per alcuni esseri viventi, Rose era sicura che invece quella spiaggia fosse il suo. Ora era in piedi, tra la realtà che avrebbe tanto voluto, quella con Donna e il Dottore insieme nel TARDIS e dall’altra quella che invece era stata costretta ad accettare, con sua madre e la metacrisi.

“Ma devi farlo.”

La risposta ferma e quasi severa del Dottore arrivò quasi subito, senza darle la possibilità di poter aggiungere null’altro alle sue parole. L’uomo avanzò di qualche passo verso di lei, le mani rigorosamente nelle tasche, come per inscenare un distacco che non c’era. Perché era proprio così che doveva agire lui, con fare distaccato e completamente disinteressato, era un Signore del Tempo e non gli era dato di legarsi a nessuno che non fosse quella cabina blu della Polizia.

“Perché abbiamo salvato l’universo, ma a caro prezzo e quel prezzo è lui.”

Da Rose, alzò lo sguardo dritto verso la metacristi che era alle spalle di lei. In lui vedeva qualcuno che ormai non era più da molto tempo, lui era cambiato e lo aveva fatto nel miglior modo possibile solo grazie alla ragazza, ormai donna, che gli era di fronte.

“Ha distrutto i Dalek, ha commesso un genocidio. E’ troppo pericoloso per essere lasciato da solo.”

Così com’era stato per lui, al contrario lui aveva trovato Rose che lo aveva reso un essere migliore, capace di perdonare, di amare e di portare pace dove tutti cercavano solo di fare la guerra. Lei lo aveva salvato una volta e ora lui le stava chiedendo di farlo per una seconda con la parte umana di sé.

“Tu mi hai creato!”

La voce era esattamente la stessa del Dottore dalla giacca marrone, ma nel suo tono c’era rabbia e quasi disgusto, un’ostilità familiare per entrambi.

“Esatto, tu sei nato in battaglia. Pieno di sangue, di rabbia e di desiderio di vendetta.”

Rispose secco, era dura doverlo ammettere, ma era proprio così che era partito lui in quel negozio di abbigliamento quando per la prima volta aveva incontrato Rose.

“Ti ricorda qualcuno?”

I suoi occhi tornarono in quelli castani della ragazza, la quale non riuscendo a mantenere il contatto visivo o per non far notare le lacrime, voltò la testa altrove, alle onde che in lontananza s’increspavano per colpa del vento. Sapeva che il Dottore avesse ragione, lui l’aveva sempre, ma lei non si era mai arresa a nessuna delle sue decisioni.

“Sono io, quando ci siamo conosciuti la prima volta.”

Rose non poté fare a meno di alzare lo sguardo di nuovo su di lui, l’uomo che aveva incontrato nel giorno migliore della sua vita e lo stesso con il quale si ritrovava su quella spiaggia a dirgli addio per la seconda volta.

“E tu mi hai reso migliore.”

Aveva imparato a dare una seconda possibilità a qualsiasi abitante di qualsiasi universo o pianeta, a dare una scelta prima di agire, aveva imparato a salvare invece che a giustiziare e tutto quello grazie a lei.

“Ora puoi fare lo stesso per lui.”

“Ma non sei tu!”

La risposta di lei non tardò ad arrivare, non sarebbe stato facile accettare una situazione come quella, una metacrisi non sarebbe stata facile da gestire o da metabolizzare.

“Lui ha bisogno di te e questa è una cosa veramente da me!”

Avrebbe avuto bisogno di lei ancora e ancora e ancora, ma sapeva benissimo quello che provavano l’uno per l’altra, non avrebbe mai potuto costringerla ad una vita accanto ad un Signore del Tempo, nemmeno lui stesso avrebbe voluto una vita del genere, se ‘vita’ poteva definirsi. Lei sarebbe invecchiata senza nemmeno accorgersene e lui si sarebbe rigenerato senza problemi, continuando la sua strada dopo averla persa. Non era quello il futuro che voleva per la sua Rose.

“Ma è più di questo però! Non capisci cosa sta cercando di darti? Diglielo, vai avanti!”

Donna, qualche passo più indietro del Dottore, si sentì in dovere di parlare, non le piaceva vedere quella ragazza piangere, seppur la conoscesse pochissimo, l’aveva salvata una volta e aveva compreso cosa significasse per lui. Rose lanciò un altro sguardo all’uomo davanti a lei prima di girarsi a guardare quello alle sue spalle, lo stesso identico viso di prima.

“Io sembro lui, penso come lui. Stessi ricordi, stessi pensieri, tutto uguale. A parte il fatto che ho un solo cuore. “

L’uomo nel completo blu le parlò e a lei sembrò veramente di rivolgersi al Dottore.

“Il che significa..?”

Azzardò a dire. Non aveva idea di quello che le avrebbero proposto, non aveva idea di dove volesse arrivare con quel ragionamento.

“Sono in parte umano, più nello specifico, la parte che riguarda l’invecchiamento. Invecchierò e non mi rigenererò mai. Ho solo una vita Rose Tyler. E potrei passarla insieme a te.. se ti va.”

Il Dottore alle spalle della donna abbassò lo sguardo da sé a Rose. Quanto avrebbe voluto essere lui quella parte umana, sfuggendo così a tutti i suoi doveri e riuscire a vivere per una volta una vita normale, l’unica avventura che lui non avrebbe mai potuto avere. Avrebbe voluto passare la sua vita insieme a Rose, ma proprio per l’amore che provava nei suoi confronti, doveva lasciarla andare.

“Tu.. invecchierai insieme a me?”

Titubante, Rose gli rispose. Di sicuro durante i suoi viaggi con il TARDIS ne aveva vissute di situazioni strane, ma due Dottori, uno per metà umano addirittura, non li aveva mai visti.
“Insieme.”

Il tono di lui ora era più dolce e per lei familiare. Incuteva così tanta sicurezza e protezione che Rose non ci mise molto a sentirsi di nuovo nel posto giusto con la persona giusta. Fece un passo avanti, posando una mano sul petto dell’uomo, quello che sentiva sotto la sua mano era il battito di un singolo cuore e per un secondo sentì che qualcosa le mancava..

“Dobbiamo andare..”

Il TARDIS richiamò a sé i suoi viaggiatori con il suo solito rumore metallico, come se non volesse perdere altro tempo. Il Dottore riusciva a sentire il dolore o la sofferenza del TARDIS in condizioni estreme, così come il TARDIS riusciva a sentire quelli del Dottore ed era suo compito proteggerlo invogliandolo a sbrigarsi senza indugiare.

“..questa realtà sta per autosigillarsi. Per sempre.”

 Era una cosa difficile per Rose da accettare. Nonostante ci fosse già passata, non era facile per niente. Il Dottore fece un passo indietro e poi, dando le spalle agli altri, si diresse verso la cabina con Donna al seguito.

“Ma non va bene comunque!”

Esclamò la ragazza che ormai non riusciva più a nascondere le lacrime. Li raggiunse velocemente, fermandosi di nuovo poco dietro di lui, che si girò per guardarla in viso. Che non lo accettasse se l’era aspettato, ma doveva capirlo che quello era l’unico modo.

“Perché quel Dottore.. sei sempre tu.”

“E io sono lui.”

Quelle parole non rendevano la situazione più facile o più chiara, ma Rose non riusciva ancora a comprendere. Come potevano essere esattamente la stessa persona? E in più, lei come faceva ad esserne sicura?

“Va bene. Tutti e due rispondete a questa domanda.”

Li guardò entrambi ed entrambi le si avvicinarono, l’uno di fronte all’altro.

“L’ultima volta che sono stata su questa spiaggia, nel giorno peggiore della mia vita, qual è stata l’ultima cosa che mi hai detto?”

Fissava il Dottore, quello vestito di marrone, quello che aveva due cuori e di li a poco sarebbe ripartito per un altro universo nel suo TARDIS e l’avrebbe lasciata lì da sola, di nuovo.
“Avanti, dillo!”

Quel silenzio non le piaceva affatto e lo sguardo di lui fisso sul suo non aiutava, sembrava quasi tormentato.

“Ho detto ‘Rose Tyler’.”

Gli si leggeva in viso quanto fosse stato difficile per lui ripetere quelle parole, su quella stessa spiaggia seppur in una situazione ben diversa. Aveva sofferto e molto, chiuso nella sua cabina senza essere riuscito a dirle le ultime due parole. Era stato il TARDIS a portarlo via, per proteggerlo. Dire quelle parole voleva dire esporsi fin troppo, voleva dire lasciarsi andare a dei sentimenti che non potevano essere vissuti, non per lui, condannandolo così ad un’esistenza ancora più vuota.

“Si e come sarebbe finita quella frase?”

Era lì, vicina a lui e glielo stava chiedendo. Aveva vissuto fino a quel momento ad immaginarsi il continuo e ora finalmente lo aveva ritrovato, poteva sentirlo dalle sue labbra.

“C’è bisogno di dirlo?”

Era stata una risposta amara per lui, fin troppo. Avrebbe voluto dirlo, con entrambi i suoi cuori, avrebbe voluto urlarlo al mondo e a quella baia di Bad Wolf e a tutti i mondi e a tutti gli universi, ma lui non poteva. Sapeva benissimo che una volta chiusa la porta di legno del TARDIS avrebbe detto addio definitivamente a Rose e a quell’universo parallelo, lasciandola però con la speranza di un futuro migliore insieme alla sua metacrisi.

“E tu Dottore?”

Lo sguardo di lei però parve quasi deluso quando si voltò verso l’altro, sperando in una risposta migliore.

“Qual era la fine di quella frase?”

Richiese, questa volta più fiduciosa mentre una mano di lui si appoggiava delicatamente al suo braccio per avvicinarsi e chinarsi per sussurrarle all’orecchio. Lui quella risposta voleva dargliela con tutto il suo nuovo e unico cuore da umano.

“Ti amo”

Quelle parole dette da lui avevano fatto il loro effetto. L’altro Dottore, poco distante da loro li osservò come se quello a parlare fosse lui stesso, così vicino alla sua Rose, abbastanza da poterne sentire il profumo dei capelli. Il Dottore sperò con entrambi i suoi cuori che quelle parole le arrivassero chiare e tonde questa volta, nulla avrebbe impedito alla sua parte umana di amare e farsi amare da lei, di vivere una vita insieme. L’altro si allontanò lentamente dall’orecchio della ragazza, per guardarla in viso, ancora leggermente spaesata e confusa dopo quelle parole, ma se c’era una cosa della quale era sicura era il fatto che l’amasse anche lei e che se era di lui che avrebbe dovuto prendersi cura, lo avrebbe fatto, perché tutto quello che era capitato fino a quel momento lui lo sapeva, lui lo sentiva proprio come lei. Rose lo tirò per il colletto della giacca blu e lo baciò, come avrebbe voluto farlo mille volte in precedenza durante quei viaggi che, per il pericolo, non le davano nemmeno il tempo di ricordarsi di respirare, ma solo di correre. Finalmente era stretta tra le sue braccia nel modo in cui aveva sempre voluto essere stretta e finalmente lui la stringeva come avrebbe sempre voluto stringerla. Il Dottore accanto a lui li guardò, rassegnato. Era quello che avrebbe sperato per la sua Rose, una vita con qualcuno che potesse prendersi cura di lei, qualcuno che potesse amarla proprio come aveva fatto lui, qualcuno che non l’avrebbe mai lasciata sola. L’amaro avrebbe dovuto sopportarlo lui, però. Lui sarebbe rimasto con il pensiero e l’amore vivo e pulsante per lei mentre doveva costringersi a guardare sempre avanti e mai indietro. Avevano ragione i suoi nemici, lui era la prova vivente che le emozioni ti distruggono ed era quello che era diventato, un essere migliore certo, ma con un dolore che non poteva che diventare ogni volta più grande insieme a quella solitudine che non faceva che aumentare. Li guardò per l’ultima volta, era quella la vita che avrebbe voluto per entrambi e in un certo senso qualcuno l’avrebbe vissuta per lui. Si girò ed entrò nel TARDIS seguito da Donna. Pochi metri più in là, Rose udì il rumore della porta che ci chiudeva e solo quello riuscì a farla staccare dalle labbra dell’uomo che ancora la stringeva. Corse per qualche metro, prima di fermarsi ad osservare per l’ennesima volta quella cabina blu svanire davanti a lei. Una mano questa volta strinse forse la sua, quella volta lei non era stata lasciata sola sulla spiaggia, lui si era presa cura di lei per l’ultima volta, assicurandole una vita felice con la persona che amava. Quanto a lui non gli restava altro che prepararsi per dire addio ad un’altra persona speciale, un’amica che lo aveva salvato in più di una situazione. Perché era questo che era condannato a vivere, eterne perdite, mentre continuava a cercare e a dare sempre il meglio per gli altri.

  ******************************

 
“Dottore e lei che farà? Da chi andrà? Voglio dire, tutti quei suoi amici.. “

Il Nonno di Donna se ne stava sull’uscio della porta a fissare il Dottore sotto la pioggia battente.

“Hanno tutti qualcun altro.”

Lui aveva fatto in modo che avessero qualcuno.

“Ma va sempre bene così. Io sto bene.”

Aveva perso tanto, ma era stato capace di dare il doppio di quello che aveva perso, sempre e a tutti quelli che aveva amato e lo avevano amato, tutti quelli che avevano creduto in lui e si erano fidati. Sarebbe stato solo, ma sarebbe andato avanti con la consapevolezza di aver fatto del bene, era cambiato in meglio e quello adesso era il suo destino.

Angolo della Scrittrice:
Buona sera a tutti e prima di tutto voglio ringraziarvi per aver speso un pò di tempo per leggere e se vorrete, anche recensire, questa mia prima One Shot.
E' la prima volta che scrivo del Dottore e questo è quello che è uscito dalla mia mente dopo aver rivisto per la millesima volta DOOMSDAY, mi sono detta che avrei dovuto scrivere sul loro secondo addio, anche perché il mio cervello continuava a lavorare da solo e una volta che aveva messo insieme emozioni e parole mi ha ordinato di scrivere tutto e dunque eccomi qui! 
Spero che la lettura vi sia piaciuta e che troverete un minutino per recensire, amo questa serie TV e mi piacerebbe veramente molto sapere quello che ne pensate! ^_^ Aspetto vostri commenti, che siano positivi o negativi non importa, anzi, mi aiuteranno sicuramente a scrivere meglio per la prossima volta!

Un bacio forte a tutti
WHOVIANS!

  
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