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Autore: flowersinmyhair    17/06/2013    2 recensioni
“E tu come ti chiami?”, chiede Louis con voce acuta ed un sorriso ampio sulle labbra, guardando oltre le spalle dei due cantanti, proprio dove Harry è seduto. Il ragazzo alza velocemente il viso, i suoi occhi verdi incontrano quelli azzurri dell’altro ed Harry sente una strana sensazione all’altezza del petto che non si sa spiegare; quegli occhi, pensa, li ricorderà
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Summer love

 
Can’t believe you’re packing your bags
Trying so hard not to cry
Had the best time and now it’s the worst time
But we have to say goodbye.
 
Harry è un musicista di strada, probabilmente da sempre. Gira il mondo insieme a Carlos e Ana Maria da una decina di anni, forse di più, non lo ricorda esattamente. I due l’hanno preso con loro quando lui era ancora molto piccolo ed Harry non ha ricordi della sua infanzia; anche della vita di tutti i giorni, per la verità, ricorda poco: ricorda le città in cui ha viaggiato, ricorda le storie che Ana gli raccontava la notte, quando fuori pioveva e nel camper ogni cosa era umida e fredda e ricorda le parole delle canzoni spagnole che i due cantano in mezzo alla strada, mentre lui suona un tamburello. Per il resto è molto confuso, non capisce granché della vita e non conosce altre realtà al di fuori della sua.
 
È una calda sera di luglio e Louis è seduto sul marciapiede di una strada parallela al mare tunisino quando vede Harry per la prima volta. È con due ragazzi dalla pelle ambrata, tiene una birra di bassa qualità in una mano, è un po’ brillo e canta insieme a Carlos ed Ana Maria. Quando la musica si ferma, i tre ragazzi fanno qualche domanda -“da dove venite?”, “e viaggiate molto?”-, offrono un po’ di birra, ridono e scherzano mentre la gente passa indifferente al loro fianco. Harry resta in disparte, giocherella con l’orlo dei suoi pantaloncini e ogni tanto si perde a guardare il mare, osserva senza farsi notare troppo il ragazzo dagli occhi azzurri, ma non dice una sola parola.
 
“E tu come ti chiami?” chiede Louis con voce acuta ed un sorriso ampio sulle labbra, guardando oltre le spalle dei due cantanti, proprio dove Harry è seduto. Il ragazzo alza velocemente il viso, i suoi occhi verdi incontrano quelli azzurri dell’altro ed Harry sente una strana sensazione all’altezza del petto che non si sa spiegare; quegli occhi, pensa, li ricorderà. Anche Louis è un po’ scosso, ma decide di non farci troppo caso e aspetta sorridente una risposta.
Ana Maria sospira e “Lui è Harry”, dice dolcemente, passando una mano fra i ricci scuri del ragazzo che ancora non ha distolto lo sguardo da Louis. Lo osserva in silenzio, affascinato e curioso allo stesso tempo: passa gli occhi sulla fronte alta dell’altro, sui suoi zigomi pronunciati, poi li abbassa sugli addominali ben visibili sotto la camicia chiara e aperta e rimane così, a guardarlo, per un tempo veramente lungo.
“Bel nome” commenta nel frattempo Louis, che ancora si aspetta qualche parola da parte del ragazzo, magari un “grazie”, o qualcos’altro, ma “Harry non parla” dice tristemente Ana Maria e lui rimane a bocca aperta: proprio non se l’aspettava.
 
Louis e i suoi amici rimangono tutta la sera a parlare con la famiglia e se ne vanno solo quando uno dei tre rischia di addormentarsi in mezzo alla strada; allora salutano cortesemente, lasciano un paio di banconote a Carlos e poi si allontanano. Quando, verso l’una di notte, Harry entra nel camper e si sdraia sul letto, non può fare a meno di pensare a Louis, alla sua voce, al suo sorriso ed ai suoi occhi azzurri puntanti costantemente ma in modo discreto su di lui.
 
Harry picchietta con la punta delle dita sul tamburello, annoiato. Deve essere mezzogiorno, i suoi genitori hanno deciso di passare un po’ di tempo sulla spiaggia ed il ragazzo ha voluto lasciarli soli, quindi se ne sta seduto con la schiena appoggiata al muro sul solito marciapiede.
“Spero ti piaccia il tonno” dice all’improvviso una voce acuta, ed Harry non ha il tempo di girarsi che Louis è già seduto al suo fianco e gli passa un grosso panino, mentre “Piacere, sono Louis” dice porgendogli la mano. Harry è un po’ confuso, ma afferra ugualmente la mano del ragazzo e sorride, perché non gli dispiace affatto che lui sia tornato.
I due passano qualche minuto in silenzio, poi Louis inizia a parlare. Racconta di essere in Tunisia per le vacanze, che lui e la sua famiglia vanno lì tutte le estati e che gli piace. Poi parla di Londra, delle sue sorelle, dei suoi amici e alla fine di viaggi, e confessa di invidiare molto Harry perché ha visto tutto il mondo, mentre lui non è mai andato troppo lontano. Harry lo ascolta mentre continua a mangiare il suo panino, ed è stupito, perché nessuno prima di allora si era fermato a parlare con lui. In effetti, si chiede anche come faccia Louis a restare lì con lui che non gli risponde e non dimostra interesse, e pensa che quel ragazzo deve essere diverso dagli altri.
 
Louis ha promesso di tornare, ma sono le otto e di lui non c’è traccia, quindi Harry si sente triste. Si da dello stupido perché ci ha creduto veramente e perché non ha avuto in mente altro per tutta la giornata, ha pensato che a Louis importasse qualcosa ma, evidentemente, si è sbagliato. Doveva immaginarselo, in fondo; lui non può avere amici. Lui è solo un musicista di strada che vive in un camper e, per di più, non parla; quindi no, non può.
“Tutto a posto, tesoro?” chiede Ana Maria svuotando il mestolo di pasta nel piatto di Harry, che di tutta risposta si porta le ginocchia al petto e ci nasconde il viso. Allora Ana posa ogni cosa sul tavolino e si avvicina al figlio, lo coccola un po’, si chiede dove ha sbagliato e si sente in colpa, sussurra una serie infinita di “mi dispiace”, ma Harry non si calma e anzi inizia a singhiozzare piano, finché qualcuno non bussa alla porta: “È permesso?” chiede gentile la solita voce.
 
Ana Maria fa sedere contenta Louis al tavolo e si scusa per il disordine, gli offre qualcosa da bere, e non può fare a meno di notare che Harry, da un momento all’altro, ha ricominciato a sorridere e si è asciugato in fretta le lacrime. Pochi minuti dopo Louis afferra Harry per un polso e, con il permesso della madre, lo porta via con lui.
 
“Perché piangevi, Harry?” chiede Louis sinceramente preoccupato e forse anche spaventato. I due sono sdraiati sulla spiaggia con gli occhi rivolti al cielo, a pochi metri un gruppo di ragazzi festeggia attorno ad un falò, ma la confusione sembra non toccarli minimamente.
“… Giusto, tu non parli mai” continua il ragazzo, non ricevendo risposte, e Harry si sente un po’ in colpa. Insomma, forse è da maleducati non rispondere e non dovrebbe comportarsi così con Louis; si morde il labbro, sospira, ma alla fine non parla -non è neanche sicuro di essere ancora in grado di farlo.
Passano i minuti, Harry e Louis continuano a guardare il cielo, Harry spera con tutto se stesso che quel momento possa durare per sempre e per un po’ gli sembra anche che possa essere possibile. Poi succede tutto in fretta: Louis si alza e si toglie un po’ di sabbia dai vestiti, esita per qualche momento e “Harry, posso fare una cosa?” chiede poco convinto. Harry annuisce senza esitazioni, e sta ancora scuotendo la testa dall’alto al basso quando le labbra di Louis sfiorano le sue, incerte. Restano lì, tremanti, giusto il tempo per assicurarsi che Harry non abbia nulla in contrario, e quando ne sono certe aderiscono meglio.
Harry e Louis passano la notte sulla spiaggia fra baci e carezze, fra morsi leggeri sulla pelle, con le dita delle mani intrecciate e gli occhi fissi uno sull’altro.
 
Louis guarda Harry come se fosse l’ottava meraviglia del mondo: osserva i suoi fianchi infantili, le sue mani grandi, i suoi ricci scompigliati, le sue ciglia scure che lasciano lunghe ombre sulle guance accaldate e la bocca carnosa, piegata in un broncio. Poi sorride e pensa che potrebbe passare la vita intera ad osservarlo senza mai stancarsi, perché Harry è perfetto, Harry è quello che gli mancava e lo sa per certo, anche se lo conosce appena.
 
Quando Harry apre gli occhi si ritrova davanti due occhi azzurri che lo osservano sorridenti, allora sorride anche lui e preme il pollice sulla guancia di Louis, senza una vera ragione.
 
“Il resto della famiglia è al mare, abbiamo la casa tutta per noi!- urla Louis dal salotto, mentre Harry esita ancora sulla porta, intimidito da quella casa tanto grande –Avanti, non avere paura” lo incita allora Louis, e Harry si fa lentamente avanti. Louis mostra al più piccolo la casa, lo porta in giardino e gli dice che, se ne ha voglia, più tardi possono fare un bagno in piscina, poi gli fa vedere la sua camera, la cucina e infine il salotto dove, in un angolo, c’è una chitarra. Quando Harry la vede è un po’ indeciso sul da farsi; non vuole essere invadente, ma lui una chitarra così bella non l’ha mai vista nemmeno da lontano e gli piacerebbe davvero suonarla. Così alla fine si decide: picchietta un paio di volte sulla spalla di Louis, e quando questo si gira, lui gli indica la chitarra con un colpetto imbarazzato della testa. Louis sembra felice e “La sai suonare?- chiede, sorridendo. Harry annuisce –Ti va di suonarmi una canzone?”
 
Alla fine, Louis si fa suonare molto più di una canzone. Passa il pomeriggio ad urlacchiare e ad elogiare Harry per la sua bravura e poi gli chiede di suonare ancora, ancora e ancora. E gli brillano gli occhi mentre guarda il più piccolo pizzicare le corde con abilità, vorrebbe fargli mille domande, su come ha imparato, chi glielo ha insegnato, se c’è una canzone che preferisce suonare; ma alla fine sta in silenzio e si limita ad ascoltare.
 
Harry apre gli occhi ed è un po’ spaesato. Ci mette qualche secondo a capire dove si trova, poi sente il respiro di Louis sul suo petto nudo ed è tutto più chiaro. Si allontana un po’, quel poco che basta per poterlo osservare meglio, per poter guardare i suoi addominali scolpiti, le sue braccia muscolose, la sua barbetta corta, la bocca piegata in un sorriso anche mentre dorme. Poi gli posa il pollice sulla guancia, come la mattina precedente, e sorride, e pensa che Louis sia la cosa più bella che gli sia mai capitata e lo sa per certo, anche se lo conosce appena.
 
Da qualche settimana Louis ed Harry passano insieme giorno a notte. Louis porta Harry al mare, o nelle vie meno conosciute della città, qualche volta stanno semplicemente a casa. Harry invece gli insegna a suonare la chitarra, ed è contento perché, anche se ancora non parla, così Louis riesce a capire che lui ci tiene.
Di notte stanno spesso in spiaggia e Louis racconta ad Harry delle storie, un po’ come faceva Ana Maria quando lui era piccolo, ma ora non c’è nessun temporale. E quando non stanno in spiaggia dormono a casa di Louis, a volte Harry prende un mappamondo ed indica al più grande tutti i posti in cui è stato, ed anche se la scena si ripete sempre uguale, Louis continua a chiedere ad Harry di farlo. Altre volte invece fanno l’amore, e alla fine Harry preme, come sempre, il pollice sulla guancia di Louis, che lo guarda ammirato.
 
“Amore, ci ho pesato tutta la notte ed ho deciso” dice Louis mettendosi in piedi sul letto con aria fiera, i pungi chiusi appoggiati sui fianchi. Harry lo guarda divertito ma confuso, chiedendosi per prima cosa dove il suo ragazzo trovi tutta quell’energia di prima mattina e, soprattutto, se l’ha veramente chiamato “amore”.
“Da grandi vivremo in California.- dichiara Louis con tono fermo -Avremo una casa enorme in riva al mare, così potrò raccontarti le storie guardando le stelle, come facciamo ora.- cammina avanti e indietro sul grande letto e gesticola emozionato, da un’occhiataccia ad un Harry che ha iniziato a ridere di gusto, rotea gli occhi, ma poi riparte –Avremo tre figli, due maschi ed una femmina. Scusa se non ho pensato a come chiamarli, ma credevo che volessi dire la tua opinione, quindi per questo è meglio aspettare. E vorrei un cane, ma forse tu preferisci i gatti, o magari ti piacciono i canarini, o i pesci rossi. In ogni caso possiamo prendere quello che vuoi tu…- e Harry inizia a ridere ancora più forte, si porta le braccia alla pancia e strizza gli occhi. Non che ci sia qualcosa di divertente nelle parole del più grande, ma lui è così ridicolamente serio e sincero –Harry, dico sul serio” conclude allora Louis, mettendo un broncio ed incrociando le braccia sul petto, mentre si fa cadere sulle ginocchia vicino al più piccolo. Ed Harry smette di ridere, si alza e lascia un lungo bacio sulle labbra di Louis, un bacio che sa di “va bene”, che sa di “avremo tutti i figli che vuoi ed anche un cane, lo prometto”.
 
“Harry, perché ogni tanto premi il pollice sulla mia guancia?” chiede curioso Louis mentre lui ed Harry stanno facendo silenziosamente merenda in cucina. Harry, come al solito, non risponde.
“Significa “grazie”?" tenta allora Louis, cercando di interpretare nel modo migliore il gesto, ed Harry annuisce. In realtà, il significato è più simile ad un “ti amo, Louis”, ma Harry annuisce lo stesso, un po’ per imbarazzo e un po’ perché, in fin dei conti, è la stessa cosa.
 
Verso le quattro di mattina, quando Harry torna al camper, trova Carlos che traffica con il motore e Ana Maria che ritira i fili del bucato che sono stati appesi fuori per tutta l’estate. Il ragazzo li guarda con aria confusa e “È settembre, tesoro. Fra qualche giorno partiamo” gli spiega quindi sua madre, per chiarirgli le idee. Harry ci pensa un attimo; spera di aver sentito male, spera che la madre si stia sbagliando, spera e basta. Ma quando capisce che invece è veramente settembre e che stanno davvero per ripartire, sente una fitta allo stomaco fortissima e “No!” urla, e prima ancora che i suoi genitori alzino lo sguardo su di lui, sta già correndo via.
 
Louis sta camminando tranquillo lungo la strada quando sente una mano tremante sulla sua spalla. Allora si gira, e non appena vede i ricci di Harry sorride; poi però guarda i suoi occhi e li vede pieni di lacrime, e allora stringe le braccia attorno al collo del più piccolo e lo abbraccia forte, e pensa che Harry non deve piangere, non se lo merita e basta, per nessun motivo al mondo.
“Che succede, amore?- chiede più preoccupato che mai, ma Harry non risponde, comincia a singhiozzare più forte, ma non risponde –Harry, tipregotipregotiprego, dimmi cosa succede. O fammelo capire, in qualche modo”
 
I due ragazzi sono sulla spiaggia da almeno un’ora, e, da almeno un’ora, Louis tenta di indovinare il motivo delle lacrime di Harry, sperando ogni volta di vederlo scuotere la testa dall’alto al basso, ma non c’è niente da fare, Harry non annuisce.
“Harry, sei qui!” urla all’improvviso una voce femminile lontana; i due alzano lo sguardo e vedono Ana Maria, che si avvicina a loro a grandi passi.
“Che cosa gli è successo?” chiede preoccupata dopo averli raggiunti, stringendo il viso di Harry fra le grandi mani e coccolando il figlio, come fa sempre quando lo vede triste.
“Sarebbe bello saperlo” risponde allora Louis ironico, sventolando una mano all’altezza dell’orecchio e guadagnandosi un colpetto leggero sul braccio da parte di Harry.
Ana Maria e Louis tentano ancora per qualche minuto di capire cosa sia successo ad Harry, ma alla fine la madre saluta i due ragazzi rassegnata e li lascia soli.  
 
“Lou?”
 
Harry e Louis sono abbracciati sulla sabbia quando Harry parla per la prima volta. Sta ancora singhiozzando piano ma Louis sente chiaramente il suo nome uscire dalle labbra del più piccolo, e vorrebbe gridare di felicità, riempirlo di baci e ricoprirlo di parole dolci, ma poi decide che no, non è il caso: “Sì, Harry?” dice quindi semplicemente, mentre Harry si fa più vicino a lui, fino a far aderire completamente i loro due corpi.
“Non lasciarmi andare” dice poi, prima di ricominciare a piangere pesantemente, nascondendo il viso dell’incavo del collo del più grande e stringendo i suoi fianchi con le dita.
 
Louis ha programmato ogni cosa. Ha deciso che vivrà in California, ha deciso che avrà una casa sulla spiaggia, ha deciso che avrà tre figli ed un cane, o un gatto, o dei canarini o dei pesci rossi. Quando però Harry gli ricorda che l’estate sta per finire e che lui tornerà a Londra mentre la sua famiglia andrà in chissà quale altra parte del mondo, Louis non ha più il controllo della situazione e sente che sta per perdere la testa, perché lui non può lasciare andare Harry, non può e non vuole.
 
Louis piange da un giorno intero, e non importa se Harry ha cominciato a parlare e lo chiama con la sua –bellissima- voce, non importa se gli sussurra parole dolci all’orecchio e non importa nemmeno se gli lascia un succhiotto leggero sulla scapola mentre ancora gli preme l’indice sulla guancia. Non importa e basta, perché Harry se ne dovrà andare e non c’è nulla che possa impedirlo.
 
 “Amore, ci ho pesato tutta la notte ed ho deciso” dice Louis dopo aver tirato su con il naso ed essersi passato il dorso della mano sugli occhi rossi e gonfi di lacrime, mettendosi in piedi sul letto, i pungi chiusi appoggiati sui fianchi. Harry lo guarda divertito ma confuso, ed ancora, dopo quasi due mesi, si chiede se il suo ragazzo l’ha veramente chiamato “amore”.
“Vengo via con te.- dichiara Louis con tono fermo. E questa volta non cammina avanti e indietro sul grande letto e non gesticola emozionato, ma resta fermo a fissare Harry che lo guarda a bocca aperta –… Harry, dico sul serio” conclude solamente quando si accorge che il più piccolo non ha reazioni di alcun tipo.
“Non puoi farlo”
“Che mi fermino” replica, allargando le braccia, per poi mettersi seduto vicino ad Harry, che nel frattempo ha nascosto il viso sotto le braccia.
“Lo sto facendo Lou, ti sto fermando io” dice il riccio, mentre ricomincia a singhiozzare. Louis alza con una mano i capelli sulla fronte del più piccolo, che bacia, poi sussurra un “Perché?”, mentre lo stringe fra le sue braccia.
“Perché non ti meriti una vita come la mia”
“Una vita senza di te sarebbe mille volte peggio”
 
Harry non aveva molti ricordi: ricordava le città in cui aveva viaggiato, ricordava le storie che Ana gli raccontava la notte, quando fuori pioveva e nel camper ogni cosa era umida e fredda e ricordava le parole delle canzoni spagnole che i lei e Carlos cantavano in mezzo alla strada, mentre lui suonava un tamburello. Per il resto era molto confuso, non capiva granché della vita e non conosceva altre realtà al di fuori della sua. Poi però è arrivato Louis.
 
 
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SPAZIO AUTRICE: nuova One Shot Larry e che dire, so che non è scritta particolarmente bene e che non è granché, ma a me piace l'atmosfera e devo ammettere di essermi divertita molto a scriverla, quindi spero che piaccia anche a voi. Mentre la scrivevo pensavo ad Harry 16enne e quindi Louis 19enne, ma ovviamente voi potete immaginarli come volete :) Fatemi sapere cosa ne pensate
 
Fra
   
 
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