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Autore: White_Black    17/06/2013    1 recensioni
Ghost, Star, Heaven, Shadow e Blood sono da secoli i cinque guardiani di quello che chiamiamo destino e che in realtà non è altro che l'amore che tutti ricercano. Le anime gemelle sono unite da un nastro rosso legato al polso sinistro e il loro compito è sciogliere i "nodi". Tuttavia a loro non è concesso innamorarsi... sarà l'incontro di Blood con Lucas a cambiare le cose e a riscrivere le regole.
Dal primo capitolo:
"-Ognuno di noi rappresenta un lato dell’amore. Heaven è l’amore sognato, quello che si ricerca. Ghost è l’amore eterno, quello che si perpetua nei secoli. Star è l’amore romantico, quello che ti dona la luce delle stelle e infine Shadow è l’amore che trionfa sulle tenebre, quello che non conosce alcun limite.- gli spiegò, sciogliendosi i capelli rossi e raccogliendo l’ennesimo calzino di Heaven per terra.
-E tu?- domandò Lucas curioso di saperlo.
-Io rappresento l’amore pronto al sacrificio, quello che piange lacrime di sangue e di fuoco."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Il ragazzo dai capelli biondi ricevette l’ennesimo pugno quel giorno, quella volta fu nello stomaco.
Si morse il labbro inferiore e serrò forte gli occhi per evitare di urlare.
Era tutto per colpa di quei suoi stupidi capelli troppo chiari, dei suoi occhi blu scuro troppo grandi e dei suoi lineamenti troppo delicati. Ma al di sopra di ogni cosa era tutto perché lui sembrava gay.
-Cosa c’è, frocetto? Non reagisci?- rise quello più alto. Il ragazzo sputacchiò un po’ di sangue, che cadde scuro sull’erba e strinse i pugni, senza neppure più la forza di alzarsi.
-Io…- rantolò –Non sono… gay…
-Ma sentitelo!- risero tutti in coro, una di quelle risate che ti fa rabbrividire, che ti fa congelare il sangue nelle vene.
-E anche se fosse? Cosa c’è di male?- si intromise un ragazzo dai capelli rossi avanzando verso il malcapitato.
-E tu chi sei? Un altro gay?- lui sorrise, un misto fra la rassegnazione e la spavalderia.
-Mi dispiace, ma non mi è concesso innamorarmi di nessuno. Sei d’accordo anche tu, vero, Aka?- detta l’ultima parola fu quasi come se dal suo stesso braccio uscisse un’enorme falce rosso fuoco, con la lama avvolta fra le fiamme.
-Che diavolo sei tu?- urlò spaventato quello che prima si mostrava come il più forte.
-Uno dei guardiani di quello che voi chiamate “destino”. Mai sentiti?- alzò la falce a mo’ di minaccia e la tenne sollevata in aria fino a quando tutti i teppisti non se ne furono andati. A quel punto l’arma sparì esattamente com’era apparsa.
Il ragazzo si voltò e tese la mano verso il biondo crollato a terra.
-Chi sei?- chiese anche lui spaventato dal rosso.
-Mi chiamo Blood. Come ho detto prima, sono un guardiano del destino. Avanti, alzati.- lui si fece coraggio e afferrò la mano che Blood gli tendeva.
-Io sono Lucas.- si presentò il ragazzo educato.
-Che casino che c’è qui.- Blood si era interessato a un punto proprio accanto a lui.
-Eh?
-Come hai fatto a incasinarti così?- il ragazzo schioccò le dita e allora lo vide anche lui: un nastro rosso legato al suo polso sinistro che formava un enorme groviglio insieme ad altri fili dello stesso colore.
-Ma che diavolo è questo coso?- urlò spaventato, poi si piegò nuovamente in due per il dolore.
-Ah, ah. Non ti sforzare, ti porto a casa. Dove l’avrà messa Heaven la cassetta del pronto soccorso? Sbadato com’è potrebbe pure aver buttato le garze…- ragionò fra sé e sé, facendo appoggiare Lucas alla sua spalla.
 
Blood suonò il campanello e, dopo qualche secondo, un ragazzo dai capelli corti e dorati aprì. Aveva un paio di profondi occhi grigi e indossava una maglietta piuttosto stretta che lasciava intravedere un fisico atletico e abbastanza muscoloso. Al collo portava un collare nero dal quale, sul lato, pendeva una catena spezzata.
-Blood? Chi diavolo è questo qui?- urlò arrabbiato non appena lo vide.
-Buongiorno, Ghost.- rispose lui incurante delle sue parole.
-Aspetta qui.- disse poi rivoltosi a Lucas, che si sedette sul divano seguendo le istruzioni del rosso.
-Cos’è tutto questo trambusto…?- domandò un altro ragazzo molto minuto e basso, con la voce impastata dal sonno, avvolto in una coperta azzurra.
-Non è niente, Star, solo un’altra delle idiozie di Blood.- Ghost liquidò così la questione. Il ragazzo sbadigliò e rivolse la sua attenzione all’ospite.
-Tu chi sei? Io mi chiamo Star!- sorrise amichevole e gentile.
-Ehm, io sono Lucas.- il ragazzo finalmente si tolse la coperta azzurra da sopra il capo, rivelando il suo volto fino a quel momento in penombra. I suoi capelli erano candidi come la neve, sparati in tutte le direzioni come un porcospino. Gli occhi erano grandi, verde bosco e trasparenti come quelli di un bambino. Doveva avere più o meno l’età di Ghost, ma quest’ultimo sembrava estremamente più maturo di lui.
-Piacere di conoscerti.- poi chiese all’amico –Hey, Ghost, sai dov’è Shadow?
Si accovacciò sul divano e cominciò a giocherellare con il ciondolo che portava al collo.
-Fuori. Pare che avesse un nodo da sciogliere. E nemmeno il qui presente Lucas è messo bene, vero? È piuttosto attorcigliato.- commentò osservando anche lui il nodo fluttuante accanto al biondo.
-Ma che cos’è?- chiese lui indicandolo. Star e Ghost si osservarono stupiti, poi si voltarono verso Blood che era appena tornato indietro con la cassetta del pronto soccorso in mano.
-Che succede?- Star si accorse di aver dimenticato la coperta e tornò indietro, mentre il secondo puntava il dito contro il rosso.
-Tu gli hai mostrato il suo nastro?- urlò contro di lui.
-No, solo il nodo.- si difese il ragazzo.
-Ho già un problema abbastanza grosso, e tu me ne porti un altro in casa! Sei un irresponsabile!
-Fammi indovinare: Heaven si è perso di nuovo.- Ghost alzò gli occhi al cielo e puoi annuì.
-Ma non è questo il punto!
-Sì, sì, ora vattene.- lo spinse fuori insieme a Star che stava per riaddormentarsi.
-Puoi sollevare la maglietta?- chiese Blood a Lucas, che annuì ed alzò il tessuto grigio.
Il rosso cominciò a frugare nella cassetta bianca. Ne tirò una bottiglietta di disinfettante, che usò per imbevere una garza. La passò delicatamente sulle ferite del ragazzo –profonde e gravi soprattutto sui fianchi– e si alzò per andare a prendere del ghiaccio dal piccolo frigo nella stanza, che avvolse in un panno blu.
-Ti hanno preso a calci, vero?- chiese mentre tamponava i lividi con l’impacco.
-Sì. Pensavo che questa volta mi avrebbero proprio ucciso.- rivelò Lucas, la voce debole e fievole.
-Ma tu non reagivi. Hai provato a lottare?- lui scosse la testa.
-Erano in troppi e io non sono forte. E poi ho scoperto che se non ti ribelli e li lasci fare prima o poi si stancano e se ne vanno.- mormorò stringendo i denti per il dolore.
-Hai l’aria di uno che è abituato a queste cose. Sei un amante delle risse?- Blood sorrise, bendando le ferite più profonde del ragazzo per evitare che si infettassero.
-No, io le odio, le risse. Finisco sempre per essere picchiato perché sembro gay, anche se non lo sono.- disse Lucas un po’ imbarazzato.
Seguirono alcuni minuti di silenzio, durante i quali il ragazzo notò uno specchio posto esattamente davanti a loro.
Sulla superficie liscia e splendente vi erano riflessi due ragazzi, quello a destra aveva lunghi capelli rossi, legati in una coda da un nastro scuro. Gli occhi erano neri come la pece e il suo sguardo era piuttosto freddo, sicuro di sé, il tutto era accompagnato da un sorriso spavaldo e da un orecchino sull’orecchio sinistro.
L’altro, invece, era senz’altro più giovane di un anno o due, con dei chiarissimi capelli biondi e un paio di grandi e profondi occhi blu come il mare. I lineamenti erano come quelli di un bambino, e nonostante tutto ciò che era successo quel giorno, sorrideva.
-Lucas, te la senti di uscire a quest’ora? È già buio e potrebbero attaccarti di nuovo.
-Non vorrei darti disturbo…- mormorò lui in risposta.
-Ma che dici? Non preoccuparti per questo.- lo rassicurò Blood.
Il biondo arrossì leggermente e annuì.
-Va bene.- acconsentì restituendo al rosso il ghiaccio.
-Domani ti cambierò le medicazioni, d’accordo?
-Senti, Blood…- cominciò mentre il ragazzo prendeva una lattina di soda dal frigo –Ehm, io volevo solo ringraziarti…
-Ma di che? Piuttosto, ne vuoi?- gli porse una bibita scompigliandogli i capelli.
Lucas non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che il campanello suonò e Ghost si affrettò ad aprire preoccupato.
-Te l’ho riportato, Ghost.- disse un ragazzo appena entrato. Aveva i capelli scuri, nerissimi, con gli occhi dorati dietro un paio di lenti rettangolari che lo facevano sembrare più grande e adulto di quanto in realtà non fosse.
Dietro di lui ve ne era un altro, che indossava un kimono azzurro. I suoi capelli erano castano chiaro, i suoi occhi azzurro trasparente e non sembrava affatto giapponese.
-Scusatemi, mi ero perso…- arrossì, in evidente imbarazzo.
-Shadow!- esclamò Star correndogli incontro –Sei tornato!
-Sì, sono a casa.- rispose lui accarezzandogli la testa. Il ragazzo sorrise al tocco dell’amico e lo trascinò dentro.
-Heaven!- urlò Ghost parecchio arrabbiato.
-Sì, sì, lo so. Sono un idiota che deve andarsi a comprare una bussola e non ho alcun rispetto per nessuno di voi che vi date da fare per riuscire a sopravvivere in questo mondo che diventa sempre più… oh, e lui chi è?- perse totale interesse per ciò che stava dicendo prima e sorrise a Lucas.
-Mi chiamo Heaven. Tu sei? Ti ha portato qui Blood?- il biondo annuì.
-Io sono Lucas. Sei giapponese?
-No, ma sono cresciuto lì. Ed è quasi arrivato il momento della fioritura dei ciliegi…- si perse nel suo mondo dei sogni.
-Ah, Shadow, potresti spiegare a Lucas come funzionano i nastri cremisi?- chiese Blood mentre raccoglieva da terra una larga striscia di stoffa nera, che lanciò a Heaven.
-Allora, Lucas, tu devi aver visto questo, vero?- l’occhialuto sfiorò il nodo.
-Sì.
-Devi sapere che questi fili rappresentano il destino di voi mortali. Il tuo destino è unito a quello di un’altra persona, che tu tenderai sempre a raggiungere. Noi cinque siamo i guardiani di quello che voi chiamate “destino”, “fato”, “amore” o “Dio”. In fondo sono tutti la stessa cosa: la strada che dovete percorrere. Potete camminare lentamente o velocemente, potete inciampare o correre, ma prima o poi incontrerete la vostra “anima gemella”. Al destino non si sfugge.- spiegò Shadow, Lucas lo ascoltava con grande interesse.
-E voi? Il vostro destino e la vostra anima gemella?- tutti quanti abbassarono lo sguardo, intristitisi improvvisamente.
-Come avevo già detto, noi non ci possiamo innamorare. È la legge.- disse Blood quasi come se fosse arrabbiato.
-Ma anche se è una legge può essere infranta, no?
-No.- si intromise Star –Per noi le leggi scritte nel Libro Supremo non sono semplici regole, ma verità. Se ci fosse scritto che non ci è concesso guardare, saremmo ciechi.
-Non potete riscrivere le regole?- tutti lo guardarono sbigottiti.
-Cosa?- chiesero in coro –Sei impazzito?
-E poi non sappiamo nemmeno dov’è il libro!- esclamò Star mostrando il vero problema, accovacciandosi e stringendosi nella coperta, sbadigliò e in un momento di addormentò, la faccia come quella di un bambino che fa un bel sogno. Heaven gli si avvicinò e gli posò una mano sulle palpebre chiuse.
-Sogna, Star, ciò che non puoi più avere, sogna ciò che hai sempre desiderato e ti è stato negato.- disse, triste, come se quella frase riguardasse ognuno di loro.
-Lo porto a letto.- Shadow si sistemò gli occhiali e lo prese in braccio, poi uscì dalla stanza seguito da Heaven e Ghost.
-C’è una cosa che Shadow non ti ha detto.- disse Blood suscitando un nuovo interesse in Lucas.
-Cosa?
-Ognuno di noi rappresenta un lato dell’amore. Heaven è l’amore sognato, quello che si ricerca. Ghost è l’amore eterno, quello che si perpetua nei secoli. Star è l’amore romantico, quello che ti dona la luce delle stelle e infine Shadow è l’amore che trionfa sulle tenebre, quello che non conosce alcun limite.- gli spiegò, sciogliendosi i capelli rossi e raccogliendo l’ennesimo calzino di Heaven per terra.
-E tu?- domandò Lucas curioso di saperlo.
-Io rappresento l’amore pronto al sacrificio, quello che piange lacrime di sangue e di fuoco.

  
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