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Autore: Nymeria90    17/06/2013    1 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Normandy SR2, batteria primaria, 2185
 
Garrus studiò con aria critica il fucile che aveva in mano: aveva appena montato lo stabilizzatore al posto del dissipatore di calore. Un errore che non avrebbe compiuto nemmeno una recluta idiota dell’Alleanza, eppure ecco che Garrus Vakarian che amava definirsi il miglior calibratore della galassia, e probabilmente lo era, si trovava tra le mani un fucile che avrebbe fatto vergognare qualsiasi Turian degno di quel nome. Decisamente non era giornata.
Strofinò le bende che gli coprivano il lato destro del viso: forse il colpo alla testa era stato più devastante di quanto la dottoressa Chakwas gli avesse fatto credere. Ma sapeva bene che non era quella la spiegazione: il suo fisico stava reagendo bene alle cure di Mordin e della dottoressa, i suoi progressi erano stati straordinari, inaspettati. Erano le condizioni della sua mente a preoccuparlo: gli eventi di Omega l’avevano completamente sconvolto e poi Shepard aveva pensato bene di fare la sua riapparizione. Lui, la Normandy, Joker e tutti i ricordi che si portavano appresso …
Aveva accettato di far parte della missione quasi per abitudine: non poteva dire di no a Shepard. Soprattutto non dopo che gli aveva salvato la pelle. Ma c’erano molte cose che non capiva e lo preoccupavano.
Cerberus non gli piaceva, il fatto che fossero degli xenofobi terroristi sarebbe stato sufficiente per dar loro la caccia, ma non era questo a turbarlo, poteva mettere da parte il suo disgusto per l’organizzazione, almeno per un po’, si fidava ancora del giudizio di Shepard … Shepard … era lui il perno attorno a cui ruotava tutto quanto: rivederlo gli aveva procurato una gioia immensa, ma anche una malcelata sensazione di orrore. C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel suo ritorno dal mondo dei morti. Cerberus aveva compiuto molte azioni immorali: esperimenti coi Racni, coi mutanti e gli schiavi del Thorian … ma resuscitare un morto era più che immorale era … era immondo.
Stavano giocando con cose che non potevano comprendere, con un potere che non avrebbero dovuto avere.
Per gli Spiriti Liara, che cos’hai fatto?
Non aveva più avuto notizie dell’Asari da quella, tragica, discussione su Akuze, ma sapeva che dietro alla ricomparsa del comandante Shepard c’era lei. Lei che aveva giurato di ritrovarlo.
E alla fine Shepard era tornato, ma a quale prezzo?
Apparentemente non sembrava cambiato, uguale in tutto e per tutto all’uomo che aveva seguito ciecamente due anni prima, ma bastava incrociare il suo sguardo per capire che poco, molto poco, era rimasto di quell’uomo.
L’uomo che, due anni prima, aveva avuto la pessima idea di morire, lasciandoli soli in una galassia dove sembrava non esserci posto per quelli come loro.
Garrus era tornato sulla Cittadella, seriamente intenzionato a diventare uno Spettro, ma quel mondo, fatto di corruzione, intrighi, menzogne gli faceva ribrezzo. La gente moriva per strada e nessuno, né gli agenti dell’SSC né, tantomeno, gli Spettri facevano qualcosa per evitarlo. Non era nella natura di Garrus rimanere a guardare. E così se ne era andato, pellegrino in una galassia dove non c’era spazio per lealtà, coraggio, dedizione, in una galassia dove una persona che faceva la cosa giusta era considerata alla stregua di un male da epurare. Dove poteva andare quel Turian che non era un buon Turian?
Non poteva tornare su Palaven, dove ad attenderlo c’era solo un esercito di soldati perfetti che obbedivano ciecamente a un ideale che non si ponevano nemmeno il problema di condividere. Lui voleva tornare sulla Normandy, ma la Normandy non c’era più. Era affondata con il suo comandante.
E tutti loro, fratelli d’armi, compagni di mille avventure, si erano sparsi nella galassia, incapaci di rimanere insieme, schiacciati da una colpa troppo grande: essere sopravvissuti all’uomo che, in un modo o nell’altro, aveva dato un senso alle loro vite. Prima d’incontrare Shepard non erano niente, alla sua morte erano tornati ad essere niente. Solo pulviscolo gettato al vento.
Ma sulla Normandy Garrus aveva scoperto il proprio valore, l’importanza di combattere per una giusta causa.
La rabbia, il destino e un mercantile sgangherato l’avevano infine portato su Omega e lì era diventato Archangel, un giustiziere, come quelli dei fumetti.
A cosa serviva salvare la galassia dai Razziatori se non si riusciva a salvare la galassia da se stessa? Shepard non aveva dato la sua vita per vedere l’universo sprofondare nella corruzione e nel sopruso. L’equipaggio della Normandy non aveva rischiato tutto per salvare mercenari e trafficanti di sabbia rossa.
Giusto e Sbagliato, Bianco e Nero, Bene e Male. Nessun compromesso. Archangel non sapeva che farsene del grigio e la sua missione era diventata quella di portare un po’ di giustizia a chi, di giustizia, non ne aveva mai avuta. E altri si erano uniti alla sua causa, aveva formato una squadra, si era costruito una nuova famiglia che tramandasse i valori di quella che aveva perduto. Quante volte aveva pensato, sperato, che Shepard potesse vederlo ed essere fiero di lui?
Ma alla fine, miseramente, aveva fallito. Tradito da un uomo che considerava un fratello. Di fronte ai corpi straziati dei suoi compagni Archangel si era sentito svuotato. Aveva avuto la presunzione di voler cambiare la galassia, ma la galassia non voleva cambiare, la gente avrebbe continuato a morire per niente e non c’era nulla, nulla che lui potesse fare.
Shepard e Archangel non erano che alberi solitari che si ergevano di fronte alla tempesta, nella vana presunzione di poterla fermare, e alla fine, l’uno dopo l’altro erano stati sradicati. Per la prima volta aveva accettato l’inevitabilità del suo fallimento, convinto com’era di aver soltanto condiviso il destino dell’uomo che era stato il suo mentore. Si era rassegnato all’idea di morire per una giusta causa e l’aveva trovato … accettabile.
Poi lui era tornato.
Feroce, duro, sprezzante. Così diverso dall’uomo che aveva guadagnato il suo rispetto molti anni prima, l’uomo che era morto anche per lui.
Perché sei morto, Shepard? avrebbe voluto chiedergli Perché torni solo adesso? Io avevo bisogno di te prima, quando i miei ideali vacillavano, le mie speranze si dissolvevano, i miei uomini morivano. Non so che farmene, ora, del tuo ritorno.
Si era sentito preso in giro: tutti i suoi sforzi per voltare pagina, per crearsi una vita nuova, sua, erano svaniti, spazzati via dal sorriso strafottente di un uomo morto che pretendeva che nulla fosse cambiato, che si comportava come se nulla fosse cambiato, come se lui stesso non fosse completamente diverso dall’uomo che era stato.
Ma la verità aveva un sapore amaro: Shepard se ne era andato e loro avevano dovuto arrangiarsi. Che significato aveva, adesso, proprio adesso, il suo ritorno?
Se era per tornare, Shepard, non te ne saresti dovuto andare.
Erano pensieri irrazionali, stupidi, egoisti: Shepard non aveva scelto di morire né di tornare, e fargliene una colpa era profondamente sbagliato ma Garrus, semplicemente, se ne infischiava. Era arrabbiato con lui perché lo aveva illuso di essere fallibile, con la sua morte si era dimostrato debole e fragile: umano. Non era un superuomo, non era infallibile, invincibile, perfetto: Shepard poteva sbagliare, poteva morire. E Garrus nel suo fallimento si era sentito meno solo; dopotutto, si era detto, forse nemmeno Shepard avrebbe potuto fare meglio di lui.
E invece mi sbagliavo. Come sempre. Ma c’è una cosa che non capisco, Shepard: se sei in grado di sconfiggere persino la morte perché ci hai messo due anni a tornare, maledetto bastardo?
Non gli avrebbe voltato le spalle, non era da lui, ma qualcosa tra loro era cambiato, la loro amicizia era spezzata, se irrimediabilmente solo il tempo avrebbe saputo dirlo.
Lo sfrigolio dell’interfono lo fece sobbalzare, interrompendo il flusso di pensieri che suo malgrado non riusciva ad arginare.
La voce di Shepard si diffuse nel suo rifugio – Preparati, Garrus. Tra dieci minuti attracchiamo.-
Il Turian non si curò di rispondere, Shepard aveva la pessima abitudine di chiudere le comunicazioni senza aspettare una risposta.
Bé, almeno questo non è cambiato. Una ben magra consolazione.
 

  
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