Film > Labyrinth
Segui la storia  |       
Autore: dragon_queen    17/06/2013    1 recensioni
Dal cap.II:
"Eileen, come se niente fosse successo, si chinò a raccogliere il pacchetto, estraendo il suo dalla tasca e lasciandolo sul divano. Dopodichè fissò intensamente Melany, il cui sguardo pareva adesso dispiaciuto e colpevole, mentre delle involontarie parole le salivano in gola:
-Vorrei che gli gnomi ti portassero via, all'istante-"
Dal cap.III:
" -Sai ragazzina, non pensavo fossi realmente così patetica- disse una voce che la fece sussultare.
Era maschile, ma non apparteneva a Tom, tantomeno a Mel. Era carezzevole, ma allo stesso tempo pungente, rassicurante, ma anche derisoria"
Dal cap.VIII:
"-Maledetto me e il giorno in cui ti vidi. Dannata la mia anima nel momento in cui ti scelsi. Tu mi porterai alla rovina- e detto questo le voltò le spalle e fece per andarsene.
-E' un destino che ti sei scelto da solo, principe- rispose di rimando Eileen, per poi allontanarsi dalla parte opposta"
Dal cap.IX:
"-Io ti vedo, ti sento, sempre ti troverò. Il mio marchio sempre mi dirà dove sei. Nessuno potrà fuggire, perchè io sono il Labirinto-"
***
Bene, una next generation.
Una ragazza più testarda di Sara si scontra con il figlio del Re di Goblin.
Curiosi?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 

CAPITOLO III

 

Eileen era a pochi passi dalla porta, ma sentiva il corpo bloccato a causa di quella sua stupida fobia del buio. Con voce tremante disse:

-Melany, ti prego, so che sei arrabbiata, ma, per favore, accendi la luce-

Non ottenne risposta. Rabbia e paura si stavano mescolando dentro di lei e sentiva a poco a poco le ginocchia cedere. Il fiato si fece corto, mentre il suo organismo si stava preparando ad accogliere un attacco di puro panico.

D'improvviso l'ennesimo tuono la fece sobbalzare, mentre le parve di sentire delle acute risate fanciullesche sparse per la stanza.

-Andiamo Mel, non è divertente- disse di nuovo la bionda, continuando a guardarsi intorno.

L'altra però non rispose neanche allora. Poi, di colpo, la finestra che dava sul salone si spalancò e la ragazza gridò, portandosi il volto tra le mani. Il vento che irruppe spense anche il debole fuocherello che ancora zampillava nel camino, lasciandola stavolta completamente al buio.

Il suo cuore prese a battere come se cercasse di uscirle dal petto, mentre attorno a sé avvertiva quelle strane risa, dandole l'impressione che qualcuno si stesse liberamente prendendo gioco di lei.

Alla fine, ormai in preda al terrore, si lasciò scivolare in ginocchio sul pavimento, stringendosi le braccia con le mani sino quasi a lasciare i segni delle unghie sulla pelle. Prese a tremare ancora di più, mentre sussurrava:

-Non c'è niente nel buio che non ci sia anche alla luce-

Lanciò poi un'altra imprecazione contro Melany, cercando almeno con la rabbia di scacciare la paura.

-Sai ragazzina, non pensavo fossi realmente così patetica- disse una voce che la fece sussultare.

Era maschile, ma non apparteneva a Tom, tantomeno a Mel. Era carezzevole, ma allo stesso tempo pungente, rassicurante, ma anche derisoria.

Eileen alzò la testa e in quel momento il fuoco divampò nuovamente, come per magia, rischiarando l'ambiente in modo quasi innaturale, mentre l'ennesimo lampo squarciava il cielo. Lei non se ne curò, dato che era occupata a fissare un paio di scuri e lucidi stivali che stazionavano all'altezza dei suoi occhi. Lentamente fece scorrere lo sguardo verso l'alto, cogliendo i contorni netti e tonici di due lunghe gambe rivestite di pantaloni color notte. Più in su un busto asciutto e allenato, fasciato da una camicia con le manica larghe, aperta sul petto, che si chiudeva morbida poco sotto la vita.

Infine intravide un volto giovane e dai bei lineamenti, incorniciato da una cascata di spettinati capelli nerissimi, mentre due occhi spaiati, scintillanti alla luce del fuoco, la fissavano con un misto di pietà e derisione. Per un attimo quella visione le sembrò stranamente familiare.

Finalmente il corpo di Eileen reagì, scattando all'indietro con l'intento di allontanarsi dallo sconosciuto, tanto che la ragazza si trovò seduta a terra mentre fissava la visione più bella e terrificante al tempo stesso che avesse mai visto.

-Cosa hai fatto a Melany?- chiese poi, cercando di non far tremare la voce.

-La domanda giusta sarebbe cosa TU hai fatto alla tua AMICA- rispose lui, facendo i segni delle virgoletti su quell'ultima parola.

-Che vuoi dire?-

Lo vide chinarsi lentamente su un ginocchio, in modo da poterla guardare meglio negli occhi. Sospirò.

-Tu hai espresso il desiderio e io ti ho accontentato. Tutto qui-

Eileen inorridì, collegando inconsapevolmente ciò che lui le aveva appena detto con le ultime parole che aveva pronunciato.

-Non è possibile...- sussurrò, fissando il vuoto.

-Non è possibile!!- ripetè, stavolta più ad alta voce e fissando negli occhi il ragazzo che ancora stava di fronte a lei.

-Non ti facevo così scettica, cara la mia Eileen-

Il corpo della ragazza fu come attraversato da una scarica elettrica quando quello pronunciò il suo nome.

-Come sai come mi chiamo? Chi sei tu?-

Quello si alzò, mimando un elegante inchino.

-Io sono Ràl, principe di Goblin. Come faccio a conoscere il tuo nome è solo affar mio-

-Quindi tu hai preso Melany?-

-Si, si e per l'ennesima volta si. Tu lo hai voluto e io l'ho esaudito. Non mi sembra un meccanismo tanto complicato. Tutto è avvenuto secondo quello che tu hai desiderato-

-Allora voglio che riporti indietro la mia amica-

Ràl scoppiò a ridere, inarcando leggermente la schiena all'indietro e mantenendo le mani sui fianchi.

-Non è certo così che funziona, ragazzina. Ciò che è fatto è fatto e ciò che è detto è detto. Non si può restituire ciò che è stato preso-

-Vuoi dire che non rivedrò mai più Melany?-

Il ragazzo sospirò e prese a camminare, le braccia incrociate sul petto e gli occhi per aria. Eileen lo seguiva con lo sguardo, senza sapere cosa fare. Lo osservava, mentre le girava intorno come un avvoltoio su una carcassa. Poi, prendendo fiato, lui prese a dire:

-Fammi capire bene: tu ti stai preoccupando per una persona che ti ha appena urlato in faccia tutto il suo disprezzo, ti ha palesemente detto di non volerti più vedere e ti ha trattato come una scarpa vecchia? Ha creduto più ad un dongiovanni doppiogiochista che alla sua migliore amica? Hai ragione, chi non la rivorrebbe indietro?-

-Tu non capisci- rispose lei di getto, sentendosi però ferita dalla verità di quelle parole.

-Vero, non capisco proprio-

-Cosa dovrei fare, allora? Dimenticarmi semplicemente di lei come se non fosse mai esistita?-

Il tono di voce di Eileen si era improvvisamente alzato di un paio di toni, cogliendo di sorpresa Ràl, che però fu bravo a non darlo a vedere. Anzi, muovendo l'ennesimo passo verso di lei e dischiudendosi in un sorriso tutto fuorchè rassicurante, rispose:

-Esattamente. Io posso cancellare dalla tua mente il suo ricordo, devi solo chiedermelo. Andiamo, a cosa ti serve riavere una persona che consideravi come una sorella e che invece si è rivelata l'ennesima presenza vuota e falsa della tua vita?-

Lei, continuando a fissarlo negli occhi, riuscì finalmente ad alzarsi. Tirò un profondo respiro, come a voler trovare dentro di sé quel coraggio mai avuto.

-Ti prego, riportami Mel- disse, con voce ferma, nonostante la supplica.

-Suvvia, te lo ripeto: dimenticala e in cambio io posso far diventare realtà ogni tuo desiderio-

Alzò una mano di fronte al suo viso, palmo verso l'alto, e da quella nacquero tante palline dorate che, formando un ovale, mostrarono l'immagine di Penny e Rose. Lui sapeva che ogni desiderio di Eileen si rifaceva inevitabilmente a quelle due umane.

-No- rispose però la ragazza, irremovibile, anche se per un attimo gli era sembrato di esser riuscito a farla cedere.

-Sei noiosa, ragazzina. D'accordo, facciamo in un altro modo-

Veloce come un falco si avvicinò a lei senza neanche darle il tempo di respirare. Con impeto le circondò la vita con un braccio, schiacciandola contro il suo petto.

-C...cosa...stai facendo?- balbettò la bionda, puntando le mani e tentando di allontanarlo, ovviamente senza riuscirci.

Sentì il viso avvampare da quella vicinanza, nonostante a stringerla fosse lo sconosciuto che aveva appena rapito Melany. Alzò lo sguardo, sperando che incrociando nuovamente il suo volto insolente e strafottente riuscisse a farle abbandonare ogni imbarazzo. Purtroppo, però, senza che lei lo volesse, sortì l'effetto contrario.

Quando incrociò gli occhi di lui rimase come incantata, come se quei due specchi bicolore dessero una visione su un altro mondo, rendendo quell'arrogante ragazzo una presenza ancora più magica e misteriosa. Non era umano, questo lo aveva ormai capito, ma, nonostante la sua fervida immaginazione, non riusciva a classificarlo.

Quello strano incantesimo fu rotto dalla sua risata.

-Ragazzina, se non chiudi la bocca ti entreranno le mosche-

Eileen, inconsapevolmente, ubbidì, mentre distoglieva lo sguardo colmo di rabbia.

-Ma chi ti credi di essere?- ringhiò poi.

-Mi pare di avertelo già detto, ma riprenderemo dopo questo discorso. Per adesso ti conviene reggerti-

-E perchè mai...- ma non concluse la frase che un forte vento li investì entrambi.

La ragazza chiuse gli occhi, mentre le parve di udire uno schiocco di dita. D'istinto la presa si strinse attorno al tessuto della camicia del principe.

Poi, come era cominciato, il vento cessò:

-Puoi anche staccarti adesso, ragazzina, a meno che tu non abbia intenzione di concendermi una diversa ricompensa- sussurrò malizioso la voce di lui ad un suo orecchio.

Eileen spalancò gli occhi, per poi, con un rapido movimento, sgusciare via dalla sua viscida stretta.

-Non osare mai più toccarmi- disse tra i denti.

-Non arrabbiarti, stavo prendendoti solo in giro. Non ci tengo davvero a perdere tempo con una come te quando posso avere le più belle Sidhe del regno nel mio letto-

-Neanche tu sei il mio tipo, bamboccio-

Poi prestò attenzione alla parola che lui aveva appena pronunciato: Sidhe.

Ricordava di averla letta anni prima in un vecchio libro trovato dalla signora Peterson sulle antiche leggende gaeliche. I Sidhe erano raffigurati come fate o, globalmente, come il piccolo popolo.

Solo in quel momento si rese conto di non trovarsi più nel salotto di Melany, ma in uno spiazzo molto più ampio. La collinetta arida e di terra rossa sulla quale si trovava assieme al principe sovrastava una grande vallata, nella quale sorgeva una struttura che a prima vista pareva un intricato labirinto, al cui centro stava un alto palazzo, non certo come quello delle fiabe, ma che incuteva comunque rispetto.

La testa aveva improvvisamente smesso di farle male, per questo si portò lentamente una mano dove pochi minuti prima si trovava il taglio che Melany le aveva provocato. Quando allontanò le dita dalla ferita, notò che erano completamente pulite, come se non fosse mai stata colpita.

-Ti piace il mio regno?-

La voce vicina di lui la colse di sorpresa, facendola sobbalzare.

-Perchè mi hai portato qui?-

-Beh, rivolevi la tua amica, no? Ti do tredici ore per affrontare il mio labirinto. Se entro quel tempo non sarai giunta al castello, allora la cara e dolce Melany sarà mia per sempre- e detto ciò svanì, senza che Eileen potesse ribattere in alcun modo, lasciandosi dietro la sua odiosa risata.

La ragazza, ritrovandosi sola in quello strano mondo, fissò per un attimo le intricate strade del dedalo, cercando di trovarne una logica, ma le risultò pressocchè impossibile. Alzò gli occhi al cielo, liberandosi in un grido di pura frustrazione.

-Ràl, giuro che se mai riuscirò a raggiungere il tuo dannato castello ti farò passare la voglia di ridere- dichiarò.

Dopodichè, facendosi coraggio, prese a ridiscendere la collinetta, avvicinandosi al labirinto.

 

* *

 

Il giovane sorrise alla minaccia della ragazza, beffandosi della sua espressione frustrata e arrabbiata. Per un attimo, quando l'aveva vista piagnucolante in ginocchio ai suoi piedi, aveva temuto di aver commesso un errore, di aver sbagliato persona. E invece le sue prime impressioni erano state giuste.

Che fosse un caso che il libro fosse finito proprio nelle mani di quella ragazzina? No, a suo parere niente avviene per caso. Era quindi sicuro che quella piccola e frignante umana sarebbe stata un bel nutrimento per il suo labirinto.

Mentre stava già beandosi del suo operato, le porta della sala del trono si spalancarono, dando la visione di una figura imponente che avanzava a passo marziale verso di lui.

-Ràl, esigo spiegazioni!!- tuonò la sua voce.

-Anch'io sono felice di vedervi, “padre”- rispose il ragazzo, regalando una nota di ovvio disappunto sull'ultima parola.

-Smetti di fingere- affermò sarcastico l'altro, mentre, con le braccia incrociate sul petto, fissava il figlio negli occhi, così uguali ai suoi.

-D'accordo. Ancora non capisco cosa vi porti a palazzo. Vi mancavo, forse?-

Il Sidhe dai lunghi capelli color dell'oro puntò il dito contro la superficie a specchio, contornata da un'eterea foschia che la manteneva sollevata a mezz'aria, nella quale ancora si vedeva il volto dell'umana.

-Questo mi porta qui, “figliolo”. Perchè hai riportato un'umana nel labirinto?-

-Non vedo dove stia il problema- rispose l'altro, sedendosi meglio sul suo trono e incrociando le dita all'altezza del naso, poggiando entrambi i gomiti sui braccioli.

-Il problema è che un abitante dell'Aboveground tra le mura del labirinto può significarne lo squilibrio e quindi la distruzione-

-Non mi pare di essere stato il primo a farlo-

Il pensiero del re corse subito alla sua consorte. Forse era stato un errore raccontare al figlio le origini della madre.

-Era diverso- scandì allora il Sidhe biondo, irrigidendo la mascella.

-Esatto, era diverso. Questa ragazza non è mia madre, non riuscirà a raggiungere il centro del labirinto prima dello scadere del tempo. Non ha la benchè minima idea di quello che l'aspetta, in quanto non le ho dato il tempo per documentarsi tramite il libro. Quella sempliciotta perderà e il dedalo avrà solo di che giovarne-

Il padre stavolta rimase in silenzio, puntando lo sguardo sull'immagine di quell'umana che lo specchio rimandava. Per un attimo aveva colto in quegl'occhi un baluginìo familiare, già visto molti anni prima. Possibile che il figlio fosse così cieco? Oppure era lui che si preoccupava per niente?

Molte volte la moglie aveva fermato le sue intenzioni di intervenire personalmente sullo scarso interessamente del figlio per il suo regno, dicendogli che avrebbe dovuto lasciarlo sbagliare e poi correggere, in modo che lui stesso capisse dai suoi errori.

E così decise anche quella volta.

Con un fruscìo di vesti dette le spalle al trono. Mentre si dirigeva verso la porta, disse:

-Fai quello che ti pare, non ti fermerò. Se avrai bisogno di me, dai dove trovarmi. Non sottovalutare gli umani, potrebbero sorprenderti-

Dopodichè se ne andò.

Rimasto solo, Ràl si schiuse in un sorrisetto maligno, sussurrando:

-Spero proprio di rimanere sorpreso-





NDA 
Ed eccomi di ritorno con il terzo capitolo, anche se ho notato che la storia non sta avendo un gran successo. Fa niente, andrò avanti lo stesso.
Ringrazio comunque chi recensisce e mi segue. Un saluto e al prossimo lunedì.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Labyrinth / Vai alla pagina dell'autore: dragon_queen