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Autore: itsbrie    17/06/2013    1 recensioni
"Non penso che mi sia mai capitata una cosa più strana di questa" disse Chiara, e Marco non distinse da quale direzione provenisse la sua voce.
"Che cosa?" chiese il ragazzo.
"Non mi è mai capitato di conoscere una persona e in un giorno solo trascorrere insieme a lei tutto questo tempo. E’ strano, Marco, non so se mi intendi"
Il giovane rimaneva sempre incredulo dalle parole di Chiara, che sembrava parlare anche per i suoi pensieri.
Come aveva fatto quella ragazza ad intrufolarsi nella sua vita in quel modo così particolare proprio non lo sapeva. Non riusciva a spiegarselo, era un insieme di emozioni, silenzi, risate e respiri che si mescolavano e attraversano entrambi in una maniera che non si poteva tradurre in parole.
I silenzi di Chiara lo stordivano, perché urlavano tutte le parole che non poteva dirgli, perché in fondo lo sapeva anche lui che era tutto inverosimile perché potesse funzionare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Ecco che ritorno a proporvi il finale della storia di Chiara e Marco!
Nonostante non abbia ricevuto recensioni, la cosa non mi scoraggia e desidero regalare il finale a chi vorrà anche solo leggere :)
Grazie a tutti!
Alla prossima :)
M.L.


****

La sciarpa che aveva indosso Chiara le copriva praticamente tutto il volto, lasciando scoperti solo il naso e gli occhi; mentre Marco si affrettava a raggiungere un punto preciso di via Piella.
Erano le dodici, e per strada le persone che circolavano erano tante, ma lui era certo che lì, non ci sarebbe stato nessuno.
Ciò che voleva mostrarle era una cosa che poteva passare quasi inosservata, ma non può assolutamente sfuggire ad un occhio attento.
Quella mattina in cui Dicembre prometteva solo troppo gelo, Marco si sentiva riscaldato dalla presenza di Chiara e dal suo passo incerto dietro di lui.
Ancora non ci credeva, ancora restava incredulo davanti a quegli occhi verdi in cui amava sprofondare.
E mai – assolutamente, veramente mai – avrebbe pensato di cadere vittima di un sentimento così appassionante e trascinante.
Perché era così, lui si sentiva trascinato da Chiara, dal suo carisma e dalla sua allegria, dal suo modo così spensierato eppure troppo esperto, di vedere le cose.
Amava gli occhi di Chiara quando lasciavano trasparire le emozioni, quando comunicavano l’immenso e glielo regalavano senza il peso delle parole.
Amava anche i suoi silenzi, il riflesso della luna sulla sua pelle chiara.
Amava il modo così impacciato di camminare o arrotolare la pasta intorno alla forchetta, il tono di voce che cambiava quando le faceva una domanda imbarazzante.
Amava il fatto che Chiara interpretasse i suoi silenzi e non li giudicasse, ma li facesse suoi.
“A cosa pensi quando abbassi lo sguardo e sospiri? Pagherei oro per saperlo”.
Chiara si guardava intorno, troppo cosciente del fatto di aver attraversato quella strada milioni e milioni di volte, quindi certa di aver già visto ciò che Marco voleva mostrarle.
Le teneva forte la mano, glissando abilmente tra le persone, facendosi largo sulla via.
Marco non riusciva a levarsi dalla testa il fatto che tra quattro giorni Chiara sarebbe ripartita senza avere la conferma di poterla vedere subito.
Lui sarebbe ritornato a Roma solo due giorni dopo di lei, ma non sapeva se lei avrebbe lasciato suo padre nelle vacanze per passare un po’ di tempo con lui.
Già quel suo soggiorno a Bologna era durato più del solito, figuriamoci se a Roma avrebbe avuto un attimo di respiro..
Chiara era così buona che si sarebbe sentita troppo in colpa anche se l’avesse lasciato per due secondi.
Era solo da apprezzare la devozione e la cura che Chiara dedicava alla sua famiglia, ma sperava in cuor suo, che trovasse del tempo per lui anche a Roma.
Marco sperava che le cose tra loro potessero andare bene perché non sopportava il pensiero di perdere l’unica vera certezza della sua vita.
Quella che aveva cercato e perseguito per un tempo che gli era sembrato infinito.
Ora  che l’aveva conquistata – ora che era lì a respirare e sorridere proprio di fianco a lui – non voleva che andasse via, on voleva rinunciare a tanto amore.
Avevano ancora così tanto tempo da passare insieme..!
<< Ma insomma, mi vuoi portare dall’altra parte o prima o poi ti fermerai? >> gli chiese Chiara ridacchiando.
In realtà sentiva un gran freddo alle mani, e seppure non facesse altro che sfregarle l’una contro l’altra, sentiva ancora più freddo di prima, rabbrividendo.
Non era troppo abituata al freddo – anche se lo preferiva al caldo, ma l’estate non le dispiaceva affatto – e per questo le temperature di Bologna, molto spesso, la spiazzavano.
<< Siamo quasi arrivati, te lo giuro >>
Mossero un paio di altri passi, quando Marco si fermò davanti ad un muro ricoperto di scritte, senza niente che potesse far pensare a Chiara che li ci fosse qualcosa di straordinario.
Nelle mente di Marco si materializzarono tutti i momenti trascorsi con la giovane, capendo che quello che a cui era in assoluto più legato, era in assoluto il loro scambio di sguardi in via Zamboni.
Preferiva quell’immagine a tante altre perché fu proprio in quell’istante che capì che Chiara era speciale, che Chiara si meritava la sua parte migliore, quella che faticava ad esternare.
E forse era proprio questo il disagio che aveva avvertito prima incontrarla, l’impossibilità di liberarsi di tante cose inutili per prendersi dalla vita una certezza solida.
E poi era arrivata lei, proprio come un lampo a ciel sereno o una stupida macchia sulla camicia di lunedì mattina.
Chiara era la certezza che aveva sempre cercato, l’affetto – l’amore – che gli mancava.
Lui, che dalla vita aveva avuto davvero tutto, aveva sentito la necessità di qualcosa che lo smuovesse dal suo vecchio posto in quella vecchia abitudine per renderlo nuovo e finalmente appagato.
Adesso era così, e non voleva perdere Chiara.
L’avrebbe aspettata, le avrebbe dato il suo tempo per adeguarsi e non importava quanto sarebbe trascorso, perché già sapeva che lei avrebbe fatto comunque parte della sua vita.
Comunque sarebbe andata tra di loro, bene o male non importava, perché comunque Marco avrebbe portato Chiara con sé per tanto.
E sapeva che il motivo era molto più semplice di quanto credesse.
La conosceva da poco, ma cos’era il tempo in confronto all’amore che provava?
Cos’era il tempo in confronto alla sensazione che provava ogni volta che si guardavano?
Era felice di non aver perso la sua occasione, non se lo sarebbe mai perdonato.
<< Quindi? >> fece la ragazza.
<< Ma non ti fidi proprio di me! >> esclamò Marco scuotendo il capo << Adesso guarda con attenzione >>
Con un gesto deciso, allungò una mano verso il muro e lo spinse indietro, convincendo Chiara di star commettendo chissà quale atto vandalico, e invece, non successe nulla.
Sotto il portico, nel muro, una finestrella di legno – quella che Marco aveva appena “spostato indietro” – si apriva sul Reno.
Chiara rimase a bocca aperta.
A primo impatto questa stranezza non sembrava avere nulla di straordinaria, ma quando la ragazza si sporse per veder meglio, le sembrò di scorgere una città nuova, incantata.
Una Bologna quasi vecchia, quasi magica, quasi troppo lontana nel tempo.
Il Reno scorreva lento e illuminato dal sole d’inverno e tutto, sembrava appartenere ad un’altra dimensione, fiabesca ed incantevole.
<< Sapevo che ti sarebbe piaciuto >> disse Marco soddisfatto.
<< Questo è.. Bellissimo >> riuscì a dire Chiara con un sorriso sincero e allegro.
<< Una finestra sul Reno, la mia finestra sul mondo >> affermò lui << Se ti volti a destra vedrai più ampiamente il fiume e il paesaggio dall’altra parte, ma questo è meglio >>
Lei fece come gli disse, per poi tornare a guardare dalla sua parte << La tua finestra sul Reno è decisamente più bella >>
Marco l’abbracciò da dietro, mentre si faceva cullare da un solo pensiero.
Sempre Chiara.

****

 I could put a little stardust in your eyes
Put a little sunshine in your life
Give me a little hope you’ll feel the same
And I wanna know will I see you again
Will I see you again

Funny, how the time goes rushing by
And all the little things we leave behind
But even then in everything I do
Is a little bit of me
And a little bit of you

When will I see you again
(Mika – Stardust)

 

Quel giorno c’era il sole, era tutto tranquillo, la città ancora addormentata si godeva gli ultimi attimi a riposare.
Dicembre era quasi finito, ma il Natale, ancora alle porte, rendeva tutto diverso.
La sua valigia si reggeva in piedi per miracolo, in stazione la giornata era già iniziata.
Chiara tossì dal freddo e lasciò cadere le mani lungo i fianchi, scoraggiata.
E così, la sua avventura stava volgendo al termine, era finito il tempo dei sogni.
Tra un paio di ore sarebbe ricominciato tutto.
Involontariamente gli occhi le si inumidirono, mentre con tutta se stessa, si imponeva di non guardare Marco – al suo fianco, stanco e assonnato - .
Si alzò dalla panchina sulla quale erano seduti e si guardò intorno.
Quante volte le era capitato di andare in quel posto e di non interessarsi mai di quando ci sarebbe ritornata, dei giorni che avrebbe trascorso lontana da Bologna.
Ma era tutto diverso adesso.
Quando sarebbe tornata? Quando avrebbe rivisto Marco? Quando?
Domande del genere non l’avevano mai sfiorata, tutto le scivolava addosso con indifferenza, come fossero solo gocce d’acqua superflue.
Ma a quella volta erano lacrime che copiose, le rigavano il volto rosso dal freddo.
Chiara non temeva il buio, né tantomeno la luce.
Aveva solo paura di inciampare, inciampare nel tramonto, magari.
E di respiri sospesi a mezz’aria non ce ne sarebbero mai stati abbastanza, e di secondi colmi di fiato non ci sarebbe stato il tempo.
Perché Chiara aveva finalmente ritrovato se stessa e con se, i lunghi respiri, i sorrisi, le carezze.
Il suo cuore cedette alla tristezza, lasciandole immaginare tutti gli attimi insieme, tutto quello che aveva lasciato fermo in un angolo del tempo, lì dove nessuno le avrebbe mai preso niente, lì dove solo loro avevano accesso.
In quello spazio del cuore in cui solo chi ama riesce a penetrare.
Ma Chiara avrebbe aspettato, sapeva di poterlo fare.
Il tempo non avrebbe mai perduto due cuori innamorati, neanche se avesse voluto.
E per questo non rinunciò a Marco nemmeno nella sua mente.
Non rinunciò al suo amore e alla sua vita.
Che senso avrebbe avuto adesso, il mondo, senza di lui? Cosa avrebbe significato, adesso, vivere e andare avanti, senza quella luce?
Non sarebbe stato possibile pensare ad una vita senza luce – la sua, quella di Marco, luminosa e scintillante - avrebbe significato morire, dissolvere ogni senso, gesto, compromesso.
La vita, dopotutto, ti frega in questo modo.
Ti colpisce l’anima mentre sei ancora addormentato, poi, lascia dentro di te qualcosa, che sia un odore, un’immagine, una persona.  Te li scolpisce dentro, non si levano più.
Capisci solo troppo tardi che quelle era la felicità, mentre già intanto sei lontano da quell’odore, immagine, persona. Sei completamente perso.
A loro era successo proprio come all’asilo, quando incontri quell’unico bambino che divide con te la merenda, facendoti sorridere.
Magari poi, si diventa amici.
Magari poi, finisci anche per amarla quella persona.
E loro si amavano, in un modo spropositato e sincero – appassionante, lacerante, forte, indissolubile- .
Si voltò verso Marco e gli sorrise felice.
Sorridere le piaceva, era facile distendere i muscoli e liberare la tensione, specie a lui, che era stato – e sentiva che avrebbe continuato ad essere - la sua gioia più immensa .
Nel corso del tempo si era abituata a studiare gli occhi delle persone, gli sguardi secondari, quelli che nessuno nota, quelli che tutti nascondiamo senza neanche accorgercene.
Loro avevano imparato a guardarsi dentro e a leggersi dentro in così poco tempo.
Com’era possibile?
A questa domanda non sapevano rispondere.
Ma le parole non sempre servono, non sempre sono necessarie, ma ci sono dei momenti in cui sono essenziali.
Eppure non ce la fanno, muoiono ancora prima di essere pensate o pronunciate.
Come si fa, però, a confessarle? Come si fa a dirle?
<< Marco >> sussurrò flebile << Sei pronto? >>
Il ragazzo fu certo di non intendere cosa volesse dire << A cosa? >>
<< L’inverno >> rispose lei.
<< Vedrò di coprirmi bene, sta’ tranquilla >> ribattè il giovane con un mezzo sorriso.
Chiara si risedette vicino a lui e scosse il capo << No, non intendevo questo. Intendendo l’inverno lungo che ci aspetta, separati o uniti che saremo >>
Marco era innamorato di Chiara, della prima ragazza che aveva imparato a conoscerlo e volergli bene, la prima persona che gli aveva regalato un po’ di vita.
Lei era come un gioiello – prezioso, unico, suo – una sorta di regalo che non avrebbe restituito a nessuno.
Era la prima persona che gli fosse appartenuta davvero, che si era lasciata andare a lui con fragilità e sorpresa – eppure con determinazione e volontà.
Le sarebbe mancata, come al cielo di notte mancano le stelle.
La vita l’aveva sentita solo con Chiara, sfiorando le sue labbra, toccando la sua pelle, respirando la sua aria, vivendo – immaginando, sognando, ridendo, correndo, ballando, giocando, - e amando con lei.
Con lei sola.
Con Chiara.
<< Non permetterò mai di lasciarti andare, devi capirlo >> disse con forza.
Voleva urlare.
<< E se non ci riusciamo? >>
<< Ci proviamo, Chiara, siamo in due, ce la possiamo fare >> la rassicurò dolcemente.
Lei sembrò credergli e appoggiò la testa al suo petto.
E Marco sapeva che si erano amati troppo e in maniera incondizionata anche solo per dimenticarsi una virgola, un qualunque ed insignificante particolare.
Per la prima volta in vita loro, avevano amato senza pensare, senza aver paura del presente o del futuro, l’unica cosa che importava era esserci, viversi.
Che di sogni, ne avevano avuti tanti, di baci ce n’erano stati troppi, ma mai abbastanza per fermarsi.
<< Quando torni a Bologna prometto di portarti fuori porta, una volta >> fece Marco, incrociando le gambe.
<< Mi porti anche a qualche festa? >>
<< E me lo chiedi? Andiamo anche a quel locale a fare degustazione di vini >>
<< Senza che ti ubriachi come l’altra volta >> aggiunse Chiara ridendo.
Lui si unì alla sua risata e alzò le spalle << Toccherà a te >>
<< La signora Elena dice che devi fare la pasta con lei >>
<< Basta che mi regala una cinquantina di torte >> la guardò con un’espressione divertita e rilassata << E poi vi porto a cena fuori >>
<< L’importante è che non fai ubriacare la signora Elena >>
<< Fuori pericolo >>
Entrambi risero.
Ormai avevano risvegliato ciò che dormiva nelle loro anime, dando spazio a nuove sensazioni.
Sarebbe stato tutto diverso, e avrebbero ricominciato, insieme.
Lei sorrise appena, accogliendo il vento che le carezzò il viso e i capelli << Spero che almeno i sogni non muoiano al calar del sole>> 
<< No, quelli non muoiono mai>> così, Marco decise di stringerle la mano.
Lei non oppose resistenza.
Trovare una persona come Marco era sempre stata un sogno, un’immaginazione lontana ed impossibile.
<< Che cosa ci resterà allora domani?>> domandò Chiara, quando sentì in lontananza il fischio del treno in arrivo.
Marco sorrise << Una prova di vita vissuta per il meglio>> 
<<  E se non rimarrà nulla?Se domani cambia tutto? >> 
Improvvisamente Chiara si sentì invadere dalla paura e dall’angoscia che lui potesse scordarsi di lei e di tutto quello che avevano avuto insieme.
<<  Io domani non cambierò>> 
Marco conosceva la debolezza di Chiara e avrebbe voluto dedicarle tutta la sua sicurezza, tutta la consapevolezza che aveva di lei e del suo amore.
<<  Non è così, tu riprenderai la tua vita e sarà tutto diverso >> disse lei con le lacrime agli occhi tremando.
<< Ho firmato un contratto? Io voglio solo stringerti la mano>> sussurrò Marco al suo orecchio.
Lei rabbrividì.
<<  Perché non lo fai? >> stavolta Chiara lo guardò negli occhi e non ebbe paura.
<<  È che ti amo, volevo dirtelo ancora >> 
La baciò, una, due, tre volte.
Con i respiri di nuovo intrecciati.
<<  Forse non è così scontato>> puntualizzò la ragazza con una mezza smorfia.
<<  Non voglio lasciarti sola,dammi la tua mano, per favore>> 
In quegli istanti insieme, in quegli istanti che battezzavano il loro amore di fronte la prima grande difficoltà, l’inverno sembrò essere meno freddo.
Chiara si strinse nelle braccia di Marco, lasciandosi cullare proprio come aveva fatto fin dalla prima volta.
Si era fidata, si era lanciata e non se ne era pentita.
Ora era pronta, perché sarebbe andato tutto bene, lo sapeva.
Adesso, per davvero.
<< Aspettami in via Zamboni, la prossima volta >>
<< Sarò lì, puoi contarci >>
Lei annuì, poi si chinò a prendere la sua valigia e sorrise felice.
<< Devo andare >> il groppo alla gola si faceva sentire prepotente, ma sarebbe passato.
Marco non si scompose, aiutandola.
<< Fammi sapere quando arrivi >> le raccomandò.
<< Non preoccuparti >>
Chiara si allungò per baciarlo e dischiudere le labbra in un sorriso.
<< Non divertirti troppo senza di me >>
<< Sarà difficile >> constatò Marco ridendo felice.
L’ultimo avviso ai passeggeri, l’ultimo richiamo alla realtà.
L’ultimo sguardo – quellopiùintensolungoappassionanteverocolmod’amore- prima di salutarsi.
La promessa viva nei loro occhi, nei loro cuori.
Sempre – forte.
<< Ci vediamo a casa,  Marco >>

   
 
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