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Autore: Syryus90    18/06/2013    2 recensioni
dopo un incidente per salvare un bambino, Jack comincia a ricordare pezzi della propria nuova vita che aveva dimenticato.
Grazie ad un dente cadutogli nell'incidente e a Dentolina, accederà ai ricordi perduti.
Cosa avrà ricordato?
chi avrà ricordato?
cosa centrano un drago e un ragazzo vichingo?
se volete scoprirlo non vi resta che leggere ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles Of Winter Spirit '
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Pitch Black era a Berk.
La notizia aveva lasciato perplesso Jack, più della gelosia provata quando Astrid aveva abbracciato Hiccup portandoselo via.
Ormai era passata più di una settimana, ma di Hiccup e Sdentato nemmeno l’ombra.
Giorno dopo giorno Jack era davvero tentato di andare al villaggio a trovare Hiccup e tutti i bambini che erano spaventati.
Poteva benissimo capirli, gli era già capitato di passare nei pressi di un villaggio sotto l’assedio della paura che Pitch propagava a macchia d’olio; bambini terrorizzati genitori che non uscivano la notte e animali atterriti che si nascondevano al passaggio dell’ombra oscura di Pitch.
Era un vero e proprio demone e nessuno lo poteva contrastare.
Quella volta, dopo il passaggio di Pitch, Jack portò la neve e cercò di rallegrare sia gli abitanti che i bambini di quel villaggio, ma solo la magia dei guardiani potè aiutarli, la magica sabbia di Sand man illuminò il cielo e riportò i sogni nei cuori di quei bambini.
Anche lui avrebbe voluto dare una mano al guardiano, ma ai tempi non conosceva il proprio potere, così si limitò ad osservare l’operato del guardiano.
Il pensiero che una desolazione del genere si verificasse anche nel villaggio in cui viveva la prima persona che lo avesse visto gli fece ribollire il sangue; non lo avrebbe mai permesso; lui doveva fare assolutamente qualcosa.
Improvvisamente, le nuvole nel cielo si diradarono e mostrarono la luna in tutto il suo splendore, era luminosa come non mai.
Delicatamente concentrò i propri raggi sulla figura di Jack, che si ergeva al centro del laghetto ghiacciato, lasciandolo sorpreso.
Per la prima volta, dopo trent’anni, la luna gli parlò.
Lei disse a Jack, che l’allegria che lui portava poteva distruggere la paura portata da Pitch, che il suo potere era l’unica cosa che in quel momento potesse salvare il villaggio e che essendo aumentato rispetto al passato, lui avrebbe potuto scacciarlo.
Detto questo, l’immensa luna tornò silente e le nuvole ricoprirono nuovamente il cielo, lasciando il ragazzo dai bianchi capelli nuovamente solo.
Jack era felicissimo di quelle poche parole che la luna gli aveva detto, finalmente sapeva cosa avrebbe dovuto fare.
Corse al villaggio trasportato dal suo amico vento e cominciò a far nevicare saltando da un tetto all’altro per far si che i bambini si affacciassero fuori e che vedessero la neve fresca, pronta per una bella battaglia.
I bambini guardarono tutti fuori, proprio come Jack si aspettava e si fiondarono allegri fuori dalle case esultanti; salutarono Jack come salutavano un fratello, gli girarono attorno e proprio in quel momento, mentre decine di bambini ridevano felici attorno a lui, lo vide.
Non solo i bambini si erano accorti della bellissima neve che cadeva delicata dal cielo, in lontananza, uscito dalla sala del consiglio, Jack vide Hiccup che lo fissava con un’espressione di sollievo e di commozione dipinta sul volto.
Jack, andò da lui e lo salutò un po’ timido, Hiccup invece gli si fiondò tra le braccia stingendolo come mai prima di allora.
Jack ricambiò l’abbraccio, il calore di Hiccup gli era veramente mancato.
Hiccup: sono felice che tu sia qui, non so quando sarei potuto venire io al lago – disse sciogliendo l’abbraccio.
Jack: va male qui al villaggio vero? – gli chiese lui tenendogli una mano sulla spalla.
Hiccup: l’ho visto Jack, so di cosa anno paura, ne sono rimasto spaventato pure io – disse tremando improvvisamente – non so se riusciremo ad andare avanti così, siamo tutti tesi e i draghi lo sono più di noi – disse indicando due draghi che si spaventavano per ogni piccolo rumore che udivano.
Jack: Hiccup, ho parlato con la luna e lei mi ha detto che con il mio potere e l’allegria che porto, forse potrei scacciarlo dal villaggio – gli disse guardandolo negli occhi.
Hiccup: la luna ti ha finalmente parlato? – disse – e ti ha detto che puoi scacciarlo da qui? – disse ancora più sorpreso – questo è fantastico Jack, se davvero ci riuscirai … se davvero ci riuscirai, tutti crederanno in te – disse lui avvicinandosi a Jack un po’ malinconico .
Jack: Ti devo parlare di ancora tante cose – disse lui tenendogli la mano dolcemente lasciandogli capire che avrebbero continuato il discorso di una settimana prima per poi tornare serio – Pitch Black non è il solito spirito che fa visita hai villaggi di notte – disse Lui serio – lui non porta bei sogni lui porta solo incubi e si nutre della paura che essi generano nelle persone, in particolare nei bambini.
Hiccup: grazie per la sintesi illuminante, ma questo di certo non mi aiuta a stare meglio – disse sarcasticamente girando poi il proprio volto ad osservare i bambini che giocavano.
Jack nel guardarlo capiva, sentiva che in lui vi era molta paura, ciò alimentava il potere di Pitch, doveva trovare il modo di calmare il cuore di Hiccup e quello di tutti gli abitanti, così Pitch se ne sarebbe dovuto andare via sconfitto, il tutto in meno di una giornata.
 
Ad un tratto mentre camminavano sotto la neve, Jack trascinò Hiccup sul retro di una bottega e sotto quella dolce e candida neve lo baciò ripetutamente: prima sulla fronte e poi delicatamente sulle labbra.
Hiccup: Jack, io… non ho finito di parlarti quel giorno… e – disse mentre ascoltava i passi di qualcuno che si avvicinavano.
Jack allora lo prese e si spostò con lui più avanti nascondendolo dietro una botte.
Astrid: Hic sei tu? – disse spettando una risposta a vuoto – devo aver perso la testa con tutti questi incubi, ho creduto di vedere Hiccup baciare qualcuno, devo riposarmi per davvero – si disse mentre se ne andava.
Jack tolse la mano dalla bocca di Hiccup e si alzò, si guardò attorno e tirò su anche lui.
Jack: accidenti, quella è come una zecca non ti lascia mai in pace – disse lui scocciato.
Hiccup: già, ma cosa ci si può aspettare dalla propria ex ragazza’ – disse ironicamente.
Jack: Hic io……- rimase senza parole per la paura di aver frainteso i sentimenti di Hiccup.
Hiccup: lei non si da pace da quando l’o lasciata – disse guardando il punto in cui prima vi era la ragazza – sta facendo di tutto per tornare con me – disse chinando il viso – però non posso stare con una persona che non amo – non è giusto nei suoi confronti e un giorno lo capirà – disse appoggiandosi al muro.
Jack: perché l’ai lasciata? – chiese confuso – si vede che a lei ci tieni, va bene che è giusto ciò che hai detto prima – disse girandosi di spalle – ma se non cè nessun’altro che ti piace di più potresti restare con lei e farla felice, anche se per poco tempo no? – disse passando il proprio bastone da un amano all’altra per cercare di distrarsi da quell’imbarazzante situazione.
Hiccup: c’è una persona che amo più di chiunque altro e in questo momento voglio solo stare con quella persona – disse arrossendo – ormai penso solo a quella persona e penso che senza non potrei vivere, tutto è cambiato da quando è entrata nella mia vita, ogni singola cosa – disse girandosi verso Jack che lo osservava con occhi sgranati – questa persona sei tu Jack Frost – disse infine guardandolo con i proprio occhi verdi smeraldo
Il tempo per Jack si era fermato.
Ogni singolo fiocco di neve che cadeva in quel momento, grande o piccolo che fosse, divenne a forma di cuore, il cuore di Jack Frost che stava per saltargli fuori dal petto per la felicità.
Stava ridendo e sorridendo dalla gioia e non riusciva trattenersi, non ci riuscì al punto di saltare addosso a Hiccup e trascinarlo a terra con se, nuovamente si trovarono uno sopra l’altro, i fiocchi di neve che si appiccicavano ai loro vestiti e ai loro capelli, il cuore di entrambi che batteva veloce, le loro labbra che nuovamente si univano nella neve bianca e candida.
Jack: ti amo moltissimo Hiccup Horrendous Haddok III cavaliere di Berk e non ti lascerò mai, questa è una promessa – disse fissandolo intensamente negli occhi.
I due si rialzarono ancora rossi in viso, dopo qualche minuto di tenero silenzio ripresero il giro del villaggio sotto la neve per portare gioia ai bambini di tutta Berk; mano a mano che andavano avanti notavano che i sorrisi del villaggio riaffioravano, i bambini ridevano e giocavano con la neve e con i draghi come mai  prima, l’armonia era tornata e gli incubi nel villaggio erano spariti e Pitch Black, che dall’ombra era venuto, nell’ombra ritornò, sul viso aveva l’espressione di si sarebbe vendicato, anche se ci fossero voluti secoli.
 
Da lontano, mentre passeggiavano per il villaggio, Jack e Hiccup videro arrivare Stoik ad occhi spalancati, era pallido come se avesse visto un fantasma.
Hiccup: Papà tutto bene? – chiese lui preoccupato mentre gli andava in contro.
Stoik: per la barba di Thor – continuava a ripetere.
Hiccup: papà ora mi stai facendo preoccupare – disse lui osservandolo.
Dietro di lui Jack stava facendo un percorso ghiacciato per i ragazzini che andavano sulle tavole di legno, usandole come i nostri attuali snowboard.
Jack notò che Hiccup era preoccupato e si avvicinò ai due.
Jack: Hic, cosa succede? Non sta bene? – disse lui osservandolo attentamente – sembra quasi che abbia visto un….. – si fermò e osservò più da vicino facendo allontanare Stoik di qualche passo – un fantasma.
I due rimasero sbigottiti, cosi tanto da non riuscire quasi a parlare.
Hiccup: lui ti vede – disse rimanendo a bocca aperta.
Jack: tuo padre mi vede – disse lui indietreggiando leggermente.
Stoik: tu ragazzino, sei lo spirito dell’inverno ? – chiese come se ne fosse deluso.
Jack: Si – disse rimanendo a debita distanza intimorito dall’immensità dell’uomo che lo vedeva.
Jack non era abituato a parlare con un uomo più adulto di lui, non riusciva nemmeno a sostenere il suo sguardo accusante.
Hiccup notò la difficoltà di Jack,; capì subito il motivo della sua agitazione, era sicuramente più facile dialogare con dei bambini che con uno come suo padre, specialmente quando faceva il suo sguardo truce e deluso.
Hiccup: lui è lo spirito che ha salvato il villaggio papà – disse per confermare al padre chi aveva dinanzi e per aiutare Jack .
Stoik: confesso che ti avevo immagino immenso, visto le grandi cose che hai fatto – disse fissando con uno sguardo duro – ma d’altronde mio figlio che nemmeno lui è immenso a compiuto atti degni del più forte dei guerrieri – disse addolcendo il suo viso e il tono della voce – Hic ho bisogno di parlarti immediatamente nella sala del consiglio, raggiungimi appena puoi – disse in fine prima di andarsene.
Hiccup : ok ma,  Papà sei sicuro che vada tutto bene – chiese un po’ stranito per il modo svelti di suo padre di liquidare la faccenda di Jack a piede libero nel villaggio.
Stoik, gli fece cenno di sbrigarsi e Hiccup rimase ancora più confuso dal quel suo comportamento, sapeva che c’era qualcosa sotto.
Quando Stoik entrò nella sala del consiglio, Hiccup trascinò Jack di nuovo dietro ad una casa.
Jack: tuo padre è immenso, lo sai ? – gli disse ancora un po’ intimorito.
Hiccup: siamo nei guai siamo nei guai, se ora lui ti può vedere dobbiamo stare più attenti che mai, per di più sembra che abbia in mente qualcosa – disse con le mani nei capelli.
Jack: dici? – gli chiese lui preoccupato.
Hiccup: di sicuro – disse  voltandosi nervosamente e preoccupato – come prima cosa vorrà assicurarsi che tu sia davvero uno spirito, e ti metterà alla prova in ogni modo possibile – disse mettendosi una mano sul viso e lasciandola scivolare giù.
Jack: Hic non ti preoccupare, qualunque cosa dovrò fare la farò – disse lui certo di riuscirci – ora vai da lui e rimani calmo, ce la farò vedrai – gli sorrise.
Hiccup lo guardò preoccupato ma jack lo incantò con uno dei suoi sorrisi candidi come la neve riuscendo a calmarlo.
Hiccup allora andò verso la sala del consiglio e vi entrò salutando Jack che lo stava guardando con uno sguardo rassicurante.
Passarono ore e ore intere, ma Hiccup non usciva dalla sala del consiglio, Jack allora cominciò a credere che  fosse successo qualcosa di grave per far durare così a lungo la riunione; poco dopo però tutti i partecipanti al consiglio uscirono e lo notarono.
Lo fissarono con sguardi duri e minacciosi, sembravano contrariati dal suo aspetto perché continuavano a scrutarlo mentre gli passavano accanto.
Troppa gente riusciva a vederlo ora, Jack non era abituato a tutto quello.
Da dietro di lui improvvisamente arrivarono gli amici di Hiccup, che lo scambiarono per un forestiero.
Moccicoso: ei tu forestiero, cosa ci fai qui nel nostro villaggio? – chiese lui girandolo e prendendolo per una manica.
Jack: o-oh, mi vedete anche voi? cos’è ormai mi vedono tutti qui? – chiese guardando la luna che gli rispose con un si – fantastico – disse lui ironicamente.
Testa di Tufo: rispondi alla domanda che ti ha fatto lui – gli disse schioccando le dita e facendo avanzare il drago a due teste suo e della sorella gemella per minacciarlo.
Jack: ok, io sono Jack Frost e sono lo spirito dell’inverno che ha combattuto con voi il drago nero Raudebjorn – disse staccando il proprio braccio dalla presa di Moccicoso.
Tutti loro si misero a ridere a squarcia  gola e lo circondarono per fargli sputare la verità, Jack capì di essere in una brutta situazione, se avesse reagito se li sarebbe fatti nemici e avrebbe messo Hiccup in difficoltà, ma se continuava a insistere con la sua versione lo avrebbero sicuramente attaccato.
 
Proprio in quel momento però, dalla sala del consiglio uscì Hiccup che corse verso Jack parandosi tra lui e gi suoi amici.
Hiccup: Fermi! Cosa diamine vi salta per la testa? Attaccare in questo modo uno spirito del grande Odino, voi dovete essere impazziti – disse per spaventarli un po’.
Testa Bruta: lui sarebbe uno spirito del grande odino? ma non farci ridere – disse la ragazza saltando giù da una delle due deste del drago con due teste,
Testa di Tufo: già, abbiamo riso abbastanza prima – tirandosi una capocciata con la sorella in segno di complicità.
Gambe di pesce: be se lo dice Hiccup io ci credo – disse staccandosi dal gruppo – non voglio incappare nella sua ira – indicando Stoik sulla porta della sala del consiglio che li fissava con uno sguardo torvo.
Moccicoso: Capo, abbiamo preso questo forestiero che si gingillava nel villaggio – disse sicuro di se.
Stoik: bene ora potete anche andare, al resto ci penserò io – disse a Moccicoso – Hic porta il “forestiero” alla sala del consiglio.
Hiccup: si papà – disse abbassando la testa.
Jack: Hic, cosa succede? - chiese lui confuso dall’evolversi degli eventi.
Hiccup: appena entriamo congela la cascata di acqua e rifai il trucco dei draghi di ghiaccio, solo così mio padre ti crederà del tutto e con lui anche il consiglio – disse indicando tutti gli adulti che più numerosi di prima, entravano nella sala del consiglio – e la grande anziana – disse indicando la piccola donna che si appoggiava al proprio bastone a fatica, dopo di che lo guardandolo preoccupato.
Jack: niente di più semplice, vedrai li sbalordirò con un nuovo trucco – disse mettendogli una mano sulla spalla e sorridendogli.                              
Hiccup nel vedere quel sorriso si tranquillizzò un poco,ma Jack invece dentro stava urlando dall’agitazione.
Era una prova importante, non poteva sbagliare.
Hiccup lo condusse alla sala del consiglio e lo fece entrare prima di se; appena entrati Jack notò subito che le persone lo fissavano con impazienza, dall’altra parte del salone invece vi era Sdentato che osservava la scena con attenzione, al centro invece vi era un enorme braciere di pietra con una statua di drago infilzato sospesa sopra di esso.
Jack alla vista di quella statua deglutì nel ricordare ciò che gli aveva raccontato Hiccup sul passato della sua gente, in passato erano stati prodi assassini di draghi.
Ora capiva le avvertenze di Hiccup e il perché fosse così preoccupato per lui.
Stoik: benvenuto nella sala del consiglio “Jack Frost”, spirito del grande Odino – disse allargando le braccia in segno cordiale – siamo lieti di averti qui con noi a Berk.
Jack: il piacere è mio – disse chinandosi leggermente e mettendo una mano al petto.
Stoik: vieni avanti così che tutti nella sala ti possano vedere – disse dando un cenno minimo ai due vichinghi che erano sopra al padiglione che sovrastava Jack ignaro.
Jack avanzò lentamente e quando arrivò su un mattone bianco, una cascata di acqua cadde sopra di lui.
 
Tutto avvenne in poco tempo, l’acqua si congelò e lui la infranse col proprio bastone per creare dei cristalli di neve, i visi che si trovava dinanzi erano colmi di stupore e meraviglia per ciò a cui stavano assistendo e quando lui trasformò i fiocchi di neve in draghi e volò per la stanza con essi, tutti applaudirono come se stessero guardando un meraviglioso spettacolo. Jack, infine, scese e fece esplodere i draghi di neve in meravigliosi fiocchi a forma di saette che si sciolsero dopo pochi minuti lasciando tutti a bocca aperta Hiccup compreso.
Stoik: Perdona questa prova che hai dovuto superare, ma dovevamo esserne certi – disse chinando lui il capo – ti chiediamo di continuare a proteggere il nostro villaggio e di aiutare i cavalieri di Berk nelle loro missioni se vorrai – disse guardandolo speranzoso in una risposta affermativa.
Jack: sarà un vero piacere – disse sorridendo e chinandosi per bene .
Tutti esultarono e Hiccup corse da lui a congratularsi per essere diventato ufficialmente un abitante di Berk, Stoik fece preparare un banchetto e tutti celebrarono quell’incredibile evento unico nel suo genere.
 
I festeggiamenti durarono a lungo, ormai era notte e tutti rincasarono per riposarsi dopo la baldoria fatta.
Jack accompagnò Hiccup a casa e i due si salutarono con complicità e imbarazzo, avrebbero voluto baciarsi e stringersi per un po’ ma dietro di loro stava già arrivando Stoik che andava anche lui a casa per dormire.
Jack: be allora a domani Hic – disse fissandolo negli occhi con tenerezza.
Hiccup: a domani Jack – disse lui sospirando per la felicità ed entrando in casa.
Sdentato da sopra il tetto della casa mugugnò un saluto e Jack volò sul tetto per salutarlo, quando fu sopra notò la luce che usciva dalla finestra della stanza di Hiccup e vi guardò dentro; la stanza era molto semplice, vi era un letto in legno con accanto un tavolo stretto, davanti invece vi era una pedana di pietra con dei segni di bruciatura, pensò subito che quella fosse la pedana dove dormiva sdentato.
Improvvisamente nella stanza salì Hiccup che si stiracchiò e si gettò sul proprio letto, Jack allora non seppe resistere ed entrò, Hiccup era già crollato dalla stanchezza e lui gli si avvicinò lentamente, gli si sedette accanto e si chinò su di lui per baciarlo, Hiccup si svegliò leggermente, lo ringraziò di per la buona notte con un altro bacio, dopo di che Jack riuscì dalla finestra e scese dal tetto.
Fuori dalla casa Stoik stava osservando attentamente il cielo come se vedesse in arrivo qualcosa di strano.
Jack: Stoik cosa c’è? – chiese lui guardando l’orizzonte.
Stoik: cosa è quella roba nel cielo? – Chiese lui a Jack.
Jack guardò all’orizzonte e vide in arrivo la sabbia d’orata dell’omino del sonno che come ogni notte entrava nelle stanze dei bambini a portare loro sogni e felicità.
Jack: non è niente di cui preoccuparsi, è opera dello spirito che protegge i bambini, un guardiano – disse guardando in cielo e vedendolo sulla sua nuvola di polvere d’orata – è quasi impossibile che un adulto la possa vedere – disse lievemente stupito mentre fissava Stoik.
Stoik: domani , quando il sole sarà già alto ti chiederò di parlarmi degli spiriti che conosci, cosi che noi possiamo sapere da chi dobbiamo difenderci e da chi no – disse lui sbadigliando – ora ti saluto Jack Frost – gli disse infine mettendogli una mano sulla spalla mentre entrava in casa.
Jack allora rimase nuovamente solo con la notte e la luna, era anche lui stanco quel giorno e decise di tornare al lago per parlare con la luna.
Jack: grazie per queste giornate meravigliose, mi sembra di essere più completo quando vedo tutti sorridere – disse abbassando il capo – è forse questo il mio scopo? – chiese lui guardando al luna che si ergeva sopra  nel cielo della notte.
Dalla luna non arrivò una risposta, e Jack per quella volta non ne fu deluso, perché quel giorno la luna gli aveva dato molto aiuto ed era più di ciò che avesse mai sperato in trent’anni di esistenza. Jack per far passare la notte si mise a creare dei disegni sul ghiaccio col suo bastone e quando guardò il proprio operato vide un fiore sbocciato, come l’amore che provava lui per Hiccup.







Nel prosssimo capitolo una stella cadrà dal cielo manifestandosi dinanzi al nostro amico albino.
Cosa mai vorrà da lui?
Scopritelo leggendo il capitolo 5: desiderio ;)

se vi piace la storia vi prego, recensite, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni :)




le immagini di fine capitolo sono mie personali realizzazzioni :)
  
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