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Autore: Notperfect    18/06/2013    7 recensioni
Queen ha 17 anni e da quasi otto anni convive con un peso angoscioso e costante: suo padre. La maltratta fisicamente e psicologicamente e tutto ciò che Queen riesce a fare è chiudersi in se stessa. Riuscirà qualcuno a salvarla da questa situazione e da se stessa?
***
Ogni volta che lo guardo è come se i suoi occhi mi dicessero 'Ti dichiaro in arresto…cardiaco’.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11.
 


JUSTIN’S PV
-Ci vuole ancora molto?-.
 
La vocina flebile e delicata di Queen mi invade le orecchie, facendomi trasalire dal vortice dei miei pensieri. Non ho fatto altro che pensare per tutto il tragitto in auto alle parole che mi ha detto ieri, al tono e all’espressione che ha assunto nell’articolarle. Sinceramente per me è stato un colpo al cuore, un colpo abbastanza duro tanto da avermi fatto riflettere tutta la notte. La decisione è stata quella di andare sotto casa sua, e così ho fatto. È stato un gesto inutile certo, ma ho avuto come l’impressione che avesse bisogno di me e devo ammettere che anche io ne avevo di lei. Quando poi l’ho vista affacciarsi dal suo balcone sono stato un codardo e sono scappato via con Ryan al mio fianco, seppure avessi notato che aveva le lacrime agli occhi.
 
-No, mancano circa cinque minuti-.
 
Annuisce, voltandosi verso il finestrino. In due minuti cambia circa tre posizioni, facendo rumore quando la sua pelle si scontrava con quella del sedile della macchina.
Dopo circa cinque minuti arriviamo al parcheggio che precede il lago, così come ho previsto. Sfilo le chiavi e di conseguenza il motore cessa di funzionare e di emettere rumore. Scendo dall’auto per raggiungere il posto del passeggero per aprire la portiera ma con mia sorpresa trovo Queen mentre la sbatte alle sue spalle. Le mostro un sorriso, afferrando la sua mano.
Dal movimento incerto dei suoi passi, capisco che ancora non si fida di me e questo mi ferisce.
Scavalchiamo il muretto come facemmo circa una settimana fa e proseguiamo verso il vecchio rifugio di mio nonno. Faccio in modo che lei cammini avanti a me e le tengo un fianco per indicarle la strada da seguire. Questo semplice contatto mi rassicura, ricordandomi che lei è ancora accanto a me.
Successivamente la precedo andando verso un mobiletto nell’angolo della piccola casa. Lo apro ed estrapolo due paia di pattini bianchi ornati da strisce azzurre.
 
-Questi ti andranno sicuramente-.
 
Le porgo il paio di pattini del numero più piccolo, osservando la sua espressione. Li guarda esitante e con un pizzico di insicurezza per poi afferrarli e stringerli al petto. Mostra un tenero sorriso e anche questa volta vedo le sue guance colorarsi di rosso. È tenero che arrossisca sempre a causa mia, le da un’aria così angelica.
Usciamo dal rifugio con i pattini tra le mani e raggiungiamo il lago ghiacciato. Ci sono due ragazze di circa quindici anni e dei ragazzi di età più avanzata che si divertono tra di loro sulla pista ghiacciata.
Le suggerisco di sedersi a terra per infilare i pattini e così fa. Io seguo i suoi movimenti.
Dopo aver completato la nostra operazione, l’aiuto ad alzarsi e a mettere piede sulla pista di ghiaccio.
Il contatto tra il suo pattino destro e il ghiaccio, fa perdere l’equilibrio a Queen, che si slancia indietro. Afferro immediatamente la sua schiena e la stringo al mio torace.
 
-Scusa, io…-. Balbetta insicura.
 
-Niente scuse-.
 
-Certo ma…te l’avevo detto che non so pattinare-.
 
-Ed io ti ho detto che ti aiuterò a imparare-.
 
Sospira rassegnata come se sappia che non c’è più via di fuga per lei. Sa che le impedirò di andarsene nel suo tentativo di farlo.
Strizza gli occhi, imbarazzata per ciò che è appena successo e stringe la mia felpa in un pugno chiuso e stretto. Sento il suo disagio crescere sempre di più e tutto ciò che vorrei fare è mettere un sorriso sul suo volto.
 
-Non cadi se mi lasci la felpa-. Le sorrido per rassicurarla.
 
Sussulta alle mie parole evidentemente intimidita per poi allontanarsi di alcuni centimetri dal mio corpo e lasciare la presa sulla mia felpa.
 
­-Non ho detto che dovevi allontanarti-.
 
Arrossisce violentemente, bofonchiando spaesata.
Ridacchio a questa sua reazione ma smetto quando mi accorgo che il mio comportamento potrebbe imbarazzarla ancora di più. Mi schiarisco la voce e poso le mani a metà altezza delle sue braccia per poi attirarla a me. Quando è abbastanza vicina, sposto le mani sui suoi fianchi non perdendo di vista per un secondo il suo viso così perfetto. I lividi che sono sotto l’occhio e lungo la mascella non lo rendono affatto imperfetto. La sua bellezza traspare anche con la loro presenza.
 
-Riesci a muoverti?-. Domando premuroso.
 
-Penso di si-. Risponde in un sussurro. -Ma non lasciarmi-. Aggiunge frettolosamente impaurita.
 
Sorrido lievemente stringendo le mani sui suoi fianchi per dimostrarle che sto saldamente sorreggendo il suo corpo. Questa volta però mi limito ad essere più delicato, per via della sua precedente reazione al parco.
Fa un passo in avanti facendo strisciare un pattino in avanti e poi l’altro. Ne fa altri due mentre io mi muovo all’indietro per permetterle di muoversi liberamente.
 
-Va tutto bene, ci sai fare-. La incoraggio.
 
Sorride scuotendo la testa.
 
-Non è vero, lo dici per farmi felice-.
 
-Sono sincero-.
 
-Ma se non ho fatto neanche tre passi-.
 
Rido, non distogliendo mai lo sguardo da lei. Sembra essere più a suo agio tra le mie braccia e devo dire che il suo sorriso non è mai stato così radioso. Non la vedo mai abbastanza felice ma questa volta emana gioia da tutti i pori.
 
-Dovresti sorridere più spesso-.
 
Commento seriamente guardandola mentre lei è ancora intenta a fare piccoli passi sulla pista ghiacciata. Tiene lo sguardo basso sui suoi pattini e non sembra intenzionata ad alzarlo così non riesco a decifrare la sua espressione ma sono sicuro che è arrossita.
Più passi compie, più alzo le mani sul suo corpo. Le strofino lentamente lungo la linea delle sue braccia fino ad arrivare alle spalle.
La sento rabbrividire a questo mio gesto così lento e fare un piccolo respiro per stare calma.  Afferro le sue mani e mi allontano di poco dal suo corpo.
 
-Sei pronta a pattinare senza il mio aiuto-. Affermo convinto.
 
-N-no, non penso-.
 
-Andiamo, sai farlo. Non ti costa nulla provare ed io sarò accanto a te-.
 
Fa una smorfia di disapprovazione che scatena una risata in me. È adorabile. Poi però, capendo che non cambierò idea, decide di staccarsi leggermente da me. Lascia le mie mani e fa qualche passo anche se piccolo e lento. Si volta verso di me guardandomi speranzosa e un po’ preoccupata.
 
-Sorreggimi se cado-. Dice imbarazzata, arrossendo lievemente.
 
Sorrido. -Sono qui-.
 
La vedo mentre si muove lentamente e in modo impacciato. Di tanto in tanto perde l’equilibrio slanciandosi o in avanti o indietro ma prima che possa sostenerla, lei assume già una posizione retta e continua a pattinare.
Dopo aver fatto il giro completo della pista con me al suo fianco, si gira finalmente verso di me permettendomi di avere la visuale incantevole dei suoi occhi. Sembra entusiasta e felice.
 
-Ce l’ho fatta-. Esclama
 
-Non è stato difficile come pensavi-.
 
-No, no. Grazie a te-. Sorride intimidita.
 
-Ti ho solo guidato, il resto è venuto da te-.
 
Tira le labbra verso l’interno creando una linea sottile. Sorride lievemente mostrano una tenera fossetta al lato destro delle sue labbra. I suoi occhi si socchiudono leggermente e brillano di un’intensa luminosità.
Questo spettacolo mi manda in tilt e non capacitandomi delle mie azioni, mi avvicino istintivamente al suo viso stampando un bacio sulle sue labbra.
 
QUEEN’S PV
Improvvisamente sento le mani di Justin stringere l’area dietro il mio collo e le sue labbra fare una lieve pressione sulle mie. Non capisco cosa realmente stia succedendo e mi sento quasi di svenire.
Mi sento disagiata, ansiosa, esaltata ed euforica nello stesso momento e questo mix di emozioni apre un vortice nel mio stomaco.
Sento la sua lingua scontrare i miei denti, chiedendo delicatamente l’accesso. Inizialmente apro leggermente ma subito dopo una vocina nella mia testa mi suggerisce di mettere fine a tutto ciò.
Poggio le mani sul suo petto e faccio forza in modo tale che si stacchi da me. Con un po’ di esitazione lascia le mie labbra e lascia cadere le sue braccia lungo il suo corpo.
Ingoio pesantemente la saliva, guardando verso il basso. Mi sento andare a fuoco e molto confusa.
 Bofonchia qualcosa, passandosi una mano tra i capelli e guardando altrove.
 
-Justin, tu…io…-.
 
Tento di dire qualcosa in questa situazione così imbarazzante ma non ho molte idee al momento. Sospiro rassegnata e inizio a contorcermi le mani.
Il mio movimento termina non appena Justin posa le sue mani sulle mie, stringendole e portandole poi sulle sue spalle. Non smette di guardarmi negli occhi neanche per un secondo e con mia sorpresa riesco a sorreggere il suo sguardo così intenso.
Poggia poi le sue mani sui miei fianchi e mi avvicina a se. È questione di attimi che è nuovamente ad un millimetro dal mio viso.
Ruba un altro bacio. Questa volta è più potente, più cercato e non esito neanche prima di concedergli la libera entrata. La sua lingua si fa spazio nella mia bocca, attorcigliandosi delicatamente con la mia. È un bacio forzato ma al tempo stesso lento e passionale.
Non mi sono mai sentita così, provo una strana sensazione allo stomaco di piacere e disagio al tempo stesso.
Inconsciamente sprofondo le mie mani tra i suoi capelli e le strofino delicatamente contro il suo cuoio capelluto. Si stacca dalla mia bocca e sfiora il suo naso con il mio. Striscia le labbra sul profilo della mia guancia per poi stamparmi un ultimo bacio e allontanarsi forse rendendosi conto che siamo in un luogo pubblico circondati da persone.
Trattengo il respiro quando incontro finalmente i suoi occhi e seppure siano incantevoli, abbasso immediatamente lo sguardo. Non so cos’abbia preso entrambi, so solo che mi sento strana ma completa dopo tanto tempo.
 
-Queen-. Sussurra con tono di voce basso.
 
Non dice più nulla, forse incapace di continuare a parlare. Sinceramente neanche io al suo posto non saprei cosa dire. È imbarazzante, soprattutto per me.
 
-Scusami, mi dispiace-. Articolo a mezza voce.
 
-Solitamente una ragazza non direbbe una cosa del genere dopo questo-.
 
Sorride cercando di catturare il mio sguardo.
Quando dopo qualche secondo ancora non vi è riuscito, afferra il mio mento e fa in modo che alzi gli occhi verso di lui. Incontrando quelle due stelle fluttuanti che ha al posto degli occhi, sento una vampata di calore invadermi e dei brividi iniziano maggiormente ad espandersi dappertutto. Riesco a sentirli fino alle doppie punte dei capelli.
 
-E’ stato un bacio davvero carino-. Commenta.
 
Come fa ad essere così divertito ed esaltato?
Ciò che vorrei fare io è nascondermi e uscire dal mio nascondiglio quando avrà dimenticato dell’accaduto ma so per certo che anche lì riuscirebbe a trovarmi. Mi pedinerebbe, come ha fatto oggi.
 
-Tu sei carina-. Aggiunge.
 
A questo commento, sento le mie guance tingersi leggermente di rosa e uno strano calore inizia ad invadermi lo stomaco. È la stessa sensazione che provo quando ho una verifica e sono insicura sulle mie conoscenze.
 
-Dovresti dire ‘grazie’-. Scherza.
 
-G-grazie-.
 
Porto una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio ma improvvisamente sento qualcuno spingermi e perdo l’equilibrio. Mi slancio indietro ma fortunatamente due forti braccia mi sorreggono immediatamente quando Justin avanza in avanti verso di me.
Non riesco a capire cosa stia succedendo fin quando non mi volto alle mie spalle per scorgere un ragazzo di circa la mia età che ci guarda dispiaciuto ma al tempo stesso divertito.
Ride di me?
 
-Sta’ più attento la prossima volta, che idiota!-. Esclama Justin seccato.
 
Afferra i miei fianchi per darmi stabilità ed equilibrio per poi afferrare la mia mano e far in modo che lo affianchi. Con piccoli movimenti si pone davanti a me, come se voglia proteggermi oscurandomi dagli altri e in questo caso dal ragazzo biondo che continua a fronteggiarci.
 
-Ehi, amico. Non l’ho fatto di proposito. I miei amici mi hanno spinto-.
 
Il biondo indica altri due ragazzi alle sue spalle che assistono da lontano alla scena abbastanza incuriositi e interessati. Si alzano sulle punte dei pattini e allungano il collo come se vogliano sentire le parole che Justin sta pronunciando mentre per il ragazzo biondo sembra essere tutto un gioco. Continua a sorridere come un ebete e a parlare con tono distratto e menefreghista.
 
-Non ti ho chiesto le dinamiche e non mi interessa saperle. Ciò che mi interessa è che hai urtato la mia ragazza e l’ultima cosa che voglio è che si faccia male-. Sputa Justin tra i denti.
 
Ingoio pesantemente la saliva. Non solo sono meravigliata dal tono brusco e violento che ha appena usato, ma anche per l’appellativo con cui mi ha nominata.
La sua ragazza?
 
-Non l’ho fatto apposta-. Ripete il ragazzo.
 
-Voglio che tu sparisca dalla mia visuale-.
 
Il biondo esita qualche istante prima di tramutare il suo sorrisetto in un’espressione confusa e preoccupata. Si gira verso i suoi amici per poi ritornare a guardare nella nostra direzione.
 
-Adesso-. Scandisce Justin.
 
I due si inviano qualche occhiataccia di fuoco. Dopo un po’, il biondo si volta e raggiunge i suoi amici che immediatamente lo soccorrono, porgendogli probabilmente delle domande.
Justin guarda questa scena disgustato e infuriato al tempo stesso ma quando si volta verso di me, i suoi lineamenti si distendono e le sue labbra si piegano in un sorriso.
Non ricambio il suo sguardo, ma lo guardo impassibile.
È tutto così strano, così confuso. Non so esattamente cosa si faccia in situazioni del genere.
Lentamente ritorna a posizionarsi di fronte alla mia esile figura per poi appoggiare una mano sul mio fianco.
 
-Andiamo, usciamo da qui-.
 
Mi spinge leggermente per indicarmi la strada e invogliarmi a fare ciò che mi ha detto. Con piccoli passi raggiungiamo la riva del fiume ghiacciato. Ci sediamo a terra sulla gelida pianura quasi ghiacciata anch’essa e ci sfiliamo i pattini indossando le nostre scarpe.
Justin è il primo ad alzarsi e con mia sorpresa si accascia su di me e afferra i miei fianchi. Fa leva e riesce a sollevarmi e a far in modo che poggi poi i piedi a terra. Mi sento una bambina quando viene vestita dalla propria madre.
Raggiungiamo nuovamente il rifugio e Justin afferra i miei pattini.
 
-Vado a posarli. Aspettami qui-.
 
Si allontana lasciandomi sola in veranda.
Mi guardo attorno e decido poi di sedermi sull’altalena accanto alla staccionata della veranda, la stessa sulla quale ci sedemmo insieme una settimana fa circa.
La mia attenzione è rivolta verso la mia sinistra dove si estende il lago, quando Justin ritorna nuovamente da me. Mi giro lentamente verso di lui e incontro i suoi magnifici occhi. Mi sorride avvicinandosi e sedendosi accanto a me.
Nonostante sia molto imbarazzata per ciò che è successo qualche minuto fa, prendo un grande respiro prima di aprire bocca.
 
-Justin…-.
 
-Non chiedermi perché l’ho fatto-. Mi interrompe tranquillo. -Non ti risponderei-.
 
È come se leggesse nella mia mente. Sa sempre ciò che penso e qualche volta prevede le mie azioni. È strano ma al tempo stesso è confortante.
Distolgo lo sguardo da lui e chiudo la bocca in una linea sottile, annuendo mesta e rassegnata. Abbasso lo sguardo sulle mie mani e inizio a contorcerle.
Questa volta non fa nulla affinché smetta di farlo, così continuo senza problemi.
 
-Puoi…puoi riaccompagnarmi a casa?-. Domando intimidita.
 
-Vuoi tornare a casa?-.
 
-Si-.
 
Sembra pensarci prima qualche secondo. Si passa la lingua tra le labbra per poi voltarsi verso di me.
 
-D’accordo, andiamo-.
 
Quasi l’ha detto a malincuore e questo mi fa riflettere.
Davvero vuole che resti con lui?
Nonostante i miei pensieri e le mie domande, mi alzo e faccio qualche passo prima di sentire la sua presenza alle mie spalle.
Fortunatamente ha preso alla lettera ciò che gli ho detto e questo mi fa stranamente piacere.
Sento il suo corpo quasi incollato al mio mentre camminiamo verso il muretto che separa la radura con il parcheggio delle auto. È come se non voglia che cammini senza una protezione, come se pensi che da sola possa succedermi qualcosa di brutto.
Non ha tutti i torti, ma lui non consoce ancora la mia situazione. Lui non sa niente.
 
Raggiungiamo la macchina e vi saliamo dentro.
L’atmosfera durante il tragitto è abbastanza tesa eppure sembra che per Justin sia tutto normale, come se non sia successo nulla. Per me invece, è come se dentro di me sia scoppiata la terza guerra mondiale. E non esagero.
Accende la radio distrattamente, alzando la voce alla prima canzone a caso che riesce a scovare ad una stazione radio. Successivamente apre il finestrino, prendendo una sigaretta dal pacchetto e accendendola velocemente.
Mi volto verso di lui quando ispira il primo tiro e lo caccia sottoforma di nuvola di fumo. Ormai so che è davvero attraente quando compie quest’azione così cerco sempre di non perderla.
Improvvisamente si volta verso di me e sfoggia un sorriso sincero e compiaciuto.
 
-Mi stai guardando?-.
 
Ride portandosi nuovamente la sigaretta tra le labbra. Ispira nicotina e caccia nuovamente del fumo voltandosi verso il finestrino aperto.
Non rispondo alla sua domanda girandomi immediatamente dal lato opposto. Sento le mie guance arrossarsi e subito abbasso lo sguardo.
Ride nuovamente sghembo, continuando a compiere quel movimento così sexy.
Dopo circa cinque minuti arriviamo finalmente sotto casa mia. Sto per scendere dall’auto quando improvvisamente poggia la sua mano sulla mia gamba, obbligandomi a fermarmi.
 
-Non mi saluti?-. Domanda divertito.
 
Bofonchio spaesata. Solitamente gli rivolgo un sorriso quando scendo dalla sua auto sottoforma di saluto. Cosa intende?
 
-Certo-. Balbetto confusa. -C-ciao-.
 
Ride alle mie parole probabilmente troppo ingenue, abbassando di poco la testa per poi rialzarla. I nostri occhi sono fusi in uno stesso sguardo e tutto ciò che riesco a percepire è la loro luminosità. Sono così belli. Lui è così bello.
 
-Ciao, Queen-.
 
Si avvicina al mio viso, lasciando un tenero bacio sulla mia guancia. Pian piano si sposta in direzione della mia bocca ma quando sta per toccarle, mi volto dall’altro lato facendo in modo che non accada nulla.
Ride nuovamente a questa mia reazione, scuotendo la testa abbastanza divertito.
 
-D’accordo. Ciao piccola-.
 
Scendo velocemente dall’auto inconsciamente agitata per l’epiteto che ha appena usato. Chiudo la porta e resto a guardarlo salutandolo con la mano.
Improvvisamente il finestrino si abbassa permettendomi di avere una visuale migliore del suo magnifico volto.
 
-Non c’è nessun problema se ti ritrovi a fissarmi qualche volta. Non ti arresteranno per questo-.
 
Annuisco perplessa e imbarazzata, girandomi poi verso casa mia per raggiungere la porta di casa. Il motore emette un forte rumore quando sgomma per andare via e lasciarmi sola nel viale di casa mia.
Sospiro sollevata.
Rifletto poi sulle sue parole mentre inserisco le chiavi nella serratura della porta.
Certo che mi arresteranno. Ogni volta che lo guardo è come se i suoi occhi mi dicessero ‘Ti dichiaro in arresto…cardiaco’.
 
  








Cosa pensate di questo capitolo? Mi farebbe piacere se
mi lasciaste mooolte recensioni. E' come se pubblicassi capitoli senza un motivo,
come se non piacessero a nessuno!
La storia è ancora lunga e contorta, spero continuiate a seguirla e
a recensirla!
Un bacio, notperfect xx
   
 
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