Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: cassiana    02/01/2008    5 recensioni
Nella savana africana Masha, una fotografa, una sacerdotessa, una donna tutta sola tra i leoni. E la caccia ricomincia
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.



Una periferia di capanne dal tetto di lamiera e cartone. Donne gravide per le strade di terra battuta portano pesanti fardelli di stracci sul capo; a volte un bimbo al collo. Gli uomini lontani, a lavorare nelle piantagioni o nelle povere fabbriche. I pochi rimasti: storpi, vecchi, ubriachi.
Frotte di bambini dai sorrisi vuoti giocavano tra loro urlando. La pelle bruna macchiata di polvere e le mosche a grappoli negli occhi.
Ai margini della bidonville una bassa e lunga costruzione di lamiera dalla quale si levava costante un rabbioso latrare di cani.
L’invariabile flusso della vita della bidonville in quel torrido mattino estivo, fu rotto dall’arrivo di una jeep. Correva verso il canile seguita da una nuvola di polvere gialla, che a tratti sembrava volerla ingoiare e farla scomparire dalla vista. Sulla porta, un uomo la guardava avvicinarsi biascicando l’estremità di un sigaro. L’auto si fermò e ne balzò fuori una donna. Alta e muscolosa, la pelle scura resa opaca dalla polvere. Indossava una sahariana stazzonata e polverosa. Occhiali da sole e berretto le nascondevano le fattezze del volto.
“Guarda un po’ chi si vede, Masha Bandj! Che fine ha fatto il tuo mastino?” esordì l’uomo. La donna si tolse gli occhiali e rispose con voce roca.
“E’ morto. Fammi vedere gli altri cani”
L’uomo alzò le spalle e zoppicò fino alle gabbie. Masha osservò attentamente i cani.
“Non hai una gran scelta” disse.
“Se cercavi un canile di lusso te ne potevi tornare alla città” rispose l’allevatore stizzito. Masha si raddrizzò.
“Preparami un combattimento. Voglio questo e questo” ordinò indicando i cani. L’allevatore liberò un grosso alsaziano bianco dal pelo sporco e un pitbull grigio e muscoloso. I due cani ringhiavano scoprendo le zanne, i muscoli tesi e pronti, poi si lanciarono uno contro l’altro.
Masha guardava i cani lottare tra loro: il grosso alsaziano aveva un fianco lacerato ma continuava a combattere indomito, il piccolo pitbull si era appeso coi denti ad una zampa dell’avversario azzannandola con furia. Larghe strisce di sangue macchiavano il terreno brullo. Il sole era alto nel cielo, il calore che emanava intenso. Dalle misere costruzioni di lamiera veniva il lento canto delle donne che preparavano un povero pranzo.
Masha si accese una sigaretta continuando a guardare i cani, non le importava fermarli, anzi aspettava con impazienza che uno dei due morisse. L’uomo le si avvicinò zoppicando. Era pesante e dal volto duro, la pelle cotta dal sole sudava abbondantemente. Puzzava di sudore ed aglio. Masha arricciò il naso.
“Allora, hai deciso?” disse l’uomo con un tono d’impazienza nella voce.
“Non ancora, Rob. Sta tranquillo ti pagherò anche il cane morto”.
Rob annuì. Quello che gli interessava erano i soldi, se la negra voleva un cane assassino ed uno morto non erano affari suoi.
Masha si tolse il berretto scoprendo i corti riccioli neri, poi aprì la borsa e tirò fuori i soldi. Il combattimento tra i cani era finito: l’alsaziano, sanguinando abbondantemente, era riuscito ad azzannare alla giugulare il pitbull, aveva scosso il piccolo cane con foga e poi l’aveva buttato da una parte come un fagotto di carne.
Masha gettò la sigaretta e la schiacciò con la punta dell’anfibio. L’alsaziano giaceva a terra ansando. La donna, dopo essersi rimessa occhiali e berretto, montò in macchina piena di provviste e materiale da campeggio e fotografico. La pelle del sedile era rovente sotto le sue gambe e Masha imprecò. Sull’altro sedile aveva sistemato Yuhe, come aveva chiamato il grosso cane bianco, dopo averlo curato sommariamente.
Masha cercava leoni nell’arida savana africana. Il sole si era fatto sempre più caldo, l’aria tremolava, un odore secco e selvatico pungeva le narici. Un gruppo di sparute gazzelle brucava tristemente la poca erba gialla, due giraffe si muovevano con eleganza, il lungo collo teso verso i rami di un albero quasi secco. La jeep avanzava sulla strada accidentata a scossoni. Masha per le autorità era una fotografa naturalista e piuttosto brava anche.
Per i leoni era la salvatrice.
Guidando mugolava un’antica nenia imparata da sua nonna, l’ultima superstite della tribù dei Semana. La tribù credeva nella Dea Terra e nel Dio Leone e, all’inizio di ogni stagione secca, inviava nella savana una ragazza vergine, per sfamare i figli del Dio. Quando era arrivato, l’uomo bianco aveva trovato disumana questa pratica e l’aveva proibita.
Ma i leoni, non avendo più il pasto assicurato, cominciarono a spingersi fino al villaggio per catturare i bambini. Le nuove generazioni di Semana furono costretti a combattere i figli del Dio Leone. E i bianchi li aiutavano per il loro divertimento. Ma le donne della tribù, ancora legate al vecchio culto, si ribellarono agli uomini decidendo di non figliare più. I Semana si estinsero.
Masha era figlia di un semana e di una ragazza di città, ma aveva deciso di abbracciare il culto degli antenati. Così ora viaggiava tutta sola nella savana rovente cercando i bracconieri che ancora infestavano la zona. I cacciatori sapevano che la stagione secca era il periodo migliore per cacciare perché i leoni erano troppo spossati per resistere a lunge corse nella savana.
E al termine di ogni stagione secca molte famiglie di bracconieri denunciavano la scomparsa dei loro congiunti.
E ad ogni stagione secca Masha partiva per la sua caccia personale: i sacrifici al Dio Leone erano ricominciati.
Dopo qualche chilometro in mezzo alla polvere, Masha si fermò vicino ad una macchia di baobab e preparò il campo. Era composto da una piccola tenda, un cerchio di terra battuta per il falò e la jeep. Il cane si avviò zoppicando sotto l’ombra di uno di quei grossi e bitorzoluti alberi e si addormentò. Masha lo lasciò fare: sapeva che Yuhe aveva bisogno di riposare in vista del compito che lo attendeva. Da parte sua era troppo impegnata, in quel momento, per occuparsi del cane. Aveva tracciato nella polvere un cerchio intorno a sé. Si era spogliata, il corpo nudo color cioccolato brillava di sudore. Un pendaglio di rame a forma di testa di leone stilizzata le splendeva al collo. Masha alzò le braccia al cielo, gli occhi obliqui chiusi. Le labbra si muovevano appena mormorando una cantilena in una lingua antica e dimenticata: la formula di richiamo. La donna sentiva sotto le piante dei piedi il calore della terra, l’energia della Dea fluiva lungo le gambe divaricate, si aggrumava nel suo ventre per poi sciogliersi e rifluire lungo le braccia. La testa era leggera, riempita solo da immagini arcane.
Ddjhi kjsdhi aòksj oqwi, kst ialsue oiwu uyjk!” urlò nel linguaggio segreto dei leoni. Un brontolio lontano rispose alle parole della donna.
Masha aprì gli occhi, neri come una notte senza stelle, e guardò il cielo: era limpido e di un azzurro che accecava. Il cuore della donna cominciò a battere forte, il brontolio si faceva sempre più vicino. In breve tempo attorno al cerchio magico si erano radunati decine di leoni dalle folte criniere e dal pelame lucido. Masha si accucciò e lasciò che i felini annusassero il suo odore. Anche lei annusò gli animali, avevano un odore forte, selvatico, pungente. Sapevano di terra e sangue. Leoni e sacerdotessa fecero un giuramento: anche quell’anno i cuccioli non sarebbero morti di fame.
Dopo qualche ora Masha riposava tranquilla nella tenda. Anche lei aveva cominciato ad odorare di terra e di sangue, era il periodo di dare il suo contributo alla Dea Terra. Yuhe, appena aveva sentito quell’odore, aveva uggiolato impaurito.
Il giorno dopo la sacerdotessa del Dio Leone si mise in caccia. Indossava un’ampia veste bianca di lino e una fascia colorata adornata di perline sulla fronte. Agganciato al polso aveva un pugnale rituale dalla lunga lama ondulata e l’elsa di rame. Camminava scalza sulla terra bruciata dal sole con accanto il suo cane. Si fermava frequentemente guardando intorno a sé. Yuhe annusava l’aria.
I due compagni si fermarono del tutto: entrambi avevano sentito odore di uomo e di lubrificante per fucili. Uno sparo echeggiò poco lontano, Masha sentì la terra tremare. I suoi occhi si ridussero a fessure, le labbra si ritirarono a scoprire i denti. Cominciò a correre verso la fonte dello sparo. Trovò due uomini sporchi e sudati, chinati su un leone. Un uomo era magro ed alto, la pelle del colore dell’ebano, l’altro era basso e tarchiato, di colorito olivastro. Entrambi tenevano in mano un fucile. Il leone a terra aveva gli occhi opachi, la criniera impolverata e un grosso foro nella testa. Masha lo guardò con pietà e dolore. Poi alzò gli occhi sugli uomini che la guardarono tra il sorpreso e il divertito.
Quello secco fece una battuta volgare dando di gomito all’uomo olivastro che ridacchiò. Masha non badò loro, ma si avvicinò al leone. La sua espressione era così risoluta e ferma che i due uomini la lasciarono fare lanciandole, nel frattempo, occhiate lascive. Masha chiuse gli occhi del grosso felino e pronunciò una formula di passaggio. I bracconieri sentendo quelle parole si fecero seri.
“E’ una strega!” mormorò l’olivastro a quello secco. Ma quello non era superstizioso come il collega e rispose con una serie di imprecazioni. L’uomo basso rabbrividì. Masha si alzò in piedi fronteggiando i due uomini.
“Avete assassinato un figlio del Dio Leone! La Sua punizione ricadrà su di voi!”
Il secco si mise a ridere.
“Chi lo dice, donna?” disse, ma quello olivastro cominciò a tremare sempre più turbato.
Masha guardò intensamente i due uomini con occhi accesi di una luce mistica e spaventosa
“Ciò che avete fatto a Suo figlio, Lui farà a voi” esclamò con voce tremante e roca. L’olivastro, sempre più terrorizzato, si buttò a terra. Aveva sentito le storie sui bracconieri scomparsi, sulla vendetta degli spiriti e chiese perdono balbettando.
Il viso di Masha era una maschera impietosa di vendetta e non diede ascolto all’uomo, ma pronunciò una sola parola.
“Yuhe!”
Il cane scattò alla giugulare dell’uomo inginocchiato che guardò pieno d’orrore le zanne di quel diavolo bianco farsi sempre più vicine alla sua gola.
Il secco bestemmiò e caricò il fucile.
“Maledetta puttana!” gridò prendendo la mira. Masha era rimasta immobile, aspettando che il cane uccidesse il bracconiere. Mentre l’uomo puntava, Yuhe lasciò la gola dell’olivastro e si avventò contro il secco azzannandogli la gamba. Il bracconiere, sbilanciato, sbagliò mira ed il colpo risuonò a vuoto nella savana.
Le gazzelle saltellarono, le giraffe smisero di masticare.
L’uomo cadde a terra e Masha gli si gettò addosso urlando e brandendo il pugnale. Il viso trasformatosi in una maschera di furia selvaggia. I due lottarono per qualche minuto: l’uomo era forte, ma lei aveva la potenza di tutta la terra e di tutti i leoni.
Il secco le diede una ginocchiata sul ventre, Masha boccheggiò e l’uomo ne approfittò per montarle sopra. Le mani della sacerdotessa cercavano qualcosa da ferire, le unghie trovarono la pelle del viso e lacerarono. L’uomo bestemmiò. Mise le mani intorno alla gola della donna, Masha avvertì l’aria fuggire con un rantolo dai polmoni. L’oscurità minacciò d’inghiottirla. Scalciò febbrilmente e con un movimento convulso riuscì a squarciare la gola dell’avversario. L’uomo gorgogliò, cadendole addosso, i suoi occhi si fecero opachi. Masha rimase per qualche secondo ansante sotto il corpo dell’uomo, poi sorrise e se lo scrollò di dosso.
Col pugnale aprì il ventre dei due bracconieri dal collo al pube mettendone in mostra i visceri. Poi, mentre il vento portava nella savana l’odore metallico di sangue umano, la sacerdotessa gridò.
“Venite fratelli, venite a prendere la vostra preda!!”
Decine di leoni giunsero dalla savana per cibarsi della carne fresca. Si buttarono famelici sui corpi, strappando la carne sanguinolenta, spaccando con le zanne potenti le ossa. Masha guardò sorridendo i musi dei felini farsi sporchi di sangue. Il festino durò a lungo, fino a che il sole non divenne, nel cielo illividito, un’enorme sfera arancione che tingeva di vermiglio animali e cose. La donna tornò lentamente all’accampamento. La notte calò improvvisa e silenziosa come un sudario nero a coprire le miserie del giorno.
Giunta al campo Masha si sedette pesantemente. Yuhe si era addormentato sul suo ventre, ma Masha guardò a lungo la luna preparandosi per la caccia dell’indomani e dei mesi seguenti. Durante quei mesi la donna scattò parecchie fotografie ed i leoni poterono godere di carne fresca in abbondanza.
Ma le nuvole già cominciavano ad addensarsi nel cielo. L’aria si faceva più fresca e Masha avvertì i leoni farsi sempre più diffidenti. La frenesia della caccia si stava assopendo, l’ottusità del caldo la stava abbandonando.
Agli inizi della stagione verde Masha decise di tornare indietro. Le nubi erano nere e gravide di pioggia, lampi serpeggiavano lungo le cortine di nuvolaglia, il vento soffiava forte e freddo, i tuoni brontolavano come colpi di mortaio e una mattina le nuvole lasciarono cadere il loro carico di vita.
La pioggia precipitava violentemente, formando piccoli ruscelli e stagni, la terra dura e screpolata della savana si coprì di tenera erba verde, gli animali lasciavano che la pioggia scorresse su di loro con sollievo. Le gazzelle saltavano di gioia, gli elefanti barrivano rotolandosi nel fango, le zebre nitrivano e battevano gli zoccoli in una danza di felicità. La jeep correva sotto la pioggia battente e i leoni ruggirono in segno di saluto.
La stagione della caccia era terminata, ma i maestosi felini sapevano che appena la pioggia fosse finita, appena l’erba avesse cominciato ad ingiallire, la sacerdotessa del Dio Leone sarebbe tornata.











Ringrazio Mannu, Mela87 e Gattaka per i loro commenti. Grazie, fate la felicità di una scrittrice! ^__^
Golem a te un ringraziamento davvero speciale e sai perchè!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: cassiana