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Autore: I Fiori del Male    18/06/2013    3 recensioni
Marie Grandier e il generale Jarjayes sono rimasti soli nel palazzo, soli col triste ricordo dei due giovani che lì avevano vissuto la loro breve vita. Poi un giorno Marie trova il coraggio, per la prima volta dalla morte di André, di entrare nella sua stanza, e così ....
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIE DI ANDRE GRANDIER
Capitolo III – il prezzo dell’amore.
 

“la piccola Rosalie rallegra questa casa con la sua sbadataggine ... proprio non sa cosa voglia dire maneggiare una spada, ne sa suonare il piano, nemmeno è in grado di leggere, ma è piacevole osservarne i progressi sotto la guida di Oscar. In questi momenti vedo come per certi versi somigli al padre. È anche lei autoritaria, e pretende molto da Rosalie. Quella ragazza però è molto più sveglia di quanto si possa immaginare, e l’ho capito solo oggi.
Oscar stava suonando il piano e io e Rosalie la ascoltavamo, rapiti entrambi, io certamente più di lei poiché avevo finito per andare oltre il suono di quei tasti. Non credevo si notasse tanto finché Rosalie si è voltata verso di me e mi ha detto: “la ami, non è vero?” a voce bassa, in modo che Oscar non potesse sentire. Ammetto di esserci rimasto di stucco. Cosa avrei potuto risponderle? Non le ho risposto e questo non ha fatto altro che confermare il suo presentimento. “resterà un segreto”, mi ha detto, poi ha ripreso ad ascoltare il piano.  Mi sono sentito un bambino colto a fare qualcosa di sbagliato, ma chissà perché sono felice in fondo che qualcuno l’abbia capito. E poi so per certo che Rosalie manterrà la parola e non dirà nulla a Oscar.”

“battuta da Rosalie ...” si disse Marie, sorridendo un po’ al ricordo di quella fanciulla. Era molto gentile e si offriva sempre di dare una mano in casa, cosa che lei non le aveva mai permesso. In fondo il suo obiettivo era entrare a Versailles e non ci sarebbe di certo riuscita se avesse continuato a fare le pulizie e cucinare e tutto quello che fino ad allora aveva fatto in casa sua. Questo le ripeteva ogni volta che si accorciava le maniche ed insisteva perché lei non facesse tutto da sola, ma spesso aveva vinto comunque e l’aveva aiutata, avendo cura che Oscar non lo venisse a sapere.

Ancora una volta, André aveva lasciato un po’ di spazio, ma la scrittura risultava più disordinata e spigolosa, come se avesse avuto fretta di riportare quelle parole su carta. Qua e la si vedeva addirittura qualche sbavatura, qualche piccola goccia ormai asciutta.

“Fersen è tornato ... è passato molto tempo, ma è di nuovo qui e negli occhi di Oscar è come se nulla fosse cambiato, anzi ... è arrivato da noi all’improvviso, mentre io e Oscar ci allenavamo alla pistola, e dio com’è cambiato il volto di lei alla sua vista! Gli è corso incontro, come ad un miraggio, con un sorriso smagliante e gli occhi brillanti come non li vedevo ormai da troppo tempo ... Oscar, perché mi fai questo? Guardami, comincio a desiderare che tu capisca, sto troppo male non so cosa potrei fare, andando avanti così. Ti prego leggi il mio volto, sono certo che non sa più nascondere quello che provo tanto è immenso. Smetti di farmi del male!”

Un altro spazio e la scrittura tornava ad essere ordinata.

oggi credo di aver visto un angelo scendere da quelle scale. È stata la prima volta in assoluto in cui ho visto Oscar vestita come una donna, una splendida, meravigliosa donna ... diretta ad un ballo. Mi fa male sapere il perché, cosa l’ha spinta a tentare di scoprire quel lato meraviglioso di se. È sempre lui, Fersen ... credo che andrò a bere qualcosa, tanto per togliermi di dosso un po’ di tristezza ...”

Già ... quella notte André era svanito nel nulla, non appena Oscar era uscita. Così, mentre lei pensava avesse accompagnato la ragazza al ballo lui era tornato in quella stanza, aveva scritto quelle parole e poi se n’era andato a bere in qualche squallido locale. Per la seconda volta, Marie abbandonò la sua camera, per compiere un altro viaggio.

Scostò appena la porta oltre la quale si trovava la stanza di Oscar, con cautela, poiché il mostro dei ricordi si celava li dietro. Entrò lentamente, guardandosi intorno in quell’ampio spazio inondato di sole, dove non v’era traccia apparente di Oscar. Era una camera molto meno personale di quella di André, ma si capiva che era di una donna perché, anche dopo tutto quel tempo, aveva un odore diverso.

Quello che lei cercava, si trovava dentro l’armadio. Lo aprì e lo trovò subito, in mezzo alle tante divise di ricambio e ai vestiti da uomo: l’abito bianco lungo che lei stessa aveva cucito e che Oscar aveva indossato al ballo di cui parlava André. Conservava intatto il suo splendore come non fosse stato toccato dal tempo, le rifiniture blu scintillavano al sole e il bianco era accecante. Sembrava l’attimo di luce in mezzo alla vita buia e dura di Oscar, rappresentava in effetti il momento in cui aveva smesso di credere di essere uomo, il momento in cui era rinata donna nel profondo e soprattutto quello in cui per un attimo non aveva combattuto la sua vera natura.

In quell’intreccio di trame, nelle cuciture e nei disegni, si celava un’intera storia d’amore e di femminilità. Marie si disse di aver fatto una cosa buona, cucendo quell’abito, non solo perché alla fine le era servito per andare ad un ballo, ma perché, anche se lei in quel momento non l’aveva percepito, nello stesso istante in cui si era guardata allo specchio Oscar aveva compreso ogni cosa.

Accarezzò per un po’ quel tessuto morbido con affetto, tentando di trasmettere in quel gesto tutta la tenerezza che era mancata a quella ragazza, morta prima ancora di poter esplorare la sua vera vita, e poi tornò nella sua stanza, dove le memorie di André attendevano di esser lette fino in fondo.

 
“Ieri notte sono stato ferito ad un occhio. È un dolore continuo quello che mi trafigge la testa sul lato sinistro, e devo tenere l’occhio bendato fin quando il medico non lo riterrà più necessario, o rischio di perdere la vista. Sono stato fortunato, se starò attento tornerà tutto come prima, e sono contento che non sia stata Oscar a correre un simile rischio. Questo mio sacrificio tuttavia non è servito a nulla, perché non abbiamo ancora preso il cavaliere nero. Temo che Oscar tenterà di trovarlo e catturarlo da sola .... ma non deve!  Non ce la farebbe, potrebbe morire e io la seguirei di certo. Un mondo, una vita senza lei non avrebbe valore, per me.”

Ancora un altro piccolo spazio ed ecco che André raccontava di come il suo presentimento fosse stato giusto e di come Oscar fosse mancata tre giorni, catturata dal cavaliere nero e rinchiusa in una cella. Come ben ricordava anche Marie, André si era tolto la benda all’occhio, si era travestito da cavaliere nero ed era andato a liberare Oscar. Insieme avevano poi catturato il cavaliere nero e lo avevano portato in casa, ma tutto questo ad André era costato caro ....

“ purtroppo ho perso la vista all’occhio sinistro, alla fine, perché mi sono tolto la benda ieri sera. Oscar e la nonna mi hanno rimproverato per tutto il giorno. Quando il medico ci ha dato la notizia la nonna ha pianto e Oscar è scappata fuori dalla stanza, non so perché .... dopo, quando è tornata, non ha fatto altro che fissarmi, senza dire una parola. A volte vorrei proprio sapere cosa le passa per la testa. Sarebbe l’unico modo per conoscerla . . . . .

Un altro giorno ancora, ed è quel giorno, quello in cui André, preso da un’indescrivibile furia per l’ostinazione di Oscar, di nuovo ostinata nel suo voler vivere da uomo, letteralmente la aggredisce, per poi fermarsi appena prima dell’irreparabile, in preda al panico, come risvegliatosi da una trance. Davanti a lui c’è Oscar donna, in tutto e per tutto donna, che trema dallo spavento e non può fare altro che chiedergli “cosa vuoi provare, André?” perché sa che qualunque cosa volesse fare potrebbe portarla fino in fondo, sa di essere una rosa e non un lillà, nemmeno André stavolta le ha impedito di soffrire, e adesso lei sa perché: anche lui sta soffrendo, soffre perché la ama e lei, fino a quella sera, non lo ha mai saputo.

“che Dio mi perdoni .....” sono le parole che chiudono quella triste pagina, messaggera del prezzo dell’amore.


Si, lo so, lo so, pubblico un capitolo dietro l'altro rovinando la suspance, ma non posso farci niente, è come se la storia stessa mi chiamasse e mi dicesse: vai avanti. Spero come sempre che vi piaccia :)
   
 
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