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Autore: 21gunsbelieve    18/06/2013    2 recensioni
Sophie è una ragazza sola.
Orfana di entrambi i genitori da quando aveva tre anni, deve andare a vivere con una sua zia acquisita.
Sophie non sa cosa voglia dire la parola "amicizia" e si rifugia nel mondo della musica, finché, il giorno del suo sedicesimo compleanno, la zia decide di mandarla in un collegio famoso per dare un'educazione adeguata agli alunni considerati "troppo vivaci" e "turbolenti". Qui Sophie vivrà molte esperienze, sia belle sia meno.... Se vi incuriosisce leggete!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wake me up when September ends

 

“As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends”

Driiiiiiiin Driiiiiiiiiin Driiiiiiiiiiiiiin

“Così presto doveva suonare la sveglia?”mi chiedo “Sono appena le sei!”. Ma tanto lo so che quando la zia dice un’ora vuole indicare come minimo quella prima.
Infatti quando entra ho appena fatto in tempo a infilarmi la gonna  e la giacca della divisa del collegio. Sì, perché proprio oggi, il giorno del mio tredicesimo compleanno, che dovrebbe essere bellissimo, dovrò andare in un collegio per ragazzi considerati turbolenti e troppo vivaci. E indovinate di chi è stata l’idea? Di mia zia Agatha, naturalmente.

Perché poi? Per aver confessato a Lena, la mia cameriera greca, di volermi divertire di più, come fanno tutti i ragazzi della mia età, invece che stare chiusa in casa.

Sono sicura che Lena non mi tradirebbe mai. Per me è più di una semplice cameriera: è stata la mia bambinaia da quando sono andata a vivere con mia zia Agatha ed è stata persino lei che, un po’ di anni fa, prima di partire per la Grecia per il funerale di sua nonna,  mi ha regalato l’oggetto che preferisco tra tutti: il lettore Mp3.

Ma la zia –uffa, dovrei smetterla di chiamarla così- era passata “casualmente” vicino alla mia stanza, di cui io, ingenuamente, avevo lasciato la porta aperta, e così aveva udito ogni singola parola di ciò che avevo detto.

“Ricovero” : già il nome ti dice tutto riguardo al tipo di scuola in cui andrò. Fa pensare a un ospedale per malati mentali, come quello nel video di Baket Case, soltanto che lì almeno si sente un po’ di musica, mentre nel collegio ci saranno unicamente  compiti e noiose lezioni. Ah sì, e una strettissima vigilanza.
 
Come sempre quando ci spostiamo prendiamo un taxi. Sono quasi due ore che stiamo in viaggio, io, Agatha e Lena, ma sembra che siano passati non anni, ma decenni.

Intanto il centro storico della città in cui abitiamo ha lasciato il posto alla periferia, poi alla campagna e infine ad una specie di paesaggio che non so nemmeno io cos’è: penso che sia qualcosa come una landa desolata, senza colore.
Secondo voi in che tipo di ambiente poteva trovarsi il collegio:  nel centro storico della città, in campagna o nella landa desolata?  Che noia, pare che il Ricovero –ho preso a soprannominarlo così-  sia proprio una specie di ospedale dove si curano i malati mentali.

Ci accoglie un’aria non troppo festosa, anzi per niente, tutto il contrario. Proprio come me l’immaginavo: un edificio spento, decolorato.
Una donna che dice di chiamarsi Jane Libby si presenta come quella che sarà la mia cameriera per la mia permanenza nella scuola, molto breve, spero.
Mia zia rimane nell’atrio del collegio e ci salutiamo con semplice ed austero “arrivederci”. Lena piange e si asciuga le lascrime su un fazzoletto al pensiero di non vedermi per tanto tempo – a dire la verità non so nemmeno io quanto resterò al Ricovero, ma sicuramente molto di più di quanto mi aspetti. Prima di andarsene, però, si sfila delle banconote dalla borsa e, senza farsi vedere da nessuno e contro la mia volontà, me le infila nella tasca della giacca della divisa.

-Allora siamo pronte?-la voce gracchiante della mia nuova cameriera mi riportà alla realtà.
Annuisco.
-Non vi è concesso portare nelle camere oggetti personali a parte i libri scolastici. Dovete consegnare  tutto il resto di ciò che avete in segreteria. Le lezioni inizieranno alle  nove in punto. Non si ammettono ritardi.- la voce monotona della signorina Libby mi fa da sottofondo mentre attraversiamo i tetri corridoi dell’istituto. Già si respira un’atmosfera  pesante, immaginate con la lagna fatta persona che parla...
Dopo circa due secondi smetto di ascoltarla e immagino di avere gli auricolari nelle orecchie....
-Ci siamo comprese?-ormai siamo arrivate alla camera e la signorina Libby non vede l’ora di togliermi dai piedi –Ah, dimenticavo, il collegio organizza dei corsi pomeridiani di musica, sia di pratica che di teoria. Il tutto grazie a un piccolo contributo extra da parte degli allievi interessati.

“Ecco un lato positivo in tutta questa faccenda” penso.  Nei momenti in cui mi sento proprio giù provo a cercare un lato positivo nelle situazioni che sto vivendo.
Jane si congeda velocemente e io entro in camera, bussando prima.

-Ehi, ma tu chi sei?-una voce stridula mi accoglie nella stanza.
Squandro con gli occhi l’ambiente, nel tentativo di individuare chi ha parlato.
La camera non è né troppo piccola né troppo grande. Formata da tre letti separati, i suoi due terzi sonoi occupati dall’altra inquilina. Spoglia, priva di accessori, rispecchia in pieno l’ideologia di questo collegio: “soffrire per crescere”.

-Ehi, sono qui! Non sono mica invisibile, io. Forse è così per te, ma io sono molto più in alto rispetto agli altri- modestia parte, penso.
Capelli biondi, un viso perfetto e un caratterino piuttosto vivace: ecco presentata la mia nuova compagna di stanza. Ah, e il suo nome? Melissa Woods,come si legge dai poster con le sue foto appesi sui muri della camera.

Guardo l’ora sull’orologio della camera. Sono le otto e mezza. Sfinita, mi butto sul letto, che non è nemmeno troppo comodo.
Vi prego, svegliatemi quando settembre finisce.
  
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