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Autore: _brilliam    18/06/2013    2 recensioni
E' una Os ambientata nell'antica Grecia. La Os contiene una sola scena in cui viene descritto un assassinio. Si svolge interamente in un tempio. La protagonista è Iris, femminista convinta ma vergine sacrificale perchè...
*** Dal testo ***
Non avrei mai pensato che in punto di morte, potessi davvero comprendere cos'era la vita. Eppure quando avevo incrociato i suoi occhi, ogni dubbio scomparve. Quando quel giorno Zayn comparve nella mia vita, il pezzo che sentivo mancare in me, completò il puzzle. Sapevo che ora tutto era al posto giusto. E non c'era nulla di sbagliato in tutto ciò. Per la prima volta in vita mia, sentii che tutto era dove doveva stare . Lui mi aveva riportato l'ordine nella mia vita disordinata o forse troppo ordinata, dipende dai punti di vista, e non gli sarei mai stata abbastanza grata per ciò che era riuscito a darmi. Era riuscito a riportare alla vita, un cuore morto da tempo. Il mio.
*** Fine ***
Buona lettura !
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                A Federica,

                                                                                                                               che con qualche semplice parola in un racconto

                                                                                                                               è riuscita a farmi sentire per la prima volta, amata
                       

                           












Il sole caldo della Grecia illuminava le colonne di marmo bianco che circondavano un giardino rigoglioso pieno di fiori.
Una brezza leggera si alzava dalle fronde degli alberi e spostava i miei capelli ondulati color cioccolato fondente. La toga bianca che indossavo, mi fasciava stretta e non mi faceva godere abbastanza il venticello fresco della Primavera. Sembrava una giornata come tante.
Eppure non lo era.
Camminavo per i corridoi del tempio che si affacciavano sul giardino e mi beavo silenziosamente del calore del sole. Era così bello sentirlo sulla pelle mentre ti riscaldava anche il sangue nelle vene che in quel momento, potevo giurarci, era freddo di paura. Osservavo silenziosamente le ragazze che vestite tutte rigorosamente come me con la toga bianca, camminavano con le mani in grembo lungo i corridoi. Nel tempio eravamo solo vergini vestali. Non erano ammessi ragazzi a parte i sacerdoti. Ragazze che venivano da tutto il mondo, di ogni colore di pelle, si radunavano qui, ad Atena. Di ogni paese, razza ed età inferiore ai 19 anni, eravamo lì. Venivamo scelte per ereditarietà.
La prima figlia di ogni famiglia votata ad Artemide, doveva essere consacrata e sacrificata nel giorno del suo 19esimo compleanno.
Il nostro era un destino già scritto prima ancora che noi nascessimo.
Non avevamo libero arbitrio.
Avevo pochi ricordi della mia famiglia. Ricordavo di avere un fratello più grande che mi coccolava sempre.
Ricordavo di avere dei genitori che mi volevano bene. Ma erano tutti ricordi frammentati.
Ciò che ricordavo meglio di tutto, era il giorno in cui i sacerdoti mi prelevarono da casa mia. Avevo solo 5 anni.
Mi aggiustai una ciocca dietro l'orecchio e trattenni le lacrime. Era inconcepibile che una vergine piangesse in pubblico, questa era una delle regole del tempio di Artemide.
Ricordavo come, i sacerdoti quando mi affidarono la camera che avrei avuto, tentarono in ogni modo di farmi ridere per non farmi pernsare alla mia famiglia.
I primi anni furono belli. Niente torture, niente carenze affettive. Non ci mancava niente. Stavamo tutte bene.
Ma la notte, ognuna di noi si chiedeva di chi fossero le urla che si sentivano nella sala all'interno del tempio.
I sacerdoti la chiamavano sala dei giochi e noi supplicavamo di andarci. Loro ridevano e ci dicevano che un giorno, ci saremmo andate tutte.
E ogni giorno agognavamo il giorno in cui avremmo messo piede lì dentro.
Ogni giorno vedevamo una ragazza scomparire, le più grandi scomparivano una ad una.
Erano le nostre compagne di giochi, ci accorgevamo di chi mancava.

Poi quando compii 10 anni le cose cambiarono.

Niente più giochi, niente risate. Il cibo diminuì, le carezze si annullarono.
Non eravamo più bambine, dicevano loro, era l'ora di crescere.
Ci insegnarono ogni singola regola che doveva essere rispettata.
Mai piangere in pubblico... Le lacrime delle vergini sono sacre e nessuno doveva vederle.
Mai fare nulla di minimamente rischioso o che avrebbe lasciato cicatrici sul corpo della vestale. Dovevamo rimanere intatte.
Le regole erano così tante e ad appena 10 anni, bisognava impararle tutte.
Ci torturavano affinchè le rispettassimo ma erano torture che non lasciavano il segno perchè non dovevano rimanere cicatrici su di noi.
Ci insegnarono a cucire, cucinare e tutte le cose che dovevano fare le donne.
Ma noi non eravamo donne, eravamo solo bambine private di un' infanzia.
Pian piano, ci istruirono affinchè il nostro cuore, il nostro cervello e la nostra anima fossero votati agli dei, in particolare, ad Artemide.
Ci spiegarono che "la sala dei giochi" era tutt'altro che per i giochi.
Lì si disperdeva sangue sugli altari ogni giorno, o quasi.
"Bisogna tenere gli dei in nostro favore" erano quelle le loro spiegazioni se osavi chiedergli il perchè di tutto ciò. Nel peggiore dei modi, non ti rispondevano e ti facevano bere un veleno che ti rodeva l'intestino. "Voi non dovete fare domande, dovete solo ubbidire" dicevano mentre ci contorcevamo dal dolore.
Il tempio poi, era suddiviso a metà.
Quella di destra, era dedicata alle bambine dai 5 anni ai 10. Quella di sinistra, dai 10 al giorno in cui saremmo uccise, il giorno del nostro compleanno. Dei 19 anni.
Non volevano far sapere prematuramente alle bambine, cosa ci sarebbe successo. Il nostro dovere, quello delle più grandi, era quello di giocare con loro, farle ridere e tenerle occupate. Ognuna di noi era affidata ad una bambina, per questo ce ne accorgevamo se scomparivano.

La mia si chiamava Asia ed era di origini tunisine. Ci siedevamo in giardino e giocavamo con le bambole ed io ero tanto felice quando stavo con lei.
Avevo 7 anni, ma me ne accorgevo quando nei suoi occhi marrone cioccolato come i suoi capelli e la sua pelle, brillavano barlumi di terrore. Non mi spiegavo quei cambiamenti d'umore, all'epoca non sapevo ancora nulla.
Ma ora che ero a conoscienza di tutto, sapevo che vedeva la morte avvicinarsi ogni giorno che passava.


Mi sedetti sul letto della mia camera, interamente arredata di bianca dalle pareti dorate intrise di ghirigori dello stesso colore. Era luminosa, grazie anche all'enorme finestra che dava sul cortile. La dividevo con un'altra ragazza, Milen. Lei aveva 17 anni ed era il mio completo opposto. Io avevo gli occhi castano scuro, lei azzurri. Io capelli lunghi colore cioccolato caldo e lei corti e biondo platino.
Milen mi guardò triste e abbassò lo sguardo. -Oggi è il tuo compleanno...- sussurrò soltanto.
Sospirai e guardai fuori dalla finestra. I nostri letti erano uno di fronte all'altro e la finestra li divideva. -Lo so Milen..- sussurrai semplicemente.
-Perchè non abbiamo libero arbitrio? Perchè dovremo fare tutte questa fine?- mi chiese con la voce inclinata dal dolore.
Gli occhi le si inumidirono. -Non piangere Milen, se un sacerdote entra, muori prima del tempo- borbottai schietta e arrabbiata. Si asciugò le lacrime che avevano cominciato a scendere.
-Non so perchè dobbiamo fare questa fine- riuscii solo a rispondere. Era il mio compleanno e l'unica prospettiva che mi si presentava era morire in onore di una divinità in cui nemmeno credevo. Avrei dovuto avere paura, eppure l'unica cosa che provavo era  tristezza. Tristezza perchè avrei potuto fare tante cose, avrei potuto essere tante cose. Una scrittrice, una filosofa.. Avrei potuto vivere tante esperienze, eppure stavo lasciando questo mondo ad appena 19 anni. Da poco compiuti tra l'altro.
La vita ci scorreva davanti come un bel film lucente, piena di fotogrammi felici ed era impossibile pensare che sarebbe finito tutto con una pugnalata al cuore. "In onore di Artemide, la dea delle vergini" come dicevano loro, i sacerdoti. Ma ero sicura che se esistevano gli dei, non avrebbero voluto sangue sparso in loro nome.
-Ma sono sicura- mi affrettai ad aggiungere prima che Milen scoppiasse a piangere di nuovo -che un giorno, ci sarà un'epoca in cui le donne non si faranno mettere più i piedi in testa. Un'epoca in cui le donne faranno gli stessi mestieri degli uomini e non verranno uccise solo per questo. Un giorno succederà, lo so- dissi con aria fiera.
-Un giorno, ma non adesso- mi rispose Milen desolata. -Un giorno, ma non adesso- ripetei.

Restammo in silenzio, come se potessimo colmare ognuna il vuoto dell'altra.
 -Io vado in cortile. Voglio prendermi questi ultimi raggi di sole. Al tramonto mi devono uccidere- risi isterica.
-Dopo, quando torno per mettermi il vestito più bello che ho- mimai le virgolette -ti saluto a dovere- le sorrisi sincera. Milen pianse ancora e nonostante sapessi che non bisognava farlo, la abbraccia forte, anche per nascondere i miei crescenti occhi lucidi.

-Vado, prima che si fa troppo tardi- le sussurrai. Mi staccai dall'abbraccio e la guardai un'ultima volta prima di chiudere la porta e affrettarmi nel cortile. L'avevo lasciata così fragile, sul punto di crollare. Sapevo come si sentiva. Come me.



***



Stesa sul giardino ben curato del tempio, mi chiedevo il perchè della morte.
Non era un bell'argomento a cui pensare ma era anche l'unico a cui arrivava il mio pensiero prima di morire.
Guardavo il sole, con la testa immersa nei miei fiori preferiti, le margherite. Guardavo il sole fino a farmi diventare la vista completamente bianca.
Bruciava e io piangevo. Di nascosto da tutti. Almeno se sarebbero venuti i sacerdoti avrei potuto dire che piangevo per colpa del sole.
O avrei potuto inginocchiarmi e scongiurare di non uccidermi perchè era crudele spegnere una vita a 19 anni.
Ma non mi sarei abbassata a quel livello. Non era da me.
Io ero Iris. La ragazza ribelle che non piangeva mai. Che non pregava mai nessuno. Non avrei cominciato ora.


-Ciao- una voce soave e mascolina mi fece sobbalzare.
Mi misi di scatto seduta e mi voltai indietro dove avevo sentito la voce. Sbarrai gli occhi.
Lì c'era un ragazzo. E dire che era un ragazzo era un pò tanto riduttivo.
-Sei Iris vero?- mi domandò lui. Indossava anche lui una di quelle toghe, ma in versione maschile, di quelle che ti lasciano mezzo busto scoperto.. E che busto il suo.
Aveva dei capelli neri sbarazzini e luminosi occhi castano chiaro screziati di un verde bello come quello del prato che mi circondava.
-Miei dei che ci fai tu qui?! Non puoi restare! I ragazzi non sono ammessi nel tempio!- quasi gli urlai contro, non rispondendo alla domanda che gli avevo fatto.
-Ma io non sto nel tempio, sono nel giardino- disse lui con un sorriso beffardo. Rise. Il mio cuore perse qualche battito.
-E poi non vorrei mai che quell'irosa di Artemide si arrabbiasse, sennò chi se la sente- rise ancora più forte. Ma era pazzo?

-Non puoi restare qui- ripetei semplicemente. Ormai ero in piedi di fronte a lui e lo fissavo dritta negli occhi.
Lui sospirò e abbassò lo sguardo sui suoi sandali alati... Aspetta un attimo. Sandali alati?
-Cosa sono quelli?- indicai le sue scarpe con un sopracciglio alzato. Come se fosse Ermes..
-No non lo sono- rispose lui facendo risuonare ancora quella splendida voce che ritrovava.
-Come prego?-
-No, non sono Ermes- mi fissò deciso con le labbra inclinate verso l'alto. Un altro sorriso da infarto.
I battiti del mio cuore accellerarono. -Ma io non ho detto questo...- lasciai in sospeso la frase. -Ma l'hai pensato- mi fece l'occhiolino girandomi attorno.
Lo seguii con la coda dell'occhio mentre faceva il giro attorno a me per poi ripresentarsi di fronte.
La toga bianca faceva un contrasto splendido con la sua pella d'ambra. Era dello stesso colore delle spiagge dorate del Mediterraneo.
I suoi occhi sembrarono brillare, più verdi quando s'incontrarono con i miei. Si avvicinò di ppiù, oltre il limite di sicurezza consentito.
Per qualche strano motivo non arretrai. Non avevo le forze. O semplicemente non volevo.
Si morse il labbro inferiore e carnoso e con le dita lunghe e affusolate, seguì il profilo della mia mascella, del mio zigomo, su e giù.
Mi lascia trasportare dalle sensazioni. Nessuno mi aveva mai toccata così.
Ed era strano farsi toccare da una specie di dio venuto in terra. Sbarrai gli occhi.
-Da dove vieni?- gli chiesi, forse presa dalla follia di ciò che stavo pensando. E se era davvero un dio?
-Che strano che abbiano deciso di salvare proprio te..- sussurrò lui. Non capii. E lui non rispose alla mia domanda.
-Che sei bella, sei bella. Molto più che bella- mormorò suadente vicino al mio orecchio. Odorava di.. miele e menta?
Non riuscii a formulare nemmeno una risposta decente. Ero come sotto incantesimo. La mia testa aveva azzerato ogni fottuto pensiero.
-Bella- mormorò ancora prima di plasmare le sue labbra sulle mie.
Il mio primo bacio.
Fu dolce, mi accarezzò i capelli mentre con l'altra mano avvicinava il mio viso al suo.
Il bacio si fece più passionale, quasi disperato. Non sembravo nemmeno più io. Sensazioni mai provate cominciarono a scorrere in me, forse nell'esatto momento in cui avevo incrociato i miei occhi con i suoi. Era come se la sua sola presenza mi avesse avvolta in un incantesimo. Avvolsi le mie gambe attorno al suo bacino. Lui sorrise sulle mie labbra e mi ricoprì di baci sul collo, alzai la testa al cielo per lasciargli più spazio. -Forse comincio a capire perchè vogliono salvarti...- soffiò sul mio collo.


Mi stese sull'erba con delicatezza e mi sorrise un'ultima volta prima di fiondarsi di nuovo sul mio collo, mordendolo.
Non so cosa successe esattamente in quel cortile mentre il sole del pomeriggio ci accarezzava. Ma so che non mi ero mai sentita meglio di così. I nostri corpi combaciavano perfettamente e io per la prima volta capii che significasse l'amore.. Forse era questo, quello di cui si parlava così tanto.
Mi sentivo riempita, amata, ammalgamata in un qualcosa di più grande di me.


Osservavo il sole che tramontava stesa sul suo petto. Mi sentivo beata.
Le stelle avevano cominciato a spendere un pò più in là, dove il sole non splendeva più e il cielo era già blu.
La luna s'intravedeva appena dietro qualche batuffolo bianco all'orizzonte. Tra un bacio e l'altro, il ragazzo dai sandali alati, mi aveva rivelato di chiamarsi Zayn. Non mi aveva detto altro. Niente di niente. Avevo sfogliato tutti i nomi degli dei, compresi gli dei minori, per vedere se ci fosse un nome simile in modo da poterlo ricollegare alla mia teoria che forse era un dio sceso dal cielo. Ma niente.

-Devo andare- dissi apatica rendendomi conto che il sole stava tramontando.
Zayn sbuffò. -Lo so-.
Lo guardai perplessa ma non feci domande. -Perchè hai fatto tutto questo?- gli chiesi mettendomi seduta, indossando la mia toga. Zayn ridacchiò, un braccio piegato sotto la sua testa. -Perchè mi andava-  rise. Lo guardai sprezzante e disgustata. -Schifoso- dissi prima di andarmene.
-Non lo dirai più quando vedrai quello che ho fatto- mi urlò dietro.
Non mi fermai, andai avanti, dritta nella mia camera. Ma rimasi pietrificata nei corridoi. Tutte le ragazze stavano ballando ed esultando. Le due arie del tempio in quel momento sembravano inesistenti. Bambine, ragazze e donne ballavano come se non ci fossero differenze. C'era chi cantava, chi alzava al cielo boccali di vino. Con gli occhi sbarrati rimasi pietrificata a guardare quelle scene. Che stava succedendo?
Milen mi venne incontro proprio quando non ci stavo capendo più niente. I capelli biondi che di solito portava legati in alto con tanti boccoli e fili d'oro, ora erano sciolti e liberi. Sembrava mezza ubriaca e dire che era allegra era un eufenismo. Non sembrava la stessa Milen che avevo lasciato ore prima in camera.
-Che sta succedendo?- le chiesi in preda al panico. Io mi stavo avviando al patibolo e lì c'era in corso una specie di festa.
Era strano che i sacerdoti sentendo tutto quel baccano non fossero ancora intervenuti in maniera drastica.
-I sacerdoti..- cominciò col fiatone. Rise e si piegò su se stessa. Risi anch'io, era buffa. -... morti, tutti-.
Sbarrai gli occhi. -Come ?- le chiesi. -Nello stesso modo in cui uccidevano noi- sbuffò -ma è storia vecchia, siamo libere!- urlò abbracciandomi forte. Era sicuramente sbronza.
Risi anch'io. Sembrava un sogno.
-Unisciti a noi!- mi tirò per mano portandomi tra le danze ma la fermai, mi guardò dubbiosa. -Dove li avete trovati?- le domandai.
-Sala dei giochi- mimò con le dita le virgolette. Mi diressi spedita dal lato opposto del tempio e spalancai le grandi porte dorate.
Mi tappai la bocca con la mano per non urlare. Teste mozzate, corpi privi di vita e sangue riempivano l'intera sala.
I vetri delle finestre, quelle del soffitto, erano spaccati come se qualcuno fosse piombato dal cielo...
Zayn.


Corsi nella sala, alla ricerca di qualcosa che avrebbe aiutato il mio cervello a fare congetture. E lo trovai.
Sull'altare di marmo grigio e scultoreo come l'intera stanza, col sangue rosso rubino dei sacerdoti, era rimasta una scritta.
"Volevi essere libera, ora lo sarai Iris. Non so perchè gli dei volevano salvare te in particolare. Forse perchè sei speciale, senza il forse. Ho sempre seguito con gli altri dei tutte le tue mosse dal monte Olimpo e siamo tutti sicuri che lascerai la tua impronta nella storia.... Il tuo "schifoso" Zayn"
Deglutii. Un dio. Lo sapevo che era un dio.
Sentii un qualche frusciare alle mie spalle e mi girai spaventata. Ed eccolo, in lontananza.
Il suo sorriso illuminava l'intera sala, meglio della luna che entrava dal soffitto di vetri rotti.
-Zayn..-cominciai. Avrei voluto dirgli quanto gli ero grata per aver dato alla mia vita un senso. Zayn si passò un dito sul naso, segno di fare silenzio. -Lo so- disse dolce -sai.. leggo nel pensiero- mi strizzò l'occhio. Risi. -Perchè hai fatto...?- lasciai la domanda in sospeso sperando che capisse. -Perchè da lassù mi sono innamorato di te e visto che questa è la prima e ultima volta che ci vediamo, volevo godermela- disse con un'alzata di spalle.
Arrossii. -Ti amo Iris, ma tu devi svolgere una vita umana. Sarai felice da quaggiù e compirai tante cose in onore delle donne. Cambierai l'umanità femminile futura- sospirò -vorrei portarti con me ma so che non posso. Magari farti bere dell'ambrosia in modo da farti diventare immortale ma Zeus mi ucciderebbe..- mi si avvicinò in un lampo.
-Io continuerò ad amarti da lassù, spero che tu farai lo stesso da quaggiù- mi prese il viso tra le mani e mi diede un casto bacio sulle labbra.
Un luccichio sfolgorante brillò dalla sua schiena e un paio di ali bianche enormi e piene di piume fece il suo ingresso. Erano argentee.
Deglutii a fatica, incantata. Lui mi sorrise e come un fulmine spiccò il volo, superando il soffitto di vetro e arrivando chissà dove lasciando dietro di se, una scia luminosa argentea come le sue ali.

Non avrei mai pensato che in punto di morte, potessi davvero comprendere cos'era la vita. Eppure quando avevo incrociato i suoi occhi, ogni dubbio scomparve. Quando quel giorno Zayn comparve nella mia vita, il pezzo che sentivo mancare in me, completò il puzzle. Sapevo che ora tutto era al posto giusto. E non c'era nulla di sbagliato in tutto ciò. Per la prima volta in vita mia, sentii che tutto era dove doveva stare . Lui mi aveva riportato l'ordine nella mia vita disordinata o forse troppo ordinata, dipende dai punti di vista, e non gli sarei mai stata abbastanza grata per ciò che era riuscito a darmi. Era riuscito a riportare alla vita, un cuore morto da tempo. Il mio.

-Grazie Zayn- alzai gli occhi al cielo e sorrisi. Una lacrima di cristallo solcò le mie guance rosee. Ero finalmente libera.









I'M BAAAAACK !
Ciao a tutte belle pimpe. So che è una Os strana.. forse la più strana che abbia mai scritto.
Spero solo che vi piaccia, davvero. Anche se è un genere che non piace a tutti.. O forse per il fatto che è scritto una merda come l'ho scritta io, non piacerà a nessuno lol
Va bene. Spero che mi lasciate qualche recensione, aspetterò con ansia. Critiche, pareri, complimenti, accetto di tutto.. anche i pomodori in faccia lol
Preferirei i muffin al cioccolato ma vabbè, non si può avere tutto nella vita no? LOL
So che la Os è un pò sanguinaria, un pò femminista, un pò "da mito greco" (ma io amo i miti greci djzhjdsz).. Un pò di tutto insomma  AHAHAHAHAHAHAHAH
Allora a presto (...spero...)  <3

Un bacio enorme e un caloroso abbraccio,
Sara <3
  
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