north tales
{ not to tell }
«Io
adoro le storie orribili.»
«Anch’io...
Un tempo.»
Succede
nelle circostanze e nei momenti più fortuiti, di solito mentre dorme, a volte
mentre siede lontano da lui – da tutti – a fissare il fuoco con la sua aria più
distante, raramente durante la marcia. Succede all’improvviso ed è spaventoso,
perché Bran, almeno, Bran
qualche volta può ancora illudersi che siano sogni e basta, e che facciano
paura soltanto perché paurosamente realistici; Jojen
no, lui lo sa bene con cosa ha a che fare, lo sa e pur sapendolo non è mai
davvero pronto – lo vede nei suoi occhi, ogni volta che si sveglia, ogni volta
che torna indietro.
Succede una notte in cui Meera
è a caccia e Hodor dorme di un sonno irremovibile.
Bran si sveglia di colpo e
per una volta è il sogno di un altro a svegliarlo: il primo naturale istinto è
quello di voltare il capo verso Jojen – e Jojen è lì che trema e singulta,
ancora, e non c’è nessuno a tenerlo fermo e al sicuro e a sollevargli il capo e
a fargli stringere una cinghia tra i denti, e non c’è nessuno a intrufolarsi in
quei suoi sogni per stargli semplicemente vicino e dirgli che va tutto bene, è questo che lui fa con Bran,
e Bran si sente più misero e inutile che mai perché quella
dozzina di passi che li separa gli sembra a un primo sguardo invalicabile come
la Barriera. Ma la Barriera, riflette, non
è invalicabile.
Non si guarda intorno in cerca di Meera, non tenta in alcun modo di svegliare Hodor. Rotola sul ventre e fa forza sulle braccia perché bastino
loro a trascinarsi dietro quelle gambe senza vita; si accorge a stento che la
neve gli gela le mani e non si sofferma a valutare lo scorrere del tempo, solo
guardando Jojen, ascoltando Jojen,
Jojen che da quando l’ha trovato è sempre stato lì
per lui – adesso è Jojen ad aver bisogno di qualcuno.
Scava con il corpo un solco simile a un sentiero, lo raggiunge quando il
tremito l’ha ormai sopraffatto e fa quello che ha visto fare a Meera. La pelle di Jojen è
rovente sotto le sue dita intorpidite, gli occhi sono aperti ma non vedono
nulla – nulla che appartenga a questo luogo e a questo tempo – e i denti sono
stretti, chiusi, come a frenare il ringhio sordo che gli sale dal petto e che
provoca in Bran un brivido che non ha niente a che
vedere con il freddo; ma non si allontana, non lo lascia solo, gli impedisce di
sprofondare da solo, è questo che Jojen fa con lui.
Poi passa, come sempre, e pian piano Bran lo vede e lo sente tornare, il tremore che si spegne e
il respiro che rallenta e gli occhi che si chiudono, si aprono, lo vedono e si
fermano su di lui.
Lo vede piangere. E non ha mai avuto più paura
di così.
Vorrebbe chiedergli chi o cosa ha visto, ma
stavolta gliene manca il coraggio. Jojen, del resto,
non ha bisogno di parole. Scosta lentamente la striscia di stoffa che Bran ha strappato dal suo mantello, si tira su a sedere,
guarda per un istante il tratto di neve smossa che testimonia un piccolo grande
viaggio e poi sospira – un sospiro lento, pesante, che vorrebbe buttar fuori
tutto il dolore del mondo.
«Mi dispiace» sussurra, uno sbuffo di voce nell’aria
fredda del nord, il viso vicino al suo, e cerca i suoi occhi e poi di nuovo li
rifugge e anche questo fa paura. «Le
torri... La musica... Tua... Bran, mi dispiace. Mi
dispiace davvero.»
Lo abbraccia e Bran
non capisce, forse non vuole capire, ha
paura di sapere – ma adesso è Jojen a tenergli la
mano tra i capelli e a impedirgli di andare in pezzi, di nuovo, come sempre, e
lui si domanda quanto sia stupido sperare per l’ennesima volta che sia tutto
solo un brutto sogno o un’orribile storia.
[ 652 parole ]
Spazio
dell’autrice
Non fraintendetemi,
penso tuttora di essere una bruttissima persona. *trololla*
Ma sono reduce da un rewatch della terza stagione, ho rivisto Cat e Robb e ho sofferto per loro
quanto e più della prima volta, ho amato più che mai Jojen
e Bran e ho pensato a come sarà quando l’uno o l’altro
vedrà le Nozze Rosse. Ogni singola
parola di questa flash mancata è stata un patimento fisico, ma era, ecco,
dovuto.
Ambientata in un momento indefinito, durante o dopo Mhysa, sicuramente dopo la scena citata in incipit. Dedicata con tutto il cuore
a mio fratello, perché affiderebbe volentieri Walder Frey a Ramsay Snow
– e perché shippa Jojen/Bran.
Valar dohaeris.
Aya ~