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Autore: Zazar90    19/06/2013    2 recensioni
I wanna take you home..
I won't do you no harm, no..
You've got to be all mine, all mine..
Ooh, Foxy Lady!!
La sua avventura negli Stati Uniti era appena cominciata.. L’avventura di Ruben Allister, un tempo conosciuta come la ragazza dei Rolling Stones, e adesso intenzionata a diventare la più grande giornalista musicale degli anni del Rock and Roll.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La redazione del New York Times appariva come la più organizzata delle strutture, enorme nei suoi corridoi, con le pareti di un bianco accecante e frenetica nel continuo brulicare di giornalisti al lavoro. L’incessante ticchettio delle macchine da scrivere in funzione suonava come la melodia dell’efficienza alle orecchie di una Ruby estasiata, la quale ammirava una simile organizzazione con sommo entusiasmo.
“Che figata!! Guarda Carl, sono tutti così schizzati, sembrano delle macchine.. Questo si che è lavoro!!”
“Questo si che è capitalismo!!” la corresse Bernstein, facendosi strada fra le scrivanie. “Però si.. Pure io vorrei lavorare in un posto del genere. Woodward!!”
Un giovane uomo dalla camicia perfettamente abbottonata e con tanto di cravatta si alzò al suo richiamo, stiracchiandosi le braccia. Doveva essere un giornalista affermato, nonostante la giovane età.. Non poté che invidiarlo sin dal primo istante.
“Bernstein! Pensavo ti fossi dato alle riviste underground!”
“Beh, si. In qualche modo dovrò pur campare.. Glieli hai consegnati i miei articoli al direttore??” domandò lo speranzoso Carl, gettando un’occhiata sulla scrivania del giornalista più rinomato. Questi sistemò una manciata di fogli in disordine, accennando un’alzata di spalle.
“Io glieli ho consegnati, il prossimo passo sta a te. Dovresti parlarci di persona..”
“Ah.. Si, hai ragione. E.. sai se ci sta ancora??”
Woodward ricompose i fogli perfettamente assieme, maggiormente interessato all’ordine che all’insistenza dello sfortunato amico.
“Non lo so, siamo in chiusura.. Vai a vedere!”
“Ok.. Mi aspetti qua, Ruben?”
Fu come un risveglio per lei, incantata da una redazione così perfetta.
“Eh? Certo, certo.. E dove scappo..”
Venne dunque lasciata con la sola compagnia di quel giornalista così altezzoso, maniaco della precisione. Passò un lungo, imbarazzantissimo minuto prima che si decidesse a rivolgerle parola.
“Robert Upshur Woodward.. Ma puoi chiamarmi Bob!”
Ruby non poté nascondere una smorfia mentre gli stringeva la mano.. Il suono di quel nome le provocava ancora un irrefrenabile senso di nausea.
“Ruben Allister.. Sono una collega di Bernstein.”
“Collega? Quindi pure tu sei una giornalista? È bello vedere come una donna possa intraprendere una strada così interessante.. Non è un mestiere facile, ma se riesci a farlo bene, ti darà un sacco di soddisfazioni!”
“Speriamo..” sorrise lei, giocherellando con una ciocca di capelli. Alzò un poco lo sguardo e incontrò la fermezza del suo, un uomo sicuro di sé, ma decisamente pieno di fascino. Niente a che vedere con l’instabilità caratterizzante i vari musicisti con cui era solita rapportarsi..
Passarono tutto il tempo a parlare, degli argomenti più svariati, ma in particolare della società, di un’antropologia che stava mutando, del ruolo della donna che si stava sempre più affermando.. E non smisero di parlare neppure quando Bernstein fece il suo ritorno, l’andatura moscia e l’espressione da soldato sconfitto.
“Cinque minuti.. Cinque minuti e lo avrei beccato, accidenti alla sfiga!!”
“Non ci credo che hai intervistato Martin Luther King, voglio le foto!!”
“Ceniamo insieme allora??”
“Affare fatto!!”
“Non ci credo..” sospirò l’abbattuto Carl, voltando le spalle ad entrambi. “Vi lascio soli un quarto d’ora e già si parla di cenette romantiche.. Possibile che solo io non riesca mai a concludere niente??!”
E se ne andò borbottando, passando praticamente inosservato, ma lieto tuttavia di lasciarsi alle spalle quel fastidiosissimo cinguettare.

“Che diavolo stai facendo, Becko??!”
“Me ne vado, Page.. Che cazzo starò facendo, voi asiatici dovreste brillare per intelligenza!!”
Doveva essere impazzito. Stava praticamente smontando tutta la camera, le labbra serrate nello spostare i vari mobili, gli occhi ormai saturi di rancore.
E lui cosa poteva fare in tutto questo? Aiutarlo??
No, aveva fatto sin troppo.
“Ma dai.. Non credevo la prendessi così male.. È solo un gruppo..”
“Solo un gruppo???! Perché non chiudi quella dannata fogna invece di sparare stronzate?? Sei un fottutissimo infame, tu come tutti gli altri!!”
Forse più di tutti..
“Vedi?? Ti hanno cacciato proprio per questo, Jeff. Tu non pensi a quello che fai, sei troppo impulsivo, poi finisci sempre per fare cazzate!!”
“Non questa volta, Page.” lo disse con tono improvvisamente serio. Il più serio che avesse mai avuto. “Torno a Londra per mettere su un nuovo gruppo. Tu che fai?? Vuoi seguirmi o resti a leccare il culo agli Yardbirds??”
Con lui o contro di lui.. Jeff Beck non aveva mai avuto mezze misure. Ma Jimmy Page era stanco di fargli da balia..
“No.. È meglio se ci dividiamo.”
“Ah si?? Fanculo allora. Non sai cosa ti perdi..”
Quel cazzo di specchio, quella stronza di Rub non gli avrebbe più rotto i coglioni.. Adesso poteva tenerlo tutto per sé!!
“Becko..”
“Che cazzo vuoi ancora??!”
“Quella sera.. Alla Factory. Sono stato io a tagliarti il filo alla chitarra.”

Non avrebbe mai pensato che il suono di una sveglia potesse essere così traumatico come quello che la destò la mattina seguente, in un letto non suo, al fianco di un uomo conosciuto appena la sera prima. Spalancò gli occhi come se le avessero appena sparato, trattenendosi con immensa tenacia dal non urlare.
“Dove cazzo sono, in caserma..” mormorò, maledicendo l’assordante suono che persisteva nel martellarle le orecchie. Bob Woodward rise di gusto prima di sporgersi verso di lei per spettinarle i capelli.
“Bonjour, esprit de finesse..”
“Mmm.. Tu non sei umano.” confutò aggrappandosi a lui, contemplandone a lungo il volto rilassato prima di concedergli un bacio. Il giornalista rise nuovamente sulle sue labbra, lasciando scivolare le proprie mani giù per la sua schiena.
“Lo so, sono piuttosto bravo a letto.”
“Pff.. Imbecille. È perché sei così pimpante appena sveglio.. E poi, beh, si.. Sei instancabile.. Non lo so, secondo me sei un robot.”
“Perché, non lo sapevi?? Il governo ha immesso dei cyborg fra le persone per studiarne i comportamenti.. Come in un libro di Isaac Asimov. E io sono uno di quelli..” commentò con un’alzata di sopracciglio. Dopodiché la spettinò di nuovo e si alzò dal letto colmo di energie. Mai vista una cosa del genere.. Era stata solamente con musicisti nel corso della sua vita, gente che per gettarla giù dal letto doveva smuoverla di forza, gente che se ne andava nel corso della notte senza neppure salutarla, gente violenta, gente che era riuscita solamente a darle problemi..
E lui? Cos’era lui?? Da che pianeta veniva??!
Un giornalista. Preciso, perfetto, praticamente impeccabile. Di quelli che si faceva la doccia appena sveglio, che non fumava, fissato con la colazione, la palestra, un bicchiere di vino al massimo, il giornale, la camicia stirata, il pieno di benzina..
“Che ansiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”
Aspettò di udire lo scroscio della doccia, poi via. Più veloce della luce.
Fu più forte di lei. Un’attagliante forma d’ansia le crebbe in petto così tediosamente da costringerla a svignarsela, come se avesse appena commesso un crimine.
Così, senza spiegazione. Eppure lo fece.
Fu solo a metà strada che si accorse di aver lasciato l’Olivetti a casa di Woodward.. Fottutissimo karma!!!
“Flower Power, Flower Power!!!”
E adesso cos’era tutto quel macello??!
Strani personaggi vestiti di mille colori. Slogan urlati al vento, braccia alzate, una puzza soffocante di cannabis..
Erano hippies. E questa era la prima volta che li vedeva manifestare.
Cercò di non farsi travolgere dalla folla, rifugiandosi sul marciapiede. E in ogni volto che vedeva, l’immagine di una generazione scontenta, la follia della guerra, si materializzava nell’aria effimera come l’apoteosi, l’eccellenza del movimento di massa.
“Rossa!!!”
Oh no.. Hunter Thompson, con tanto di macchina fotografica al collo!! Adesso quale delle più futili assurdità si sarebbe inventato pur di criticarla??!
“Non mi sono scordata l’Olivetti da nessuna parte, non rompermi le scatole!!” si giustificò all’istante, dirigendosi frettolosamente verso l’entrata dell’edificio. Ma il reporter non sembrava averla chiamata per le solite critiche.. Non questa volta.
“Sticazzi della tua Olivetti, andiamo!!”
“Dove??!” domandò lei perplessa, alzando il tono di voce per farsi sentire fra le urla dei manifestanti. L’esasperato Thompson sospirò, per poi dilettarsi nel farle il verso.
“Dove???! Non vedi che c’è una cazzo di manifestazione, cazzo?? Siamo giornalisti o puttanelle?? Andiamo!!!”
E la afferrò rozzamente per il braccio, trascinandola in malo modo al seguito del corteo. Quello era solo l’inizio di un movimento che avrebbe segnato inevitabilmente la coscienza di un’intera generazione.. E lei ne seguì quella prima manifestazione da reporter, maledicendo dentro di sé il fatto di portare sempre le scarpe col tacco.
   
 
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