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Autore: SliteMoon    19/06/2013    6 recensioni
Sono sempre stata un oggetto per mia madre.
Qualcosa da vendere al miglior offerente per ricavarne profitto.
Mi è vietato essere libera, mi è vietato essere me stessa.
Posso solo essere prigioniera in casa mia.
Beh, le cose stanno per cambiare.
Sono Emma Da Vinci e questa è la mia Ribellione.
Dal secondo capitolo:
“Mi affaccio alla finestra e mentre osservo le bellezze di Firenze penso che la mia vita sia solo uno scherzo. Non è possibile! Vivo nella culla dell’arte e mi è vietato crearla.
Mi è vietato essere me stessa.
Un’artista, ecco cosa vorrei essere.
Colei che materializza i suoi pensieri, colei che trova la libertà nella tela e nei colori.”
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Vieri de' Pazzi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Arte della Ribellione '
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Cap. 5
Recupero ciò che mi appartiene

 
Manca solo un'ora a mezzanotte. Il cielo blu oltremare fa da sfondo a numerosi punti brillanti e una luna sorridente, che illuminano la mia figura sui tetti.
È da oggi pomeriggio che cerco il modo di riprendermi il diario di mio padre e questo è il risultato di tanti sforzi. Mi ritrovo a correre sulle case della mia bella Firenze, per raggiungere Palazzo Auditore.
Salto da un tetto all'altro, correndo al massimo delle mie possibilità.
Voglio finire in fretta questa cosa. Non voglio farmi notare da nessuna guardia, altrimenti finisco nei casini.
Vedo la cupola del Duomo avvicinarsi sempre più.
Sono vicina al mio obiettivo, quando...
- Ehi, tu! Cosa ci fai quassù!? Scendi immediatamente!
- Porco demonio!- quella sudicia di una guardia mi ha vista.
- Hai sentito? Scendi!- mi urla sempre più alterata.
Rimango immobile. Lo ammetto...sono terrorizzata. Mi è capitato altre volte di imbattermi in qualche guardia, ma mai di notte. Penso in fretta a qualcosa. Mi guardo intorno. Buttarsi in strada...impossibile, è troppo alto.
Dannazione. L'uomo si fa sempre più vicino, ed io sono immobile come se il mio corpo fosse fatto di marmo.
L'istinto prende il sopravvento. Scatto ed inizio a correre verso il ciglio dell'edificio, salto e riesco ad aggrapparmi al tetto del palazzo di fronte. Mi isso e riprendo la mia fuga.
- Fermati bastarda!- Lo ignoro. La guardia è molto veloce e io sono più lenta del solito, perchè fuori allenamento. L'unico modo per sfuggirgli è nascondermi.
Individuo un carro pieno di soffice fieno accanto all'edificio su cui mi trovo, perfetto per il mio scopo. Per fortuna, la notte mette in difficoltà anche il mio inseguitore, allontanandolo da me.
Mi butto e atterro in quel carro colmo di morbidezza.
- Dove sei finita!? Esci fuori!
Continua ad urlare ed a intimarmi di uscire allo scoperto per più di dieci minuti. Finalmente si arrende e se ne va.
Esco silenziosa dal barroccio. Dopo essermi scrollata di dosso le pagliuzze di fieno, mi guardo attorno. Davanti a me si estende un enorme edificio e capisco di essere arrivata. Palazzo Auditore è una costruzione a dir poco stupefacente.
È suddivisa in tre piani. Le pareti esterne del pianterreno sono completamente ricoperte da pietre color beige. Un grande arco al centro della facciata conduce al meraviglioso cortile, ombreggiato da due loggiati disposti sulle entrate all'abitazione. Fra di essi, c'è un'enorme porta, sovrastata da una targa con su inciso “AUDITORE”.
Il secondo e il terzo piano sono color avorio, con molte finestre, tutte rifinite dalle stesse pietre utilizzate per il pianterreno. Una vera meraviglia.
Mi arrampico sulla facciata dell'edificio, mi fermo davanti al vetro di una delle tante finestre e osservo l'interno. Vuoto. Entro da essa e mi ritrovo in uno studio sontuoso, in ordine maniacale. Sotto la finestra c'è una possente scrivania in quercia, circondata da scaffalature contenenti libri su quasi tutte le pareti. L'unico muro non occupato fa da contrasto con il resto della stanza, perchè adornato da quadri magnifici. Però uno in particolare attira la mia attenzione.
Raffigura un'aquila maestosa stagliarsi in cielo, mentre sorvola Firenze.
Noto una strana croce rosso scarlatto tra gli artigli dell'animale. Che strano.
Però è un vero capolavoro, chissà chi l'ha fatto. Mi avvicino ad esso per vedere il nome dell'abile pittore e... Leonardo?!
L'autore di questo quadro è mio fratello?!
Ma, come è possibile? Ho visto ogni suo dipinto prendere vita tra le sue mani, ma questo non l'ho mai visto. Perchè creare un quadro così particolare?
Un rumore mi mette in allerta. Per fortuna è solo un tuono.
È meglio cercare l'oggetto per cui sono venuta.
Controllo tutte le librerie, ma niente. Dove diavolo l'hanno messo?
Mi affaccio nel corridoio.
Non c'è nessuno.
Cammino lungo di esso ed apro la prima porta che trovo.
Dannazione! Con la mia solita fortuna, ho aperto una stanza dove dorme un ragazzo.
Richiudo la porta senza far rumore.
Mentre continuo a percorrere il lungo corridoio, passo davanti ad altre camere.
Entro nell'ultima stanza. Ecco l'enorme e magnifica biblioteca.
È illuminata solo dal chiarore della luna, che filtra attraverso le enormi finestre. Scaffalature colme di libri variopinti avvolgono la stanza, pesanti tavoli in legno d'acero regnano al centro della sala, cosparsi di fogli e oggetti vari.
Cerco tra essi il diario e proprio quando sto per arrendermi, lo intravedo sotto una catasta di carta. Lo prendo, ma non mi accorgo che ci sono degli oggetti circostanti.
Questa mossa azzardata fa cadere a terra un vaso, rompendolo in mille pezzi.
Esco in fretta dalla biblioteca e ripercorro il corridoio a retroso, sempre più tesa.
Sto per entrare nello studio, quando sento aprirsi una porta alle mie spalle.
Una figura maschile si affaccia oltre la soglia della camera. È vestito in modo un po' bizzarro: un'armatura lo protegge, composta da schinieri, corazza, spallacci e antibracci finemente decorati. 
Mi ha vista, ne sono certa. Resto immobile, non penso a niente.
Un lampo squarcia il cielo oltre il vetro, seguito da un altro boato. Con uno scatto felino, entro nello studio. Sto per uscire dalla finestra, ma l'uomo mi afferra per il braccio e mi blocca al muro con il peso del suo corpo.
- Chi siete?
Nessuna risposta.
- Ripeto la domanda. Chi siete e cosa ci fate in casa mia?- mi ringhia minaccioso.
- Dovevo riprendermi una cosa che mi appartiene.
- Ma davvero?! Che risposta originale per una ladra.
- Non sono una ladra.
- No, certo. Chi si introduce di soppiatto in case altrui, per prendere oggetti non propri non è un ladro.
- Ma quanto siamo spiritosi!
- Lo stesso vale per voi.
Un altro lampo mi permette di scorgere il suo volto. Lo riconosco all'istante. È Ezio.
Il suo sguardo color nocciola si fissa nel mio.
Gli stessi occhi che stamani mattina mi avevano trasmesso allegria, furbizia e sarcasmo, così simili a quelli di un piccolo monello, ora erano disperati, insicuri, tristi e persi.
- Vi ho già vista.
- Ma davvero? Cosa ve lo fa pensare?- dico sarcastica.
- Due occhi così sono difficili da dimenticare.- mi dice con un sorriso stampato sulle labbra, sfregiate sul lato destro. Il suo sguardo ha recuperato un po' di sfacciataggine.
Rimango allibita. Anche in una situazione del genere questo ci prova? Maschi, tutti uguali.
- Quanto siete scontato! È la frase più vecchia del mondo! Vorreste fare colpo su di me per potervi riprendere ciò che ho preso? Mi duole, ma con me questi giochini non attaccano.
- Così mi offendete! I vostri occhi sono davvero meravigliosi. Sembra che l'oceano sia al loro interno.
Nessuno mi ha mai fatto un simile apprezzamento.
- Grazie per il complimento, ma adesso devo andare.- tento di liberarmi, ma la sua stretta è troppo forte.
- Voi non andate da nessuna parte. Ora rendete ciò che avete preso.
- Non posso. È una cosa troppo importante.
- Sto perdendo la pazienza.- detto ciò mi strappa il diario dalle mani.
- Ridatemelo!
- Un libro?
- Deluso? È un diario e ora restituitemelo.
- Datemi una ragione per farlo.
- Perchè appartiene alla mia famiglia.
- Se è vero che appartiene alla vostra famiglia, allora cosa ci fa qui?
- Perchè per errore l'ho messo dentro la borsa di mio fratello e lui ve l'ha dato credendo che fosse un libro da restituirvi.
- Sentiamo, chi è vostro fratello?
Silenzio.
- Allora?- dice avvicinandosi.
Il respiro mi si fa affannoso, mi manca l'aria. Il cuore batte al ritmo dell'implacabile temporale.
Mi sento in trappola. Il ragazzo si sta facendo un po' troppo vicino per i miei gusti.
L'ennesimo lampo illumina la stanza, seguito come suo solito da un possente tuono. Ne approfitto e gli pesto un piede, distraendolo.
Riesco a staccarmi dalla sua presa e a riprendermi il diario.
Esco dalla finestra e mi allontano sotto il suo sguardo, correndo sotto la pioggia.
Ritorno il più rapidamente possibile a casa.
Una volta in camera, nascondo il diario nella scrivania.
Sono completamente bagnata, ma non mi importa.
Mi sdraio ugualmente sul letto e ripenso a ciò che è appena successo.
Ripenso a quel quadro, a quelle magnifiche stanze, ma il mio ultimo pensiero è rivolto a Ezio. Poco dopo cado in un sonno profondo.




L'Angolino dell'autrice

Ciaoooo!!!
Per questo capitolo ho sudato sette camice, soprattutto per le descrizioni.
Spero vi piaccia ;)
Chissà cosa c'è scritto nel diario...lo scoprirete molto presto!
Grazie a tutti voi che leggete questa storia. :-*
Buonanotte e alla prossima!

SliteMoon

P.S. Ce l'ho messa tutta per disegnare correttamente gli abiti da assassino di Ezio.
Spero di esserci riuscita. 

 

   
 
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