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Autore: Nephilim    03/01/2008    5 recensioni
siccome ho capito che scriverò mooolte (spero) one shot sui gemelli Kaulitz, ho deciso di raccoglierle fin da (quasi) subito tutte insieme....quindi qui troverete "Photograph" e "Come il Sole e la Luna" e tutte quelle nuove che aggiornerò...^^
*18° chap*-Against My Will-:
-Dov'è papà?-
-E' al lavoro, come sempre.-rispose, cercando di mantenere un tono tranquillo e indifferente, ma la velocità con cui aveva preso a girare lo zucchero nel latte di Bill diceva tutt'altro.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciau! Questa shot non è comica, ma spero l'apprezziate ugualmente, perchè l'argomento trattato mi colpisce particolarmente (pur non avendo avuto esperienze del genere,infatti mi chiedo ancora perchè mi colpisca in questo modo.........ma ormai quando si tratta dei Kaulitz non mi stupisco più di nulla..........'sti Kaulitz...-.-")

Volevo chiamarla 'Gegen meinen willen' ma questo titolo è già usato da molti, così ho ripiegato per la versione inglese della frase....ditemi che ho fantasia?^^

Buona Lettura comunque!


Bill und Tomi


Against My Will

Rientrò velocemente nella stanza buia, cercando di fare meno rumore possibile. Lanciò un'ultima occhiata alle scale che aveva appena percorso: il silenzio era assoluto, nonostante non tutti gli abitanti della casa fossero a letto, non si sentiva nemmeno un sussurro. E questo lo spaventava e lo rendeva triste al tempo stesso.

Richiuse lentamente la porta dietro di sè, e vi si appoggiò un attimo per prendere fiato. Si era sforzato tutto il tempo di non fare il minimo suono, ed ora aveva tutti i muscoli tesi e indolenziti.

Strizzò gli occhi, cercando di abituarsi all'oscurità: vicino alla finestra riconobbe la sagoma di un letto, e vide che le coperte si alzavano e abbassavano regolarmente: Bill dormiva.

Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, e stava giusto andando verso il suo letto quando un piccolo mugugnio lo fece bloccare nel bel mezzo della stanza.

Sotto le coperte suo fratello si stava muovendo. Vide spuntare una manina dal piumone, si muoveva come se cercasse di afferrare qualcosa, poi si chiuse a pugno sul lenzuolo, e Bill si mise seduto.

-Mmh...Tomi..?-con una mano cercava l'interruttore dell'abajour, mentre con l'altra si stropicciava gli occhi assonnati.

-Dormi, Bill.-sospirò.

-Tomi, sei tornato!-Bill smise si prendersela con le sue palpebre e sorrise al gemello.

Questi sbuffò nuovamente.

-Bhè,-proseguì il moro ignorandolo.-Cosa succede?-

-Niente di niente, ok?-sbuffò per l'ennesima volta e si apprestò a salire sul letto.

Bill mise il broncio e incrociò le braccia.

-Non è vero!-protestò.-Perchè solo tu puoi vedere quello che succede?Ora è il mio turno.-così dicendo scese dal letto e si avvicinò a passettini veloci alla porta.

-Fermati!!-Tom lo afferrò per un braccio, impedendogli così di raggiungere la maniglia della porta. Bill cominciò subito a protestare.

-Tomiiiii..-piagnucolò.-Voglio vedere anch'io cosa fanno mamma e papà!E' tutta la sera che sono seduti a quel tavolo!Cosa dicono?!-

Tom guardò il fratellino che cercava invano di raggiungere la maniglia mentre ancora lo teneva stretto per un braccio.

-Non dicono niente.-

-Eddaaiiiiii!!!-insistette Bill.

-No, no..davvero.-mollò la presa, e Bill si girò stupito.-Non dicono nulla.-concluse, andandosi a sedere sul letto di Bill.

Bill si avvicinò curioso, trascinando i piedini nudi sul pavimento.

-In...in che senso?-si sedette accanto al biondino.

-Nel senso..-Tom si voltò a guardare Bill negli occhi. Erano lucidi. Entrambi sapevano che da un po' di tempo non era più come prima fra i loro genitori. E tutti quei silenzi li sfinivano. Tom aveva capito fin troppo bene cosa stesse succedendo, mentre Bill........bhè, probabilmente anche lui aveva capito, ma si aggrappava alla speranza che non fosse così.

-Nel senso........che adesso devi andare a dormire!!-e si mise a fargli il solletico. Bill si gettò sul letto, dimentico di quello che voleva fare.

-No...ahah, basta Tomi!!...ahahah, basta, bastaaaaaaa!!!-

Tom si fermò e si abbandonò sul cuscino di Bill.

-Vieni qua, dormiamo.-

Bill si accoccolò accanto al fratellino, poi si ricordò che in realtà stava cercando di sfuggire a Tom e andare a vedere cosa stessero facendo i genitori.

-No, Tom, aspetta......-allungò una mano verso il bordo del letto, ma Tom fu più veloce e gli cinse la vita con un braccio, intenzionato a non lasciarlo scendere.

-Tooomiiiiiiiii!!!!!-Bill tentò e tentò di liberarsi in tutti i modi, divincolandosi come un'anguilla, ma sapeva già in partenza che Tom era più forte. Ben presto si stancò, e si abbandonò anche lui sul letto.

'Per quanto riuscirò a non farglielo vedere?'si chiese il piccolo Tom prima di addormentarsi.

***

-Dov'è papà?-

Simone smise di girare lo zucchero nel latte di Bill, il quale guardava ora Tom ora la mamma, aspettando una risposta alla domanda del gemello da quest'ultima. Tom rigirava svogliatamente i suoi cereali, lo faceva da solo, lui. Bill era troppo pigro, e lasciava tutto alla madre.

La donna sospirò, suo figlio gli poneva questa domanda ogni mattina da una settimana a questa parte, e lei non riusciva a resistere al suo sguardo indagatore, e a quello palesemente ingenuo di Bill, che puntualmente si univa in silenzio alla domanda del fratello.

Era chiaro che i due bambini avevano percepito qualcosa. Non che Simone si fosse preoccupata troppo di nasconderlo,aveva già troppi problemi, e non riusciva a pensare ai dettagli; suo marito la stava lentamente abbandonando, dopotutto. Si chiese se non fosse meglio finirla lì, dire tutto ai figli e spingere finalmente Jörg fuori di casa, fuori dalla sua vita e da quella di Bill e Tom.

Tornò a posare lo sguardo sul bimbo che continuava a fissarla, ma non lesse alcuna preoccupazione nei suoi occhi. Si voltò verso Bill, e nelle iridi castane del bambino riuscì finalmente a leggere quello che avrebbe dovuto percepire anche in quelli di Tom: preoccupazione, paura, confusione. Poteva avere così tanti pensieri laceranti un bimbo di sei anni?

Si chiese di nuovo dove aveva sbagliato, e si apprestò finalmente a rispondere a Tom. Inspirò: l'aria fredda sembrava volerle bloccare le corde vocali e le aveva pietrificato il palato.

-E' al lavoro, come sempre.-rispose, cercando di mantenere un tono tranquillo e indifferente, ma la velocità con cui aveva preso a girare lo zucchero nel latte di Bill diceva tutt'altro.

-Non è vero, non è come sempre. Papà esce più presto adesso.-continuò imperterrito Tom, fissando le mani della madre. Perchè era nervosa?Perchè non voleva dirgli la verità?Aveva paura di ferire Bill?Non doveva preoccuparsi, c'era sempre lui a proteggerlo. Lui ci sarebbe stato sempre per Bill, sempre.-Papà non vuole stare con noi?-vide Bill sussultare, e girarsi lentamente verso la madre, pur non volendo guardarla negli occhi per paura di leggervi cose brutte. Per evitare di ingoiare paura a vuoto, mise in bocca una manciata di cornflakes, e masticò lentamente.

Anche Simone sussultò, facendo sbattere troppo violentemente il cucchiaino contro la tazza, e smettendo immediatamente di girare lo zucchero in un latte ormai freddo.

-M....ma cosa ti viene in mente?-iniziò distogliendo lo sguardo dai figli.-Il papà vi vuole molto bene,-proseguì versando un po' di cereali nella tazza di Bill.-ma ha molto lavoro in questo periodo, deve sistemare delle cose con il direttore.-poggiò con troppa forza la scatola sul tavolo, prese il barattolo dello zucchero e lo mise nel lavello, mettendo in credenza la sua tazza. Si accorse dell'errore e, mentre i due bambini la guardavano in un misto di curiosità e preoccupazione, spostò la tazza nel lavello e il barattolo nella credenza, sbattendo poi malamente l'anta.

-Andate a prepararvi o farete tardi a scuola.-concluse passandosi una mano sulla fronte con aria sfinita, lanciando un'occhiata prima ad uno e poi all'altro. Bill e Tom si guardarono, non sapendo cosa fare.-Adesso.-aggiunse fredda. Si sentì lo stridio delle sedie sul pavimento, e i due gemellini uscirono velocemente dalla cucina, spingendosi l'un l'altro per fare più in fretta e mormorando un 'Sì, mamma!' che di convinto non aveva nulla.

Simone si appoggiò un attimo al tavolo, poi cominciò a mettere a posto. Prese la tazza di Tom e la poggiò nel lavello aprendo il rubinetto finchè tutti i rimasugli del latte e cereali non furono fuoriusciti. Si apprestò a fare lo stesso con la tazza di Bill, ma si accorse che sia il latte che i cereali erano completamente intatti. Sospirò e rovesciò tutto il contenuto nello scarico del lavandino.

***

-Tomi, aiutami!-implorò Bill, incastrato nel collo della sua maglietta verde prato. Non era ancora abbastanza bravo da vestirsi completamente da solo, ma non voleva farsi aiutare, almeno in quello. Tom sapeva già prepararsi senza alcun aiuto, e lui voleva essere bravo come il fratello. Solo che a volte sbagliava qualcosa, e allora invece di chiamare Simone preferiva farsi aiutare dal gemello.

Tom sbuffò sonoramente allacciandosi la scarpa destra. Si alzò, spolverandosi i pantaloni, e si avvicinò a Bill, che continuava la sua lotta contro la maglietta. Con un gesto deciso gliela tirò giù fino alla vita, riscoprendo il viso del gemellino, accaldato e con tutti i capelli biondi arruffati.

-Bill, sei un incapace.-lo apostrofò avvicinandosi al suo letto e chiudendo lo zainetto azzurro.Sentì il fratello emettere uno strano suono, e seppe che aveva messo il broncio. Poi vide che si sedeva sul letto, vicino a lui, e alzò lo sguardo incrociando le sue iridi castane. Pensò che erano davvero molto grandi, e si chiese se anche le sue erano così oppure se Bill stesse pensando a qualcosa che lo preoccupava. Nell'indecisione, finì di chiudere l'ultima zip dello zaino, e gli chiese se ci fosse qualcosa che non andava.

-Secondo te, davvero papà non ci vuole più bene?-si sentì domandare in risposta. Sollevò nuovamente lo sguardo, andandosi a scontrare con due occhi spauriti e supplichevoli. In realtà Tom non sapeva se l'aveva detto per spingere la madre a confessare o se lo pensasse realmente, e adesso, di fronte alle mani tremanti di Bill non sapeva quale delle due risposte adottare.

-Non lo so.-ammise alzando le spalle, come se non importasse.-Però devi ammettere che è strano il comportamento di papà da un po' di tempo a questa parte.-aggiunse punzecchiando la gamba di Bill con l'indice, cercando di farlo ridere. Bill annuì convinto su non si sa cosa, vista la risposta precaria del fratello, poi sembrò sorgergli in mente un altro dubbio, scese dal letto di Tom, e lo tirò per la manica della felpa fissandolo negli occhi.

-..io ho fatto qualcosa di brutto?E' per questo che papà forse non ci vuole più bene?-chiese con una vocina flebile e leggermente tremante, prima di iniziare a singhiozzare piano, senza distogliere lo sguardo dal fratellino, per non fargli capire che stava per mettersi a piangere. Era sempre stato così: Bill cercava di essere forte, e Tom ci si credeva davvero. Ma spesso Tom pensava che forse la persona forte era Bill, o magari nessuno dei due, e lui si era preso questo ruolo solo per proteggere Bill dal resto del mondo.

Prese Bill per la maglietta attirandolo a sè, gli mise le mani dietro la schiena in modo goffo, tentando di consolarlo.

-No, Bill, no..-gli diede qualche pacca affettuosa.-Non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa di mamma. Non è colpa di nessuno. Neanch'io riesco a capire bene cosa succede...-disse fissando i lembi della maglietta di Bill mentre lo abbracciava.-...ma tutto andrà a posto, vedrai.-

Bill tirò su col naso, e annuì sul petto di Tom.

-Promesso?-implorò stringendo la maglietta del fratellino. Voleva sentirsi rassicurato dieci, cento, mille volte prima di calmarsi. Tom non sapeva se era giusto dirgli così tante bugie, neanche lui sapeva con certezza se tutto sarebbe andato a posto dopotutto. Però non poteva dirlo a Bill, non poteva. Pensò anche che tanto non sapeva neanche se erano bugie, poteva davvero andare tutto a posto, quindi annuì cercando di convincere se stesso.

-Sì..-asserì in un sussurro.-Promesso, Bill. E poi comunque ci sono sempre io, e ci sei sempre tu. Ci basta questo. A me basti tu, lo sai, a te Bill?Io non ti basto,Bill?-chiese mettendo le mani sulle spalle del gemello e allontanandolo piano. Bill si asciugò gli occhi con i lembi della maglietta prima di guardare Tom scuotendo poderosamente la testa.-Anche a me basti tu, Tom. Se ci sei tu, va bene.-ripoggiò la testa sul petto di Tom e singhiozzò un'ultima volta.-Se ci sei tu,va bene.-ripetè più a se stesso, mormorando.

-Allora adesso andiamo a scuola. Usciamo da qui, ti fa stare male.-annunciò Tom mettendosi lo zaino in spalla e indicando con un cenno del capo a Bill di fare lo stesso. Bill finì di prepararsi, poi si avvicinò a Tom e lo prese per mano.-Sono pronto.-

Tom annuì guardandolo negli occhi, ed entrambi si misero a scendere le scale.

***

-Uff..-

Sbuffò per l'ennesima volta. Era solo la seconda ora, e il bambino dietro di lui, di cui non ricordava neanche il nome, non aveva smesso un secondo di parlare della sua nuova play station, e di quanto i suoi genitori fossero i migliori perchè lui era il primo in città ad averla e bla bla bla.....

-Viene direttamente dall'America!E poi si può.....-stava appunto dicendo.

Sbuffò scocciato, poggiò una mano sul mento e si girò verso la sua sinistra: Bill sembrava apparentemente attento alla lezione, guardava fisso la maestra -di matematica?storia?- e ogni tanto scriveva qualcosa sul quadernino con i panda che aveva sempre dietro. Tom sorrise alla vista di suo fratello così concentrato mentre lui preferiva guardare le trecce bionde della ragazzina nella prima fila.

-Kaulitz!Silenzio!-sbottò all'improvviso l'insegnante. Tom si svegliò di colpo, e guardò nella sua direzione, così come Bill.

-Scus..?-

-Smettetela di chiacchierare! E' tutta la mattina che non fate altro che parlare fra di voi! Vi sembra questo il modo?!-la donna -sulla cinquantina, con una crocchia di capelli castano-rossi sulla nuca- si mise le mani sui fianchi, battendo ritmicamente il tacco sul pavimento.

Bill e Tom si guardarono negli occhi, senza sapere cosa fare. Era quel maledettissimo bambino là dietro che parlava, mica loro! Bill sembrava spaurito, non gli era mai piaciuto confrontarsi con le maestre.

-Frau Majer..-iniziò Tom alzandosi in piedi.-Non siamo stati noi a parlare.-decretò, non facendo alcuna menzione al ragazzino lì dietro, convinto che non gli avrebbero mai creduto, come infatti fu.

-Kaulitz, seduto.-ribattè la donna sventagliandogli una mano in direzione della sedia, quasi Tom fosse un cane. -Siete sempre voi. Solo perchè siete gemelli vi credete speciali, non è così?Bhè, vi sbagliate: qui le regole sono uguali per tutti. E voi, casomai, contate meno degli altri.-concluse sbottando, e rigirandosi verso la lavagna.

Tom rimase quasi a bocca aperta, mentre in tutta la classe si sentivano risatine di scherno. Il bambino dietro di loro -Augustus!Ecco come cavolo si chiamava!- se la rideva più degli altri, quasi sguaiatamente, ma la maestra sembrava non sentire nulla.

-Sfigati, sfigati!Siete due sfigati!-li stava appunto apostrofando.- Nessuno vi crederà mai, perchè siete dei buoni a nulla, e per di più gemelli!-disse sghignazzando. Tom si girà repentinamente verso di lui, fregandosene della Frau Majer, e gli sibilò minaccioso:-Perchè, cos'hanno che non va i gemelli?-

A questa domanda Augustus rise ancora più di gusto, quasi fosse una cosa retorica.

-Perchè i gemelli fanno paura, sono maledetti! Dai, due con la stessa identica faccia?!Ma che razza di scherzo della natura siete?!-esclamò voltandosi verso i compagni che gli stavano intorno cercando la loro approvazione, che non tardò ad arrivare.-Fate proprio schifo, e poi tuo fratello è pure più strano di te: si comporta da femmina!Guardalo, il timido Billy Kaulitz e i suoi panda!-e dopo quest'affermazione non resistette più e quasi non cadde dalla sedia dal ridere.

Tom invece rimase quasi pietrificato, e a fatica riuscì a mantenere il controllo e a rigirarsi verso Bill, per vedere come stava. Quello che vide gli gelò il sangue: Bill fissava immobile, con occhi sbarrati, il ragazzino che continuava a prenderli in giro, muovendo aritmicamente le labbra senza produrre alcun suono, mentre piano piano sulle sue palpebre si accumulavano sempre più lacrime, tanto che se solo avesse sbattuto le ciglia sicuramente sarebbe scoppiato in pianto.

Tom non sopportava mai di vedere Bill piangere, che fosse per un giocattolo rotto o per una sfuriata della mamma, men che meno quando lo prendevano in giro. Perchè diavolo tutti ce la dovevano avere così con loro?E con Bill soprattutto?Lui non ci trovava assolutamente nulla di strano nel suo fratellino! Certo, non era rozzo e violento come tutti gli altri ragazzi, magari amava cose più delicate, però perchè farne un emarginato per questo?Lui lo trovava solo più a modo e più adorabile.

Strinse forte i pugni, fino a farsi sbiancare le piccole nocche, cercando di trattenersi dal saltare addosso a quel ciccione che ancora sghignazzava indisturbato e alla maestra che faceva finta di nulla.

Si risedette in silenzio, fissò per qualche secondo il quaderno di fronte a lui, poi prese una penna e strappò un pezzetto di carta. Scrisse in fretta e furia qualcosa, mentre Bill lo osservava perplesso tirando su col naso, poi passò il foglietto al gemello.

Bill guardò prima il foglietto, poi lui, inclinando la testa come faceva sempre quando aveva una domanda da fare, senza però la possibilità di farla. Tom gli sillabò soltanto 'aprilo'. Il bimbo aprì lentamente il pezzetto di carta, e i suoi occhi si fecero grandi grandi:

"Ti ricordi quando mi hai chiesto

cos'erano i coglioni, e io all'inizio ti ho detto

che erano delle 'palle'?

Guarda il ciccione dietro di te:

non sembra anche a te

una grossa palla?!"

Bill sorrise, sbuffando una risata nella manica della felpa. Poi sembrò notare qualcosa in un angolo del foglietto e aguzzò la vista. C'erano poche parole scritte ancora più in fretta di quelle precedenti:

"Sempre io, sempre tu.

Ci basta questo, ricordi?"

Bill si riportò nuovamente la manica della felpa alla bocca, per soffocare un 'Oooh!' di sorpresa. Si voltò verso Tom che ora sembrava apparentemente concentrato sulla lavagna e sorrise, sapendo che in realtà si vergognava solo di guardarlo in faccia. Riaprì il panda-quaderno, vi nascose il biglietto come se fosse il tesoro più prezioso sulla terra, e ricominciò ad ascoltare fintamente interessato la lezione della strega.

Tom si voltò a sua volta verso Bill e, vedendo l'improvviso sorriso spuntato sul volto del gemellino, capì che aveva letto tutto il biglietto. Sorrise a sua volta, e stava per richiamare Bill, quando la voce fin troppo squillante della maestra lo riprese.

-Kaulitz!!-

Tom si girò verso la cattedra sbuffando, giurando a se stesso che da quel momento in poi avrebbe sempre odiato le femmine coi capelli rossi.

***

-Sono a casa, mutti.-sbuffò buttando malamente lo zainetto sul pavimento dell'ingresso. Si spolverò i pantaloni e si avviò per le scale, ma si bloccò al secondo gradino. La casa era stranamente silenziosa, sua madre non aveva neanche risposto, quando di solito si precipitava ad accarezzarlo e sbaciucchiarlo chiedendo com'era andata a scuola. Preoccupato, finì di salire le scale e si fiondò nella camera dei genitori: completamente vuota, tutto era in ordine, tranne alcuni cassetti della cassettiera, che erano stranamente stati svuotati. Preso da un terribile presentimento riscese, facendo gli scalini due a due, e corse in cucina.

-MAMMA!-si fermò solo quando vide che stava per andare a sbattere contro il tavolo. Prese fiato, e alzò lo sguardo: sua madre era seduta al tavolo della cucina, con una tazza in mano e guardava fissa un punto di fronte a sè.

-..mamma?-la richiamò Tom avvicinandosi. Sua madre parve non sentirlo e Tom si avvicinò di più, cominciando a sventolargli una mano davanti al volto, spaventato.-Mamma?Mamma, rispondi!Mamma!!-la prese per le braccia scuotendola piano, ed ella parve finalmente risvegliarsi.

-Oh.. Tom!-disse guardando sorpresa il figlio.-Scusa, stavo..-si fermò, poggiando la tazza sul tavolo e passandosi l'indice e il medio sotto gli occhi, asciugandosi qualcosa.-Com'è andata a scuola, caro?Dov'è Bill?-aggiunse guardandosi intorno.

Tom la guardò stranito, mollò la presa sulle sue braccia e indietreggiò di un passo.

-Bill si è fermato al negozio di caramelle, dovrebbe tornare fra poco....-si morse il labbro mentre sembrava stesse soppesando le parole da dire, poi prese fiato e proseguì.-Mamma, che succede?Perchè......-fissò gli occhi della madre.-Perchè piangi?-

Simone sobbalzò a quella domanda e si girò verso il lavello per non farsi guardare in faccia.

-Ma come ti viene in mente, Tom?Cosa ti fa pensare che io stia piangendo?!-ribattè ridacchiando nervosa.

Tom sbuffò, prese una sedia collocandola vicino alla madre, e vi salì sopra, poggiando le mani sul bordo del lavello ed ergendosi in tutta la sua altezza, cercando di arrivare a guardare Simone negli occhi.-Mamma, io sono sempre lì quando Bill piange.-iniziò.-E anche prima, o dopo. So che se una persona ha gli occhi rossi e gonfi è perchè ha pianto. Quindi non dirmi bugie, perchè piangi?-

Simone alzò un dito, per ribattere chissà cosa, visto che non sapeva cosa dire per spiegare perchè avesse pianto, ma non fu necessario dire nulla, perchè in quel momento la porta di casa si spalancò, e Tom si voltò di scatto verso di essa, quasi cadendo dalla sedia. Scese repentinamente, giusto in tempo per vedere una scena che gli spezzò il cuore: un Bill trafelato e sull'orlo delle lacrime si era appena fiondato in cucina, ancora con lo zainetto in spalla e il sacco delle caramelle -gommose, probabilmente- in mano.Respirava a fatica, anche perchè i singhiozzi non gli permettevano altrimenti.

-Bill?Cosa...-cominciò Tom, ma le urla di Bill lo bloccarono.

-Cosa sta facendo papà?!Perchè ha preso la macchina e sta andando via?!-urlò mentre alcune lacrime gli scendevano sulle guance.-Ho provato a fermarlo per chiederglielo ma non mi ascoltava, mi ha quasi investito mentre usciva dal vialetto di fretta!Mamma, cosa...cosa...succede..?Mamma.....mamma......-poi i singhiozzi non gli permisero più di parlare e Tom si avventò subito su di lui,abbracciandolo. Tenendo stretto Bill che gli singhiozzava e gli piangeva sul petto, Tom si girò lentamente verso Simone, e la donna potè notare che anche lui aveva gli occhi leggermente arrossati e lucidi, ridotti quasi a due fessure in un'espressione arrabbiata.

-Mamma....-sussurrò.-..cosa sta succedendo?Perchè papà era a casa a quest'ora?E perchè se n'è andato?-era molto confuso, non riusciva a collegare tutti gli avvenimenti,non sapeva più cosa pensare e non voleva pensare all'unica spiegazione che c'era per tutto quello: i loro genitori si stavano separando. Ma tutto avveniva troppo velocemente perchè lui riuscisse a capire. Perchè stava accadendo tutto quello?Cosa non andava tra i suoi genitori?Lui non aveva mai notato nulla fino agli ultimi giorni....cos'era successo fra loro?E soprattutto......adesso cosa avrebbero fatto?Cosa ne sarebbe stato i loro?Lui vedeva sempre i suoi compagni parlare bene dei loro genitori, vivere felici e contenti con la famiglia.....e fino ad ora anche lui poteva dire di avere quella felicità. Ma adesso che tutto sembrava essergli stato portato via, cosa sarebbe successo?Già venivano presi in giro, si sentivano dare degli sfigati e dei maledetti....adesso sarebbe peggiorato tutto...E Bill?Bill soffriva già abbastanza, c'era bisogno di spiegargli che probabilmente non avrebbero nemmeno più rivisto loro padre?Ma che razza di uomo era, ad abbandonare la mamma e loro due?Dove stava andando?!

-To...torna indietro...-mormorò Bill sul suo petto, prima di singhiozzare di nuovo e interrompendo il flusso dei suoi pensieri, che sicuramente gli avrebbero fatto perdere i sensi se avesse continuato, e concretizzando quello che anche lui stava sperando in realtà: che suo padre tornasse indietro. Che entrasse sorridente, abbracciando la mamma e ricoprendola di baci, per poi prendere anche loro due fra le sue braccia annunciando che li avrebbe portati fuori con lui a giocare. Poi la mamma avrebbe sorriso felice, e si sarebbe messa a preparare il pranzo canticchiando. Come sempre, come sempre....

-Mamma.....-trattenne un singhiozzo che gli premeva in gola.-Dove è andato papà?-

Simone si portò una mano alla bocca senza sapere cosa dire.Tom capì quanto si trovasse in difficoltà, guardò Bill che piangeva ininterrottamente e prese una decisione.

-Mamma....papà ha dimenticato una cosa a casa, e adesso è tornato al lavoro, non è vero?-chiese stringendo di più a sè Bill, che aveva alzato lo sguardo speranzoso verso la madre.

-Ma cosa....-balbettò Simone non capendo quello che intendeva il figlio.-..ma cosa dici Tom?Non hai visto che vostro padre....insomma, vostro padre se n'è andato via..non..-

-MAMMA!!-sbottò Tom piangendo lacrime di rabbia. Lui non voleva che Bill sapesse, non voleva. Bill era troppo sensibile e ne avrebbe sofferto enormemente. Per questo aveva fatto quella domanda sperando che la madre avesse risposto che sì, papà era a lavoro e sarebbe tornato come tutte le sere, come sempre. Era una bugia, e lui lo sapeva, ma non voleva che Bill lo sapesse. Ma sua madre non aveva capito nulla, e adesso Bill aveva sgranato gli occhi arrossati e gonfi, e si era rimesso a piangere in silenzio, prima di sgusciare fuori dalle braccia di Tom, correndo su per le scale.

-Tom, cosa diavolo ti era venuto in mente?-chiese la madre sentendo Bill sbattere la porta della camera da letto.Tom la guardò truce, e incrociò le braccia sbuffando.

-Non volevo che Bill lo venisse a sapere, ma tu non hai capito....-

-Tesoro, non è possibile nasconderglielo.....l'avrebbe scoperto massimo questa sera, e poi Bill è forte, io cred-

-BILL HA SOLO SEI ANNI, MAMMA!!!!-urlò Tom stizzito, mentre una lacrima gli rigava la guancia.-Ed è anche molto sensibile, non gli passerà come credi!!Abbiamo già delle difficoltà a scuola, ci mancava solo questo!!Cosa diavolo ha in mente papà?!Ci abbandona così?!Io non ci sto, doveva pensare a te e anche a noi!!-concluse, seguendo Bill su per le scale.

Simone si afflosciò sul ripiano della credenza, sentendo le gambe cederle. Quel bambino la preoccupava: la sua ossessione nel proteggere il fratello lo rendeva così insensibile per certe cose, che quasi stentava a riconoscerlo. Sospirando, cominciò a mettere a posto le stoviglie, giusto per fare qualcosa e liberare la testa.

"Anche tu hai solo sei anni, Tom.....perchè tendi a dimenticarlo?"

***

-Bi-

-Vai via...-

Tom sbuffò, ed aprì comunque la porta. Strizzò gli occhi e nella penombra della stanza distinse chiaramente la piccola sagoma di suo fratello raggomitolato sul letto, che tentava di soffocare i singhiozzi contro il cuscino. Ma i movimenti convulsi delle sue piccole spalle e i suoni smorzati che provenivano dal letto tradivano il fatto che stesse piangendo.

-Bill...-Tom si sedette cautamente sul letto, e prese ad accarezzare la schiena del gemello. Bill rabbrividì, e alzò la testa dal cuscino.

-Ti ho detto che devi andare via.-mormorò con voce rauca.

-Questa è anche la mia camera.-ribattè pacato Tom.

-.....-Bill tacque e rituffò la testa nel cuscino.

-Bill, guardami...è inutile che ti chiudi così, noi-

-Tomi, voglio stare solo...-singhiozzò nel cuscino. Tom sapeva che in realtà Bill non voleva restare solo, un po' perchè erano gemelli e lo percepiva, un po' perchè la mano di Bill stava inconsciamente stringendo i lembi della sua felpa, tremando. Ma era anche un poco stufo dell' incongruenza del fratello, così con stizza allontanò la mano dalla sua felpa e si alzò di scatto dal letto.

-Se vuoi stare solo è okay, scusa se ti ho disturbato..-disse avviandosi a passetti decisi verso la porta. La richiuse dietro di sè con un tonfo sordo.

Bill aveva già alzato da tempo la testa, e ora, nella penombra, cercava di riordinare le idee fissando incredulo la porta, quasi aspettandosi di vederla riaprirsi. Quella non era sicuramente la reazione che si aspettava: lui era confuso, e non aveva ancora pienamente afferrato la situazione, voleva che Tom lo consolasse come faceva sempre e come sempre non riusciva a dirglielo direttamente. Così alla fine Tom si era stufato?Strinse convulsamente le lenzuola e saltò giù dal letto. Corse verso la porta, e rimase indeciso per un po' a fissare la maniglia. Poi l'afferrò con decisione e la spalancò con l'intenzione di inseguire il gemello.-To..- non fece in tempo a parlare, perchè non appena aveva aperto la porta Tom l'aveva avvolto fra le sue piccole braccia, stringendolo a sè.

-..Tomi?Ma eri qui fuori?!-chiese sconcertato non provando neanche a lottare per liberarsi.

-Sì, perchè tu sei uno scemo, e quindi lo sapevo che facevi così.-rispose borbottando sui capelli di Bill, il quale sorrise e si strinse di più al fratellone.

-Tomi...spiegamelo: che cosa sta succedendo?Perchè papà se n'è andato via?Ma poi torna vero?-alzò lo sguardò per fissare Tom negli occhi, e lui non seppe cosa dirgli, perchè neanche lui aveva capito gran chè.Aveva capito che i suoi genitori avevano qualcosa di strano, e che probabilmente era solo questione di tempo prima che si separassero o cose del genere, ma non se l'aspettava così presto. La dura realtà era piombata addosso e lui e a Bill troppo velocemente per la sua mente di bambino. Sapeva solo che il loro padre era una brutta persona, e che la mamma non aveva colpa di sicuro, perchè piangeva. Se una persona piange è perchè è triste, e quindi qualcuno le ha fatto del male.-Non lo so, Bi, forse papà è andato fuori di testa.-rispose scrollando le spalle e rientrando in camera, tenendo Bill per mano.

-Ah........ma se non torna, noi poi come facciamo?-continuò Bill, con il panico nella voce, perdendo quel poco di fiducia che aveva in una possibile riappacificazione dei genitori.-Tomi, Tomi....Tomi come facciamo?Tomi,ho paura,come facciamo?Tomi come facciamo?!-singhiozzò tirando la felpa di Tom ad ogni parola. Tom lo prese per un braccio bloccandolo, e lo abbracciò di nuovo, perchè non sapeva fare altro se non far sentire al gemellino che era lì con lui, e perchè sapeva che era tutto quello di cui Bill aveva bisogno.-Bi, calma,calma...noi ce la faremo, perchè mamma è forte e tu sei forte...possiamo fare a meno di una persona cattiva come papà..-tirò su col naso.-..e io starò sempre con te, io...-poi non seppe come continuare. Bill strinse la mano a pugno sul petto di Tom.-Anche tu sei forte, Tomi.E scusa se io....io forse a volte sono un po'....un po' ingoista...-

-Ingoista?-ripetè Tom perplesso.Bill lo guardò altrettanto perplesso, come se fosse ovvio quello che intendeva dire, poi arrossì leggermente e abbassò lo sguardo.-Sì..ingoista...perchè spesso mi ritrovo a pensare che sei stupido quando non mi capisci...-sentì Tom sbuffare.-...e soprattutto quando non capisci che voglio essere consolato....magari puoi pensare che penso solo a me...quindi....sì,ingoista.-concluse annuendo convinto. Tom lo guardò per qualche secondo, e lo stesso fece Bill, alzando leggermente il piccolo sopracciglio destro, finchè il gemello non scoppiò a ridere.-Ma tu intendi 'egoista'! Ingoista.....ahah!-lo riprese Tom ridendo e sbuffando aria sui suoi capelli. Bill mise il suo broncio adorabile.-E vabbè....sempre 'ista' è....'ego' è un suono brutto, è una parola difficile.....uffa,Tomi..-borbottò. Si staccò da lui, andandosi a sedere sul letto, e la sua espressione mutò, diventando triste.

-Tomi....da adesso saremo ancora più soli?-chiese guardandosi le punte dei piedi. Tom prese posto accanto a lui,sospirando.Odiava quando Bill si faceva venire questi dubbi, non capiva cosa gli mancasse.A Bill non bastava la sua presenza?Lui non era abbastanza per il suo fratellino?Si sentì all'improvviso un po' inutile.-Ti senti solo, Bi?-chiese cercando di sembrare indifferente, facendo dondolare le gambe penzoloni. Bill sembrò rendersi conto di quello che aveva appena detto, perchè sgranò gli occhi spauriti e abbracciò Tom di fianco.-Nonono, Tomi, io non mi sento solo...scusa Tomi scusa,non ce l'hai con me, vero?-implorò alzando lo sguardo. Tom si voltò verso di lui, ancora indifferente, ma nel vedere l'espressione sinceramente preoccupata di Bill, sorrise e saltò giù dal letto. Cominciò a camminare su e giù per la stanza, mentre Bill lo osservava incuriosito e ancora preoccupato, poi si bloccò proprio nel bel mezzo di essa e intrecciò le mani dietro la nuca accingendosi a rispondere comunque alla domanda del fratello.-Bhè, mamma c'è sempre.-si grattò la testa.- E poi preferisci così o continuare a vedere e sentire i silenzi di mamma e papà?Io, a dire la verità, non ne potevo più, Bi...-Bill sembrò pensarci un attimo, ricordando quanto l'ignorarsi a vicenda e la mancanza di dialogo fra i genitori lo avesse sfinito negli ultimi tempi, tanto che aveva ricominciato a fare gli incubi, finendo puntualmente nel letto di Tom ogni notte.

-Io vorrei solo che tutti noi stessimo bene...e vivessimo felici...-mormorò abbassando il capo.

Tom rilasciò le spalle sospirando. Possibile che Bill dovesse pensare prima agli altri pure in momenti come quello?

-Bill, questo lo vogliono tutti...-iniziò.

-Però ce l'hanno tutti tranne noi.-ribattè il moro tirando su col naso e incrociando le braccia. Tom non seppe cosa rispondere. Non credeva che potessero essere gli unici in quella situazione ma non conosceva nessun altro bambino senza papà. Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma in quel momento bussarono alla porta della loro stanza, ed entrambi rimasero in silenzio a fissare Simone che entrava timidamente.

-Posso?-chiese con un mezzo sorriso.

Per tutta risposta,Tom si sedette sul letto e prese la mano di Bill. Simone sospirò e si sedette sul lettino di fronte.

-Ragazzi, immagino che la situazione ormai vi sia abbastanza chiar-

-No.-la interruppe subito Tom,serio, mentre Bill lo fissava.-Non ci è chiara. Perchè non vi volete più bene tu e papà?-

Simone si torse le mani nervosamente guardando ora Bill ora Tom.

-Ecco, io......-abbassò lo sguardo.-..non lo so, io non lo so. Piccoli, certe cose non avvengono per un motivo preciso, semplicemente io e vostro padre...-guardò nuovamente i figli: Bill aveva gli occhi sbarrati e umidi, in attesa che la madre finisse la frase, mentre Tom stringeva la mano di Bill e la guardava fisso, con sguardo truce. Solo gli occhi leggermente lucidi tradivano una sua qualche preoccupazione. A Simone venne quasi da piangere, ma volse lo sguardo altrove.-...semplicemente io e vostro pare non ci amavamo più.....come prima.-riuscì finalmente a rispondere, con la voce spezzata.Tom spostò lo sguardo al pavimento, mentre Bill prese parola.

-E come vi amate adesso?-chiese ingenuamente, la voce resa roca dall'imminente pianto. Simone accennò un sorrisetto amaro.-Non ci amiamo, piccolo, non più. E non riuscivamo più a stare insieme,lui....-

-Lui non ci voleva.-concluse Tom per lei. Simone sgranò gli occhi.-Cosa?Come fai..-

-Vi ho sentiti l'altro giorno. Tu dicevi che eravamo figli di tutti e due, e lui voleva solo andarsene. Non ci voleva, vero mamma?-ripetè Tom ostentando un coraggio che non aveva. Simone si alzò, a li abbracciò stretti entrambi.

-Io vi vorrò sempre bene, lo sapete vero?-disse mentre un singhiozzo le smorzava le parole. Bill mise le mani sulla schiena della madre, stringendo forte la sua maglia e lasciando la mano di Tom, che si sentì improvvisamente abbandonato e infreddolito. Strinse anche lui la madre, ma con meno convinzione di quanto non sembrasse averne Bill. Simone si staccò poco dopo, inginocchiandosi di fronte a loro e accarezzandoli sulle guancie uno alla volta. Tom si riappropriò subito della mano di Bill.

-Bill, Tom...-ricominciò Simone guardandoli entrambi.-...finchè uno di voi avrà l'altro accanto a sè non avrete bisogno di nulla, ricordatevelo.-proferì fissandoli ora seria.-...piccoli, ricordate quando siamo andati al parco l'altro giorno?-continuò.-Ricordate quel bimbo che era venuto con il papà e si era messo a giocare vicino a voi?Vi ha guardato per molto tempo, ricordate cosa ha detto dopo?-

Bill alzò la manina come se fosse a scuola e poi rispose.-Ha detto che voleva Tom.-disse assumendo un'aria imbronciata, ma Tom lo riprese sbuffando divertito.-No,scemo, ha detto che voleva avere un fratello che gli volesse bene come ce ne vogliamo noi,vero mamma?-disse chiedendo poi conferma alla madre.Simone annuì.-Esatto, e lui aveva un padre e una madre, giusto?Eppure invidiava voi.Questo vi deve fare capire che il vostro rapporto è speciale, e l'amore che provate l'un l'altro è il più forte che esista. E siete fortunati, perchè non tutti possono provare questo tipo di amore.-finì sorridendo.

-Io amo Tom.-asserì Bill annuendo convintissimo e abbracciando il gemello.

Simone rise.-Bhè,diciamo così.-

Tom staccò Bill.-Sì,ma non ti confondere troppo, io la voglio una ragazza.-affermò annuendo serio. Simone rise di nuovo, seguita anche da Tom, mentre Bill rimetteva il broncio e si asciugava qualche lacrima con la manica della maglia.

***

Un Tom diciottenne si svegliò di botto, alzando la testa e perdendo una cuffietta dell'i-Pod.

-Cazzo, io non la devo ascoltare 'sta roba...-mugugnò spegnendo il suddetto marchingegno, sul cui schermo era scritto 'Savior - Skillet' bianco su nero. Si alzò dal letto sui cui giaceva da almeno due ore, si stiracchiò e ripensò un momento a quello che aveva appena ricordato: tutto ciò che era successo quel giorno gli era improvvisamente balenato in mente come in un film. Si grattò la nuca pensoso.-Non la devo proprio ascoltare questa roba...-ripetè sbuffando.Si bloccò quando sentì qualcuno che canticchiava in bagno. Si appoggiò allo stipite della porta, fissando suo fratello che si rimirava nello specchio.

-Es ist gegen meinen willen..nana nanana nana..-stava canticchiando Bill tra un sorriso ammiccante rivolto a se stesso e l'altro. Tom sbuffò nuovamente. 'Alla faccia della telepatia fra gemelli...'

Poi, non seppe mai nè perchè, nè per come, nè per quando e nè per cosa, si ritrovò a stringere suo fratello più forte che poteva fra le sue braccia, inalando a fondo il suo profumo.

-Tomi..?Cosa...?-

-Lascia perdere, Bill. Non lo so neanch'io,ok?-lo fermò subito, bloccando il fiume di domande che sicuramente sarebbe seguito da parte del fratello minore.

-...ok.-e Bill accettò l'ennesima stranezza del fratello, ricambiando la stretta. Tanto non c'era poi tutto questo bisogno di parole tra loro, no?

Tom si staccò lentamente poco dopo, fissò Bill negli occhi,mentre lui inclinava interrogativamente la testa, e sbuffò di nuovo, spazientito.-Senti,impediscimi di ascoltare certa roba la prossima volta,ok?-

Bill sbattè più volte le ciglia confuso.-..Eh?-

Per tutta risposta, Tom uscì dal bagno borbottando.

-Non la devo proprio ascoltare certa roba, cazzo.....-

FINE

Non so proprio come mi sia uscita, anche se mi ci sono impegnata e non so da quanto tempo ci sto lavorando precisamente...so solo che sono 11 pagine di wordpad, e spero siano ben spese..^^

Se qualcuno di voi si sta chiedendo 'che diavolo è Savior?E chi sono gli Skillet?' vi consiglio di vedere questo video---->http://it.youtube.com/watch?v=11YgJgTnJbo&feature=related perchè io adoro gli skillet, penso siano uno dei migliori gruppi hard rock, e comunque la canzone mi filava troppo per il risveglio di Tom da quel tipo di ricordi** No, più che altro mi filava il video,mi ha commosso davvero guardarlo, è bellissimo.......ç_ç

Non so più cosa dire quindi lascio la parola a voi! Kussen :*

  
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