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Autore: Nymeria90    19/06/2013    1 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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Cittadella, 2185
 
Sbarcare sulla Cittadella sancì il suo definitivo ritorno.
Alexander Shepard era vivo ed era tornato.
Aveva rimandato quel momento il più a lungo possibile, prima su Omega e poi su quello strano pianeta da cui aveva recuperato un Krogan in una vasca.
Quando aveva ricevuto il messaggio di Anderson l’aveva ignorato, poi si era ritrovato sveglio, in mezzo alla notte, a fissare quelle poche righe che lampeggiavano sullo schermo arancione del suo terminale.
Doveva molto ad Anderson, aveva creduto in lui quando nessun altro sembrava disposto a farlo, arrivando addirittura a rischiare la corte marziale per aiutarlo. Non meritava il suo silenzio.
E poi … poi c’era Ashley. Aveva provato a contattarla, ma l’Uomo Misterioso non gli aveva mentito quando gli aveva detto che era irraggiungibile.
Be’ irraggiungibile per qualcuno che non fosse dell’Alleanza.
L’idea di non far più parte dell’Alleanza lo faceva sentire strano, sperduto. Aveva passato tutta la vita nell’Alleanza, ce l’aveva nel sangue, come Ash. Da quando aveva memoria il suo sogno era sempre stato quello di diventare un N7, come suo padre, ma aveva perduto molte cose, troppe, lungo la strada per realizzarlo.
Akuze aveva spezzato qualcosa in lui, gli aveva strappato l’innocenza dei suoi ventitre anni catapultandolo in un mondo fatto di morte e disperazione. Al suo ritorno dall’inferno aveva ottenuto tutto quello che aveva sempre sognato: medaglie, riconoscimenti, il grado di comandante ed era diventato un N7, scoprendo che non gliene importava niente. Su Akuze aveva perso tutto, per cosa? Una targhetta sulla corazza?
Quando era salito sulla Normandy come Primo Ufficiale era un uomo senza scopo, spezzato. Non gliene importava più niente dell’Alleanza e delle ambizioni dell’umanità. Erano state proprio quelle ambizioni a distruggere la sua squadra, la sua gente.
Ma sulla Normandy aveva trovato ciò che aveva smesso di cercare: un nuovo inizio. Il suo compito non era più quello di sopravvivere ma di salvare e lo aveva fatto, grazie ad una squadra eccezionale che gli aveva mostrato il valore di una battaglia giusta, necessaria: Kaidan era morto per una ragione, per salvare la galassia dalla schiavitù e dall’annientamento, mentre i suoi compagni su Akuze erano morti per … per niente. O meglio, erano morti per soddisfare la curiosità di un gruppo di scienziati.
Gli stessi per cui stava lavorando adesso.
Non gli importava di tradire l’Alleanza, la sua famiglia o i suoi ideali, lo stava facendo per una buona causa, per salvare delle vite … ma persino quella giustificazione impallidiva di fronte ai morti di Akuze. Per molti anni aveva convissuto con la sindrome del sopravvissuto, Akuze era stata difficile da superare ma c’era riuscito, grazie ad Anderson, alla Normandy, ad Ash e poi … poi era morto. Punto, fine della storia, capitolo chiuso.
E invece non gli era stata concessa nessuna fine, nessuno riposo.
Era stato riportato in vita … lui, lui solo, lui che era sopravvissuto a così tanti morti, che aveva fallito così tante volte … non sarebbe dovuto accadere, era un abominio; l’ennesimo abominio di Cerberus.
Se fosse ritornato all’Alleanza, se avesse consegnato se stesso e la Normandy, sarebbe stato un duro colpo per Cerberus e l’Uomo Misterioso, forse avrebbe avuto l’occasione di portare un po’ di giustizia ai morti di Akuze e di avere un po’ di vendetta per sé. Una prospettiva allettante che lo teneva sveglio di notte, fino al momento in cui rivedeva le case vuote di Freedom Progress, i filmati in cui i Collettori trascinavano via i coloni, risentiva il terrore nella voce di Veetor e la speranza in quella dell’ingegnere Goldstein che confidava in lui per salvare il fratello rapito su Ferris Fields …
E alla fine si era reso conto che non era lui a tradire l’Alleanza, ma era l’Alleanza, con la sua inazione, la sua indifferenza, a tradire lui e tutta l’umanità. Vendetta e giustizia avrebbero aspettato, adesso era tempo di pensare ai vivi e a chi poteva essere ancora salvato.
Sperò che Anderson potesse capirlo, e perdonarlo.
Si fermò davanti alla porta dell’ufficio del Consigliere Umano, a disagio.
Non sapeva che cosa sarebbe successo una volta varcata quella soglia.
Garrus dovette percepire i suoi timori perché gli appoggiò brevemente una mano sulla spalla, sussurrando – Comunque vadano le cose noi siamo con te.-
Grunt grugnì la sua approvazione.
Shepard inspirò profondamente ed entrò.
 
Anderson stava discutendo con i Consiglieri, o meglio con le loro proiezioni olografiche, quando la porta si aprì e Shepard fece la sua apparizione.
La voce gli morì in gola.
Aveva saputo del suo ritorno, ovviamente, nulla rimaneva a lungo segreto nella galassia e Shepard non era noto per la sua discrezione.
Si era preparato, ma vederselo comparire di fronte con la sua corazza N7 e il sorrisino strafottente, accompagnato da Garrus e da un Krogan enorme, lo spiazzò. Sembrava che qualcuno avesse fermato il tempo e premuto il tasto recall, portandolo indietro di due anni. Rivederlo gli fece capire quanto gli fosse mancato.
- Shepard …- sorrise – Eccoti …-
Shepard parve esitare per una frazione di secondo, poi gli tese la mano
– Anderson … sono felice di rivederla!-
Un saluto semplice, banale ma di una sincerità disarmante che rischiò di commuoverlo. Strinse la mano del suo vecchio sottoufficiale ed entrambi cercarono di dissimulare dietro un sorriso gli occhi un po’ troppo lucidi.
Il Consigliere Asari si schiarì la voce e il nastro riprese a girare.
I Consiglieri non si persero in convenevoli, né si mostrarono particolarmente colpiti dal ritorno di un loro Spettro morto anzi, fu chiaro sin da subito che consideravano la resurrezione del Comandante Shepard una vera seccatura.
Una seccatura che per di più lavorava per Cerberus, un dettaglio che persino Anderson aveva difficoltà a digerire. Ma considerata la storia di Shepard, la sua personalità, non ebbe difficoltà a concedergli il beneficio del dubbio.
Le colonie stavano sparendo davvero e né l’Alleanza né, tantomeno, il Consiglio stavano facendo qualcosa al riguardo.
Il tono, più che le parole, di Shepard trasudava diffidenza, addirittura odio, verso Cerberus ma vi era anche l’incrollabile certezza di non poter agire altrimenti.
Dietro i rapimenti si celavano i Collettori e Shepard, come Cerberus, aveva buone ragioni di credere che lavorassero per i Razziatori.
A quella parola i Consiglieri reagirono come se gli avesse puntato contro una pistola carica. Anderson si preparò al peggio: il Consiglio aveva passato gli ultimi due anni a negare l’esistenza dei Razziatori, in pratica smentendo tutte le affermazioni di Shepard.
- Questa teoria dei Razziatori dimostra quanto fragile sia il suo stato mentale.- sibilò altezzosamente il Consigliere Turian, come se avesse di fronte un povero pazzo e non l’uomo che l’aveva salvato – Lei è stato manipolato, da Cerberus e, prima ancora, da Saren. I Razziatori sono soltanto un mito, un mito che lei insiste a perpetrare.-
Qualcosa nel volto di Shepard mutò radicalmente, Anderson scorse delle cicatrici vermiglie sul suo viso, che non aveva notato prima, e negli occhi azzurri del comandante baluginò un’inquietante luce rossa.
Anderson si fece avanti, redarguendo pesantemente il Consigliere Turian, ricordandogli il prezzo che Shepard aveva pagato per la sua salvezza. Il Turian non sembrò minimamente colpito, ma la Consigliera Asari tentò di mitigare i toni, offrendo a Shepard un compromesso che assomigliava di più a un invito a togliersi dai piedi: poteva riavere il suo grado di Spettro, come riconoscimento personale, ma gli fece anche capire che il Consiglio non gradiva la sua presenza.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
- Sapete cosa vi dico?- ringhiò Shepard puntando minacciosamente il dito contro Consiglieri – Prendete la vostra offerta e ficcatevela nel culo. Combatterò e vincerò senza.-
Anderson trattenne il respiro, incredulo: aveva davvero detto quello che aveva sentito?
La reazione del Consiglio fu una risposta più che esauriente: minacciarono pesanti conseguenze e chiusero la comunicazione. Anderson fu grato per quella decisione, Shepard era schiumante di rabbia e protrarre la conversazione avrebbe solo reso drammatica una situazione già tragica.
Almeno Udina non era presente.
La porta dell’ufficio si aprì con un leggero sibilo e il Consigliere Umano fece il suo ingresso.
In futuro Anderson avrebbe tentato invano di dimenticare i minuti che seguirono, Shepard sembrava aver perso qualsiasi tipo di freno e quella che un tempo era stata una malcelata antipatia per il politico più influente dell’umanità, si manifestò in un aperto disprezzo.
Addio alla mia vacanza su Thessia.
Gli ci sarebbero volute settimane, se non mesi, per rimediare alla catastrofe diplomatica che Shepard aveva realizzato in pochi minuti.
Udina se ne andò infuriato, urlando ad Anderson che era licenziato, prospettiva allettante ma inverosimile, la sua importanza nell’ambiente politico era cresciuta di pari passo con la sua popolarità. Se Udina l’avesse licenziato la stampa di mezza galassia avrebbe voluto saperne il perché … col rischio che “l’affaire Shepard” divenisse di dominio pubblico.
Fu quello che disse a Shepard quando il comandante, finalmente rinsavito, si scusò per i guai che gli aveva procurato. Non se la sentì di biasimarlo, aveva detto esattamente quello che lui pensava da due anni e, dopo tutto quello che aveva passato, forse meritava di sfogarsi un po’. La morte ha lo strano vizio di rivedere le priorità di una persona.
Dopo essersi assicurato che i suoi compagni non se la fossero data a gambe, Garrus sembrava aver perso la parola mentre il Krogan fissava il comandante con un’intensità che rasentava la venerazione, Shepard si affacciò sul terrazzo che dominava il Presidium, l’espressione di nuovo rilassata anche se velata di malinconia.
Gli chiese degli ultimi due anni, dei lavori sulla Cittadella e della guerra contro i Geth, infine, con ostentata indifferenza, gli chiese di Ashley.
Anderson studiò attentamente la sua espressione, vi lesse ansia, timore, preoccupazione e qualcosa che assomigliava all’amarezza. Poco del ragazzino trepidante che si era arruolato nell’Alleanza molti anni prima era rimasto nell’uomo che gli stava di fronte. Quell’uomo lo riempiva di malinconia, e non era stata la morte a cambiarlo, almeno non la sua.
Ricordava di aver pensato le stesse cose quando l’aveva visto salire sulla Normandy per la prima volta e di nuovo durante la sua nomina a Spettro.
Quanto potrai ancora sopportare prima di spezzarti?
Ashley poteva essere la sua salvezza o la sua rovina.
- Williams è in missione per l’Alleanza. Il suo fascicolo è riservato Shepard, non posso dirti altro, mi dispiace.-
Il comandante sospirò, deluso e sollevato insieme – Capisco.- gli strinse vigorosamente la mano – Arrivederci Anderson. Buona fortuna.-
- La mia porta è sempre aperta, Shepard, ma promettimi una cosa: fai attenzione, non mi fido di Cerberus e non dovresti farlo nemmeno tu.-
Shepard gli rivolse un mezzo sorriso, quasi a dire che tutta la faccenda non lo riguardava, e si avviò verso la porta.
- Shepard …- il comandante si fermò - … hai avuto notizie di tua madre?-
Gli occhi azzurri di Shepard incontrarono i suoi, freddi come il ghiaccio – Avrei dovuto?-
Se ne andò senza aspettare una risposta.
Anderson rimase fermo sulla soglia a riflettere su quanto fosse terribile negare a un uomo la pace dell’eterno riposo.

  
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