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Autore: Miranh    19/06/2013    3 recensioni
Ciao a tutti! Ecco qui come promesso il terzo libro della saga, che continua la storia da dove l'avevamo lasciata! Qui vedremo i nostri protagonisti alle prese con forse le loro più grandi e difficoltose sfide della vita. Vi saranno difficoltà, ma anche nuove grandi meraviglie. Buona lettura! ^^
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. “ Salvi ”

 

Faceva terribilmente freddo. Le rapide del fiume, rafforzate dal temporale, erano talmente veloci e gelide, che in pochi minuti un dolore acuto percorreva le membra e gli arti fino alle ossa. Ahadi tentava a fatica di rimanere con la testa in superficie, mentre le zampe lottavano contro la corrente. Il corpo martoriato era quasi privo di energie. Riusciva a resistere solo grazie alla propria forza di volontà. Non poteva assolutamente cedere. Col fiato sempre più flebile cercò di avvicinarsi ad una delle pareti rocciose che sovrastavano il fiume. Ma l'arrivo di uno dei tronchi, trasportati dalle acque, glielo impedì. Lo colpì fortemente di striscio sul capo, provocandogli una nuova ferita. Ahadi rimase stordito dal colpo e la vista si offuscò, fino ad essere circondata da un desolato buio.

 

Sotto la scrosciante pioggia Uru continuò a correre per diverse ore fra le braci umide della giungla. Dai tronchi d'alberi bruciati continuava ad uscire del fumo soffocante. Quegli alberi e quelle piante, un tempo rigogliosi e ospitanti varie specie di volatili e mammiferi, ora erano soltanto un triste cumulo di ceneri nere e grigiastre. Ma ancora più angosciante fu la vista dei resti carbonizzati e maleodoranti degli animali non scampati all'incendio. Ossa e corpi orrendamente arsi e consumati, che si contorcevano su se stessi, come foglie secche. La giovane fu costretta a trattenere il respiro a causa del fetore. Per qualche minuto rimase pietrificata dal rammarico, con le zampe che le tremavano. Tra quei corpi vi erano anche quelli di diversi cuccioli. Un dolore pungente le percorse il petto e la gola. Cercò di non guardarli e riprese a correre ancora più svelta. Aveva paura... Paura di ritrovare il corpo di Ahadi in quelle stesse condizioni. Aveva cercato dappertutto ma di lui nessuna traccia. Urlò continuamente il suo nome, fino a consumarsi la voce. La vista le si annebbiò con le lacrime, che minacciavano di uscire, mentre i singhiozzi si susseguivano. Si ritrovò costretta a fermarsi di nuovo. Chinò il capo, sentendo le fredde gocce di pioggia colarle lungo tutto il corpo:

<< Re del Passato...Vi prego... Fate che non gli sia successo niente. Aiutatemi a trovarlo. Ho bisogno d'aiuto... >> si gettò a terra esausta
<< Mamma... Aiutami! Ho bisogno di te! Dammi un consiglio! Un segno...! Va bene qualsiasi cosa... >> non si trattenne più e scoppiò a piangere disperatamente.

Rimase rannicchiata al suolo per diversi minuti, tremante e schiacciata dalle gocce fredde. Sussultò e si rialzò con un veloce scatto. Non era stando ferma a piangere che avrebbe risolto le cose.

Col corpo stanco e infangato ricominciò a cercare il suo amato. Doveva essere vivo da qualche parte. Probabilmente era in difficoltà e aveva bisogno d'aiuto. Se invece era morto, doveva almeno ritrovarne il corpo, per accertarsene definitivamente... No. Non poteva pensarci. Sarebbe stato troppo doloroso per lei affrontare una situazione del genere.

La pioggia lentamente cominciò ad affievolirsi. La giovane raggiunse le basse rive del fiume e aguzzò lo sguardo. Vi erano diversi rametti trascinati via dalla corrente. Seguì con gli occhi il loro movimento fino a scorgere una sagoma impigliata ad un piccolo tronco, avente le radici aggrappate al terreno fangoso della riva. Probabilmente stava per sradicarsi. Senza pensarci due volte, la leonessa stava già correndo in quella direzione.

Spalancò silenziosamente la bocca. Non emise alcun suono. Lo sbigottimento fu troppo grande, così come il pizzico di gioia che l'assalì. Aggrappato a quel tronco c'era lui. Il suo Ahadi. Gli si avvicinò con cautela e con i denti lo afferrò per la criniera. Ma, come aveva temuto, il tronco si sradicò. La giovane emise un grido e cadde in acqua con le zampe anteriori, continuando a tenere i denti stretti alla presa. Rischiavano di venir trascinati via entrambi. Uru mise tutte le proprie forze nelle zampe e cominciò a lottare contro il fiume per tirare fuori Ahadi. Con grandi respiri ed immensi sforzi, la giovane indietreggiò, riuscendo a mettere in salvo il compagno e si lasciò cadere accanto a lui sfinita. Dopo aver ripreso fiato, si precipitò subito ad osservare le sue condizioni. Aveva ferite sparse per gran parte del corpo e il respiro sembrava assente. Lo chiamò con la sua voce e lo scosse più volte per farlo rinvenire, ma invano. Poggiò l'orecchio sul suo petto. I battiti erano molto deboli. Col cuore in gola, Uru cominciò a massaggiare e a fare pressione con le zampe sulla zona toracica del leone, sperando di riuscire a stimolare la fuoriuscita dell'acqua dai suoi polmoni. Tentò e ritentò più volte, senza darsi tregua:

<< Respira...! Avanti! >> esclamava << Respira, stupido! Pensi forse di potermi lasciare in questo modo?! Non te lo permetterò! >> e continuò così fino allo stremo. Ma quando vide finalmente un segno di vita in lui, si fermò. Ahadi tossì diverse volte, espellendo l'acqua che aveva inghiottito. Uru tirò un grande sospiro di sollievo. Era talmente felice, che rischiava di piangere nuovamente. Controllò che lui respirasse a dovere, dopodiché gli si sdraiò vicina per tenerlo al caldo, fino a quando non si sarebbe ripreso completamente.

 

La notte giunse al proprio culmine. I grandi acquazzoni pian piano si indebolirono e i grossi nuvoloni neri venivano trasportati altrove dal vento.

L'aria era fresca e ricca di umidità. Fu allora che Ahadi riaprì gli occhi. Erano infastiditi dalla luce e sudici per via del fango. Era disorientato e sentiva il corpo pesante e indolenzito. La gola bruciava. L'unico piacere, che i suoi sensi percepivano, era un lieve tepore, che lo avvolgeva. Roteò leggermente la testa e si accorse che, sdraiata accanto a lui, c'era Uru, che lo riscaldava col corpo. Aveva la testa appoggiata sul suo collo e il morbido ventre che gli ricopriva la schiena. Dormiva profondamente e aveva le guance segnate dalle lacrime. Il leone ricordò gli avvenimenti accaduti. Si ricordò del leone che voleva vendicare il fratello ucciso. Il leone, negli occhi del quale per un momento Ahadi vide se stesso e quel che era anche lui fino a non molto tempo prima. Per una volta il primo sentimento a riempire il suo animo fu la gioia. Gioia per essere vivo. Gioia di poter vedere ancora la sua amata. Provò a chiamarla, ma la voce era arrochita dal dolore: << U...Uru... >> e riprovò più forte << Uru...! >>

La giovane mugugnò e sollevò piano la testa, aprendo gli occhi. I due furono uniti da lungo sguardo. L'espressione di Uru esprimeva sconvolgimento e felicità nello stesso tempo:

<< Ahadi... >> si alzò da terra, continuando a guardarlo << Amore mio...! Sei vivo! Sei vivo! Ce l'hai fatta! >> pianse felice e si chinò nuovamente per abbracciarlo.

Lui abbandonò momentaneamente il dolore della carne ferita e si concentrò solo su di lei. Si girò, sollevandosi col busto e ricambiò la sua affettuosità. Si strinsero e ciascuno dei due versò lacrime sulla spalla dell'altro.

<< Temevo il peggio... >> disse lei << Temevo che... >>

<< Sshh... Non pensarci più ora >> la tranquillizzò lui, continuando a stringerla forte.

Poco prima di lasciare quelle rive, Ahadi diede un ultimo sguardo al fiume. Di Kamau nessun segno. Era sparito per sempre. La terribile notte, ricca di intemperie e risentimenti, era finita.

Era finalmente finita.

Alcuni raggi del Sole attraversarono le grandi nuvole, offrendo agli occhi un affascinante e mistico paesaggio.

Kesi era rimasta accanto ai figli addormentati, continuando a scrutare i resti della giungla, pregando di rivedere Ahadi ed Uru sani e salvi. Elvira si svegliò ed osservò la madre preoccupata: << Mamma... Sono tornati? >>

Kesi chinò tristemente il capo e lo scosse.

<< Ma...continueremo ad aspettarli, vero? Oppure andremo a cercarli? >>

<< Se restiamo qui, almeno loro sapranno dove trovarci. Se ci disperdiamo, rischiamo di non incontrarli >>

<< Forse hai ragione... >> la giovane si sedette accanto alla madre, mentre Laio aprì gli occhi, comprendendo la situazione.

Continuarono ad aspettare, cercando di non perdere la speranza. Tutto intorno a loro era silenzioso. Quel silenzio era inquietante e travolgente.

Ma tutto ai loro occhi cambiò non appena li videro tornare. Ahadi sembrava ferito e c'era Uru ad affiancarlo. Era vivo. Un'immensa gioia scosse tutti quanti con un fremito. Kesi pianse felicemente, Elvira cominciò a correre verso di loro e Laio si sollevò da terra, gridando contento i loro nomi...

 

Non fu facile. Con i due leoni convalescenti, il viaggio di ritorno verso le Terre del Branco si rivelò alquanto difficoltoso. Ahadi e Laio avevano bisogno di assoluto riposo per migliorare le proprie condizioni. Ma le tre leonesse non si persero d'animo e fecero di tutto per aiutarli. Ogni giorno procedevano lentamente per non affaticarli e per far sì che la zampa di Laio non peggiorasse. Stare sotto al Sole era disidratante, per cui ogni albero che incontravano sulla strada, grande o piccolo che fosse, era sempre un ottimo datore d'ombra. Esse procacciavano il cibo per i loro leoni, a volte allontanandosi anche per diversi chilometri pur di trovare le prede. Ahadi pian piano si riprese e riacquistò le forze. Le ferite iniziarono a cicatrizzarsi, grazie anche alle erbe procurategli da Uru. Nei giorni che si susseguivano lui riusciva a correre sempre più lontano e aveva ricominciato ad affiancare le leonesse per la caccia. Ma per Laio non fu così. La zampa non migliorò, nonostante lui si sforzasse di non muoverla tanto. Cominciò ad abituarsi al dolore, ma nel cammino restava comunque lento. Gli altri lo confortavano e lo spronavano a non cedere. Uru confidava nella sua resistenza e nel fatto che, una volta tornati nelle Terre del Branco, Rafiki avrebbe di certo fatto qualcosa per aiutarlo.

Dopo un lunghissimo viaggio di ritorno, durato quasi più di tre mesi, finalmente riuscirono ad avvicinarsi ai confini dell'amata terra. Sarebbero rimasti solo un altro giorno nei dintorni, per poi ripartire e raggiungere la meta subito il mattino seguente. Trovarono un bel posto vicino ad una piccola giungla, ricca di vegetazione. Quello sarebbe stato l'ultimo giorno che avrebbero trascorso insieme, liberi da ogni dovere.

<< Sono così eccitata...! >> gioì Elvira << Finalmente domani potremo andare vivere con tutti voi nelle Terre del Branco! E conosceremo il re! >>

Anche Kesi era contenta: << Incredibile...Non siamo nemmeno arrivati, eppure già mi sento così rilassata, come se fossi a casa >>

<< Tutto questo è casa vostra ora >> disse Uru sorridendo << Sono certa che vivrete bene qui e che sarete ben accettati dal mio branco e da mio padre >>

<< Dimmi...che tipo è? >>

Uru sospirò fausta: << Bé, lui... E' il mio eroe. E' modesto, saggio, coraggioso, forte...sopratutto un buon padre. Non riuscivamo a stare molto tempo assieme. Era sempre impegnato nel suo ruolo, ma coglieva ogni occasione per stare con me e mia madre. Mi ha insegnato tanto. Sono orgogliosa di lui. Spero di poter essere all'altezza del suo compito >>

<< Lo sei senz'altro >>

Ahadi ascoltò serenamente la conversazione, seduto accanto a Laio. Il giovane fra tutti era l'unico a conservare ancora un'aria ammutolita.

<< Cosa c'è? >> gli domandò Ahadi;

Laio chinò il capo: << Sono stato un tremendo peso per voi in questo viaggio... Mi dispiace. Se non fosse stato per me, non avreste sofferto così tanto... >>

<< Sei uno sciocco a pensarla così... A cosa servono gli amici e la famiglia, secondo te? Quando uno è in difficoltà, pensi sia giusto abbandonarlo, per aver maggior cura di sé stessi? Se avessimo ragionato così, a quest'ora saresti ancora in quella giungla, come un cumulo di resti carbonizzati >>

Laio lo guardò con occhi lucidi.

<< Tu non sei uno scarto da gettar via, Laio... Sei uno dei pochi amici che io abbia mai avuto nella mia vita. Per me sei importante. Finalmente riesco ad apprezzare il senso della vera amicizia... Sai, non ho avuto una vita facile ed evitavo sempre la compagnia. Ero convinto che avere qualcuno caro per il tuo animo fosse solo fonte di turbamento e sofferenza. Per fortuna mi sbagliavo. Aver cura degli altri e della vita è una cosa incredibile. Sappilo bene >>

Il giovane annuì, sorridendo. Gli era molto grato per quella parole confortanti.

Ahadi tornò a guardare Uru. Se non fosse stato per lei, ora lui non sarebbe qui. Se non l'avesse mai conosciuta, sarebbe precipitato in un oscuro abisso di morte e malvagità. L'esperienza avuta in quel lungo viaggio aveva insegnato loro tante cose, ma sopratutto aveva unito le loro anime più che mai. L'aveva sempre sottovalutata. La vedeva come una creatura intraprendente, ma fragile e bisognosa di protezione... Ma ormai non più. Adesso era tutto diverso. Ora lei appariva ai suoi occhi forte, impavida e determinata. Aveva pienamente dimostrato di saper badare agli altri, ma anche a se stessa. I tempi della fanciullezza erano finiti. Era diventata una splendida leonessa, pronta ad affrontare la prossima reggenza con tutta se stessa. Adesso era lui ad avere bisogno di lei.

I loro occhi si incontrarono. Goderono entrambi dell'intensità di quello sguardo reciproco. Ad un tratto l'espressione di Uru si riempì di uno strano turbamento. La giovane si distaccò frettolosa da quello sguardo. Lui la osservò con aria interrogativa, ma subito dopo lei gli fece cenno col capo, per scusarsi e dire che andava tutto bene.

Calò la notte. Un'atmosfera lieta si diffuse nella savana, abbracciata dal manto nero e dalle numerose stelle lucenti che lo ricoprivano.

Kesi e i suoi figli si addormentarono serenamente. Anche Uru dopo un po' chiuse gli occhi a si rannicchiò accanto ad Ahadi. Il leone rimase sveglio ancora un po' a scrutare il cielo. Quello sarebbe stato davvero l'ultimo giorno di completa libertà per lui. Il domani seguente avrebbe segnato l'inizio di una nuova vita e di nuove priorità. Ma cosa ancora più turbante era il pensiero di dover rincontrare Mohatu dopo tanto tempo. Chissà come avrebbe reagito? O se lo avrebbe accettato di nuovo nel branco...

 

Una voce calda gli sussurrò all'orecchio e lo distolse dal suo stato di dormiveglia: << Ahadi >>

Il leone si girò ed aprì gli occhi: << Uru...? >>

La giovane stava in piedi, col capo chino verso di lui << Sssh...Vieni >> gli disse. Lui si alzò piano, cercando di non svegliare gli altri e la seguì.

  
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