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Autore: xdreamsrmywings    19/06/2013    2 recensioni
“Is this the real life? Is this just fantasy?” lesse con tono da intellettuale.
“Bella canzone” aggiunse subito dopo.
“Già” mi limitai a rispondere per chiudere li la conversazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan Sykes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu quando mi svegliai che mi accorsi di essermi addormentata. Mi ci vollero alcuni secondi prima di notare il peso di Nathan su di me. Aveva la testa poggiata sul mio torace e dormiva con la bocca leggermente aperta. Era bellissimo e sembrava spensierato.
Controllai l'orario, erano le 6 e mezzo passate. Da quando era arrivato erano passate poco più di due ore, e a me sembrava un'eternità. 
Mi resi conto di essere affamata così decisi alzarmi e preparare qualcosa sia per me sia per Nathan. Infondo mancavano ancora due ore al ritorno di mia madre. 
Feci un respiro profondo, come per studiare il modo migliore di spostare Nathan senza svegliarlo, e iniziai alzando lentamente il suo braccio che mi teneva stretta a lui. Non appena riuscii a mettermi seduta controllai la buona riuscita del mio intento di non svegliare il ragazzo beatamente addormentato sul divano. Un'ondata di sollievo mi invase non appena notai che lui aveva ancora gli occhi chiusi.
Mi alzai, iniziai a raccogliere i miei vestiti e indossai la biancheria intima senza fare troppo rumore. Avrei voluto fare una doccia ma sapevo che Nathan si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro, così optai per un semplice cambio di vestiti e intimo. 
«Dove vai?» chiese con la voce ancora impastata dal sonno. Emisi un gridolino per lo spavento, come se stessi facendo qualcosa di nascosto. 
«Mi sto andando a cambiare, non scappo» gli sorrisi prima di sparire al piano superiore. 
Cercai velocemente qualcosa da mettere. Scelsi un reggiseno nero con le culotte coordinate, poi presi un semplice pantalone grigio della tuta e una t-shirt bianca, giusto per stare comoda. 
Corsi in bagno, misi le robe sporche nella lavanderia, indossai in fretta e furia gli indumenti che avevo scelto e legai i capelli in uno chignon sistemato al meglio.
Presi una maglia da uomo che indossavo nei "giorni no", per portarla a Nathan nel caso avesse voluto cambiarsi, e scesi al piano inferiore.
«Ti ho portato una maglia pulita. Purtroppo non ho al-» ma con mia grande sorpresa, quando arrivai in salotto Nathan era già vestito. 
Mi sorrise dolcemente mostrando la sua gratitudine nei miei confronti per aver pensato a lui, o per il sesso. Non sapevo cosa scegliere.
«Grazie, ma non ne ho bisogno» 
«Oh, va bene. Hai fame?» chiesi io timidamente.
Lui annuì con vigore. Gli sorrisi di rimando. «Pasta? Sono un asso nel cucinarla» esordii orgogliosa di me stessa per sfoggiare la mia bravura.
«Sarò io a giudicare, tu sei di parte» rispose lui prendendomi in giro.
«Ti stupirò Sykes» affermai convinta. 
Ci dirigemmo in cucina. Nathan si sedette a uno degli sgabelli del bancone, mentre io iniziai a prendere tutto ciò di cui avevo bisogno per preparare da mangiare.
Poco prima di scolare la pasta, apparecchiai la tavola in modo molto sobrio.
«Cocacola?» chiesi aprendo il frigo per recuperare le bevande.
«Va bene» 
 
Condii la pasta con del sugo di tonno e impiattai per due.
Osservai Nathan portarsi la prima forchettata alla bocca, e masticarla come se fosse un critico culinario. 
«Mmm.... - fece un espressione di disgusto - è buonissima!» 
«Fanculo! Credevo non ti piacesse» esordii sollevata. 
 
Quando finimmo Nathan si alzò e andò e iniziò a raccogliere le sue cose. 
Stava per andare via. E in quel momento un dubbio esistenziale prese vita nella mia testa, come avrei dovuto salutarlo? 
Un semplice "ciao"; una stretta di mano; un bacio; un bacio sulla guancia. Avevamo appena fatto sesso, come ci si comporta in certe occasioni? La mia mancanza di esperienza mi metteva a disagio.
 
«È tardi, è meglio che vada - disse lui con un filo di voce - e poi credo che tua madre tornerà tra poco.
Sono le 7 e mezzo passate» 
Diavolo! Era passata già un'ora da quando ci eravamo svegliati, e io non mi ero per niente accorta dello scorrere del tempo.
«Sì, dovrebbe tornare tra poco.» 
Lo guardai prendere lo zaino, mentre pensavo al modo migliore per salutarlo, senza sembrare troppo appiccicosa, invadente o qualsiasi altra cosa. 
«Be', allora - fece una pausa - io vado» 
«Ehm.. sì, ti accompagno» conclusi velocemente. 
Lo seguii all'ingresso. 
«Allora ci vediamo domani» esordii un po' in imbarazzo. 
«Sì, a domani» replicò lui.
Prima che potessi fare qualsiasi cosa, Nathan scoccò un leggero bacio sulla mia tempia. 
«Grazie per il magnifico pomeriggio» sussurrò con le labbra sulla mia pelle. 
Feci un respiro profondo, cercando di controllare le mie emozioni interne, e non risposi alla sua frase di ringraziamento. 
Uscì di casa velocemente, e io chiusi la porta alla sue spalle.
 
 
Per un motivo sconosciuto persino a me stessa, speravo di non incontrare Nathan. Non avevo la minima idea di come comportarmi nei suoi confronti, nonostante fossero passati dei giorni dal nostro incontro amoroso. Non avere nessun contatto con lui sarebbe stata la cosa migliore, almeno per qualche altro giorno. 
Mentre recuperavo i libio per la mia prima lezione della giornata pregavo Dio nella speranza di non fare il fatidico incontro. 
La convinzione di esserci riuscita prese il sopravvento su di me, facendomi credere di essere perfettamente in grado di nascondermi dagli altri.
«Mi stai per caso ignorando signorina White?» la sua voce suadente mi entrò nelle orecchio risvegliando tutte le mie terminazioni nervose. 
Lo vidi poggiare la mano sinistra sull'armadietto vicino e rimanere col corpo dietro di me. 
«No no, cosa te lo fa pensare?» cercai di sembrare calma il più possibile e il mancato contatto visivo mi era d'aiuto. 
«In quattro ore di lezione non ci siamo incrociati neanche una volta. È un po' improbabile visto che non siamo alla Casa Bianca» affermò lui tranquillo.
«Sono corsa da una lezione all'altra senza neanche fermarmi un secondo per prendere i libri» campai una scusa in aria, sperando di essere convincente.
«Ah! Scappavi da una classe all'altra per non incontrarmi. Beccata!» sentenziò lui divertito. 
Avrei voluto scappare, pur di non affrontare una conversazione con lui. Ma ero bloccata, ero bloccata dal suo braccio a destra e dall'anta dell'armadietto a sinistra. 
«Se ti giri non ti mangio eh» sussurrò lui preoccupato.
Feci un respiro profondo ed espirai rumorosamente, poi mi girai verso Nathan.
Il mio sguardo continuava a rimanere basso, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Ehi, tutto okay?» mi chiese Nathan alzandomi con due dita il viso. 
«Sì Nath, è tutto okay» sussurrai, io stessa poco convita della mia risposta, ma cercai di rendermi credibile con un sorriso. 
«Non ti credo, ma so che non vuoi parlarne e neanche parlarmi. Per questo ti lascerò in pace» 
Non volevo farmi vedere con lui in pubblico, non perché fosse lui ma perché non amavo essere al centro dell'attenzione e la presenza di Nathan accanto a me attirava non pochi sguardi. 
Si stava allontanando, ma mi decisi a fermarlo per spiegarmi. 
«Aspetta Nathan!» dissi con un tono di voce più alto. 
Lui si girò subito. 
«Sì, è vero! Ti sto ignorando ma ho le mie buone ragioni» affermai in mia difesa. Ma quella frase sembrò offendere Nathan. 
«Sentiamo, quali sarebbero queste ragioni?» chiese fermo facendo un passo verso di me. Il suo sguardo era gelido e aveva le mani strette in due pugni lungo i fianchi. Avevo paura che le sue nocche si scontrassero contro qualche armadietto o peggio ancora contro di me.
«Non voglio parlarne qui, non davanti a tutti» risposi impettita in mia difesa.
«La scuola dispone di un bellissimo cortile, salta la prossima ora e parliamo» sembrava che un filo di rabbia fosse sparito ed eravamo passati da "rabbia 10" a "rabbia 9". 
Sospirai rumorosamente e acconsentii ad andare con lui, sebbene il mio buonsenso mi dicesse di non farlo. 
Mi afferrò un polso e mi trascinò sugli spalti del campo da calcio. 
«Siediti!» ordinò fermamente.
«Non darmi ordini» ribattei decisa. 
«Ho detto siediti» i suoi occhi erano dello stesso blu/nero che avevo visto qualche giorno prima. Mi faceva paura.
«Mi siedo. Ma tu, per l'amor del cielo, calmati! Perché mi fai paura» mi resi conto solo dopo di ciò che avevo detto. Gli occhi di Nathan si schiarirono e i colori scuri che li riempivano lasciarono spazio al suo colore naturale. 
Ringraziai silenziosamente la mia reazione istintiva per aver funzionato.
«Scusa, ma ho perso il controllo. Ora ti prego, dimmi perché cercavi di ignorarmi»
Chiusi gli occhi per qualche secondo, cercando le parole giuste per dirglielo. 
«Nathan, per me è tutto nuovo. È una continua prima volta» mi guardò con fare confuso. 
«L'altro giorno, ti sarai accorto che  era la mia prima volta. Io non so come comportarmi con te. Non ho mai ricevuto le attenzioni di nessuno e le tue sono arrivate come un treno in corsa. E io non so come comportarmi, cosa fare» ero in preda alla disperazione, e le lacrime iniziavano ad offuscarmi la vista. 
«Ehi, sta' calma.» le braccia di Nathan si strinsero intorno alle mie spalle e iniziarono a cullarmi dolcemente. 
Singhiozzi muti continuavano a interrompere il mio respiro. L'ansia accumulata dopo il bacio e dopo il nostro pomeriggio "di fuoco" stava finalmente lasciando il mio corpo ormai tormentato da giorni. 
«Non ci insegue nessuno, possiamo fare un passo alla volta. Insieme» 
Un passo alla volta, ma verso cosa? Qual era la nostra meta? 
Lui era così sicuro di sé, mentre io mi sentivo in colpa per aver ceduto al solo tocco delle sue labbra. In qualche modo mi sentivo.. Una facile. 
Non volevo aspettare il matrimonio. Ma volevo conoscere bene, la persona con cui facevo l'amore. E Nathan e io sapevamo così poco l'uno dell'altra. 
«Calmati. Non essere spaventata» continuò Nathan con le labbra sul mio orecchio. 
Chiusi gli occhi e lasciai che le sue parole calmassero il mio cuore ormai inarrestabile. 
«Nathan, tu dici di fare un passo alla volta. Ma un passo alla volta verso cosa esattamente? Perché io non ho la più pallida idea di quale sia il nostro punto d'arrivo. Non vedo neanche la partenza» 
Sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso, e fui grata del suo contatto con la mia pelle. 
«Be' la nostra partenza era il disprezzo più totale di quando sono arrivato. Il primo checkpoint è stato creare un rapporto umano; il secondo il nostro bacio; il terzo.. Be', il terzo penso sia più che ovvio. Per quanto riguarda la nostra meta, penso che quella sia un normale rapporto di coppia.» il tono di voce che aveva usato e il paragone con un videogioco mi fecero sorridere, aveva reso la situazione meno tragica di quanto avessi fatto io. 
«Nathan, un NORMALE rapporto di coppia. Sai che diavolo significa?» enfatizzai l'aggettivo che aveva utilizzato per definire dove saremmo arrivati. O meglio, dove saremmo dovuti arrivare poiché era tutto un punto interrogativo. 
«Sì, sarà difficile. Perché io a volte non ci sarò, e quando ci sarò dovrà tutto andare per il meglio. Ma abbiamo i pomeriggi per le ripetizioni che ci aiutano insieme alla scuola. Così abbiamo più tempo per vederci» 
Sentire tutti quei discorsi su relazioni a distanza, impegni vari e rapporti di coppia, mi aveva fatto venire un mal di testa incredibile. 
Avevo bisogno di riflettere, e dovevo farlo da sola. Non potevo rischiare di provare qualcosa per Nathan e poi ritrovarmi a combattere contro il mostro che avrebbe preso il sopravvento sulla stabilità che mi ero creata.
Non ascoltai una parola di ciò che mi disse Nathan, troppo impegnata a decidere sul da farsi. 
«Nathan, mi stai chiedendo di saltare da un aereo. E se il paracadute non si apre? Mi schianterò al suolo alla velocità della luce. E non sono pronta a cadere, non credo di avere la forza di rialzarmi.» feci un respiro per trovare il coraggio di continuare. 
«Ho bisogno di pensare. Da sola. Lasciami ragionare, non cercarmi. Nè al telefono, nè a scuola e nè in altro modo. Lasciami il tempo necessario per prendere una decisione. Te lo chiedo con tutta me stessa» 
Lo sguardo di Nathan era rassegnato, come se non avesse speranza nella decisione che avrei preso. Ma nonostante ciò acconsentì. 
«Okay. Okay, va bene. Prenditi il tempo di cui hai bisogno. Ma ti prego, non metterci una vita. Tra poco partirò per un piccolo tour negli UK» 
«Va bene»
 
Dopo quella conversazione, fin troppo intima e seria, non avevo la forza di affrontare altre lezioni. Finsi di stare male e tornai a casa. La mia mente continuava a rimuginare su ciò che Nathan mi aveva detto, e solo durante il sonno sembrò placarsi la mia indecisione.


 
   
 
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