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Autore: Bibbs    19/06/2013    3 recensioni
"gli occhi non ingannano e tu non sei di ghiaccio." mormorò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 8
 
*Justin PDV*
 
La guardai andare in bagno, non mi convinceva. Mi pareva strano che qualcuno andasse in bagno subito dopo mangiato. Sicuramente io non ero nessuno per parlare, perché poteva capitare, ma in ogni caso c’era qualcosa di strano in lei mentre mangiava, nel suo sguardo, nel modo in cui mandava giù i bocconi, con foga e senza quasi masticarli.
Cominciai a sparecchiare e dopo aver finito mi sedetti ad aspettarla. Erano passati già 10 minuti da quando era andata in bagno. Tesi l’orecchio e sentii dei rumori strani. Mi venne da ridere per quello che pensai, non so se mi spiego, ma poi mi accorsi che questi rumori non corrispondevano esattamente a quello che avevo immaginato. Sembravano degli sforzi di vomito o qualcosa di simile. Aspettai ancora qualche minuto, fino a quando non sentii più nulla. Mi avvicinai al bagno e appoggiai l’orecchio, la sentii respirare affannosamente. Presi la maniglia della porta, che era aperta. Aprii la porta lentamente, sbirciai dalla fessura e vidi Annie a terra, con la testa tra le mani e sentii un odore sgradevole, poi scaricò.
“Cosa hai fatto?” le domandai irrompendo nel bagno e correndo vicino a lei per tirarla su, ma le sue gambe tremavano leggermente e mi disse che le girava la testa.
“Sto bene” mentì “Potresti uscire?”.
 “No.”
“Justin, cazzo, esci ti ho detto.” disse spostandosi i capelli dal viso. Era pallida, aveva gli occhi rossi e lucidi, ansimava ancora.
“Dimmi cosa cazzo hai combinato.”
“Niente, avevo mal di pancia.”
“Non dirmi stronzate, nessuno vomita nel giro di cinque secondi appena mangiato e tu prima stavi benissimo.”
“Che ne sai tu?” disse dirigendosi verso il lavandino per sciacquarsi il viso, poi si legò i capelli “Lasciami stare.”
Cominciai a sentire la rabbia ribollire in me, perché negava l’evidenza? La presi per un braccio “Dimmi che cazzo hai fatto. Ora.”
“Niente!” disse scrollando il braccio per liberarsi e cominciando a massaggiarlo “Mi fai male, non toccarmi.”
“Io ti tocco finché voglio, ora dimmi perché hai vomitato, cazzo.” alzai il tono di voce, cominciavo a perdere la pazienza e sapevo che sarebbe andata a finire male.
“Non ho vomitato.”
“Continui? Ma non capisci? Qui dentro c’è puzza di vomito e tu a momenti non ti reggevi in piedi, mentre prima stavi bene!” mi passai una mano tra i capelli, ero rassegnato “Perché neghi l’evidenza? Tu sei pazza!”.
Annie spalancò gli occhi, che diventarono lucidi. Stava trattenendosi dal piangere “Vaffanculo.”
“Non è colpa mia se sei una cazzo di rincoglionita che nega l’evidenza. Non sono così stupido come pensi, capito? Non sono un ritardato che non capisce che non hai un problema.”
“IO NON HO UN PROBLEMA!” urlò “E NE HO ABBASTANZA DI TE E LE TUE STRONZATE, ME NE VADO E NON VOGLIO PIU’ VEDERTI O PARLARTI. VAI A FARTI FOTTERE, STRONZO.”
La guardai sbalordito, nessuno poteva parlarmi in questo modo “Io mi preoccupo per te e tu mi parli così? Ma ti senti? Tu hai problemi e seri anche. Sei da manicomio, sei una pazza lunatica.”
“Io sono una pazza lunatica? Se non sbaglio quello che soffre di crisi di doppia personalità qui sei tu.”
“Io?”
“Sì, tu. Non ti senti? Prima facevi il leccaculo e ora fai l’incazzato isterico. Quasi non so a chi credere dei due, tu mi prendi solo per il culo e non te ne frega un cazzo di nessuno, solo di te stesso e appena ti si dice qualcosa salti addosso senza pensare che quello che dici fa male.”
“Forse perché qualcuno mi porta a fare questo.” risposi freddo.
Rise sarcastica “Sì, è sempre colpa degli altri, dimenticavo che sei intoccabile e perfetto.”
Mi spazientii, non voleva smetterla e aveva sempre la risposta pronta. Che carattere di merda. “Almeno io non vomito quello che mangio.”
Solo dopo mi accorsi di quello che avevo detto. L’avevo colpita nel segno. Annie spalancò gli occhi e cominciò a respirare più velocemente, i suoi occhi erano pronti a lasciar cadere le lacrime. Si morse il labbro e guardò in giro, in cerca di qualcosa da ribattere.
Ero stato davvero cattivo.
Si girò e se ne andò piangendo. Cominciò a correre e la seguii camminando. Non mi ero davvero reso conto di quello che avevo detto, ma era la conferma che lei sapeva di avere un problema ma non voleva ammetterlo.
Annie corse fuori di casa mia, non si girò nemmeno a guardarmi. Non so perché, ma la seguii. Correvo dietro di lei e la chiamavo, senza davvero un motivo “Annie! Annie, fermati!”.
Non si fermava, correva senza ascoltarmi. Forse avevo sbagliato a dirle quelle cose, ma quando mi arrabbiavo difficilmente rispondevo delle mie azioni.
Ad un certo punto vidi Annie rallentare, sembrava strana, cadde a terra. Accelerai la corsa e la raggiunsi. Era più bianca della neve, aveva le labbra viola. La scrollai ripetutamente “Annie?”.
Non rispondeva. “Annie? Annie, ci sei?” ma nulla. Era svenuta.
 
  
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