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Autore: _Ineedahug_    19/06/2013    17 recensioni
“si, anche il mondo di Patty lo amavi, hai visto lo spettacolo e ora lo odi. Solo uno spreco di soldi! Succederà la stessa cosa con quei bambolotti!”
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La terra non li merita.
Non merita Zayn Jawaad Malik, Harry Edward Styles, Louis William Tomlinson, Liam James Payne e Niall James Horan.
No, la terra non è fatta per gli angeli.
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One Shot sulla mia esperienza. Completamene vero.
Buona Lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho avuto culo.
Si, lo ammetto.
Potrei essere invidata da molte persone.
Certo, persone senza cervello, né cuore.
La famiglia, quella a cui mi sento appartenere, sarebbe stata contenta per me, e lo è stata, lo è ancora.
3 novembre 2012, ore 10:17, avevo la chiave per far avverare il mio sogno. Anche se è stato incerto fino all’ultimo giorno.
Si, perché non era bastato scrivere tre lettere a mia madre, aprirmi con i miei genitori, cosa che non ho mai fatto, per fargli capire che era una cosa seria. Che È una cosa seria.
Come se non bastassero i litri di lacrime buttati davanti a un fottuto computer, un cd, un libro.
A loro questo non bastava, “si, anche il mondo di Patty lo amavi, hai visto lo spettacolo e ora lo odi. Solo uno spreco di soldi! ”, “se ti comporterai bene ci penserò, altrimenti li vendo i biglietti!” mi ripetevano continuamente.
Beh, il ‘mondo di Patty’ non poteva rendermi felice, o forse, a 8 anni una risata me la faceva fare.
Non lo nego, e non mi pento di nulla, ma a 8 anni non hai gli stessi problemi di quando entri nell’adolescenza.
È un periodo di merda.
E a dire la verità, la mia vita in particolare è una merda.
L’unica cosa che non mi faceva crollare erano LORO.
I loro sorrisi, i loro sguardi, i loro gesti, i loro sentimenti, le loro parole, le loro cazzate, LE LORO VOCI.
Questa era, è, l’unica cosa che mi fa andare avanti.
Quando va tutto male, quando il mondo ti fa pentire di essere nata, ti sbatti quelle cuffie nelle orecchie, e 5 angeli ti fanno tornare il sorriso. Ti fanno tornare a sognare, a vivere. È vero, a volte delle persone lontane da te possono farti stare molto meglio di quelle al tuo fianco.
E loro non mi avrebbero mai fatto del male.
Soprattutto perché non sapevano neanche della mia esistenza. Ero, sono, solo una goccia nell’oceano, ma una goccia pronta a tutto per realizzare il proprio sogno.
Tutto ciò che volevo era riuscire a convincere me stessa che i miei idoli fossero reali, non angeli. Non megapixel, ne carta.
Delle persone, con il sangue che scorre nelle vene. Umani. Umani che sbagliano, che si pentono, che fanno cazzate. Semplicemente veri. Si, volevo provare a me stessa che fossero VERI. Che non fosse tutto nella mia testa. Che quel sorriso non tornava sul mio volto solo per un contratto, per musica commerciale, per un sound.
A me il sorriso non tornava per le canzoni che sentivo, ma per i ragazzi che le cantavano.
È incredibile come dei ragazzi di cui sai ‘poco’ possano farti sentire così bene. Non sai com’è la loro pelle al tatto. Qual è il loro odore. Come si comporterebbero con te. Sai ciò che rilasciano nelle interviste, e forse neanche quelle informazioni sono vere. Eppure, 5 ragazzi, 5 sorrisi, 5 paia di occhi, 5 voci mi fanno sentire unica. Mi fanno sentire a mio agio. Bene con il mondo.
E tutto questo, ho dovuto scriverlo a mia madre, con le lacrime agli occhi, come ora.
Quando seppi delle prevendite dei biglietti, piansi, e lei mi vide, mentre guardavo quel dannato computer. Cosa mi disse?
“non è possibile. Sei malata. È una cosa seria questa”
E io? Ci rimasi di merda. Come ogni fottuta volta che non capivano l’importanza che loro avevano per me. Nessuno lo capisce, neanche la mia migliore amica.
Piansi ancora di più, anche se silenziosa e apparentemente indifferente, dentro ero tutt’altro.
Allora, nella lettera scrissi “mamma, sarò anche malata, ma anche se fosse non voglio guarire. Loro sono l’unico medicinale di cui ho bisogno.”
Questa è una frase che non riesco a dimenticare, non posso, e non voglio.
Raccoglie tutta la mia verità.
E fu dopo questa lettera che mamma fece un passo indietro, cercando almeno un po’ di comprendere cosa stesse passando sua figlia. Da allora il nostro legame cambiò, anche quello tra lei e i miei idoli. Aveva imparato qualche canzone, io l’aiutavo con le parole, in macchina mettevamo l’album alla radio..c’era la luce in fondo al tunnel, la vedevo.
 
A sentire tutto ciò la botta di culo non c’è, sono una normale ragazza andata al concerto dei propri idoli, ma mi avrebbero fatto andare da Napoli a Verona i MIEI genitori?!
Sicuramente no.
Ma c’è una cosa, quella che mi ha salvato. Lo spiraglio di luce.
A Verona ho molti parenti, e il 18 Maggio 2013 una di quelli si sarebbe sposata.
Quando lo seppi non potevo essere più felice.
Anche se dovevo trovare il modo di svignarmela dal matrimonio, visto che inizialmente era proprio il 18 il concerto.
Quando lessi su team world che l’avevano spostato al 19 piansi dalla gioia.
Ma era tutto troppo bello per essere vero.
Verso marzo, mia zia chiamò mia nonna, parlarono per molto tempo. O forse no, ma a me sembrò un’eternità, sentivo che qualcosa non andava.
Sentii solo ‘se lo sa Emanuela gli viene una crisi, fai il possibile per favore’.
Ovviamente mi precipitai in camera da letto, per vedere cos’era successo di tanto terribile, e le idee che mi erano frullate per la mente erano orribili.
“Elisa vuole spostare il matrimonio, manca il quarto prete.”
Ma scusa uno non basta?
“e che cazzo 4 ne deve avere?!”
mi chiusi in bagno a piangere, sperando e pregando che il matrimonio fosse rimasto il 18.
Chiamai io stessa Elisa, di cui in effetti non sapevo manco l’esistenza, e la supplicai di non spostare la data.
Alla fine ebbi la meglio. Il matrimonio rimase con tre preti solo a causa mia, la convinsi.
 
Quante volte immaginai quel momento.
Il giorno più bello della mia vita.
L’avevo immaginato tutto, dall’inizio alla fine.
Non potevo credere che quell’insulsa ragazzina della periferia di Napoli, che non usciva mai, avrebbe realizzato il suo sogno.
Quella mattina, erano le 11:23, arrivai con la navetta dell’albergo in piazza Brà, che era stata l’unica soluzione possibile.
Con me c’erano anche i miei parenti, che avevano in testa di farsi un giro prima di lasciarmi in fila.
Io appena vidi tutta quella gente accalcata mi gettai tra la folla, in lacrime perché papà non mi lasciava andare.
Fu mia nonna che lo convinse, e mi comprò anche la fascia.
Non credo fossimo davvero in fila, ma non riuscivo a vedere le transenne. Per di più faceva un caldo infernale, e io ero a maniche lunghe.
Dopo 10 minuti avevo già trovato due amiche fantastiche: Martina e Selima –che ringrazio se state leggendo-.
Lasciammo le nostre mamme in fila, in cerca di un’entrata meno affollata, e la trovammo.
Io mi sedetti su un cartone della pizza, conoscemmo altre ragazze, e cantammo insieme.
Poi sento tanta gente urlare.
“stai qua, saranno le solite ragazzine che urlano”
Mi incitò mamma. Ma io non l’ascoltai minimamente.
Corsi verso le urla, e vidi Josh. Tra l’altro diluviava, ma non m’importava.
Quello fu il momento in cui iniziavo davvero a realizzare dov’ero. Chi c’era in quell’arena.
Dopo un po’ altre urla, più forti, verso la piazza.
Stavolta mamma mi bloccò, disse che c’era troppa gente.
Solo tre giorni dopo seppi che Harry, Niall e Liam si erano affacciati.
E allora pensai.
Pensai che tutti quei cori, quelle urla, loro stavano ascoltando tutto.
E questo mi rese orgogliosa.
 
Alle 5 degli uomini si misero dietro ogni cancello. Urla.
I cancelli dovevano aprirsi alle 18:40, ma torturammo quell’uomo a tal punto che mi rivelò che appena fossero stati pronti avrebbero aperto.
Cazzo.
Alle 6:10 consegnai il biglietto a quell’uomo in nero.
Cazzo come batteva il cuore.
Insieme a Marty e Sel entrammo nello sbocco più vicino.
Non avevo mai visto l’Arena di Verona.
In realtà non era mai stata neanche ad un vero concerto.
Che culo che avevo avuto.
Quando mamma arrivò mi diede uno schiaffo perché ero scappata e non mi trovava più, ma scoppiò a ridere e lo feci anch’io.
Quell’attesa era logorante.
Ero stata una delle prime ad entrare, quindi vedevo l’arena riempirsi di tante formichine.
Come se non bastasse l’ansia, i collaboratori dei 1D ci prendevano anche in giro.
Si, uscivano da dietro, e noi come tante cretine ci illudevamo che fossero loro.
Il momento che più mi è piaciuto dell’attesa è quando abbiamo fatto la hola. Tante volte l’abbiamo ripetuta.
Poi Camryn, che non conoscevo, ha aperto il concerto.
Non facevo neanche caso a quello che cantava, l’ansia mi stava divorando.
Entra la band. Iniziano a suonare. Merda che ansiaaaaa!
Premo ‘rec’ sul cellulare, ma lo do a mamma perché volevo godermi quel momento.
Escono. Erano davanti a me in tutto il loro splendore, e io senza rendermene conto ero già in un fiume di lacrime.
I miei salvatori erano li, in carne ed ossa, e io, ad appena un mese di distanza non riesco ancora a rendermene conto.
Non posso credere di essere stata lì, di aver realizzato il mio sogno.
Di aver sentito Harry dire “stasera io sarò il vostro Romeo, e voi tutte la mia Giulietta”; sentire Liam risponder al nostro coro ‘we love you’ con “no, we love you more!” e vedere Niall prendere uno dei fogli con scritto “thanks for evrithing”
E dire che era lui a ringraziare noi, per essere così fantastiche.
Tutto quello che volevo era sentire le loro voci, vedere per una volta le loro cazzate.
La danza del pollo, Liam che reppa Little Things, Harry con la parrucca dell’Italia, Louis e Liam che saltano il vuoto sul palco, tutti e 5 sono saliti sulle gradinate a cantare, Harry ha abbracciato un pompiere. E, si, sono invidiosa di un pompiere.
Quella sera non erano solo i One Direction. Erano One Direction feat. Directioners.
Non ho smesso di piangere un secondo.
L’acuto di Zayn in Last First Kiss, stavo per svenire, seriamente. Mancava poco perché andassi in iperventilazione. Mi sedetti e una donna in arancione mi diede una bustina di zucchero.
Ma non m’importa.
Non importano 8 ore di fila, tutte le lacrime, le litigate con il mondo, il fatto che stavo svenendo sentendo cantare i miei idoli.
Rifarei tutto da capo. Oh ovvio che lo rifarei. Altre mille volte. Questo significa essere directioner.
E io non mi pentirò mai di esserlo stato, fin’ora per 17 mesi.
I 17 mesi più beli della mia vita.
Oggi, 19 Giugno 2013, è passato esattamente un mese da quel giorno, che non dimenticherò mai.
E dopo un mese, ancora non mi rendo conto di aver realizzato il mio sogno.
Non sono riuscita a convincere me stessa.
Per me loro sono ancora semplicemente cinque angeli.
E forse è meglio così.
La terra non li merita.
Non merita Zayn Jawaad Malik, Harry Edward Styles, Louis William Tomlinson, Liam James Payne e Niall James Horan.
No, la terra non è fatta per gli angeli.
 
 
 
Buon pomeriggio ragazzuole!(?)
Ecco la sorpresa di cui vi parlavo.
Oggi, in occasione di un mese dal giorno più bello della mia vita, ho deciso di condividere la mia storia con voi in questa one shot.
È TUTTO ASSOLUTAMENTE VERO.
Non ho inventato una virgola, è la pura verità di una sfigata che si ritrova tra le mani il suo sogno, ma ha lottato così disperatamente per averlo, che non lo sente reale.
Spero vi sia piaciuto, e che vi abbia trasmesso qualche emozione, io (per la cronaca) sono in lacrime.
Vi prego cagatela.
#19May2013*^*
  
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