Camminava veloce, lungo i corridoi.

Osservava velocemente e ricordava di prima e di ora.

Vedeva le colonne sfregiate e le pareti tinte a morte, in seguito alla battaglia di Hogwarts.

Ancora con la grossa spada di Godric Grifondoro tra le mani si faceva spazio tra corpi inerti e maghi sconfortati.

Era adrenalinico e sprezzante: non che non provasse rammarico per coloro che non ce l'avevano fatta bensì era solo pronto a fare ciò che non era mai riuscito a fare.

Si guardava intorno alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.

Lo cercava come se ne andasse della sua stessa vita: ironia della sorte malvagia alla quale aveva saputo sfuggire non gli importava più la sua morte, non dopo che avesse compiuto quel grande passo.

Si fermò, stazionario, sulle due gambe stanche.

La vide.

Vide ciò che stava cercando, accovacciata nelle vicinanze di una tunica strappata, una tunica corvonero.

Si ricrebbe, ebbe paura che ella stesse piangendo per qualcuno da lei perso, da lei amato.

Dubitò .

Decise che no, nessuno mai più lo avrebbe fermato.

Si diresse verso Luna, si accovacciò insieme a lei.

“Hei Luna..” disse per attirare la sua attenzione

“ Neville, tutto a posto? Stai bene?”rispose lei senza distogliere lo sguardo dalla tunica.

“C-certo, cos'ha quella tunica che non va?” chiese incuriosito.

“Nargilli, troppi nargilli.” disse alzando lo sguardo.

Al contempo una ciocca di capelli candidi le si posò sul naso, decadendo dalla coda malfatta che li raccoglieva.

“Sono sempre qui a darmi fastidio, li vedi no?” continuò incurante della ciocca.

“Non ho idea di cosa siano i nargilli , Luna” disse alzando leggermente la voce Neville.

“Sono esseri in grado di portarmi sfortuna ma sono curiosi insomma....”

Neville fremeva, non poteva aspettare ancora: scostò la ciocca di fili d'oro dal capo di Luna e le sussurrò dolcemente , mentre si avvicinava, parole che mai avebbe creduto essere in grado di dire: “mia madre diceva fossero in grado di fare accadere cose piacevoli, me lo ripeteva per poi dirmi che sarebbero stati vicini a me come a lei.” socchiuse appena le labbra e si avvicinò alla carnagione candida della bocca di Luna, perfetta.

La baciò come avrebbe sempre voluto fare, con tutto l'amore che avrebbe desiderato ricevere lui.

Volse poi lo sguardo ai suoi occhi, dal colore così austero e sublime, quelli di cui si era innamorato, quelli che rispecchiavano il vero animo di Luna.

Luna sorrise, come non aveva mai fatto.

Sorrise a lui, che non aveva mai ricevuto sorrisi.

Si guardarono e si abbracciarono.

Non c'erano più nargilli.

“I nargilli stanno con noi fino a quando siamo soli, così da non esserlo del tutto” solo in quel momento Neville e Luna riuscirono a rivedere i volti delle loro madri impressi nelle loro menti.