Eccola. È proprio
lì.
La vedi?
Anch’io un tempo
potevo.
Eccola: le mani dietro la schiena,
il passo incerto e leggero.
È venuta a trovarti. Ma sembra che sia tu a
farle compagnia.
Ehi, amico, spegni quella sigaretta
prima che sia troppo tardi.
Dammi retta.
Stai seduto su quel solito prato ad
osservare scorrere le nuvole e dimenticare le tue
emozioni.
Mi sembri incredibilmente stanco, sai?
Quel modo di inspirare il tabacco è
ormai annoiato.
Dico davvero, consumala in fretta.
Sono qui da un po’, dietro la
corteccia di un albero.
Ma tu lo sei da
sempre.
Ti dà le spalle, adesso. E,
consapevolmente, non te ne accorgi.
Insomma, l’hai finita o no quella maledetta
cartuccia?
Mpf, mi sa che ormai sarà per
un’altra volta, Shika.
O magari,
no.
Quotidian
[Shikamaru=> Ino] ˜>
[Ino=> Shikamaru]
Vento. Vento.
Fumo.
Vento. Vento.
O
m b r a
Le pupille dilatate. Il respiro che
si affanna. La gola bruciante. E la voce che trema, incapace
d’altro.
Come.
La. Prima.
Ogni.
V o l t a
« Non dovresti essere qui ».
Lo dici con fare sicuro, affatto
turbato. Ma sai bene di star fingendo.
« Risparmiami le tue frasi fatte »
risponde lei, accompagnando le proprie parole con un gesto di stizza, quasi a
voler menar l’aria.
Abbozzi un sorriso. E il copione di
una vita si ripete, scandendo quelle giornate primaverili, che, di dolce, non
hanno altro se non la tristezza.
« Non ti sono mai piaciute »
ribatti, mentre la cenere divora rapida la carta.
Ora, è vicina al tuo volto: è
dannatamente silenziosa, come quando appare: vedi la fronte di lei corrugarsi,
risentita.
« Che fai, cambi discorso?
».
« Non mi pare ce ne sia uno »
obietti. E ora è il tuo turno, ad inarcare le
sopracciglia.
Si imbroncia.
« Oh, diavolo, Shikamaru! ». Si
lascia cadere pesantemente sull’erba, mentre ti osserva sconsolata, dall’alto
dei suoi occhi.
[Spenti.]
« Non puoi continuare così » fa
risoluta, incrociando le braccia per nascondere la
tensione.
« Così, come? » domandi
distrattamente, troppo occupato ad inspirare.
« Come adesso » lo sguardo di lei
cade sulle sinuose curve del fumo, involontariamente.
Espira.
Inspira.
Espira.
Inspira.
« Ino » incespichi, tra le parole e
la sigaretta, « oggi no ». Concludi, socchiudendo poi le palpebre,
teatralmente.
« Vuoi continuare ad ignorarmi per
sempre » afferma, con quel familiare retrogusto amaro.
« Dovresti cominciare anche tu »
replichi, forse neanche del tutto consapevole che quella non fosse una
domanda.
Sai di averla ferita. E lei, in
risposta, avvicina le proprie ginocchia al petto, tirando impercettibilmente su
col naso.
Possibile che non te ne importi
nulla?
[Eh, Shika?]
« Smettila di piangerti addosso »
nonostante tutto, la sua voce è ferma. E lo sguardo di lei continua a posarsi
insistentemente su di te.
« Non lo sto facendo » le tue
labbra si schiudono impulsive, mentre la cenere cade offesa, altrettanto
repentinamente.
La senti ridere. « Guardati,
Shika-kun » ti schernisce, col sorriso ancora in bocca, « te ne stai qui,
seduto, ad osservare le nuvole ».
Tu, inconsciamente, rivolgi gli
occhi al cielo.
« In fondo » e l’espressione sul
suo volto si rabbuia, « è ciò che hai sempre fatto ».
[Che continui a fare.]
Vedi le sue iridi farsi lucide,
eppure, sai che nemmeno una lacrima scenderà giù, lungo quelle gote tiepide.
« Anche allora, lo hai fatto ».
Se il tuo respiro, Shikamaru, si
fosse di colpo arrestato, se la tua bocca fosse rimasta socchiusa in
un’espressione di muta sorpresa, se le tue pupille avessero percorso l’iride,
tese nella loro estrema estensione, non lo dasti a vedere.
« Tu non c’eri » controbatti
duramente.
« Sei tu a non ricordare » risponde
lei, pacata, stringendo le dita attorno alle proprie
ginocchia.
È vero, pensi, Ino non ha mai
lasciato il villaggio. « Già » è l’unica cosa che ti riesce di dire, il resto si
è perso troppo tempo fa.
Il vento si è alzato, e i capelli
di lei oscillano immobili sulle proprie spalle: quella brezza non è poi così
forte, dopotutto.
« Rimarrai qui ancora per molto? »
domandi stupidamente, mentre la cartuccia consumata dondola instabile tra i tuoi
sussurri e sospiri.
« Oh, no, non così a lungo ». Ti
guarda socchiudere gli occhi, e l’ansia e il sollievo si confondono nella tua
espressione di resa forzata.
« Ehi, Nara, non trovi che questo
sia maledettamente assurdo? » domanda, torcendosi le mani, in preda al
nervosismo.
Un angolo della tua bocca si piega
dolorosamente. « Tu sei venuta a cercarmi » le fai notare, sperando che
capisca.
La senti sospirare. « Non è
cambiato niente, dall’ultima volta ».
« Non è mai cambiato nulla » rispondi,
consapevole di mentire. « Tu, io, noi… è sempre lo stesso
».
Lei si inumidisce le labbra, secche
da tempo.
« Ne sei sicuro? » la voce è poco
più di un singulto strozzato, mascherato dalla ferma paura che lei possa essere
dimenticata.
[O forse, s p e r a n z a?]
Ancor prima che tu abbia
pronunciato qualcosa, è già pentita, e tutto diventa ormai così dannatamente
inevitabile.
Probabilmente, non vuole davvero
che tu risponda. È una domanda così, una delle tante.
Eppure, la tua bocca, Shikamaru, si
schiude irrimediabilmente.
[Lenta.]
Istintiva.
[Perfida.]
Eppure, non fai nulla per reprimere
la risposta, che la lingua disegna svelta dai tuoi
pensieri.
« Dov’eri? » le parole sfuggono al
tuo controllo, flebili e tremule. Lei non riesce a trattenere un sussulto,
sorpresa: i suoi occhi, ora, evitano i tuoi.
« Dov’eri quel giorno, Ino? »
ripeti e le braccia incrociate dietro la tua testa iniziano a far
male.
Sorride. Sorride dolce, mentre
stringe irrequieta la stoffa del vestito.
[Falsa.]
« Qui, accanto a te ».
Sorride,
ancora.
[Falsa.]
« Queste sono le mie, di parole »
le fai presente, infastidito.
È spaventata, pensi. Non sa cosa
dire, ma la verità tenta di aggrapparsi al suo sguardo,
cieco.
« Non c’eri » concludi, rabbrividendo, quando
improvvisamente della pioggia cade gelida su di te.
[Ma il
sole illumina il tuo viso.]
Aria, le serve
aria.
Soffoca.
Non respira.
« Non te ne sei mai accorto »
confessa infine, sussurrando appena quella sciocca colpevolezza.
Ma lo sguardo di lei è fermo, le
mani ostinatamente chiuse a pugno, strette sulle proprie
ginocchia.
T r a d i t o.
Fottutamente
tradito.
Così ti sentivi,
vero?
La sigaretta si è spenta. E l’unico
sentore di fumo rimasto è nell’aria, strisciando
invadente.
Sulla tua lingua, il sapore di
nicotina si confonde con della cruda malinconia.
« Dovresti dimenticarmi » ti fa
notare, freddamente. « Non ha più senso che io rimanga ».
Scommetto che in realtà stia
fingendo. Non riesci a leggerglielo sul suo volto?
« Va’, allora » dici solo, « io non
chiedo di meglio ».
Continui ad inspirare
distrattamente, anche se non è rimasto più nulla.
Sospira, paziente. « Di’,
Shikamaru, perché pensi che io sia ancora qui, con te? ».
« Sei tu che continui a tornare »
tenti di giustificarti maldestramente, conscio che, in cuor tuo, non hai fatto
altro che trattenerla, rimandando di troppo un qualcosa di ormai inesorabilmente
vicino.
Scuote la testa. « Smettila
».
« Di fare cosa? » chiedi,
svogliatamente. Questa conversazione ti inizia ad
infastidire.
« Di ignorarmi » incalza, lo
sguardo severo in volto.
« Non so di cosa tu stia parlando
». Le tue labbra incominciano ad infreddolirsi: il calore del tabacco è svanito
da un pezzo.
[Eppure, io ti avevo avvertito.]
Se potessi vedere le nocche di lei
sbiancarsi dal dolore, non parleresti così.
« Perché te ne sei andata? »
domandi in un sussurro. E la voce roca fa vibrare la tua gola, stanca.
[Domande su domande. Sempre
domande.]
Lei inclina la testa da un lato,
guardandoti dolcemente. « Non sono stata io a volerlo » risponde di rimando,
senza alcuna sfumatura di biasimo.
Sa tanto di scusa, pensi. E
amaramente, rifletti, è migliore della tua.
« Stai dicendo che non ti volevo
abbastanza » ribatti, cercando di farla sentire in colpa.
[Per ciò che non è stata lei a
fare, dopotutto.]
« Non lo so ». La risposta è
immediata, schietta. Decisamente, non te l’aspettavi.
La messa in scena è finita, Nara.
Ora, la realtà sta divorando questa crisalide di sogni.
[Lascia che ti
prenda.]
« Sono qui a causa tua » dichiara
improvvisamente. « Non mi permetti di andar via » aggiunge, attribuendoti quella
capricciosa negligenza.
Tenta di distaccarsi da te,
arretrando anche di un passo nell’alzarsi in piedi, come per rendere concrete le
sue parole.
[False.]
Arrenditi: tutto questo non ha più
senso.
« Ino » cerchi di trattenerla,
mentre la paura ti muove la voce, « quando quel giorno non ti ho vista, ho
creduto mi avessi abbandonato ».
Le stai chiedendo se è vero. Così,
avrai un peso in meno sulla coscienza, Shikamaru?
[Sei patetico,
amico.]
« E’ stata la guerra » ti risponde,
e magari mente. « Quel giorno ci siamo persi di vista con facilità
».
Ma purtroppo tu non ricordi.
« Poi, però, ti ho trovata di nuovo
su questo prato » continui, senza badare alle sue parole, « a farmi compagnia,
come ogni volta ».
Socchiudi le palpebre, per un
attimo, cercando di nascondere il bruciore opprimente negli
occhi.
« Lascia che vada » ripete, e, a
quella sfumatura supplichevole, rabbrividisci.
Fa più male di quanto
pensassi.
« È sempre stato così, perché non
può più continua-» provi inutilmente a replicare.
« Ti prego, basta ». Porta le mani
alle orecchie, mentre scuote la testa, determinata ad
ignorarti.
[È il suo turno, ora.]
« BastaBastaBasta! » seguita, le
parole che si ripetono a mo’ di incessante nenia.
Ora, sospiri pesantemente, a fatica
quasi. E stringi l’erba bagnata con forza, cercando un appiglio che ti distolga
da questa scomoda realtà.
« Hai ragione » concordi
inaspettatamente, i fili verdi che intanto si sfaldano fra le tue mani. « Non
c’è motivo che continui a restare ».
Le stai finalmente concedendo di
andare. Non capirò mai cosa ti abbia spinto a farlo.
[Neanche tu,
probabilmente.]
Ti adocchia incredula, mentre si
abbraccia, sentendo improvvisamente freddo.
« È giusto così » cerca lei stessa
di convincersene, riscuotendosi alle tue parole. Tu, in risposta, annuisci,
provando a trovare qualcosa anche di vagamente confortante in quella
frase.
Sospiri. Niente da
fare.
Si morde un po’ le labbra, prima di
prendere fiato e parlare.
[Gli addii sono duri da
digerire.]
« Shikamaru,
io-».
« Non farla tanto lunga, Ino »
tenti di sorridere, ma non ti riesce bene come speravi. « Ci rivedremo, prima o
poi ».
Fingi di non pensare ad una remota
possibilità del contrario. Ti è semplicemente
inconcepibile.
« G-già » balbetta, « un giorno
saremo di nuovo io e te ». La sua voce è dannatamente
flebile.
E ancora una volta ti persuadi che
quella non è altro che la tua immaginazione.
[Sarebbe semplice,
eh?]
Una brezza insolita passa rapida e
violenta: è un attimo, e lei incomincia a divenire nebbia.
Sta scomparendo, pensi, mentre la
guardi andar via.
[Da te.]
Gli occhi di lei continuano ad
essere rivolti verso i tuoi, che a stento riesci a mantenere
aperti.
Deglutisci con difficoltà, e le sue
labbra s’incurvano, sorridenti.
Il cuore rimbomba nelle tue
orecchie, dolorosamente. E pensi di aver trattenuto il fiatone fino a tutto
questo tempo, visto il tuo ansimare disperato.
È solo un vortice di ricordi, ora.
Lei continua a sorridere: una mano viene sventolata in tua direzione,
salutandoti definitivamente.
Aspettami, vorresti gridarle. Ma è
ormai troppo lontana.
Prima che l’ultimo soffio di lei
accarezzi la tua mente, giuri di aver visto le sue labbra schiudersi in
un’ultima muta richiesta, sillabando insensibili un
‘dimenticami’.
E come il vento l’ha portata da te,
così se la riprende.
Sopravvalutata
Con un colpo di reni, ti rialzi,
gettando poi il mozzicone lontano.
Quando ti sono vicino, mi sorridi
appena.
« Ehi, Chouji » fai, salutandomi,
senza mostrarti sorpreso.
« Non pensi sia ora di andare? » ti
chiedo gentilmente.
« Ancora un altro po’ » replichi,
quasi più a te stesso che a me, « ancora un altro po’ ».
Rimaniamo a guardare il cielo, fino
a che questo non si ricopre di stelle. Tu, intanto, hai acceso l’ennesima
sigaretta.
Se non ti conoscessi bene, direi
che lo fai per dimenticare. Ma, dopotutto, ricordare è maledettamente
sconveniente.
Shikamaru,
dimmi una
cosa.
Aspetterai domani per avere
nostalgia?
Fine.
Note
dell’autrice:
In realtà, non so veramente che
dire.
Questo era il mio primo concorso e,
be’, non si può dire che sia stato un risultato brillante.
Anzi.
Nonostante tutto, a me questa Fic
piace. Non lo dico per presunzione, ma unicamente perché ne sono
soddisfatta.
Il giudizio che ho ricevuto ha
fatto presente delle carenze, ed io ne prendo atto a testa bassa.
Credo che nella scrittura non si
possa far altro se non migliorare, quindi… Be’, ingoio il rospo e
amen.
Ringrazio Coco Lee per il lavoro che è riuscita a
portare a termine, nonostante i tremila ostacoli avuti con il proprio computer,
o anche detto ‘la scatola grigia’.
Oh, l’ultima frase è presa dalla
canzone ‘Se ti tagliassero a pezzetti’ di Fabrizio de André.
Certo, modificata e messa in
maniera differente, ma l’idea si deve a quel Genio.
Spero non si stia rivoltando nella
tomba. °-°’
Per chiarimenti riguardo la trama,
chiedete pure.
Ehm, quasi
dimenticavo…
ShikaIno Rulez!
(LLLLLLLL)
Anle