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Autore: lilyhachi    19/06/2013    6 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(What if; Killian Jones/Ariel; spoiler seconda stagione)
Visto che la Sirenetta dovrebbe apparire nella terza stagione e che adoro Hook, ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le strade di questi due personaggi si fossero incrociate prima (precisamente sull'Isola che non c'è) e su come la presenza di Ariel potesse "incastrarsi" con gli eventi della prima e della seconda stagione. Spero tanto che vi piaccia e vi auguro buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII

I will see you again
 
 
And you gave me love when I could not love myself.
And you made me turn from the way I saw myself.
And you're patient, love. And you help me help myself.
And you save me”. (Save me - Gotye)
 
Storybrooke,
28 anni dopo.
 
"Buongiorno alla mia bellissima fidanzata!".
La voce di Dylan risuonò entusiasta e il ragazzo scoccò ad Ariel un tenero bacio sulla guancia.
La ragazza sorrise timidamente, ringraziandolo per il caffè che le aveva portato. Forse quando diceva di essere sola era un pò esagerata ma il suo disagio era soltanto a livello interiore, data la presenza di quel ragazzo così dolce e premuroso che si era ritrovata al suo fianco.
Si chiedeva come facesse uno come lui a stare con lei, che era a dir poco insopportabile, fredda e scontrosa, a differenza di lui che era sempre gentile e affettuoso. La sua situazione di solitudine era però accentuata da un piccolo e non irrilevante particolare: lei non lo amava. (1)
Se non ne era innamorata, perchè stare con lui allora? Non riusciva a dare una risposta a quella domanda, ma forse il motivo era semplicemente che con lui poteva avere una qualche certezza, nonostante gli amici di lui la odiassero per la sua acidità perenne.
Dopo averle fatto una breve visita mentre era a lavoro, Dylan andò via, baciandola con il suo solito trasporto, che alla ragazza non sembrava fare nessun tipo di effetto.
Il proprietario dell'acquario si avvicinò a lei: il signor Brooks. Era un uomo sulla quarantina, rispettabile e molto gentile. Spesso le affidava qualche commissione ed infatti quella mattina le chiese di andare a ritirare un quadro per il suo ufficio che aveva ordinato presso la galleria d'arte di Storybrooke, la cui proprietaria era una ragazza piuttosto singolare e molto giovane.
Ariel prese il foglietto con scritto l'indirizzo ed uscì dall'acquario.
Da qualche giorno in città si era notato uno strano cambiamento, avvenuto con l'arrivo di una donna: Emma Swan. La sua presenza era stata uno scandalo per la città intera, in quanto era la madre biologica del figlio del sindaco, Henry. Stranamente, da quando era lì, l'orologio aveva ripreso a funzionare, mentre prima era stato sempre bloccato alle otto e un quarto. La città aveva un'aria meno cupa e triste, ma i suoi cittadini continuavano ad esserlo, lei in particolar modo.
Arrivò alla galleria, ma quando entrò non c'era nessuno.
Chiamò più volte ma non ricevette nessun tipo di risposta, così prese a girovagare, sperando di trovare la proprietaria, che doveva essere per forza da qualche parte.
Infatti, la trovò sul resto, intenta ad armeggiare con i colori per dipingere.
"Mi scusi", esclamò la rossa, attirando la sua attenzione.
La ragazza si voltò: era davvero un personaggio particolare. Doveva avere più o meno la sua età.
I lunghi capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle e i suoi occhi verdi la fissavano allegri. Aveva la maglietta bianca sporca di pittura e come quella, anche i jeans, leggermente malandati.
Il suo nome era Allyson.
"Tu sei Marina. Sei qui per il quadro di Brooks, giusto?", domandò, poggiando il pennello sul tavolo, e pulendosi le mani con uno straccio.
"Così sembra", rispose Ariel, leggermente spazientita.
"Aspettami pure di là!", aggiunse lei senza perdere il sorriso. "Te lo porto subito!".
Ariel si mise in attesa all'entrata, e mentre aspettava il ritorno della ragazza, qualcun altro entrò nel negozio: un ragazzo con un grosso scatolo fra le mani.
"Scusa, sai dov'è Allyson?", chiese rivolgendosi ad Ariel.
La ragazza, senza rispondere, fece un cenno con la mano verso il retro, per fargli capire che era nell'altra stanza, e sperando che si muovesse ad arrivare. Allyson arrivò subito dopo, portando il quadro per Ariel, per poi accorgersi della presenza del ragazzo.
"Consegna per te!", esclamò il ragazzo, poggiando lo scatolo sul bancone. "Firma qui!".
Allyson firmò il foglio e lo restituì al ragazzo, che le rivolse un largo sorriso, mentre Ariel osservava attentamente i loro gesti.
"Allora, che ne dici di un invito a cena?", domandò alla bionda con un sorriso sghembo.
La ragazza non sembrava molto interessata e, infatti, gli lanciò uno sguardo di dissenso.
"Non pensavo di dover ricorrere a questo", sospirò un attimo prima di riprendere a parlare. "Sguardo che conquista!". Rivolse ad Allyson quella che doveva essere una delle migliori espressioni del suo repertorio da conquista, incurvando leggermente un sopracciglio.
Ariel non aveva dubbi: quel ragazzo era un completo idiota.
"Eugene!" (2), ribattè lei con voce annoiata.
"Non è la mia giornata fortunata, di solito funziona!", rispose lui sconsolato.
Dopo aver ricevuto quello che probabilmente era l'ennesimo rifiuto della ragazza, uscì dalla galleria, facendo tirare finalmente un sospiro ad Ariel che si era dovuta sorbire quella scena noiosa e alquanto scontata. La ragazza prese il quadro ed uscì anche lei, tornando al suo lavoro, e cercando di arrivare alla fine di quella giornata, uguale, come al solito, a tutte le altre.
 
Dall'altro lato della strada, il figlio del sindaco, Henry, camminava insieme alla sua vera madre, Emma, un tornado dai capelli biondi e con indosso una giacca di pelle rossa.
Il bambino era fermamente convinto che tutti i personaggi di Storybrooke provenissero in realtà dal mondo delle favole e la regina cattiva, ovvero il sindaco, li aveva imprigionati, negando loro il suo lieto fine. Emma stava cercando di assecondare quella teoria, per quanto assurda, pensando che fosse la strada giusta per fargli così realizzare che nulla era vero, nel momento in cui la realtà lo avrebbe colpito. Henry girava sempre con un libro di favole, che sembrava essere per lui una sorta di guida, e lo consultava continuamente per raccontare ad Emma la vera storia dei personaggi di quella strana città. Fino a quel momento, Emma sembrava aver capito che il sindaco era in realtà la regina cattiva, Graham era il cacciatore, Mary Margaret era Biancaneve e David era il principe azzurro. Questi ultimi due, in teoria, sarebbero dovuti stare insieme, peccato che lui fosse sposato e questo annullava decisamente la teoria di Henry ma il ragazzino non si dava per vinto.
"Ok...", esclamò la donna con tono accondiscendente. "Allora chi sarebbe quella?".
Indicò una ragazza dall'altro lato della strada con in mano un quadro.
Era molto bella, con lunghi capelli rossi, i cui morbidi boccoli erano scompigliati dal vento.
Portava un cappello di lana blu e aveva un'aria molto rigida.
"Quella è la sirenetta!", rispose Henry con tono convinto e aprendo il libro.
"E dove sarebbe la coda?", domandò Emma in tono sarcastico.
"Qui non può certo girare con la coda, stupida!", la rimproverò Henry, posando la sua attenzione sulle pagine del libro, probabilmente pronto a raccontare ad Emma la storia della sirenetta.
"Eccola!", esclamò il ragazzino, continuando a camminare. "Ariel è scappata dal suo mondo, Atlantica, perchè desiderava essere un'umana e perchè era perdutamente innamorata di un pirata".
"Un pirata? Io ricordavo fosse un principe!", ribattè Emma.
"Sssh!", la zittì Henry, continuando la storia. "Lui però, non essendo capace di amarla, l'ha abbandonata, come sirena, e lei ha stretto un patto con Tremotino, tornando ad avere le sue gambe e riprendendo una vita, separata dal suo vero amore. Adesso sta con il principe Eric ma non lo ama davvero, perchè pensa a qualcun altro".
"Non la ricordavo così la storia", continuò Emma leggermente perplessa.
"Sai che queste favole sono diverse da quelle che conosciamo!", rispose Henry, convinto, per poi riprendere ad osservare la ragazza che continuava a camminare per la strada.
Chissà se sarebbe riuscita a ricongiungersi con il suo vero amore.
 
Allora, vuoi qualcosa da bere?”.
L'attenta lettura di un libro da parte di Ariel venne interrotta da Red che si era avvicinata al suo tavolo, con fare apprensivo.
Ogni tanto, quando non aveva nulla di meglio da fare, la ragazza era più che disposta a fare compagnia a Red durante alcune serate in cui la donna doveva lavorare in una locanda del suo villaggio. Poiché non era molto propensa a restare a casa ad annoiarsi, preferiva prendere un libro e stare lì a farle compagnia il più delle volte.
Sono a posto, grazie”, rispose con un sorriso e indicando il suo boccale ancora mezzo pieno.
Se hai bisogno di qualcosa, fammi un fischio”, esclamò facendole l'occhiolino, ma prima che potesse andare via, il suo sguardo venne catturato da qualcosa oltre le spalle di Ariel.
La ragazza, stranita dalla sua espressione, fece per voltarsi ma Red la fermò immediatamente.
C'è qualcuno che non vuole proprio saperne di toglierti gli occhi di dosso”, esclamò con uno sguardo a dir poco estasiato, mentre Ariel continuava a boccheggiare, confusa.
Voltati molto lentamente”, sussurrò Red, fingendo naturalezza.
Ariel lo fece, sperando di non far trasparire la curiosità, scaturita dalla sua amica. Si voltò, e a pochi tavoli dal suo, vide un giovane che non sarebbe passato inosservato nemmeno tra la folla.
Aveva gli occhi azzurri fissi sul tavolo e il viso contratto in un'espressione attenta ma che sembrava allo stesso tempo divertita, probabilmente per la presenza di quelli che dovevano essere suoi amici, anche se non sembravano proprio della stessa età. Lui doveva avere più di vent'anni, i suoi compagni, invece, decisamente no.
Il suo viso era circondato da ricci castani che gli coprivano di poco la fronte.
Mentre Ariel continuava ad osservarlo, affascinata, lui alzò lo sguardo, facendo maledire la ragazza, che si voltò di scatto, rizzando le spalle sotto l'espressione divertita di Red.
Non c'è niente da ridere”, esclamò a denti stretti la rossa, ma Red non sembrava volesse darle ascolto e prima di tornare al suo lavoro, si avvicinò al suo orecchio.
Uno come quello non capita tutti i giorni”, disse lei con un sorriso. “Per non parlare del modo in cui ti guarda e non è la prima sera che lo fa. Inoltre, ho sentito che è anche un principe”.
Dopo averle lasciato queste rivelazioni di cui Ariel non aveva la minima idea, Red tornò a lavorare, lasciando la ragazza con la solita espressione interdetta sul viso.
Scosse velocemente la testa, e continuò a leggere il suo libro, ma dopo neanche un minuto, lo posò sul tavolo, distratta da ben altro. Si voltò molto attentamente e incrociò lo sguardo del ragazzo.
Non si aspettava di trovarlo lì ad osservarla ed era troppo tardi per voltarsi, così si limitò a sostenere il suo sguardo, incantata da quegli occhi chiari e vivaci.
Il ragazzo, continuando a guardarla, le rivolse d'un tratto un sorriso, mostrando i denti perfetti.
Ariel, anche se leggermente titubante e senza nemmeno rendersene pienamente conto, gli rivolse un sorriso...forse il primo sorriso sincero che sfoggiava da quando era arrivata in quello strano mondo.
 
“Allora che ne dici di un film?”, domandò Dylan, cercando nella libreria.
“D'accordo!”, rispose la ragazza con tono neutro, mentre continuava a togliere il cibo cinese dalla busta appena consegnata per la loro cena.
“Sai, oggi ho visto quel ragazzino...il figlio di Regina”, continuò a parlare lui, sperando di attirare l'attenzione della sua fidanzata, sempre indifferente. “Non fa che dirmi che sei una sirena!”.
La ragazza storse il naso e si voltò. “Sirena?”.
Dylan rise. “Assurdo, vero?”.
Ariel non ci diede molta importanza e poggiò il tutto sulla tavola, mentre Dylan si occupava dei bicchieri e del resto. Le diede un leggero bacio sul collo, quando le passò alle spalle e la ragazza rispose con un semplice sorriso.
Dylan non credeva che lei non lo amasse, ma pensava semplicemente che era il tipo di persona che non prediligeva le smancerie. Quando le aveva chiesto di sposarlo non era stato molto teatrale, anzi, era stato il più semplice possibile: dato che mangiavano spesso cinese, lui le aveva fatto trovare un anello nel suo biscotto della fortuna. Non che si aspettasse una reazione esagerata fatta di urla folli e di salti ma lei si era limitata a fissare l'anello esterrefatta e poi, ovviamente, gli aveva detto sì.
Rideva e piangeva mentre lo aveva abbracciato, dopo avergli detto di sì.
Sembrava felice ma capire quella ragazza era così difficile.
Era imperscrutabile. Non era come un libro aperto, anzi, era decisamente serrato, e far uscire anche una sola parola in più che potesse rendere il mistero Marina meno intricato, era impossibile.
Eppure, a lui andava bene così. Stavano insieme e stavano bene: quella era la cosa più importante.
 
Storybrooke,
dopo la maledizione.
 
Ariel stava camminando per le strade della città, ripensando a tutto ciò che era successo nell'arco di quel periodo: Henry era ricoverato in ospedale, affetto da qualcosa di sconosciuto, un nuovo abitante era arrivato in città in sella ad una moto...la città stava cambiando e le sembrava quasi di sentirla, come se stesse pulsando. Non aveva mai avuto modo di parlare con Henry, ma le ricordava qualcuno, e non sapeva dire chi. Le sembrava semplicemente di averlo già incontrato.
Stava pensando proprio a lui quando successe qualcosa di assurdo quanto inaspettato.
Una specie di brezza leggera ma allo stesso tempo potente sembrò colpire tutta la città, portando i cittadini ad arrestarsi, come se fossero stati appena invasi da qualcosa.
Il suo nome, quello vero, cominciò a risuonarle nella testa come un mantra, permettendole di prendere consapevolezza della sua vera e propriaidentità.
Non molto lontano da lei, la donna che aveva sempre conosciuto come Mary Margaret stava riabbracciando il suo David e quella scena romantica non poteva certo non farle pensare ad Hook.
Cominciò a correre, senza sapere di preciso dove la stava portando il suo istinto poi si fermò di colpo: Eugene...o meglio Flynn. Cercò in tutta la città, notando come tutti coloro che erano stati separati per tanto tempo, adesso erano impegnati a riabbracciarsi e questo non fece che aumentare il disagio di Ariel, la quale si rendeva sempre più conto di non avere proprio nessuno da cui correre, o meglio, ce l'aveva, solo che non era lì dove sarebbe dovuto essere e forse non voleva vederla.
Riuscì a scorgere Flynn mentre stringeva una ragazza dai lunghi capelli biondi. Ariel la osservò con più attenzione e sussultò quando si accorse che si trattava di Allyson.
Doveva essere lei la famosa Rapunzel di cui Flynn aveva tanto parlato?
Sentì una stretta allo stomaco, guardandosi intorno.
C'era tanto amore attorno a lei, e la voglia di piangere si faceva sempre più forte.
Le lacrime cominciavano a scendere e lei non aveva nessuno in cui trovare conforto.
“Ariel!”.
La ragazza si voltò e per un secondo sperò davvero che colui che l'aveva chiamata fosse Killian, ma quando si voltò, aveva davanti ben altro.
“Sono io...Eric!” (3)
Killian era un sogno, Dylan, o meglio Eric, era la realtà, ed era lì davanti a lei a fissarla con un sorriso sempre più innamorato che lei avrebbe voluto ricambiare con tutto il cuore.
Il ragazzo le corse incontro e la strinse. Lei fece un respiro profondo, con il cuore ancora più a pezzi. Sicuramente lui avrebbe creduto che stesse piangendo per la gioia, peccato che non era così.
Lui dov'era?
Perchè non era lì ad abbracciarla?
Perchè non era stato abbastanza forte da tenerla con sé?
Se l'intento di Regina era quello di farla soffrire ancora di più, era riuscita perfettamente nel suo scopo. Non le era bastato svelare la sua identità di sirena a Killian, inducendolo a lasciarla, ma l'aveva anche resa vittima della maledizione, facendola sentire sola come non mai ed intrappolandola in una relazione con un ragazzo stupendo che non amava.
Se lui fosse stato un uomo spregevole, sarebbe stato molto più semplice, ma il fatto che fosse bello, dolce, gentile e premuroso, rendeva soltanto le cose più difficili.
Non lo conosceva nel mondo delle favole, o meglio lo aveva intravisto solo qualche volta alla locanda in cui Red era solita lavorare. Vi era stato soltanto due, forse tre sere, durante le quali non le aveva tolto gli occhi di dosso ma non aveva mai preso coraggio per parlarle.
Ariel lo aveva subito notato, visto il suo bell'aspetto e i suoi occhi azzurri e magnetici, ma non abbastanza da fare qualche passo avanti.
Per fortuna o per malasorte, ci aveva pensato Regina a farli per entrambi.
 
Le onde continuavano ad infrangersi con forza contro gli scogli dell'Isola che non c'è, respinte ogni volta in modo sempre più forte, mentre Ariel se ne stava lì seduta con le gambe a penzoloni.
Si infrangevano senza sosta per poi tornare indietro, distrutte, come i sogni che lei aveva. Il suo sguardo cadde sulle sue gambe longilinee, che aveva tanto desiderato, solo per stare con lui.
Sapevo che ti avrei trovata qui”.
Un sorriso apparve sul suo viso.
Killian si sedette accanto a lei, che lo seguiva in tutti i suoi movimenti.
Lui le rivolse uno dei suoi sguardi, incatenando gli occhi azzurri ai suoi, e sorridendole.
Senza parlare, guardò davanti a sé, mentre il sole tramontava e un vento leggero li avvolgeva.
Ti rivedrò mai?”, domandò la ragazza, incurante dei capelli rossi che le ricoprivano il viso a causa del vento, e lui era fermò lì, completamente sereno.
Killian le spostò le ciocche ribelli dietro l'orecchio e indicò il mare.
Tieni gli occhi puntati sull'orizzonte, e mi vedrai a breve”.
Ariel si svegliò. Era nel suo letto, a Storybrooke, e non insieme a Killian.
Aveva sognato e la cosa non poteva che farle male.
Era un semplice sogno o qualcosa di più?
Si affacciò alla finestra con fare ansioso: sì, avrebbe tenuto gli occhi puntati sull'orizzonte.
 
 
Note:
 
  • (1) non ho accennato questo piccolo particolare nello scorso capitolo e non ero ancora certa se inserirlo o meno ma poi ho pensato “quale modo migliore per far soffrire maggiormente Ariel se non quello di farla stare insieme a qualcuno che non ama?”, sono perfida, lo so;
  • (2) questi due vi ricordano qualcuno? A me sì;
  • (3) il ragazzo misterioso di nome Dylan è proprio Eric. Adoro la coppia disney e dividerli o non renderli come la coppia del vero amore mi dispiace sicuramente, ma questa è una AU e poi nella fiaba originale alla fine loro non stanno insieme, quindi u_u.
 
Finalmente ce l'ho fatta!
Spero che vi sia piaciuto e mi scuso se ci ho messo tanto :)
Purtroppo ancora niente Hook ma ci sarà nel prossimo :3
Non so cosa ne sia uscito, dovete dirmelo voi e spero che non via abbia procurato troppi conati di vomito, come li ha provocati a me. Ringrazio tutte quelle anime pie che seguono e recensiscono questa storia, rendendomi la ragazza più felice del mondo :3
Alla prossima, un abbraccio :*
   
 
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