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Autore: AlfiaH    19/06/2013    1 recensioni
Dal testo:
- Se non lo vuoi, dallo a me! –
- C-Cosa? –
- Cedimi il Paradiso, Arthur. –
In tutta la sua vita, che non aveva inizio e mai avrebbe avuto fine, non aveva mai visto la sua espressione così accesa e seria allo stesso tempo. Gli occhi gli si erano spalancati, come colpito da un lampo di genio e ora erano incatenati ai suoi, un impercettibile sorriso sulle labbra. L’azzurro, che tanto gli piaceva, nonostante l’enfasi della proposta, non rideva, era cupo, grigio, strano. Indietreggiò di un passo, incerto.
//UsUk//
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Yatta! Almeno sono in orario u.u Ebbeh, nulla da dire, il viaggio continua!
Per eventuali chiarimenti, chiedete pure!
Spero vi piaccia ^^


~Paradiso Perduto~






C’è una legge nel mondo degli uomini che stabilisce le diversità.
Diritti e doveri, l’uguaglianza tra l’umanità è ipocrisia.
Perché Dio ci ha creati uguali e noi ci sentiamo perfetti nell’essere diversi.
Uomini e donne, colti o ignoranti, ricchi o poveri,
per la Morte siamo tutti uguali.
Perché la diversità è umana
Ma la Morte è divina.


Paradiso Perduto
Avarizia


- E' cresciuto un germoglio...
Arthur pensò ad alta voce, con gli occhi costantemente rivolti verso la Terra. Sperava davvero di poter vedere oltre. Sentiva il cuore scoppiargli nel petto.
- E' un brutto segno?
L'angelo luminoso alla sua destra che ormai aveva preso il posto di quel Lucifero, divenuto per tutti una leggenda, gli si affiancò preoccupato.
Dio assottigliò gli occhi porgendo all'altro il suo scettro dorato.
- Pessimo, Luce. Pessimo.




Gilbert lanciò in aria l’organo insanguinato ancora un paio di volte prima di lanciarlo al compagno che l’afferrò saldamente con una mano. Alfred fece una smorfia e lo strinse: sembrava ancora pulsare tra le dita.
- Il cuore della Lussuria non smette mai di battere, vero?
Il demone nascose le mani nelle tasche della tunica nera e si guardò attorno distrattamente. Quasi gli dispiaceva lasciare definitivamente quel posto ma poteva sentire i brividi lungo la schiena tanta la curiosità e l’eccitazione di scoprire altri antri dell’Inferno. Non aveva nulla da perdere, comunque. Vide il cuore di Francis sparire tra le grinfie dell’altro, come polverizzato da un fascio di ombre e si avvicinò.
- Mhm. E’ particolare. – rispose semplicemente Alfred rivolgendogli un’occhiata.
- Pensavo fosse una leggenda!
- Le leggende non nascono dal nulla.
- Ecco il signor “so tutto io”. – l’albino roteò gli occhi facendo un cenno con la mano – vuoi rimanere lì a compiacerti ancora per molto? Il magnifico me è stufo di rimanere qui dentro!
In effetti le fiamme cominciavano a bruciare. Ogni carezza, ogni tocco e gesto lascivo di una di quelle creature demoniache dalle ali infuocate, scottavano la pelle come non mai e li tentavano, furbe, a rimanere per sempre in quel girone infernale. E Gilbert era davvero tentato di rimanerci. Non poteva certo dire di non gradire le attenzioni e le occhiate che donne e giovinetti gli rivolgevano al loro passaggio e si chiedeva incerto se Alfred avesse ancora bisogno di lui. Le Ombre sembravano seguirlo ovunque e oscurargli il cammino, forse ancora non vedeva. Infondo, se non avesse più avuto bisogno di lui, non sarebbe stato lì a chiederselo. Eppure sentiva la necessità di trovare un modo per difendersi da un eventuale attacco, non che avesse paura di lui, ma teneva davvero troppo alla sua vita. Teneva davvero troppo a quel viaggio. Se esistevano altri regni, allora avrebbe trovato il modo di visitarli tutti, fino a ritrovare quello che stava cercando. Era troppo importante.
- Tieniti pronto, ci sarà sicuramente un altro guardiano.
- Lo immaginavo.
Alfred, d’altro canto, appariva concentrato. Gli occhi socchiusi lasciavano appena intravedere il ghiaccio coperto dalle palpebre, aveva un’aria assorta, forse annoiata, aspettava con ansia di ardere di nuovo spezzando la sua calma. Le labbra serrate, i lineamenti duri, la piccola scia di sangue malamente pulita sotto l’occhio destro, tutto in lui sembrava cambiato. Gilbert non si soffermò molto a guardarlo ma non potè non chiedersi se avrebbe ritrovato suo fratello nelle stesse condizioni. Se mai l’avesse ritrovato.
Il demone tornò a concentrarsi su quello che aveva intorno, fiamme e anime dannate, e planò verso il basso su comando del compagno. Davanti all’immensa porta costellata di gemme e diamanti e dalle rifiniture dorate, una figura alata li guardava dal basso tenendo in mano un lungo scettro d’oro. I suoi capelli biondi erano così sottili da sembrare fili d’erba preziosa, un piccolo ciuffo, strano per la forma, penzolava giù dalla sua nuca e gli occhi violacei esprimevano tanta di quella freddezza da congelare persino l’ardore della Lussuria. C’era un motivo, dopotutto, se si trovava in quel luogo. Non fece un passo né una piega all’avvicinarsi di quelli che probabilmente erano intrusi e si limitò a guardarli con aria di sufficienza. Un piccolo ghigno sfuggì al demone dagli occhi scarlatti. Non vedeva l’ora di farlo a pezzi. Poggiati i piedi per terra, ci fu un attimo di interminabile silenzio. Nessuno dei due schieramenti osava proferire parola, perdevano tempo nello studiarsi a vicenda e, mentre da una parte regnava la più totale indifferenza, dall’altra fremevano due anime oscure ansiose di proseguire il loro viaggio. Finalmente uno dei demoni spezzò il silenzio.
- Lukas, che fortuna. Mi sei sempre stato sul cazzo – Gilbert affermò sicuro e piegò la testa prima da una parte e poi dall’altra, facendo intravedere i muscoli del collo e facendone scroccare le ossa. – Ci divertiremo!
Dal canto suo il Serafino inarcò un sopracciglio scettico, senza aprire bocca. Posò lo sguardo sull’altro demone e le sue labbra si lasciarono sfuggire una smorfia. Che fine ignobile aveva fatto quell’essere così splendente che tanto aveva ammirato, non avrebbe mai voluto lottare contro di lui, non avrebbe mai pensato che un giorno potesse essere il Nemico.
- Satan… - Lukas sussurrò appena, impercettibile, più per risvegliare se stesso che per fare una semplice osservazione. L’altro accennò un sorriso con ipocrita cordialità al sentire quel nome pronunciato con quello che alle sue orecchie parve timore ma che probabilmente era tutt’altro.
L’angelo distolse lo sguardo, lanciando un’occhiata altrove e sospirò piano.
- Non riuscirete nemmeno ad avvicinarvi. Tornate indietro, non voglio seccature.
Gilbert, entusiasta dello scontro che ormai era palesemente inevitabile, materializzò una lunga spada e ghignò con aria di sufficienza.
- Questo è tutto da vedere.
Il demone gracchiò e si lanciò all’attacco, sicuro di poter battere quel microbo da solo, ma a quest’ultimo bastò alzare lo scettro per rispedirlo indietro, senza fare una piega.
L’albino fece una capovolta all’indietro aiutandosi con le ali e digrignò i denti. Avrebbe dovuto aspettarselo.
- D’accordo… Piantala di stare lì impalato e fa qualcosa. Ci serve un piano. Dobbiamo toglierli quello stupido scettro dalle mani!
- Non siate sciocchi. Sarò costretto ad usare le maniere forti.
- Un angelo serafino perde il proprio potere soltanto quando gli vengono strappate tutte e quattro le ali. Non è lo scettro il problema.
Gilbert scoprì i denti bianchissimi in un piccolo sorriso, ancora più agguerrito.
- Allora gli strapperemo le ali.
La battaglia non si dimostrò per niente avvincente. Mentre da una parte i demoni continuavano ad attaccare, dall’altra l’angelo continuava a respingerli senza problemi con un semplice gesto. Il dover collaborare non allettava nessuno dei due ed entrambi preferivano attaccare da soli, presi dall’orgoglio e dalla superbia. Lukas, all’ennesimo tentativo, quasi scoppiò a ridere. Si era messo seduto e li guardava quasi con scherno, li invitava silenziosamente a riprovare, semmai ne avessero avuto il coraggio. Ben è vero che Alfred aveva evitato di usare le Ombre. Nonostante fosse impaziente di andare avanti, era altrettanto eccitato all’idea di mettere alla prova le sue capacità. Qualcosa gli ardeva dentro, si stava divertendo, quasi quanto Gilbert, quasi quanto Lukas.
- Stiamo perdendo troppo tempo. Facciamola finita.
- Sono d’accordo. Questa volta lo concerò per le feste!
Il demone dai capelli argentei estrasse la spada conficcata nel terreno e la sollevò prima di essere fermato dal compagno.
- Vado avanti io.
- Cosa? Non mi serve il tuo aiuto! – Alfred gli lasciò il polso e lo guardò fintamente accigliato – Perché fin ora la tua tecnica ha funzionato, ovviamente. Non guardarmi con quella faccia, fa come ti dico e basta.
Il Signore delle Ombre sibilò a denti stretti e si lanciò all’attacco mentre tra le sue mani si materializzavano due pugnali. Gilbert esitò. Non aveva alcuna voglia di collaborare. Per una questione di principio, non per altro. Ma le sue mani, le sue gambe, le sue ali, tutto sembrava muoversi contro il suo volere. Appena Alfred fu davanti al serafino scomparve lasciando al suo posto un alone oscuro, un’aura nera, e dietro di lui subito sbucò Gilbert, armato di lama e con un ghigno ad inclinagli le labbra. L’angelo si apprestò ad agitare la sua arma, non ebbe tempo di chiedersi dove fosse finito l’altro, le Ombre gli facevano sanguinare gli occhi. Digrignò ferocemente i denti, ruggì quasi quando sentì la lama affilata del pugnale premere contro la nuca e un’altra contro il petto.
- Fine dei giochi, angelo.
La sua voce risuonava lasciva, gli scivolava sull’orecchio, gli era entrata nella mente come la punta di uno spillo, lenta e sottile. Sentiva il pugnale scorrergli sulla schiena, sfiorare la base delle ali, muoversi tra il candore delle piume. Boccheggiò appena. Non riusciva a muoversi.
- Adesso non fai più lo spaccone, mh?
L’albino lo canzonò togliendogli lo scettro dalla mano e continuando a tenere la lama puntata sul suo petto. Lukas represse un gemito quando sentì la prima ala essere recisa. Si rifiutava di urlare, sarebbe stato troppo umiliante per la sua povera dignità. Intanto quella voce continuava a sussurrargli nei timpani, lo stordiva, gli piaceva, ma appena chiudeva gli occhi ecco un’altra ala strappata via. Il dolore era insopportabile.
- Vai ad aprire quella cavolo di porta col tuo adacadabra, finisco io qui.
Alfred leccò piano la scia di sangue dal collo della sua vittima e la lasciò cadere a terra, ancora con le piume bianche tra gli artigli. Si avvicinò alla grande porta e ci poggiò sopra una mano per aprirla mentre il compagno prendeva il suo posto, continuando quell’atroce tortura.
- Lasciagliene una e dallo in pasto ai demoni. Si divertiranno finchè non saranno così magnanimi da strappargli anche l’ultima. Mi sa che dovrà implorare parecchio.
- L’idea mi piace.
- C-Cos…?
Il Re oscuro sorrise al pensiero facendo cenno di muoversi all’altro che, preso l’angelo per l’ala rimastagli, lo trascinò, fino a regalarlo ai demoni della Lussuria. Entrambi sorrisero soddisfatti del lavoro e finalmente poterono proseguire il viaggio.
Quello che si presentava loro dinnanzi aveva del surreale. Cosa poteva farsene un demone di tutte quelle pietre preziose, di tutto quell’oro, di tutti quei gioielli? Gli uomini dalle ali dorate che abitavano quell’antro sembravano sull’orlo della della disperazione più totale. Urlavano, si accusavano tra loro, abbracciavano oro e argento che spariva dalle loro braccia, arrivavano persino a strapparsi i capelli, a sbattere i pugni per terra. Era una scena ridicola. L’unica cosa positiva era che nessuno sembrava interessarsi del loro passaggio.

- Immagino che questa volta il re si trovi in… Una corona di diamanti? – il più vecchio sghignazzò seguendo l’altro che aveva ritrovato la sua aria assorta.
- Più o meno. Entra nel Prisma, non perdiamo altro tempo.
All’interno del palazzo, nella grande sala, vi erano tre demoni dinnanzi ad un trono, rosso e dorato, costellato di gemme e rubini, smeraldi e zaffiri. Uno, alto e sfarzosamente vestito, aveva una cicatrice sull’occhio destro e reclamava per sé l’agognato trono; un altro, elegantemente vestito, discuteva cortesemente, passandosi di tanto in tanto una mano tra i capelli scuri e roteando gli occhi violacei, sostenendo la tesi per la quale il trono spettasse a lui; il terzo, militarmente vestito, con i capelli biondi e un fucile imbracciato, tentava con molta gentilezza di convincere gli altri due a smammare e a lasciare a lui il sospirato trono.
Gilbert scoppiò in una grossa risata e attirò su di sé l’attenzione.
- Salve, gente! Siamo due poveri viandanti che cercano un re. Potremmo cortesemente sapere a chi rivolgerci? – l’albino parlò con falsa gentilezza, cercando di trattenere le lacrime.
- Bravo, rigira il coltello nella piaga… - Commentò Alfred sottovoce, ridendo piano.
- Oh, no. Gilbert. – Il secondo si schiaffò una mano il faccia – ovviamente è me che cercate.
- Non diciamo cazzate! – ringhiò il terzo, ancora con l’arma imbracciata – sono io il re!
- Neanche per sogno. Smammate. Tutto ciò che si trova qui mi appartiene. – il primo, dagli occhi verdi, stabilì severamente, senza però essere ascoltato.
Ripresero a litigare. Intanto, moneta dopo moneta, il denaro spariva e altre urla riempivano gli antri lussuosi destinati alla più totale povertà. L’avarizia, poco a poco, li avrebbe portati alla follia.
- Dovremo strappare il cuore a tutti e tre. – il demone dagli occhi blu sospirò, annoiato. Gilbert al contrario alzò le spalle, visibilmente divertito. Si avvicinarono.
- C’è un modo per sapere chi di voi è il re che cerchiamo!
I tre sbuffarono all’unisono chiedendo ovviamente quale fosse. Se si fosse trattata di una sfida, nessuno di certo si sarebbe tirato indietro. L’albino ghignò furbo.
- Un re avrebbe il sangue blu e il cuore fatto d’oro.
Dicendo ciò, incrociò le braccia al petto soddisfatto della trovata mentre li guardava uno per uno inarcare le sopracciglia, perplessi.
- Perché non ci abbiamo pensato prima?...
- Come facciamo a sapere se abbiamo il cuore fatto d’oro?...
- Mi sembra improbabile…
- A me sembra un’ottima idea!
Un quarto uomo entrò nella stanza con la sua bella corona in testa, rigorosamente abbinata al trono. Aveva i capelli biondi tirati all’insù, dei profondi occhi azzurri e, a prima vista, una larghissima bocca.
- Tanto sono io il re! – il nuovo arrivato continuò, allegro, spezzando il clima agguerrito che si era creato attorno ai contendenti.
- Taci, Mathias.
- Sta zitto tu, Ian!
Alfred roteò gli occhi e si voltò verso l’uscita.
- Vado avanti e libero la strada. – lanciò un’occhiata disgustata ai quattro. Il Regno degli Avari gli dava sui nervi – Portami il cuore del re.
Gilbert rise mentre lo guardava volare via. Non ci avrebbe impiegato molto, ne era sicuro.

Il Signore dei demoni sorrise compiaciuto mentre guardava un piccolo prisma prendere posto accanto alla fiamma, sul suo polso.
il re dell'Avarizia era morto.


#I Comizi di zia AlfiaH
Più vado avanti, più amo alla follia SweetDevil America ç^^ç E'-E' che è gnocco çAç Vabbeh u.u
RinCrazio chi sta seguendo la storia, chi perde tempo a recensire e chi mi darà dei consigli! :D Sono sempre bene accetti u.u
Note*: I re nel regno dell'Avarizia sono Austria, Svizzera, Olanda e Danimarca! ^^

E niente, eccovi il biscotto <3 *dà biscotto*
*scompare*

  
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