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Autore: despicableandri    20/06/2013    12 recensioni
STORIA COMPLETA - Niente è come sembra, e quasi sempre la prima impressione è sbagliata.
'non giudicare un libro dalla copertina' mi dicevano, ma non gli avevo mai dato peso. Si può passare davvero dalle famose 'stalle' alle 'stelle'? Si può amare qualcosa che ti ha già distrutto ma che ce la mette tutta a fare di te a persona più felice del mondo, ora?
probabilmente, si.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber, Kenny, Nuovo personaggio, Pattie Malette, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"non so come chiamarlo" s corner. (?)
buongiorno ragazzzzzzze. :)
come promesso, non ho aggironato dopo tre mesi, sono stata veloce ed è venuto anche pittusto lungo.
mi dispaice per eventuali errori, perchè presa dalla smania di postare l'ho riletto davvero in fretta e mi scuso anche se fa un pò schifo. 
grazie mille a tutto quello che fate per me, le recensioni, le quasi mille visualizzazioni all'ultimo capitolo nonostante io l'abbia postato dopo mesi. siete fantastiche e siete la ragione per cui scrivo. davvero, grazie mille.


grazie mille di tutto, davvero.

a prestissimo!
con amore,
-Andrea.
@swagonciastin su twitter e su instagram, seguitemi!) ♥


 
She don’t like the fame, baby when we’re miles apart
And she getting to the point where it’s too much for
And she wanna trhow us alla way, it’s too much for
She can’t hide away cause the world knows who we are

She don’t like the lights.



 
 
17.
 


Abigail.

“Oh, mio Dio. Scherzi? “ è tutto quello che riesco a dire.  Scesi dall’aereo, siamo usciti da un’uscita secondaria per non farci notare – cosa che comunque non è andata a buon fine perché tra flash e autografi abbiamo perso venti minuti – e abbiamo preso un taxi dai vetri oscurati per arrivare.. qui. Nel paradiso.    
Non credo di essere esattamente nel centro di Londra, dall’aeroporto ci abbiamo messo due ore per arrivare qui e sinceramente ne è valsa la pena. Un po’ come  la strada sulla quale si affaccia il nostro appartamento, ci siamo ritrovati in un vialetto curatissimo e pieno di fiori, con villette quadrate  divise l’una dall’altra con staccionate in legno, dalle pareti di legno curato, proprio come le finestre, le porte e .. tutto.
A guardarla fuori sembra una di quelle casette per famiglie, in montagna, tutte di legno , dove si beve cioccolata calda vicino al camino per scaldarsi le dita dei piedi dopo una lunga giornata sulla neve.
Justin sorridendo mi prende per mano e , cacciando una chiave dalla tasca dei pantaloni, mi accompagna oltre la staccionata di quella che sembra la più piccola e poi lungo un piccolo sentiero nel nostro giardino fatto di pietre incastonate nel terreno. È tutto perfetto e dannatamente rilassante.
Sembra di essere completamente soli, lontano dai flash, lontano dallo smog della città, lontano dallo stress per la registrazione, lontano da tutti. Solo io e Justin.
“Ora è nostra, l’ho comprata. Possiamo venirci per i week end, possiamo venirci per stare un po’ soli, possiamo venirci esattamente quando ti pare” mi sussurra, impegnato ad aprire la pesante porta di legno.
“Non ci credo…” passo la mano sul legno lavorato delle pareti e davvero non mi sembra vero. Una casa a due ore da Londra, dove posso andare quando mi apre, con l’amore della mia vita, nella tranquillità assoluta. Oltre ad avere capelli più lunghi, cosa potrei chiedere di più dalla vita?
Quando Justin apre la porta, mi sembra ancora più irreale. La stanza è davvero piccola, ma per due persone basta e avanza. La luce è calda lì, filtrata dalle tendine arancioni delle due piccole finestre presenti, rende tutto molto accogliente e stranamente familiare. C’è una libreria sulla parete accanto la porta, alla mia destra,  già piena di libri e – con mia grande sorpresa – di foto mie e di Justin, delle nostre famiglie e di qualche concerto, mentre alla sinistra c’è un tavolino in legno con sopra un vaso di fiori, rose bianche, le mie preferite. Al centro della stanza c’è un divano in pelle beige, per tre persone e di fronte un enorme camino in muratura e affianco delle scale.
Mi ricorda proprio la casetta in montagna dei miei.
Entro superando uno scalino, seguita da Justin che continua a sorridere. Lui ha già visto tutto, immagino,e  ha fatto già riempire questa casa di foto nostre, dei miei libri e fiori preferiti. Tutto questo riesce quasi a cancellare completamente il Justin stronzo e puttaniere di poche settimane fa.
Vado verso destra ignorando momentaneamente le scale, in un minuscolo corridoio di neanche un metro che contiene solo una porta. Le pareti sono coperte da un mosaico di piccoli tasselli sui toni dell’arancione.
“Il bagno” sussurra Justin e apre la porta dalle mie spalle. È davvero piccolo e non ha né doccia, né vasca.
“Dove vuoi farla la doccia insieme, nel lavandino?” lo prendo in giro, uscendo da corridoio per trovarmi in una fantastica e piccola cucina in muratura.
“Deficiente, aspetta” ridacchia lui, cingendomi la vita e facendo aderire il suo petto alla mia schiena. Al centro della stanza dalle pareti di un panna chiarissimo, c’è un piccolo tavolo per quattro in legno chiaro con quattro sedie dello stesso legno e alle spalle, sempre in color panna, la piccola cucina con fornelli, forno, fornetto a microonde e mobiletti con le ante nello stesso legno del tavolo. Una finestra alla nostra destra illumina il tutto. Ci sono i piatti, i canovacci, le stoviglie e sicuramente nei cassetti i bicchieri, le tovaglie, i libri di ricette…
Io e Justin, in teoria, abbiamo già un appartamento in cui viviamo insieme da molto, ma questa casetta la sento più nostra di qualsiasi altra cosa. Justin ha saputo mescolar ei nostro stili, semplice, rustico, accogliente, creando una specie di oasi fatta di legno e mattoncini nella città che più adoro.
“Ti va di salire al piano di sopra?” chiede esitante e posso sentire l’elettricità crescere intorno a noi. Di sicuro c’è qualcosa, al piano di sopra, che mi lascerà ancora di più senza parole.
Ritorniamo nel piccolo salotto e poi saliamo le scale in ciliegio. L’aria qui ha un buon odore.
Mi ritrovo in una camera da letto, capiente abbastanza da contenere un armadio in ciliegio che prende tutta la parete alla nostra destra e un letto con annessi due comodini sempre in ciliegio su quella di sinistra. Già mi immagino qui, stanotte, abbracciata a Justin dopo aver visto tutta Londra dal London Eye… fantastico.
“Il meglio deve ancora venire” mi sussurra Justin nell’orecchio, facendomi rabbrividire. Mentre salivamo le scale aveva sciolto quell’abbraccio che aveva formato in cucina ma mi stava talmente vicino che potevo comunque sentire il suo respiro sul collo e la cosa mi faceva sentire bene, contenta e protetta.
Sulla parete di fronte alle scale c’è una porta, inutile dire che anch’essa è in ciliegio, e ora sono quasi sicura che lì dentro ci sia una vasca.
La apro delicatamente e, come mi aspettavo, mi ritrovo in un bagno grande quando la cucina di sotto, circondato dalle stesse pareti in mosaico arancione del bagnetto accanto al salotto, con l’unica differenza di un enorme vasca da bagno circolare in muratura, e quindi coperta anch’essa dalle piccole mattonelle arancioni, nel bel mezzo della stanza. Mio Dio.
“Ed è qui, che intendevo fare il bagno insieme” mi giro di scatto e lo bacio con talmente tanta passione e trasporto che mi sento tremare le gambe.
Sono dannatamente felice, sto così bene che niente potrebbe rovinare tutto questo. Niente.
 
“Dai, Justin, andiamo!” lo incito, scendendo di corsa le scale. Si, abbiamo fatto già il bagno assieme e si, abbiamo appena fatto l’amore sul nostro bellissimo e morbidissimo letto nuovo. Mi sembra ancora tutto così surreale.
“Hei, bambolina, di questo passo mi farai perdere tutte le forze!” mi urla dal piano di sopra, mentre io mi aggiusto la camicetta bianca che ho indossato su degli shorts di jeans chiaro e le mie Converse bianche.  Anche Justin ha optato per qualcosa di fresco e comodo, con le immancabili supra grigie, un bermuda di jeans che gli arriva fino al ginocchio e una t-shirt grigia.
“Sei bellissima!” mi fa abbracciandomi e sollevandomi dal pavimento di parquet.
“E tu sei il fidanzato perfetto e ricco che tutte vorrebbero, ma tutte per davvero, tutte le tue fan” gli sussurro, fingendo un tono presuntuoso e una smorfia.
“Sono fortunate ad avere un idolo come te. Anche se poveri fidanzati.. sai quante pretese devono soddisfare?” lo prendo in giro, tornando l’Abby di sempre. Mi sorride, mettendomi giù.
“Ti venire ai tuoi concerti e scavarsi la fossa per due o tre ore, sai che nooooia mortale!” lo canzono, facendo una smorfia di disgusto.
“Hei, mi sono offeso davvero questa volta!” mi risponde, fingendo una faccina triste da cucciolo che sinceramente gli viene proprio bene.
“Dai andiamo, cucciolo bastonato” continuo, prendendolo per mano.
Usciamo da quella casetta perfetta e mentre Justin chiude la porta mi rendo conto che in realtà non possiamo andare proprio da nessuna parte. Non so neanche dove siamo, non abbiamo una macchina, e siamo a due ore di macchina da Londra.. e a piedi?
“Ti stai sicuramente chiedendo come faremo, giusto?” mi chiede Justin, passandomi accanto e sorridendo beffardo.
“Perché mi tieni nascoste così tante cose? Le sorprese non mi piacciono poi così tanto..” mormoro e lui sorride ancora di più prendendomi per mano. Mi rendo conto solo ora che, distratta e concentrata sulla casa, non avevo notato che la macchina che ci aveva accompagnato fin qui ora era bella che parcheggiata accanto la casetta di legno, con le chiavi nel quadro.
“Non mi dire… avrei dovuto aspettarmelo, Justin Bieber” e lui ride. Ha una risata così bella che renderebbe felice chiunque.
“Destinazione, Londra! Si accomodi, milady” apre la portiera del passeggero e con fare elegante mi fa accomodare.
“Se non avessi sfondato nel campo della musica, avresti avuto davvero un ottimo e florido futuro da apri-porte nei migliori hotel del mondo” lo prendo in giro, facendolo ridere ancora.
La mia, da quando l’ho incontrato, è la vita perfetta.
 
Se per la casa ci sono rimasta di stucco, ora lo sono ancora di più. Abbiamo parcheggiato l’auto in Soho Square e camminando un po’ mano nella mano siamo arrivati ad Oxfort Street. Il mio respiro si è bloccato proprio a metà tra i polmoni e il naso. Aiuto. Il sogno di una vita intera qui, d’avanti ai miei occhi. Mi guardo intorno e quasi ancora non ci credo.
“Milady, inizia il nostro tour” afferma Justin, con un vero tono da guida turistica che mi fa scoppiare a ridere lì, nel bel mezzo della strada.
Iniziamo a camminare e , mentre lui se la ride, io continuo a girare la testa a destra e a sinistra. Foot Loker, Primark, Forever21. Potrei morire dalla troppa felicità.
Camminiamo per un tempo indefinito, non riesco a capire quanto perché sono troppo distratta dal fantastico panorama in cui siamo immersi, senza sentire minimamente il caldo sulla nostra pelle. Visitiamo finalmente Trafalgar Square e vedere finalmente la fontana, i cavalli, i leoni enormi.. è tutto così fantastico che non riesco neanche ad esprimerlo a parole.
“Voglio andare sul London Eye, Justin” gli chiedo con un tono quasi da supplica. È lui che mi sta guidando, non so come fa ma conosce esattamente tutta la strada che abbiamo fatto fin qui. Ci hanno fermato un paio di volte, con molta discrezione, per qualche foto o un autografo ma sinceramente non ho avuto tempo per pensarci su abbastanza..
“Non possiamo oggi, domani ho prenotato una piccola crociera sul Tamigi e subito dopo ci andremo, è quasi ora di cena e sarà meglio incamminarci verso la macchina” fa in tono da padre. Sa bene che vorrei restare qui a vita, quindi, quasi con forza, mi prende per mano e mi trascina di nuovo a Soho Square.
“Grazie mille di tutto Justin, è fantastico..” mormoro, arrivati nell’auto. Mi sfilo le scarpe e mi preparo al ‘piccolo’ viaggetto verso casa.
“Farei di tutto per te, fiorellino”
“Speravo avessi dimenticato questa sottospecie di soprannome” rispondo infastidita, sistemandomi comoda sul sediolino e continuando a guardare tutto dal finestrino. Ancora non ci credo di essere a Londra con Justin Bieber. Potrei scrivere un libro e farne fare un film dalla Warner Bross.

Due ore dopo, casa dolce casa. Corro immediatamente ad aprire la porta e quasi resto di nuovo incantata a guardarla dall’interno.
“Va a darti una rinfrescata di sopra, io ti aspetto qui” mi dice, sfilandomi la t-shirt – aiuto – e gettandosi sul divano.
“Mh, okay..” fa strano che non venga con me, ma posso capire tutta la sua stanchezza.
Salgo le scale e apro le valigie ancora non disfatte.
“Domattina dobbiamo disfarle queste, Justin!” urlo e lo sento mugugnare qualcosa, probabilmente con la testa tra i cuscini del divano.
Dopo aver scelto una felpa leggera e un paio di shorts della tuta, decido che forse dopo la vasca da bagno e il letto, bisogna inaugurare anche il divano quindi prendo dalla valigia anche un paio di slip neri in pizzo coordinati ad un reggiseno, che non lasciano molto spazio all’immaginazione.
Pensando già alla sua faccia e al suo sguardo sulle mie forme, vado a farmi una doccia veloce giusto per rilassarmi un po’ e far riposare i piedi.
“Ti sei persa nella vasca, amore?” chiede Justin, dietro la porta. in effetti, avevo perso un po’ più di tempo a farmi massaggiare la schiena dal getto caldo dell’acqua.
“Scusami, ho finito” mi affretto a dire, strofinando energicamente uno degli asciugamani sul mio corpo per far asciugare in fretta tutte le goccioline. Indosso velocemente l’intimo e poi la tuta e finalmente, esco trovandomi faccia a faccia con Justin. Anche lui ha messo la tuta, lasciando ancora scoperto il petto. Passo leggermente i polpastrelli sui suoi muscoli appena scolpiti.
“Mh, mi fai dimenticare il motivo per cui sono venuto qui, Abby” sussurra, chiudendo gli occhi e sento i suoi muscoli stendersi sotto il mio tocco.
“Cosa volevi fare?” sussurro maliziosa, avvicinandomi pericolosamente al suo collo.
“No. No, ti prego,  non ora piccola, aspetta” si affretta a dire, bloccandomi in uno dei suoi abbracci.
“Oh, mh, okay. Pensavo ti piacesse” fingo un tono triste e lui di tutta risposta mi prende in braccio stile principessa e mi lascia un leggero bacio sul naso.
“Ovvio che mi piace, lo adoro.. ma..” dice, mentre scendiamo le scale, ma arrivati all’ultimo gradino smette lasciando la frase in sospeso. Ha spento tutte le luci e solo un minuscolo bagliore viene dalla cucina. Senza lasciarmi andare, si dirige verso quella a passo lento.
Appena superiamo l’arco della porta, tocco di nuovo il parquet con i piedi nudi e non credo – di nuovo – ai miei occhi.
Ha apparecchiato la tavola, qualche candela al centro, per il resto tutto è immerso nella penombra. È così romantico.
“Oh, il mio romanticone!” mi giro a baciarlo e  le sue braccia scendono a cingermi la vita, stringendomi forte a se.
“Non lasciarmi mai..” gli sussurro e lui di tutta risposta intrappola il mio labbro inferiore tra i suoi denti, facendomi eccitare all’inverosimile.
“Mai” sbotta con tono fermo, per poi lasciarmi andare e , allontanando una delle sedie dal tavolo, mi fa accomodare.
“So che non è il massimo, però non ho avuto il tempo di fare nient’altro” mi fa, in tono di scuse, cacciando dal forno due cartoni della pizza.
“Justin, è tutto perfetto, davvero, non mi interessa di cosa cucini o mangiamo” gli dio, notando un po’ di dispiacere nelle sue iridi color miele.
“Resti il ragazzo perfetto che voglio” gli dico guardandolo negli occhi e baciandolo appena si avvicina a me per posare  la mia pizza – ora in un piatto preso da uno di quei mobiletti – sul tavolo.
“Ti amo tantissimo” sussurra ancora sulle mie labbra, prima di allontanarsi per posizionarsi di fronte a me, con la sua pizza.
“Anche io”
“Davvero ottima, non pensavo che anche qui le facessero così buone” affermo pulendomi gli angoli della bocca con un fazzoletto.
“Una pizzeria italiana poco lontana da qui. quando hanno riconosciuto la voce me l’hanno portata immediatamente fin qui” afferma fiero e mi viene da ridere. Mi alzo e mi vado a sedere sulle sue gambe e lui subito mi stringe a se.
“Che ne dici se adesso ci stendiamo un po’ sul divano a farci le coccole, mh?” chiede, sfiorando con le labbra il mio collo nudo, facendomi tremare come una foglia.
“Ottima idea, Bieber” e dopo una manciata di secondi mi ritrovo stesa sul divano, completamente poggiata su Justin, le gambe intrecciate e le fronti che si sfiorano.
“Ho una tale voglia di te…” infila due dita tra il mio fianco e il pantaloncino della tuta, tastando per il pizzo dei miei slip.
“Speravo li avessi messi, ti stanno da Dio!” afferma eccitato, travolgendomi con un bacio pieno di passione e desiderio che mi fa mancare l’aria.
Con fare seducente, posiziono le ginocchia accanto ai suoi fianchi, poggiandone sopra il peso e iniziando a far scendere la zip della felpa.
Lui sorride malizioso e, portando le mani dietro la mia schiena, mi riporta su di lui facendo cozzare il mio petto contro il suo. Gemiamo all’unisono.
Ma c’è qualcosa, lì fuori, dietro le tendine arancioni, che sovrasta per poco i nostri gemiti. Decido di ignorarli, notando che anche Justin ci ha fatto caso. Gli accarezzo languida i pettorali, lambendo il suo collo con la lingua e freme sotto il mio tocco, eccitandomi ancora di più.
Ancora quei dannati rumori. Rumori di passi e.. flash. Non ci credo. Come diamine hanno fatto a capire dove siamo?! Posso capire nel bel mezzo di Londra, ma qui?..
“A- aspetta, ok? Cerco di risolvere io..” balbetta Justin, chiudendo la zip della mia felpa e aggiustandosi i capelli arruffati.
Imbronciata, me ne resto sul divano mentre lui scosta prima una delle tendine, provocando una raffica di flash tutti contro quella povera finestra, e poi decide di uscire dalla porta.
Non mi interessa ciò che sta dicendo. Volevano il loro scoop? L’hanno avuto, io e Justin siamo insieme  e lui mi ha portata a Londra. Perfetto. Invece no, devono sempre rovinare tutto.
Dopo pochi minuti entra, lasciandosi alle spalle l’ondata di paparazzi.
“Se ne andranno o ci faranno compagnia anche mentre dormiamo, mh?” sbotto in modo molto acido, pentendomene quasi subito.
“Io.. vado a dormire” sussurro poi, salendo le scale per poi ficcarmi sono la coperta del letto matrimoniale.
Sento Justin spegnere le candele e salire le scale nel buio. I flash hanno smesso di animare l’aria del vialetto silenzioso e l’unica cosa percepibile nell’aria è Justin che , salite le scale, scopre la sua parte del letto dalle coperte e ci si infila.
“Scusami..” mi sussurra all’orecchio, stringendomi forte contro il suo petto. Oddio, come ho potuto prendermela con lui.
“Non è colpa tua.. è solo che.. era il nostro paradiso, così intimo.. non ci pensiamo, ok? Buonanotte” gli bacio delicata il naso ma so bene che non gli basta, infatti poco dopo ruba le mie labbra in un bacio casto e dolce.
“Buonanotte”
 
“Cristo, è la cosa più bella che io abbia mai visto, dopo te” affermo dolcemente, stringendo la sua mano nella mia nel piccolo abitacolo che Justin ha esplicitamente chiesto (e pagato) di lasciare vuoto solo per noi due. Dall’attacco dei paparazzi di ieri, Justin per tutto il tempo si era preoccupato che nessuno sia avvicinasse abbastanza con i flash, ma quanto puoi evitare una cosa del genere in una città come Londra?
Tutt’ora a metri e metri d’altezza, potevo vedere o meglio sentire gli obiettivi delle fotocamere professionali puntate sulla nostra cabina, ma sto cercando di non badarci.
“Dopo te, vorrai dire”  afferma lui, baciandomi la nuca. È tutto così perfetto.. ma so bene che rimessi i piedi a terra saremo travolti ancora, e ancora.
La crociera sul Tamigi anche era stata un fiasco, anziché goderci i fantastici ponti abbiamo dovuto coprirci gli occhi dai flash per metà del tempo.
Quando scendiamo dal London Eye, infatti, veniamo travolti da altri mille flash.
“Come mai ti sei preso questa vacanza dalla registrazione, Justin?”
“Quindi è vero che la vostra è una relazione?”
“L’hai deciso tu o l’ha deciso lei di venire qui?”
“Credi che durerà, Justin?”
Tremila domande seguono ad ogni flash e sto per impazzire.
“Perché non tornate a casa dalle vostre cazzo di famiglie a farmi un po’ di cazzi vostri?” sbotto senza neanche rendermene conto e per un attimo tutto – i flash, i microfoni, le bocche e gli occhi dei giornalisti o dei paparazzi – si blocca intorno a me. Oh, cazzo.
Già mi vedo i titoli dei giornali di gossip di domani. La fidanzata sboccata di Justin Bieber. Mi sono scavata la fossa, come sempre.
Justin mi prende per mano, una stretta abbastanza fredda e forte e mi trascina verso l’auto. Dopo vicoli e vicoletti finalmente arriviamo e ci rinchiudiamo nell’abitacolo sospirando.
“Ma cosa diamine ti è preso?!” mi urla contro appena fa partire il motore. Non mi ha guardata neanche un secondo, ha gli occhi fissi sulla folla di obiettivi e microfoni alle nostre spalle.
“Avresti preferito che ci inseguissero anche al cesso, Justin? Sono stufa di trovarmeli ovunque.. ti chiedo scusa, ma non ne posso più”
“Oh, ma davvero? Te l’hanno detto che la vita di una star è fatta di cose del genere si o no?! Ti prenderanno per una stronza e le cose andranno solo a peggiorare!” continua ad urlarmi contro, come un padre con la propria bambina disobbediente.
“Smettila di urlarmi contro, sono maggiorenne  e so badare a me stessa!”
“Non alla tua bocca!”
“Ma che cazzo stai dicendo? Io odio quei dannati tizi, perché non si fanno i fatti loro e fanno vivere noi in pace come persone normali?”
“Perché non siamo persone normali, Abby! Ma cos’hai nel cervello? È il loro lavoro!”
“Ah, ora te li difendi anche? Ma che carini! Ma non vedi che ci stanno rovinando la vita?”
“La mia vita è questo. Lunghi viaggi lontano da casa, belle vacanze ma anche paparazzi e fan. Fin’ora il lato bello t’era piaciuto, giusto?” fa uscire quelle parole dalle labbra con tono violento, crudele. So bene a cosa sta pensando, gli si legge negli occhi. Io amo i suoi fan quasi quanto lui e adoro quando vengono vicino con fare esitante per chiedere un autografo. Io non odio quello, odio l’esagerazione di tipi come i paparazzi. Come può solo pensare una cosa del genere su di me.
“Fai una cosa, vaffanculo” sbotto, arrabbiata e sentendo le lacrime pizzicare agli angoli degli occhi.
Afferro la piccola borsa che avevo portato con me quel giorno e pesco dall’interno il mio cellulare e le cuffie.
“Abby.. non intendevo dire..” immediatamente lo vedo rallentare l’auto e girarsi verso di me, preoccupato e pentito.
“ Lo hai detto, quindi  per me possiamo anche finirla qui” affermo, infilando le cuffie e facendo partire le canzoni al massimo del volume. Non ascolto né quelle né Justin.
Quante volte l’ho confortato, quante volte l’ho appoggiato in qualche gesto che ha fatto per i fan? E come vengo ripagata?
L’intero viaggio lo passiamo distanti, io non guardo lui e lui non guarda me, io non gli rivolgo la parola e lui non la rivolge a me. Ma tutto questo mi fa male. Eravamo venuti qui per stare un po’ insieme, e invece quei dannati giornalisti non hanno fatto altro che allontanarci.
Improvvisamente Justin devia e ci troviamo in una stradina acciottolata. Si ferma accanto a quella che sembra una caffetteria e scende dall’auto. Bene. Mi sfilo le cuffie, ormai inutili perché non ho ascoltato neanche una canzone, ma neanche una nota.
So bene che non avrei dovuto rispondere in quel modo ma che bisogno c’è di prendersela così tanto con me e non con loro?
Lo vedo tornare poco dopo e distolgo lo sguardo, cercando di concentrarmi ancora. mi ha dato fastidio che mi abbia urlato contro in quel modo quando nel torto marcio c’erano i paparazzi, e poi che lui credesse che io volessi di lui solo la fama e i soldi.. ma che bastardo.
Entrando nell’auto, mi offre un sacchettino e un enorme cappuccino.
“ Cappuccino con scaglie ci cioccolato e cornetti alla crema. Non dimentico..”sussurra dolcemente, avvicinandosi per baciarmi una guancia.
“Non ti perdonerò così facilmente Justin, ma sei sulla buona strada” mormoro in risposta, sorseggiando un po’ di cappuccino.
“Hai ragione, sono stato uno stronzo. Tu sei una persona fantastica, soprattutto con i fan. Non avrei mai dovuto fare una cosa simile.. aggiusteremo tutto, promesso. arrivati a casa faremo una twitcam con i fan, insieme, e spiegheremo tutto. E poi ti ho preso i cornetti!” sbotta, con una faccia da cucciolo irresistibile.
“Mi giuri che non hai mai pensato una cosa simile di me? Sai bene che non lo farei mai.. non mi sono fatta trattare come una pezza per mesi solo per la fama, te lo assicuro”
“Io .. no, mai, mai pensata una cosa simile, te lo giuro. So benissimo di essere stato una merda, ok?” è mortificato, sinceramente mortificato. Si vede quando mente e quando è sincero. Gli sorrido.
“Si, sei uno stronzo, ma vada per i cornetti della pace” sbotto, addentandone uno con gusto. Sono davvero ottimi e il fatto che si sia ricordato qualcosa che gli dissi molti mesi fa mi rende abbastanza felice.
“Sei proprio la ragazza che amo, e che fotografino questo!” fa in rimando, sporgendosi oltre il freno a mano per posarmi un sono bacio sulle labbra facendomi ridere.
“Sappi che non te ne do neanche un po’, sono miei!” fingo un tono da bambina capricciosa, stringendo al petto il sacchetto dei cornetti e il cappuccino.
“Me lo merito, milady”
“E smettila di chiamarmi così!”
“Preferisci fiorellino?”
“Oh, Gesù.. vivo con un idiota!” e continuiamo così per un’altra ora finchè, stanchi di parlare, non ci buttiamo nel letto e  - finalmente – facciamo di nuovo l’amore.
   
 
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