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Autore: Strega_Mogana    04/01/2008    3 recensioni
Natale... il periodo ideale per confessare il proprio amore con un regalo. O forse no?
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Prima di leggerla è giusto precisare alcune cosette:
- l’avevo scritta per il contest di natale del SPFF a cui non più partecipato;
- sono restia ad utilizzare il mio nome nelle FF ma una delle regole diceva che l’autrice doveva esser la protagonista della storia. Quindi eccomi qui a camminare per le stradine di Hogsmeade.
- so benissimo che non è il massimo della bellezza… ho scritto drabble migliori ma ho deciso di postarla lo stesso. Un famoso proverbio dice: anche i migliori sbagliano… io, di certo, non sono la migliore quindi sbaglio più degli altri! Eh eh eh eh eh
Non mi resta che augurarvi una buona lettura.
Elena

******************

Un amore di neve

Neve.
Neve ovunque.
Mi è sempre piaciuta la neve.
Cammino per le strade affollate di Hogsmeade, la gente accalca i negozi per gli ultimi acquisti natalizi.
Passeggio veloce stringendo al petto il pacchettino comprato con gli ultimi soldi dello stipendio faticosamente guadagnato nel settore ricerca del Ministero della Magia, stringendolo come se fosse il mio tesoro più prezioso.
E forse lo è sul serio.
Anche se c’è gente che spintona adoro l’atmosfera che si respira solo in questa particolare stagione. I negozi hanno messo fuori dalle porte le ghirlande colorate, le vetrine luccicano di mille colori.
Entro ai Tre manici di Scopa, faccio scendere il cappuccio dalla testa e mi tolgo la neve dalle spalle.
- Che freddo. – balbetto avvicinandomi al bancone – Se stavo fuori anche qualche secondo di più morivo assiderata.
Il locale è stracolmo di gente, l’aria è pesante ma ho troppo freddo per lamentarmi o anche solo per storcere il naso per la puzza di chiuso. Mi siedo sull’unico sgabello libero e aspetto che Rosmeta mi serva.
Metto il pacchetto sul bancone e mi tolgo i guanti di pelle nera nel tentativo di scaldarmi almeno le mani.
- Una cioccolata. – dico alla donna non appena appoggia il suo sguardo su di me.
La tazza fumante arriva dopo pochi secondi, appena l’avvolgo con le mani le dita si scaldano facendomi sorridere. Avvicino il naso alla bevanda, inspiro il delicato profumo e osservo il caldo marrone. Appoggio le labbra al bordo di ceramica e assaggio la cioccolata, dolce e densa, scende giù per la gola scaldandomi ogni parte del corpo e dell’anima.
Metà la bevo tutta d’un fiato, rischiando di bruciarmi la gola e lo stomaco, l’altra metà cerco di centellinarla il più possibile ma la mia ingordigia mi fanno capitolare presto.
Lascio i soldi a Rosmeta e la saluto con un cenno della mano.
Mi rivesto facendo con calma, sistemo le dita nei guanti e mi copro la testa con il cappuccio. Prendo il mio pacchettino e lo stringo uscendo di nuovo nella calca delle stradine.
Mi smaterializzo accanto a Diagon Alley, saluto di cosa Tom ed esco nella città babbana. Non indosso vestiti particolari, non ho tuniche sgargianti o abbinamenti improponibili di colore. Fortunatamente le mie origini babbane mi aiutano moltissimo in questo campo e anche in molti altri dove i maghi sono del tutto ignoranti.
La neve imbianca anche le strade di Londra.
Londra é ancora più affollata, le vetrine sono colorate dalle luci elettriche, le strade brillano di colori quasi accecanti. Si sentono i cantanti di strada che si esibiscono per gli abitanti delle calde case londinesi.
Tutto avvolto in questa patina magica che scalda il cuore a chiunque.
Svolto l’angolo, la stradina è più isolata dell’arteria principale, c’è meno gente, c’è più aria.
Alzo il viso al cielo, i fiocchi di neve scendono dalle nube grigie dondolando, formando spirali invisibili per poi posarsi sul catrame delle strade assieme ai fratelli candidi.
Alcuni mi bagnano il volto, ci mettono un po’ a sciogliersi perché il mio viso è gelato.
Sorrido chiudendo gli occhi.
Amo la neve.
Stringo ancora il pacchetto al cuore.
E’ per lui, un regalo speciale per lui.
Torno a guardare avanti a me, la gente mi sorpassa lanciandomi occhiate curiose. Fingo di non farci caso e aumento l’andatura della mia camminata
L’aria fredda mi sta facendo seccare la pelle del viso, qualche fiocco gelato mi arriva in faccia e sugli occhi, ogni tanto mi asciugo il volto con una mano.
Scendo nella metropolitana babbana.
Non rimango stupita come Arthur, conosco questo posto. A dire il vero prendere i treni sotterranei mi mette un po’ di agitazione. Mi sento come un verme che striscia sotto terra, una talpa che scava i tunnel nei giardini. Ma non posso smaterializzarmi qui, troppa gente, troppi occhi indiscreti.
Sono ferma alla banchina in attesa che arrivi il lombrico di metallo, come lo chiama scherzosamente Sirius. La voce apatica dell’autoparlante ci informa di stare attenti al gradino quando entriamo e usciamo dai treni.
Mi siedo nel primo posto libero che trovo e conto le mie fermate.
Quattro.
Relativamente poche.
Mentre aspetto immagino la sua faccia quando aprirà il mio regalo. Sento un sorriso incurvarmi le labbra quasi sempre imbronciate. Chiudo un attimo gli occhi sospirando felice.
A volte credo solo che sia la neve a darmi questa sensazione di pace.
La mia fermata.
Scendo quasi di corsa perché non mi ero accorta che ero arrivata.
La solita sbadata.
Salgo in superficie utilizzando le scale mobili e percorro un centinaio di metri. Svolto non appena arrivo alla statua di un cavallo ormai sporca e logorata dai turisti che l’hanno toccata in decine di anni.
Non c’è nessuno.
Perfetto.
Prendo la mia bacchetta dalla tasca interna della giacca e mi smaterializzo a Grimmauld Place.
Mentre mi avvicino all’edificio, tra il numero tredici e il numero undici appare davanti a me il quartier generale dell’Ordine della Fenice.
Io non ne faccio parte.
Secondo Silente sono ancora troppo giovane e il mio lavoro al Ministero non prevede schierate dirette verso l’una o l’altra parte.
Un modo gentile per dirmi che non posso ancora far parte delle loro stupide riunioni segrete e via discorrendo.
Salgo i tre gradini, indugio qualche secondo sul primo, tanto so che, ormai, nessuno può vedermi. Picchio i pedi a terra togliendo la neve dalle punta dei miei stivali dal bacco tacco quadrato ed entro.
L’aria è calda. Sento il profumo della cucina di Molly, sento anche la legna che scoppietta nel camino.
Mi piace questa casa, mi è piaciuta fin da subito, ho sempre amato i posti lugubri e dall’aspetto sinistro.
Cammino nel lungo corridoio, i miei passi sono ovattati dal tappeto mangiucchiato dalle tarme e dai doxi. Sento delle voci provenire dalla cucina e sorrido immediatamente quando capto la sua voce.
Mi avvicino alla porta, metto la mano sul legno una volta tinteggiato di bianco, ora si vede solo qualche scheggia più chiara, e spingo leggermente aprendo uno spiraglio.
- Perché fai così? – questo è Sirius, mi è simpatico, anche se in certi momento è troppo infantile.
- Non sono pronto. – risponde lui, dal tono che usa sembra preoccupato o solo molto affaticato dalla guerra che incombe – Non è una situazione facile.
- Solo perché tu complichi sempre tutto.
- Sirius tu non capisci...
- No, sei tu che non capisci! Quella ragazza è pazza di te e tu fai di tutto per farla stare male.
Improvvisamente mi sento venire meno, come avrà fatto Sirius a capire i miei sentimenti per Remus? Quando l’avrà capito? E perché vuole dirglielo?
Sono tentata di entrare in cucina e porre fine a questa discussione.
Invece resto ferma dove sono a origliare.
- Io non voglio che stia male. – fa Remus tristemente – Può avere di meglio.
- Remus, parliamoci chiaro: tu la ami?
Trattengo il respiro… questa risposta può cambiare la mia vita.
Questa è la risposta alla domanda che mi pongo ogni giorno da mesi.
- Non cambia la situazione.
- Tu rispondi alla domanda Lunastorta!
Lo sento sospirare, poi un tonfo sordo come se si fosse seduto a peso morto sulla poltrona ammuffita davanti al camino.
- Sì. – solo un sussurro, costato sicuramente fatica al povero Remus.
Il mio cuore inizia a battere all’impazzata.
Remus mi ama! Remus ha appena ammesso di…
- Ma Ninfadora non deve saperlo, Sirius! – precisa lui con voce ferma.
Le mie speranze vanno in frantumi in questo preciso momento. Così come aveva iniziato a battere veloce, il mio cuore ha mancato anche un colpo.
La testa mi gira.
Mi sento le gambe traballare.
Lui non ama me… per qualche istante mi ero illusa.
Che sciocca… come avevo fatto a non accorgermene prima? Come ho fatto ad esser così cieca?
Chiudo anche quel piccolo spiraglio che avevo aperto, le loro voci tornano un indistinto brusio.
Ho un groppo un gola, una disperata voglia di piangere ma stringo i pugni e cerco di non crollare.
In questo preciso istante mi rendo conto che il mio amore è come la neve che tanto adoro: fragile e impalpabile, in balia delle folate di vento e debole contro i raggi del sole.
Debole.
E’ quello che mi sento anch’io.
Debole.
E molto stupida. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi ma cocciutamente non le lascio scendere, non qui, non in questo corridoio polveroso.
Non ora.
Cerco di respirare normalmente, cerco di non crollare sotto il peso della delusione che ha spezzato le mie speranze e il mio cuore.
Sento uno spiffero di vento gelido alle mie spalle, mi volto e vedo una nuvola nera chiazzata di bianco varcare la soglia.
Severus Piton entra nella casa. Si spazzola via il neve fresca dal mantello e alza lo sguardo.
- Cosa ci fai qui?- mi domanda poco cordialmente avanzando verso di me – C’è una riunione dell’Ordine e tu non puoi partecipare Elena.
Faccio una lieve smorfia, lui è l’unico che usa il mio nome italiano. Per gli altri sono solo Elly.
- Non importa…- rispondo con un filo di voce – ora me ne vado.
Mi incammino verso la porta, infilo le mani in tasca. Le dita accarezzano il pacchetto con il regalo che aveva comprato per Remus.
Tiro fuori la scatoletta e la osservo.
Lui non riceverà il mio regalo.
Inutile confessargli un amore non ricambiato.
Mi volto di nuovo, Severus è ancora fermo davanti alla porta, mi fissa incuriosito o forse vuole solo assicurarsi che esca da lì.
Osservo il pacchetto e poi lui.
Sono solo un paio di guanti in fin dei conti.
- Allora?- dice con fare acido – Stai aspettando il Nottetempo?
Mi avvicino a lui porgendogli il pacchetto.
- Buon Natale. – gli dico con un sorriso mettendogli il regalo in mano.
Lui sgrana appena gli occhi, guarda me, poi la scatolina, poi di nuovo me.
Non aspetto nessun tipo di ringraziamento, so che non riceverò nulla del genere da un uomo lui.
Esco da Grimmauld Place. I fiocchi di neve sono più grossi di prima, mi sembrano enormi, pesanti macigni. Proprio come quelli che schiacciano il mio cuore.
Alzo il cappuccio e mi allontano dalla casa.
Presto arriverà il sole… e farà sciogliere il mio amore fatto di neve.
Mi renderà libera.
Faccio un lieve sorriso ripensando alla faccia di Severus quando gli ho dato quel regalo sicuramente inaspettato, forse quei guanti staranno meglio sulle sue mani.

Fine
   
 
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