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Autore: VexDominil    20/06/2013    3 recensioni
Una scelta è sempre una scelta. Anche se presa per le decisioni sbagliate.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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"Ti porti addosso una croce pesante 
hai un cuore testardo che non è cambiato".
Temi aveva passato la mattinata sotto il getto della doccia, cercando inutilmente di lavare tutto lo sporco interiore che le era colato addosso con la forza inarrestabile della lava dopo quella notte.
Aveva sfregato e sfregato con gesti spasmodici, ma nella sua pelle continuava a vedere dei segni rossi che le ricordavano il tentativo di stupro o lo sparo e i suoi nei le parevano la testimonianza del fatto che era ormai irrimediabilmente macchiata dall'anima nera di Egris.
L'acqua che vorticava nello scarico sembrava deriderla per la sua purezza rovinata mentre mostrava la sua, integra.
Il profumo del bagnoschiuma le ricordava in continuazione l'afrore del cassonetto e del suo aggressore, il cui odore era davvero stordente e ora si trovava sui suoi vestiti. "Li brucerò tutti, mi farò un guardaroba nuovo, Fran sarà contenta!" Si vedeva che ormai delirava tra lo shock e il mancato sonno.
Finalmente uscì dalla doccia e si infilò tutti gli abiti più pesanti che riuscì a trovare: il freddo della notte sembrava aver sostituito le sue ossa e cercava di renderla interamente sua.
Non volle andare in camera da letto, ma si rincantucciò su una poltroncina nel salotto, il più possibile vicina all'entrata e al telefono, nel caso fosse entrato qualcuno. Aveva acceso tutte le luci in tutte le camere, non c'era uno spazio buio da nessuna parte, eppure continuava a vedere negli oggetti le scene a cui aveva assistito la sera prima. Era un orrore continuo e infinito. Su di lei ben presto calò il sonno, benché tenesse gli occhi sbarrati, il suo cervello aveva capito che la sua parte cosciente non avrebbe retto ancora per molto e che aveva bisogno di riposare.
Quando si svegliò erano passate cinque ore e in automatico, ancora con la testa annebbiata, si diresse in cucina a mangiare qualcosa: non si era accorta di avere così fame, anzi, avrebbe continuato a credere di non poter avere appetito mai più. Purtroppo per la sua linea, il corpo non era d'accordo.
Temi era tormentata: si rendeva conto di essere una testimone importante, avrebbe dovuto andare dalla polizia. Inoltre, poteva andare in prigione: aveva sottratto un oggetto dalla scena di un crimine.
Ecco, non riusciva a non pensare all'anello e a John Ferson, emerito sconosciuto che l'aveva difesa.
Aveva cercato su Facebook e c'era una foto dell'uomo abbracciato alla moglie. Ebbe un moto di compassione: non si sarebbero visti mai più ed era colpa sua. Perché non era rimasta in quel benedetto locale?
"Poveretta! Chissà come starà adesso! Devo farlo per la sua famiglia, almeno."
Però, quel gingillo... L'aveva guardato sotto una luce più forte di quella del vicolo e aveva notato che era piuttosto particolare: era composto da tre fasce di metalli diversi, con l'incisione di un' omega.
Le puzzava di guai da un chilometro: nessuno incide gli anelli, a parte le ragazzine adolescenti che se li regalano tra loro. E perché solo una lettera?
Se lo rimise in tasca e decise di uscire di casa.
Era già pomeriggio inoltrato e la luce era davvero molto forte, così si diresse verso via Beccaris.
Quello che vide la sconvolse, o meglio, quello che non vide: la via era tranquilla come sempre, c'era il solito flusso di gente e tutto era perfettamente normale.
Non c'era il nastro della polizia, ispettori, niente sangue.
Nulla.
E questo poteva voler dire due cose: l'assassino era tornato indietro e aveva ripulito tutto o la polizia era corrotta e lo aveva coperto.
La sua sicurezza nella giustizia di Egris si stava sbriciolando come un wafer. Se la polizia era dalla parte dei malvagi, chi avrebbe difeso i deboli?
Ok, era una visione piuttosto semplicistica e infantile, ma il problema rimaneva: chi avrebbe dovuto sbattere in prigione chi era protetto dalle bande, se le forze dell'ordine avevano degli accordi con quest'ultime?
"Batman. Spiderman. Superman. Solo che non abito a Gotham, che io sappia. Anche se di certo sono piuttosto oscure entrambe. Servirebbe davvero un supereroe. O qualcuno che ci salvi da questo baratro."
La scena a cui aveva assistito poche ore prima l'aveva segnata e non si era mai accorta sul serio di quanto la povertà e la criminalità dilagassero.
Aveva sempre pensato a queste cose con superficialità, credendo che ci fossero ovunque e che lei non potesse fare più di quanto già facesse, ammazzandosi per curare gli altri. O forse si era assuefatta alla violenza che vedeva ogni giorno da non farci più caso e non preoccupandosi di curare i carnefici quanto le vittime.
Da una parte giustificava questo comportamento, soprattutto perché se ci avesse pensato in continuazione sarebbe impazzita per l'impotenza. Ma dall'altra si chiedeva come avesse fatto a non accorgersi mai di nulla, nemmeno avesse avuto dei paraocchi.
Il cellulare suonò, strappandola ai suoi pensieri. Era Fran, probabilmente preoccupata di non aver avuto sue notizie per tutto il giorno.
"Pronto?" La voce agitatissima della sua amica le risuonò nell'orecchio e le invase la testa.
"Come stai? Sai che è scomparso il fratello di una mia collega, proprio ieri, sembra vicino al bar dove ci trovavamo ieri! Stanno chiedendo a tutti, ma sembra essere stato risucchiato da qualche altra parte! Dopo averti persa di vista mi sono preoccupata moltissimo!"
"Oh, mi dispiace... com'è che si chiama?" "Lei di cognome fa Ferson, credo che lui si chiami John, Jack... qualcosa del genere. Perché? Non te lo sei portato a letto e ora ti prega di poter rimanere?"
Cercava di sdrammatizzare, ma Temi sentiva che era stata davvero in ansia per lei e che ora lo era per la sua collega.
Era davvero molto tranquillizzante sapere che c'erano delle persone a cui importava degli altri, pur non avendoli mai visti.
"Fran! Mi sopravvaluti... magari è all'ospedale, si sarà sentito male, e non avendolo mai visto, magari se in una di quelle cartelle che mi mettono sempre sottomano ci fosse il suo nome, potrei telefonarti e tranquillizzare la tua collega, nel caso non fosse stata avvertita. Però è davvero tremendo non sapere se una persona è viva o morta. Se almeno fosse un cadavere se ne farebbero tutti una ragione. Invece non si sa nulla e si continua a sperare..." "Come sei cupa oggi. Sbronza triste?"
"No, dopo che ti sei gettata sul tipo me ne sono andata a casa. A proposito, com'è andata?"
"Come tutte le avventure del venerdì sera."
"Ti ha scaricato subito dopo?"
"E' scappato come un ladro."
Temi era triste per Fran: era la sua migliore amica e aveva del tempo per cercare qualcuno di sicuro migliore di un qualsiasi avventore di un bar non troppo pulito o alla moda. Non come lei, a cui il lavoro succhiava l'anima e chissà cos'altro.
Da quanto tempo non aveva un ragazzo fisso? Non se lo ricordava più.
"Mi dispiace. Se non riesci a trovare un ragazzo tu che sei bellissima, spiritosa e affascinante, io che sono la sciattezza e lo stacanovismo fatti persona che dovrei fare?"
Odiava sentire triste Fran perché aveva un carattere stellare e riusciva a illuminare tutti con la sua presenza. Ovvio che qualche volta si comportava da stronza, ma era umana e cercava sempre di rimediare ai danni fatti. Temi non capiva proprio come mai l'altra dovesse essere così sfortunata nelle questioni amorose: voleva davvero trovarle un uomo che la capisse e la trattasse come meritava, assecondandola nelle sue passioni e nei suoi innumerevoli hobby.
"Guarda che così mi commuovi! Però stavo pensando di provare a fare una pausa, a non cercare sempre di ammaliare tutti."
"Non ce la faresti: è nella tua anima. Tu sei fatta così, ti viene naturale. E poi, se io sono un ranocchio, ci serve almeno una sirenetta, che dici, per stare in tema con le favole?"
"Dico che sei adorabile e che è ora della manicure. Ciao!"
Fran chiuse il telefono di scatto.
Lei sapeva che ora avrebbe messo nel lettore dvd "Il profumo del mosto selvatico e avrebbe pianto dall'inizio alla fine. Purtroppo non poteva fare nulla per lei e, se così riusciva a sfogarsi, era meglio che trovarla con le vene tagliate.
Temi continuò a passeggiare intorno alla sua bettola preferita, in cerca di segni di aggressione o altro, ma non ne trovò. "Magari la polizia è intervenuta subito e ha già raccolto tutte le prove."
Lo sperava sul serio.
Decise di recarsi al commissariato e di carpire quante più informazioni possibili
Quando entrò e vide tutte quelle giacche blu scuro davanti a sé fu presa da un attimo di panico.
"E ora che dico? Cosa invento? Non posso farcela, non posso. E se mi mettono in prigione? Nessun ospedale mi darà un impiego!"
Temi era chiaramente sconvolta e stava iniziando a sragionare quando udì la voce del centralinista, diversa da quella sentita la notte prima ma con la stessa intonazione, che rispondeva al telefono come se stesse risparmiando sull'ossigeno.
Stranamente questo fatto la calmò un po', come se avesse trovato un vecchio amico in una compagnia di sconosciuti. Raddrizzò le spalle e fece un gran respiro: doveva trovare un agente che seguisse il caso della scomparsa di Ferson.
Per sua fortuna, lui trovò lei.
"Posso aiutarla?"
Lei sobbalzò e si chiese se fosse troppo tardi per scappare e rincantucciarsi in un angolo fino alla fine dei suoi giorni.
L'agente le sorrise, capendo di averla spaventata, le indicò una scrivania e le fece segno di sedersi su una sedia.
Lei gli spiegò di essere Karen Ferson, cugina dello scomparso, e di essere lì per informare la famiglia di possibili sviluppi, pregando tra sé che non fossero appena andati via da lì dei famigliari della vittima.
L'uomo la guardò con empatia e rammarico.
Purtroppo, come le disse lui, non erano ancora passate quarant'otto ore e in teoria John non era ancora scomparso. Tuttavia, per le insistenze della moglie che affermava che lui non spariva mai, avevano fatto qualche giro nelle vie vicino al locale, ma non c'erano tracce di lotta e altri indizi per supporre un omicidio o altro.
"Forse è stata la pioggia a lavare via i segni, ma, non avendo nulla in mano, non posso né escludere né ammettere nessuna possibilità. Cerchi di rincuorare la famiglia. Forse ieri sera era troppo ubriaco per tornare a casa, è andato a casa di un amico a riprendersi e ora si vergogna un po' del suo comportamento e della preoccupazione che ha creato."
Temi ringraziò l'agente e se ne andò.
Era molto turbata e scura in volto. Non avrebbe voluto mentire al poliziotto sulla sua identità ma non poteva certamente dirgli che voleva delle informazioni su una persona che non conosceva.
Probabilmente era la prima cosa davvero illegale che avesse mai fatto .
Sperò che nessuno lo scoprisse mai.
Ripensando a ciò che aveva imparato quella mattina, non si accorse di essere tornata in via Beccaris.
Quando se ne accorse, aggrottò la fronte: allora dov'era finito il morto? Chi l'aveva preso?
"Sarà meglio che non mi faccia vedere qui in giro per un po': chissà che non rincontri l'aggressore."
Tornata a casa, dopo aver chiuso la porta a doppia mandata e averci messo contro una sedia, cercò l'anello nella tasca e lo riguardò da ogni parte e da ogni angolazione possibile.
Purtroppo l'oggetto non voleva collaborare e non le svelava nessuno dei suoi segreti.
Era sempre lì, con quella lettera greca di cui non capiva l'utilità: forse l'iniziale di un nome? Di una società? Di una setta satanica?
Non lo sapeva e in quel momento era troppo stanca a causa di quella strana giornata per pensarci.
Però, prima di mettersi a letto, cercò di disegnare l'identikit del suo assalitore e, non soddisfatta del suo disegno, scrisse la sua descrizione, per non dimenticarsi nulla.
Magari il giorno dopo avrebbe raccontato tutto al poliziotto gentile. Ma ora stava scivolando nel suo privato spazio nero e non aveva intenzione di fare resistenza.

Angolo dell'autrice abbronzatissima sotto i raggi del sole:
Ciao a tutti!
Come vedete, sono tornata viva da Malta e con un bel capitolo tutto per voi!
Certo che voglio proprio male ai miei personaggi!
In più devo dare un nome ai capitoli: se avete proposte ditele!:)
Spero che vi piaccia e che recensiate :)
Devo ringraziare Acquamarine_ per l'aiuto che mi dà revisionando i capitoli prima della pubblicazione e che si sorbisce tutte le mie lagne, preoccupazioni e insicurezze! :D
Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla!
Adieu!
Vex
  
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