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Autore: Ale_80    04/01/2008    2 recensioni
Quando perdere l'amore della propria vita trasforma in un'altra persona. E se improvvisamente quell'amore tornasse, accompagnato dal 'clik' di una macchina fotografica?^^ Lasciatemi un commentino per favoreeee!^^ Grazie!! Ale:)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titutitù

Quei tuoi fili rossi

 

 

Titutitù. Titutitù. Titutit…

 

E basta! Spengo stancamente la sveglia (alludo a quella specie di ordigno bellico che ha suonato fino a pochi secondi fa) e infilo la testa sotto al cuscino. Mh… sì… decisamente meglio.

Siamo a New York, sono le ore 7.15 e avete appena assistito al risveglio di uno dei ragazzi più belli degli Stati Uniti (..UNO dei più belli? Il mattino è deleterio per la mia autostima!).

Ok, è ora che mi alzi, che mi lavi e che scelga cosa mettere oggi.

In realtà dovrei uscire di casa alle 9.00, ma una buona quarantina di minuti vanno solo per adempire correttamente a quest’ultimo punto. Oh, stupido, superficiale e vanesio ragazzino! Mmmmh… già, avete ragione, credo che il termine tecnico sia proprio quello!

Vediamo di chiarire meglio questo assioma con qualche elemento in più.

Mi presento. Mi chiamo Nicky Haydensen, ho vent’anni e faccio il modello.

Me la tiro, so di farlo, ma non posso farne a meno.

E soprattutto odio i falsi modesti. “Oh, sì, bè, Versace mi ha scelto per la sua nuova collezione, ma è stata solo fortuna! Bello, io?? Ma va! Sono solo un ragazzo semplice!”

Bleah.

Vi giuro, a costo di apparirvi antipatico e presuntuoso, preferisco la trasparenza.

Sono alto un metro e ottantatre e sono molto magro, ma non scheletrico.

Ho un occhio verde e uno azzurro e i capelli rossi.

Sì, lo so che mancano il viola e il giallo e poi coi colori dell’arcobaleno abbiamo completato, ma vi assicuro che non sono niente male! Anzi, diciamocela tutta: sono bello. Sono molto bello, non lo nascondo, non faccio il modesto né tanto meno rinuncio a servirmi delle mie notevoli qualità fisiche per farmi strada nel mondo.

A dirvela tutta, non vedo perché avrei dovuto restarmene in quel buco di paesino nel Kentucky dove sono nato, a spalare sterco con mio padre e mungere vacche con mia madre quando da un’audizione per una linea di intimo sono arrivato a vivere in un bilocale nel centro di New York, lavorando a pieno ritmo per stilisti e marchi quali Cavalli, Lacoste, Dior, Gucci e chi più ne ha ne metta.

In compagnia di modelli degni di me, si intende… anche i passatempo non mancano, insomma.

Per esempio l’ultimo, Jason! …Jake… John…? Mh… vabè, quello là con la J!

Se dentro quei Just Cavalli aderenti era uno spettacolo, senza era ancora meglio!

Sì, ok, mi ci sono volute due ore al make-up per cancellare ogni traccia della nottata (Mr J. aveva una ventosa, al posto della bocca!) ma ne è valsa la pena!

 

In tutto questo monologo ho fatto in tempo a farmi una doccia e darmi una sistemata, e adesso sono qui, davanti al mio enorme armadio stracolmo di qualunque ben di Dio (aah… Armani… ciao…hai visto che hai un’anta tutta per te?) a tentare di decidere cosa mettermi.

In realtà la scelta non dovrebbe essere particolarmente ardua: tanto per cominciare, nel mio guardaroba c’è SOLO roba di classe.. roba bella… opere divine, oserei dire.

In secondo luogo, in ogni caso, qualunque cosa mi metta mi sta alla perfezione, quindi perché farsene un cruccio?

E infine, tra un’ora devo essere sul set fotografico per un servizio per la nuova linea di Harrods. Perciò, qualunque cosa decida di indossare, arrivato lì me lo faranno togliere, e tutti gli sforzi di questa mattina saranno stati vani. Contando che vado e torno in macchina, quindi comunque non abbaglierei nessuno con la mia bellezza sui mezzi, o per strada!

D’accordo, ora basta, è veramente tardi.

Jeans di D&G, camicia nera con gilet in tinta di Armani.

Clarks nere.

Uno schianto.

È primavera inoltrata, posso uscire così, fa caldo.

Scendo in garage e salgo sulla macchina. Set, arrivo.

 

 

 

Non faccio in tempo ad arrivare agli studios che vengo immediatamente circondato da costumisti, make-up artist, parrucchieri e chi più ne ha ne metta.

-Tesoro sei in ritardo.- Julia. La truccatrice. È simpatica, anche se a volte è troppo nevrotica.

- Non è vero!-

-Sì che lo è. Sono le 9.40. Dovevi essere qui alle 9.30.-

- Oh buon Dio, stai scherzando?? Non verrò licenziato per tanta impudenza, vero?-

-Idiota.-

-Zitella.-

-Parla lui.-

Intanto il nostro teatrale botta-riposta viene passivamente seguito da Tony, il parrucchiere, che durante questo battibecco mi ha fatto sedere su una seggiolina da regista cominciando a sistemarmi i capelli, spostandomeli da tutte le parti.

Quando è di fretta ha la delicatezza di un pellerossa alle prese con uno scalpo.

-Avete finito di fare le megere?- chiede facendomi la riga di lato con un colpo di spazzola, mentre una sempre più isterica Julia mi spalma una quantità industriale di cerone antiriflettente per le luci del set fotografico. In questi momenti mi sento molto Gisele Bundchen nello spot di D&G.

-A che punto siamo?- grida George, il tecnico delle luci, ancora sull’uscio della porta del camerino. – Il fotografo e la troupe saranno qui tra poco!-

- Gesù, George, rilassati!- lo rassicuro, guardando la mia immagine riflessa nello specchio. Istintivamente assumo un’aria provocatoriamente sexy. Colpa del trucco e dei capelli.

O forse della mia irresistibile e androgina bellezza.

O forse semplicemente del mio inguaribile narcisismo.

- Ma sì! “George rilassati!”- esclama lui esasperato, gesticolando nervosamente con una cinquantina di fogli per mano (chissà cosa sono, poi, quei fogli che ha sempre appresso!) –Voi ve ne state lì, a farvi truccare, vestire, pettinare, massaggiare eccetera eccetera e avete il coraggio di fare la faccina sarcastica e di dirmi di stare calmo!!-

-George?-

-Sì??-

-Potresti smettere di parlare in seconda persona plurale?- gli chiedo, ironico –C’è sempre questo VOI che aleggia nei tuoi isterici monologhi… dopo un po’ è fastidioso. Ci sono IO,qui.-

Mi guarda basito, come se avessi bestemmiato. Rilassati, tesoro! E io che mi prendo pure amorevolmente cura della tua sintassi.

Cazzo, Tony, vorrei tenermeli attaccati alla testa, i capelli!

Scusate. Sono uscito dal filo del discorso. Ma stavolta ha tirato veramente troppo.

Comunque!

Eravamo rimasti a George che mi guarda con un’aria a metà tra l’assassina e la sconvolta.

Inutile che stia qui a lambiccarmi cercando di capire quali elucubrazioni gli passassero per la testa, tanto se n’è appena andato.

Dieci minuti e sono pronto.

Questa camicia è davvero divina. E questi pantaloni mi fasciano il culo in maniera stratosferica!

-Muoversi, sono arrivati!- urla isterica (sì, sono tutti isterici qui) Allison, la padrona della baracca, entrando in camerino e spingendomi poco gentilmente verso il set fotografico.

 

Attraverso il corridoio, una porta col maniglione antipanico, un altro corridoietto, altre due porte e finalmente eccoci sul set. Cavoli, stavolta l’hanno allestito veramente bene!

Luci, drappi e una sedia sdraio bianca al centro.

Ok. Fine del mio Gisele-moment.

Ora mi sento Mathias Lauridsen in Gucci Pour Homme.

Mi guardo intorno. Tecnici, truccatori, gente che non conosco… modelli.. altra gente che non conosco…

 - Will! Sei in splendida forma! Quant’è che non ti si vedeva in giro?-

-Lo so, Allison, scusami, è che sono molto impegnato, a Los Angeles!-

 La mia attenzione viene improvvisamente attirata dal dialogo tra Allison è uno degli elementi dell’insieme “gente che non conosco”.

E credo di averlo identificato.

O. porca. Merda.

Aiuto. Help. SOS. Che cazzo ci fa qui?? Nonononono!!

Allison continua a ridere come un’oca sistemandosi ossessivamente i capelli (quanto mi innervosisce quando fa così!), finché non mi vede, e mi fa cenno di raggiungerli.

 

-Nicky, caro, voglio presentarti William Sonders, il nostro fotografo. Will, lui è Nicky, e in questi tre giorni sarà il tuo modello.- cinguetta giuliva.

Vecchia sgualdrina. Non eri in preda ad una crisi di nervi fino a cinque minuti fa?

-Molto piacere.- dice lui sorridendo e stringendomi la mano.

Ah, mi sorridi, anche? Brutto bastardo figlio di buona donna!!

-Piacere mio.- rispondo, ricambiando la stretta. Lo fisso negli occhi.

Magari se mi impegno lo incenerisco con lo sguardo.

Dai, Nicky… sforzati!

No, non scoppia. Cazzo.

Lui ricambia l’occhiata. Mi guarda, mi fissa, mi studia. O forse mi sfida?..

- Bene!- esclama l’oca –Ora che abbiamo fatto le presentazioni possiamo iniziare a lavorare!-

- Certo! Al lavoro!- risponde Will con un sorriso.

Ridi, ridi.

Come minimo ti faccio passare tre giorni d’inferno, stronzo.

  
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